giugy3000
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giovedì 11 aprile 2013
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capolavoro?ni.
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Il grande Quentin non sbaglia un colpo. Era dal 2007 che aveva in mente questo scenario alla spaghetti western, forse proprio dopo aver visto e collaborato al remake giapponese che ne fece in primis Takashi Miike del film di Sergio Corbucci del 1966. Quest'ultima opera del cineasta è sì un tributo al genere che vide spiccare Franco Nero nel suo primo ruolo importante, ma è anche un azzeccatissimo pretesto per continuare quella che io chiamerei la "fase della violenza giustificata" nella filmografia tarantiniana.
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Il grande Quentin non sbaglia un colpo. Era dal 2007 che aveva in mente questo scenario alla spaghetti western, forse proprio dopo aver visto e collaborato al remake giapponese che ne fece in primis Takashi Miike del film di Sergio Corbucci del 1966. Quest'ultima opera del cineasta è sì un tributo al genere che vide spiccare Franco Nero nel suo primo ruolo importante, ma è anche un azzeccatissimo pretesto per continuare quella che io chiamerei la "fase della violenza giustificata" nella filmografia tarantiniana. Dopo "Grindhouse" proprio difatti risalente a quel fatidico anno 2007, Tarantino cambia registro e pare dar vita ad una trilogia (anche se del terzo film ancora nulla si sa al momento) sulla sua personale concezione di vendetta e rivalsa sui peggiori crimini della storia. Si passa dall'odio e dal sapore amaro delle peggio azioni per scopi sadici ed edonistici alla violenza non più fine a se stessa, dove i caratteri della vicende trasudano nella loro ferocia la più impagabile umanità. Sì, perchè "Inglorius Basterds" e "Django Unchained" sono legati, molto legati. Il razzismo e la discriminazione vengono affrontati in entrambi i risvolti delle più imperdonabili colpe mai commesse per mano umana: prima si parlava di ebrei e nazisti ora di americani bianchi e neri al tempo della schiavitù. E Tarantino si "diverte" e lo fa sapientemente facendoci riflettere al contempo, a porci davanti i suoi fantasiosi (ma nemmeno più di tanto) happy ending, dove chi non porta pietà verso il prossimo e non pensa di essere mai toccato dalla cattiva sorte,subirà le peggio conseguenze come nel più atroce dei contrappassi danteschi.
165 minuti che raccolgono "l'epopea" di Django, uno schiavo liberato grazie ad un colpo di fortuna dal Dr. King Schultz che pensa gli possa esser d'aiuto per portare a termine la sua ennesima missione come cacciatore di taglie e che dalla tratta degli schiavi poco gli importa, se non per ricavarne degli utili. Finito il breve periodo in cui Django al fianco del dottore si riscatterà emotivamente parlando e imparerà a sparare con la mano più veloce del Sud degli Stati Uniti a tutti i bianchi ricercati, comincia l'ardua ricerca di Brunhilda, la sua sposa lasciata in condizioni disumane a Calvin Candie, un uomo ingenuo e permaloso che non può certo conoscere le imprevedibili conseguenze di chi si sta inimicando.
Scenograficamente perfetto, senza sbavature, dal ritmo giusto (mai pedante e mai estremo), ottimamente recitato. I dialoghi di quest'ultima fatidica di Quentin sono tra i più incalzanti e meglio rusciti in tutta la sua carriera e una menzione speciale va a C.Waltz, che condivide con l'ex personaggio Hans Landa la similitudine di un'ottima parlantina spiazzante e sempre appropriata da far gelare il sangue, ma da cui si distanzia per esser stavolta decisamente più attento ai rapporti sociali finendo per esser a tratti perfino altruista e generoso! Si può gustare davvero di tutto nell'ottimo piatto di spaghetti western del regista di Knoxville: la giusta dose d'azione è amalgamata sapientemente alle lunghe inquadrature di soli dialoghi e alle scene amorose, Jamie Foxx è semplicemente straordinario e investe il suo personaggio di una complicitià unica con lo spettatore. Bravissimo come sempre (ma che lo dico a fare ormai più) anche il nostro solito Leo di Caprio, che calza il suo ruolo a pennello.
Musiche buone, mai ovviamente paragonabili a quelle mitiche di "Pulp Fiction", ma la black music di Jhon Legend spezzata dalle melodie di Morricone ed Elisa erano comunque un buon connubio.
...vi chiederete quindi perchè "solo" un voto come 8/9 e non 10 o addirittura 10 e lode. Onestamente è una questione che credo sia più a pelle che altro, nel senso che il film è realizzato benissimo e non stanca mai, ma mancano (a mio modestissimissimo avviso)colpi di scena un po' più pronuciati e forse forse qua e là sul finale avrei tagliato un buon quarto d'ora di sparatorie ripetute fino alla nausea. Non che sia un film piatto, assolutamente...ma se lo avessi guardato con l'apparecchio dell'elettrocardiogramma attaccato non credo che ne sarebbero usciti battiti accellerati ecco. Perfetto quindi...forse fin troppo?
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alessandro rega
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lunedì 1 aprile 2013
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quentin: ancora strepitoso
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Andai al cinema a vedere Django Unchained aspettandomi molto ed ero anche abbastanza emozionato: alla fine del film ne sono rimasto molto molto soddisfatto, soddisfatto ma anche consapevole che dare un parere al film dopo averlo visto (o addirittura scrivere una recensione) sarebbe stato azzardato e forse non avrei saputo essere abbastanza critico. Ho fatto passare abbastanza tempo (da allora ho anche scaricato il film e l'ho rivisto più volte oltre alle due volte al cinema), adesso ho scelto di parlarne. Il film a parer mio è stupendo ! Un altro capolavoro di Tarantino e addirittura migliore rispetto ad altri che ha fatto anni fa e forse per certi versi anche il migliore di tutti.
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Andai al cinema a vedere Django Unchained aspettandomi molto ed ero anche abbastanza emozionato: alla fine del film ne sono rimasto molto molto soddisfatto, soddisfatto ma anche consapevole che dare un parere al film dopo averlo visto (o addirittura scrivere una recensione) sarebbe stato azzardato e forse non avrei saputo essere abbastanza critico. Ho fatto passare abbastanza tempo (da allora ho anche scaricato il film e l'ho rivisto più volte oltre alle due volte al cinema), adesso ho scelto di parlarne. Il film a parer mio è stupendo ! Un altro capolavoro di Tarantino e addirittura migliore rispetto ad altri che ha fatto anni fa e forse per certi versi anche il migliore di tutti. Il film emoziona dall'inizio alla fine...ogni singola scena è fatta benissimo e i personaggi sono strepitosi (su tutti forse ancora il grande Waltz che stavolta interpreta un cacciatore di taglie che è il dr.Schultz).
Io penso a tre tipologie di pubblico che hanno visto Django Unchianed: gli appassionati di film western che sono andati perché volevano vedere un western all'italiana di questi tempi come venisse sviluppato e io penso che questi spettatori siano rimasti soddisfatti. Poi un'altra tipologia di pubblico sono i fan di Tarantino e sono andati a vedere Django Unchained perché era un film che il maestro aveva sempre voluto realizzare e probabilmente erano ansiosi di vedere come era il film (anche questi sono rimasti soddisfatti).La terza categoria di pubblico è probabilmente la più vasta ed è rappresentata dai soliti spettatori che vanno solo perché vogliono vedere un film per perdere tempo (a parer mio è una cosa tristissima ma ahimè in Italia è un fenomeno diffusissimo), comunque anche questi la maggior parte sono rimasti entusiasti a parte i soliti criticoni che, o non capiscono niente di cinema oppure criticano ma in realtà sotto sotto piace anche a loro e criticano come pregiudizio nascondendosi senza rendersene conto dietro loro stessi. Django Unchained è un film che appassiona e come elemento che forse non a tutti può piacere è il sangue (io amo il sangue e le morti nei film se usati come elemento estetico e di spettacolo), per il resto il film è assolutamente per tutti...gli attori sono straordinari e la storia è molto piacevole ma soprattutto il montaggio delle scene e come è raccontata la storia sono le cose più belle di questo film. Oltre ovviamente ad uno strepitoso artista che è Ennio Morricone che fa sempre bellissime opere artistiche !Django Unchianed è un'opera unica fondamentalmente per due motivi: è un film western ma più Tarantiniano ed è un film Tarantiniano ma più western.Quando vengono mischiate più opere si crea un mix cult che ti prende e ti porta a vivere il film molto intensamente ed è quello che è avvenuto in Django Unchained di Tarantino. Quentin è stato strepitoso ancora una volta ed ha saputo misurarsi con una cosa simile a ciò che ha sempre fatto durante la sua carriera ma ha anche arricchito la cosa cambiando alcuni aspetti e secondo me ha anche generato ancora un altro modo di fare film,quindi spero che faccia un altro film western in futuro.
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zio daddy
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venerdì 29 marzo 2013
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dal tramonto all'alba ?
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In questo elenco, manca il film "Dal tramonto all'alba" .
Perchè non è stata inserita la recensione?
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zio daddy
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venerdì 29 marzo 2013
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miglior film
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Il più bel film di Quantin Tarantino, addirittura più bello di Pulp Fiction che fin'ora è stato il mio preferito!!! autentico capolavoro!
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dave69
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martedì 26 marzo 2013
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il solito, forsennato, tarantino
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Il solito, forsennato, Tarantino. Da sempre grande ammiratore del western all'italiana, il regista del Tennessee - neanche poi tanto ispirato dal "Django" (1966) di Sergio Corbucci, di cui conserva ben poco - ne propone una rivisitazione, naturalmente adattandolo agli eccessi e stilemi del suo cinema. Meno originale (nella trama) che in altre occasioni e sempre costantemente "pulp". Non si può però non ammirarne la bravura registica, l'ironia dei dialoghi, l'insolita mescolanza di generi e l'ottima direzione degli attori: difficile dire chi sia il migliore tra Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio e Jamie Foxx. Il tema centrale del film non è, come potrebbe sembrare, la storia d'amore tra Django e Broomhilda, nè tantomeno il desiderio di vendetta del protagonista, ma semmai il feroce, brutale razzismo, che si respira per tutto il film, dei bianchi nei confronti dei neri.
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Il solito, forsennato, Tarantino. Da sempre grande ammiratore del western all'italiana, il regista del Tennessee - neanche poi tanto ispirato dal "Django" (1966) di Sergio Corbucci, di cui conserva ben poco - ne propone una rivisitazione, naturalmente adattandolo agli eccessi e stilemi del suo cinema. Meno originale (nella trama) che in altre occasioni e sempre costantemente "pulp". Non si può però non ammirarne la bravura registica, l'ironia dei dialoghi, l'insolita mescolanza di generi e l'ottima direzione degli attori: difficile dire chi sia il migliore tra Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio e Jamie Foxx. Il tema centrale del film non è, come potrebbe sembrare, la storia d'amore tra Django e Broomhilda, nè tantomeno il desiderio di vendetta del protagonista, ma semmai il feroce, brutale razzismo, che si respira per tutto il film, dei bianchi nei confronti dei neri. Le violenze della puritana America non sono poi tanto diverse da quelle operate dai nazisti sugli ebrei del film precedente (Inglourious Basterds). Da vedere... ^_^
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perix
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mercoledì 20 marzo 2013
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opinione personale
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Il film django unchained è un film americano con la regia di Tarantino che però riprede il protagonista di un film western italiano del 1966 diretto da Sergio Corbucci. Sul nuovo Django Unchained compare anche una musica del grande Ennio Morricone che in passato l'aveva composta per un altro importante film western italiano (il buono, il brutto e il cattivo). Io non voglio dire che il django di Tarantino sia un brutto film, voglio solo invitare a ricordare che il successo di questo film non è dovuto solo a Tarantino e a tutta l'altra gente che ha collaborato alla produzione di questo film, ma anche a Sergio Corbucci grande regista italiano che anni prima aveva già ideato il personaggio di Django.
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Il film django unchained è un film americano con la regia di Tarantino che però riprede il protagonista di un film western italiano del 1966 diretto da Sergio Corbucci. Sul nuovo Django Unchained compare anche una musica del grande Ennio Morricone che in passato l'aveva composta per un altro importante film western italiano (il buono, il brutto e il cattivo). Io non voglio dire che il django di Tarantino sia un brutto film, voglio solo invitare a ricordare che il successo di questo film non è dovuto solo a Tarantino e a tutta l'altra gente che ha collaborato alla produzione di questo film, ma anche a Sergio Corbucci grande regista italiano che anni prima aveva già ideato il personaggio di Django.
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68gabry68
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martedì 19 marzo 2013
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grande film
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VERAMENTE BELLO , COINVOLGENTE TI TIENE INCOLLATO AL VIDEO PER L`INTERO FILM
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silvysilvia
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domenica 17 marzo 2013
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stupendo!!
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L'ho visto appena è uscito nelle sale, per puro caso (non sapevamo cosa vedere xD).
E' un film pieno di colpi di scena. Effettivamente dura un pò tanto, ma ne vale davvero la pena!
Mi ha fatto molto ridere il tedesco che aiuta Django xD
e ho ammirato un Leonardo di Caprio, sempre al top nella sua interpretazione.
L'attore che interpreta Django è molto simpatico e bravo.
Questo film è uno dei migliori che abbia mai visto!!
Consigliatissimo!!!!
Mi sorprende solo che a distanza di un mese, non lo abbiano ancora tolto :O
significa che è BELLO!!
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germano f.
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giovedì 14 marzo 2013
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evasione che rasserena
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Tarantino è un regista di grande intelligenza; le sue sceneggiature son sempre ritmate e ottimamente calibrate; l'impianto scenografico è ben studiato e di grande impatto visivo; la fotografia sempre intensa e robusta; i rimandi cinematografici sono molteplici e divertenti. Questo suo ultimo lavoro non è da meno : il film è piacevole e scorre che è una meraviglia. Le sensazioni sono positive e le due ore e mezza di visione sono rilassanti, catartiche quasi. Gli attori sono tutti bravissimi, inutile ormai sottolinearlo. Certo bisogna evidenziare il lavoro di un Di Caprio in gran forma e di un Samuel L. Jackson che lascia il segno. Tutti comunque aiutati da una sceneggiatura veloce, dinamica, che lascia spazio ad ogni implicita caratterizzazione anche del più remoto personaggio secondario ( anche se forse bisognava dare più spessore al personaggio di Kerry Washington ).
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Tarantino è un regista di grande intelligenza; le sue sceneggiature son sempre ritmate e ottimamente calibrate; l'impianto scenografico è ben studiato e di grande impatto visivo; la fotografia sempre intensa e robusta; i rimandi cinematografici sono molteplici e divertenti. Questo suo ultimo lavoro non è da meno : il film è piacevole e scorre che è una meraviglia. Le sensazioni sono positive e le due ore e mezza di visione sono rilassanti, catartiche quasi. Gli attori sono tutti bravissimi, inutile ormai sottolinearlo. Certo bisogna evidenziare il lavoro di un Di Caprio in gran forma e di un Samuel L. Jackson che lascia il segno. Tutti comunque aiutati da una sceneggiatura veloce, dinamica, che lascia spazio ad ogni implicita caratterizzazione anche del più remoto personaggio secondario ( anche se forse bisognava dare più spessore al personaggio di Kerry Washington ). Come al solito l'atmosfera dei film di Tarantino viene stemperata da un senso dell'umorismo mai volgare o fuori luogo, mai offensivo o inutile. Anzi è elemento essenziale del racconto, vitale per far respirare una sceneggiatura che altrimenti rischierebbe di prendersi troppo sul serio. I richiami a opere passate sono molteplici soprattutto western italiani anni 60/70, ma anche forti richiami alla mitologia nordica e, ovviamente, il sangue e il suono della carne che rimanda a tutta una cinematografia giapponese fatta di samurai e yakuza ( vedi Kitano ). Le critiche rivolte al film di non aver dato il giusto peso drammatico e una più netta denuncia al tema della schiavitù sono, da un certo punto di vista, motivate. Il tema è trattato un po' superficialmente, quasi con un punto di vista fumettistico, per immagini. Più in generale ogni qualvolta ci si trova a riflettere sui film di Tarantino, dopo una prima entusiastica visione, con il passare dei giorni si ha una strana sensazione di vuoto, la percezione di un'opera che non scava in profondità, un po' infantile. Si ha l'idea che l'entusiasmo iniziale sia dettato più dal ritmo e dalla sagacia delle sue sceneggiature, piuttosto che da un approfondimento pragmatico delle ambientazioni storico-culturali dettate dalla creazione del soggetto. Molteplici potenzialità sprecate sull'altare dell'intrattenimento e della voglia di stupire. Forse Tarantino ha paura di diventare veramente adulto, di crescere. E in questo degnamente ci rappresenta. Come lui si ha paura di capire che il mondo dipinto nei suoi film è plastica fittizia che conduce ad un'evasione ( anche storica ) che è rasserenante. Il suo cinema è un'evasione dai malesseri della vita, da una realtà sempre più misera, da un mondo che, nelle nostre più segrete insicurezze, ci terrorizza enormemente. Un'evasione che, a volte, è anche un po' una caduta culturale. E tutto questo, forse, non è proprio quello che dovremmo aspettarci da un cineasta dal così grande talento.
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ralphscott
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giovedì 14 marzo 2013
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ottimo intrattenimento
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Lo scetticismo mi aveva sempre tenuto lontano dai film di Tarantino,tanto che vidi solamente,in prosecuzione,Pulp Fiction. La passione per il cinema italiano di genere,più il giallo-horror ed il poliziesco che il western nel mio caso,ci accomunava. Giorni fa' ho finalmente colmato la lacuna e con totale trasporto ho vissuto un pomeriggio di piacevolissimo intrattenimento,ammirando il personale gusto nell'uso dei colori,l'umorismo intelligente,i grandi attori del film di Quentin. E il sangue a profusione che,messo in scena da mani sapienti,non é mai pretestuoso.
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