giorgio47
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domenica 10 marzo 2013
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un buon film ma per favore calma!
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Sono andato a vedere questo film come vado al cinema ogni volta, ovvero nella speranza di vedere un buon film. Devo ammettere che non sono stato deluso, però io pensavo di aver visto un film western simpatico, anche se nella parte iniziale del secondo tempo un po’ noioso e lungo, e con un finale da film dell’oratorio dove il buono distrugge tutto e i ragazzini si alzano in piedi come Sordi in “Un americano a Roma”! Insomma un film che, anche se troppo lungo e con alcune parti noiose e verbose oltre il lecito, non mi aveva deluso ma nemmeno esaltato, ed invece a sentire le critiche sembrerebbe che ho assistito al film della vita!
Ora sulla schiavitù non mi sembra che dica molto, anche perché non è una novità rappresentare gli schiavisti come brutti e cattivi, dimenticando che anche in quella categoria c’erano persone che non trattavano i propri schiavi peggio dei padroni delle industrie dove andarono a lavorare, quindi nulla di nuovo.
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Sono andato a vedere questo film come vado al cinema ogni volta, ovvero nella speranza di vedere un buon film. Devo ammettere che non sono stato deluso, però io pensavo di aver visto un film western simpatico, anche se nella parte iniziale del secondo tempo un po’ noioso e lungo, e con un finale da film dell’oratorio dove il buono distrugge tutto e i ragazzini si alzano in piedi come Sordi in “Un americano a Roma”! Insomma un film che, anche se troppo lungo e con alcune parti noiose e verbose oltre il lecito, non mi aveva deluso ma nemmeno esaltato, ed invece a sentire le critiche sembrerebbe che ho assistito al film della vita!
Ora sulla schiavitù non mi sembra che dica molto, anche perché non è una novità rappresentare gli schiavisti come brutti e cattivi, dimenticando che anche in quella categoria c’erano persone che non trattavano i propri schiavi peggio dei padroni delle industrie dove andarono a lavorare, quindi nulla di nuovo. Quanto alla storia ci sono tutta una serie di incongruenze che vanno bene se si prende il film come un western, ma se si vuole parlare del film della vita, posso dire che tutta la trattativa per avere la schiava, moglie di Django, è oltre che noiosa, assurda. Infatti al di la della “filosofia” del doctor, bastava offrire subito la cifra “ridicola”, come fatto alla fine, e sarebbero andati via felici e contenti, ma ovviamente non era funzionale al film. Poi come si libera e ritorna per fare la pulizia finale non mi sembra certo una gran trovata! Comunque, ripeto, se vogliamo dire che è un buon film sono d’accordo, però parlare riempiendosi la bocca con “omaggio agli spaghetti western” e via dicendo, dimenticando tra l’altro che il filone era iniziato con “Per un pugno di dollari” copiato da un film di Kurosawa, e che film come “Django” erano già al limite della parodia, tanto è vero che poi sfociarono in “Lo chiamavano trinità”, sicuramente bei film, ma nessuno li ha mai considerati dei “capolavori”!
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rossella11190
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domenica 10 marzo 2013
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tarantino colpisce ancora
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Tarantino non si smentisce, e crea un nuovo capolavoro.
Pur non ritenendolo il migliore dei suoi film (personalmente in testa continua a starci "Pulp fiction") il film non può non meritare 5 stelle.
Un western come non se ne vedevano ormai da anni, Tarantino coniuga in un unico film il meglio di tanti altri registi passati.
Eccezionale ed impeccabile l'interpretazione di Christoph Waltz, che dopo "Bastardi senza gloria" conferma il suo grande talento; bravissimi anche gli altri, Di Caprio non delude.
Insomma...da vedere (e non solo una volta).
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andreafalci
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domenica 10 marzo 2013
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django con la d muta.
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Un film che affronta l' aspetto socio giuridico dell Unione prima della guerra civile, ovvero la schiavitù e le taglie; ovviamente c'è chi mette a lucro entrambi gli aspetti, i bianchi proprietari di terra e il dr schultz che viene dalla Germania e guadagna con le taglie, ma per fare ciò ha bisogno dell' aiuto collaborativo del ragazzo di colore schiavo Django, che viene così reso libero dallo stesso dottore. A fondamento della reciproca collaborazione tra i due vi è per Django il desiderio di liberare la Sua moglie Ilda. Alla fine l epilogo è una violenta sparatoria sanguinaria risolutiva e Django e la sua moglie tornano liberi insieme.
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Un film che affronta l' aspetto socio giuridico dell Unione prima della guerra civile, ovvero la schiavitù e le taglie; ovviamente c'è chi mette a lucro entrambi gli aspetti, i bianchi proprietari di terra e il dr schultz che viene dalla Germania e guadagna con le taglie, ma per fare ciò ha bisogno dell' aiuto collaborativo del ragazzo di colore schiavo Django, che viene così reso libero dallo stesso dottore. A fondamento della reciproca collaborazione tra i due vi è per Django il desiderio di liberare la Sua moglie Ilda. Alla fine l epilogo è una violenta sparatoria sanguinaria risolutiva e Django e la sua moglie tornano liberi insieme. Forzata la recitazione del Di Caprio, bellissima la fotografia, tutti gli altri attori perfetti compresa la smorfiosa sorella del Di Caprio.
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rankaranka
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domenica 10 marzo 2013
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spettacolare!!! non tradisce!!!!
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un capolavoro per il suo genere!!! non mi sono mai piaciuti i film western ma questo è un insieme anche di umorismo spettacolarità azione e amore!!!
personaggi marcati come solo Tarantino sà fare, scene mozzafiato come all'inizio quando waltz e foxx erano nella locanda con venti fucili puntati su di loro e ti chiedi come cavolo riusciranno a salvarsi!!!!!
Un abbinamento eccezzionale e variegatissimo di musiche molto decise e coinvolgenti, una bella conversazione "inutile" divertente come quella sui buchi nei sacchi della banda del Ku Kluz clan che comparein tutti i film di Quentin, la crudeltà spietata ( a volte un pò esagerata per i deboli di stomaco) ma reale dei western!!!!
Un finale che sembra compromesso ma rivela d
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un capolavoro per il suo genere!!! non mi sono mai piaciuti i film western ma questo è un insieme anche di umorismo spettacolarità azione e amore!!!
personaggi marcati come solo Tarantino sà fare, scene mozzafiato come all'inizio quando waltz e foxx erano nella locanda con venti fucili puntati su di loro e ti chiedi come cavolo riusciranno a salvarsi!!!!!
Un abbinamento eccezzionale e variegatissimo di musiche molto decise e coinvolgenti, una bella conversazione "inutile" divertente come quella sui buchi nei sacchi della banda del Ku Kluz clan che comparein tutti i film di Quentin, la crudeltà spietata ( a volte un pò esagerata per i deboli di stomaco) ma reale dei western!!!!
Un finale che sembra compromesso ma rivela delle spettacolari sorprese!!! Un film da rivedere più volte!!!! Una delle pietre miliari di Tarantino!!!!
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ostian
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domenica 3 marzo 2013
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eccezzionale
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Questo regista è un genio. Il film è puro spettacolo da assaporare ogni secondo, sarò forse eccessivo, mi ha fatto impazzire. Storia di vendetta e di rivalsa dei deboli e delle vittime riaprendo il dibattito sullo schiavismo e sul razzismo nei confronti degli afro-americani attraverso un percorso mai visto prima. I suoi 165 minuti sembrano scivolare via, questo è il film western più bello che abbia mai visto.
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gpistoia39
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venerdì 1 marzo 2013
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tarantino ti mette di buon umore
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Grande Tarantino che non bada spese quando c'è da far fuori i cattivi. Ti mette veramente di buon umore, alla fine del film pensi "potessimo anche noi far così con tutti i nostri politici che ci hanno derubato per tanti anni".
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shiningeyes
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giovedì 28 febbraio 2013
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leone e corbucci ispirano tarantino
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Era da tanto che Tarantino voleva fare un western, l'amore per i nostri spaghetti western d'altronde, lo ha sempre esternato tramite inquadrature che rimembravano il nostro Sergio Leone (vedasi Kill Bill e Bastardi senza gloria), ed immettendo l'ironia di Corbucci.
In “Django Unchained” propone questo mix più la sua solita comica e violenta stilistica; tra inquadrature alla trilogia del dollaro a presentazione di personaggi meschini,ironici e cinici che si legano bene ai suoi abituali personaggi, dotati di una forte ironia quanto una forte fredezza; il tutto, attorno una immensa e splendida scenografia, che dà un apporto notevole alla già eccellente fotografia di Richardson.
La sceneggiatura riprende molto le epopee western e la classica coppia di cavalieri erranti del genere, più la commistione con le leggende nordiche (spunto preso dalla storia di Sigfrido) narrate dal dentista/cacciatore di taglie King Shultz.
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Era da tanto che Tarantino voleva fare un western, l'amore per i nostri spaghetti western d'altronde, lo ha sempre esternato tramite inquadrature che rimembravano il nostro Sergio Leone (vedasi Kill Bill e Bastardi senza gloria), ed immettendo l'ironia di Corbucci.
In “Django Unchained” propone questo mix più la sua solita comica e violenta stilistica; tra inquadrature alla trilogia del dollaro a presentazione di personaggi meschini,ironici e cinici che si legano bene ai suoi abituali personaggi, dotati di una forte ironia quanto una forte fredezza; il tutto, attorno una immensa e splendida scenografia, che dà un apporto notevole alla già eccellente fotografia di Richardson.
La sceneggiatura riprende molto le epopee western e la classica coppia di cavalieri erranti del genere, più la commistione con le leggende nordiche (spunto preso dalla storia di Sigfrido) narrate dal dentista/cacciatore di taglie King Shultz. Il risultato è efficace, grazie ad un ritmo incalzante e coinvolgente, dove le scene d'azioni violente ed impetuose si alternano bene con quelle riflessive ed intime; l'unica pecca è che, nell'ultima mezz'ora la storia si butterà in favore dell'esplosione di tarantiniana violenza, che comunque ha i suoi lati positivi (splendida la scena della prima sparatoria a Candyland) e, che comunque è meritevole del premio Oscar a Tarantino.
I personaggi sono come sempre la punta di diamante dei film di Quentin: Django è un nero su diecimila, a detta del villain Calvin Candy, che viene addestrato a diventarlo dal suo mentore King Shultz, e che si rivelerà cinico quanto vendicativo per raggiungere il suo obiettivo; non male la prova di Foxx, solo che viene oscurato dalla straripante bravura di Waltz.
Appunto Waltz, ci regala un altro grande esempio di personaggio a tutto tondo, riflessivo, freddo e galante, il quale rimane disgustato dai modi brutali di Calvin Candy, sebbene sia un gelido cacciatore di taglie, mostrandoci quindi, una sorprendente sensibilità; forse era un poco più particolare il personaggio di Hans Landa, ma qui, Mr.Waltz fa centro di nuovo, affermandosi tra gli attori preferiti dai fans dei film di Tarantino e dalla critica (secondo Oscar); Calvin Candy è un villain affascinante quanto odioso, il primo perché ha dei modi che ci attirano e che acquistano il nostro interesse, il secondo perché è abbastanza crudele e viziato da farci irritare; Di Caprio si destreggia bene nel ruolo del villain, anche se, non elimina i suoi soliti scatti da matto che perdurano da “Gangs of New York” fino ad oggi, però, mi sarebbe piaciuto vederlo per un po' di più nella pellicola; Stephen è ancora più odioso, un negro che si rifà sugli altri negri e che è un lecchino della peggior specie; e Samuel L. Jackson ci dà una delle migliori prove in un film di Tarantino.
Gli altri personaggi comprimari come Big daddy sono un fiore all'occhiello che non manca mai nei film di Tarantino, e sono sempre ridicoli e comici. La loro presenza e le loro disavventure sferzano per bene quel fondo di serietà che ci sta nel film, regalandoci risate che alleviano la tensione.
Insomma, Tarantino con questo film, ci offre uno studio interessante sulla schiavitù prima della guerra di secessione, un argomento che hanno trattato in pochi, e di sicuro, non trattato come il nostro Quentin, fra risate, violenza e autodeterminazione che si scatena con il nostro -appunto- scatenato Django.
Non il migliore di Tarantino, ma senz'altro spicca nella sua ottima filmografia.
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fedson
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giovedì 28 febbraio 2013
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tarantino scatenato!
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Una storia western, un po' all'antica e un po' moderna, che scorre come un fiume in piena, travolgendo a più non posso tutti gli spettatori presenti in sala grazie alla sua vena violenta, spietata, drammatica e un po' ironica dal persuasivo potere di lasciarci col fiato sospeso! "Django Unchained" si rivela veramente IL WESTERN tarantiniano per eccellenza, il film che Tarantino ha ambito a realizzare, mettendo da parte questa epica sceneggiatura per anni ed anni, finché, proprio come Django, si è liberato dalle catene che lo tenevano buono e tranquillo, dando libero sfogo alla sua cruenta creatività, realizzando nuovi personaggi, nuovi dialoghi e nuove situazioni destinate ad occupare uno dei primi posti nell'intera filmografia del regista! La trama: Django (Foxx), schiavo di colore, viene liberato da un misterioso dentista, il Dr.
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Una storia western, un po' all'antica e un po' moderna, che scorre come un fiume in piena, travolgendo a più non posso tutti gli spettatori presenti in sala grazie alla sua vena violenta, spietata, drammatica e un po' ironica dal persuasivo potere di lasciarci col fiato sospeso! "Django Unchained" si rivela veramente IL WESTERN tarantiniano per eccellenza, il film che Tarantino ha ambito a realizzare, mettendo da parte questa epica sceneggiatura per anni ed anni, finché, proprio come Django, si è liberato dalle catene che lo tenevano buono e tranquillo, dando libero sfogo alla sua cruenta creatività, realizzando nuovi personaggi, nuovi dialoghi e nuove situazioni destinate ad occupare uno dei primi posti nell'intera filmografia del regista! La trama: Django (Foxx), schiavo di colore, viene liberato da un misterioso dentista, il Dr. King Schultz (Waltz), che si rivelerà un cacciatore di taglie dall'indole cinica quanto sensibile. I due entrano in affari, stringendo un solido soldazio commerciale e amichevole. Le stagioni passano e Django, ormai cacciatore di taglie, chiede a Schultz di aiutarlo a liberare sua moglie, schiava dell'immenso territorio di Candyland governato da un arrogante schiavista, Calvin Candie (DiCaprio). I due cacciatori di taglie metteranno su un piano per introdursi nell'enorme dimora per cercare di liberare la moglie dell'ex-schiavo. La storia che il genio di Tarantino ha partorito fa parte di una sceneggiatura che mischia completamente caratteri del vecchio western cinematografico con quelli di un western moderno. Una sceneggiatura che riesce ad ipnotizzare ed incuriosire qualsiasi tipo di pubblico con il quale si ha a che fare; tutto questo per lo meno nella prima parte del film. Sì, perché è proprio la parte iniziale del film a comandare, concentrandosi sugli aspetti più piccoli e sottili della storia e presentando i personaggi in modo diretto quanto efficace. Il tutto viene retto da un ritmo veramente incalzante, mai banale o stancante e per niente scontato; alche vengono alternati magistralmente momenti di pura crudeltà a spezzoni comici che riescono inspiegabilmente ad andare d'accordo perfettamente. Il prodotto "crudo-comico" scaturisce in primis da personaggi dotati di un profondissimo e curatissimo studio psicologico impressionante, specie il character del Dr. Schultz, ufficiale mattatore del film che riesce a rubare la scena perfino ai villain di turno ogni minuto della sua presenza. In secundis, l'effetto così satirico del film proviene anche da personaggi secondari (anche semplici comparse) che riescono a donare quell'impercettibile ironia in più al film (si prenda in considerazione la gag dei primi Ku klux klan storici, capitanati, nel film, da Big Daddy, personaggio secondario ma composto di una vena simpatica impossibile da non notare). Tutto questo però avviene solamente nella prima parte della pellicola. Nella seconda parte (subito dopo l'ingresso a Candyland) comincia a mancare qualcosa, subendo un leggero senso di pesantezza percepibile da alcuni dialoghi forzati (come quello di Calvin nella scena in cui tira fuori il suo amico scheletrico "Ben"), sparatorie insensate ed un'improvviso (obbligato) allungamento della vicenda. Nonostante questo, in tutto il film non mancano elementi e sperimentazioni tecniche-multimediali che Tarantino mette a punto per il suo genere preferito: immense scene a rallenty che bucano lo schermo, uno studio storico ben curato, un classico montaggio tarantiniano mai guasto ed una fotografia del calibro di nientepopodimeno che Robert Richardson (già vincitore di ben tre Oscar). Altro cavallo da battaglia di questo western sono le sublimi interpretazioni aventi come caposquadra un grande Christoph Waltz, dove qui lo troviamo nelle vesti di un personaggio completo in tutta la sua umanità e in tutti i suoi aspetti (premiato con un secondo Oscar, un BAFTA e un Golden Globe meritatissimi), un Jamie Foxx in un accettabile Django "Freeman" (notare il gioco di parole "uomo-libero" che lo stesso Tarantino ha pensato bene di inserire apposta per il suo protagonista in catene), Leonardo DiCaprio nel suo primo ruolo di villain in un film, dove interpreta il malefico, viziato ed autoritario Calvin Candie (portandosi a casa una nomination al Golden Globe meritevole), una leggera e sensibile figura femminile interpretata da Kerry Washington nel ruolo di Broomhilda, e a chiudere la fila uno spregievole e bastardo Samuel L. Jackson nel personaggio più meschino di tutta la sua carriera (e, a mio parere, vero villain del film): un servo che ha tradito la propria gente, la propria patria e il proprio colore della pelle. Tanti i personaggi, tante le battute e gli emblematici dialoghi per tante musiche proveniente da un repertorio wester veramente di altissimo livello e stile: da Ennio Morricone a Jerry Goldsmith! Opera che scava a fondo il delicato tema della schiavitù e dei suoi principi, andando ad evidenziarne gli aspetti più crudeli ed ingiustificati per mezzo di una realtà tarantiniana fine a se stessa e pronta per essere liberata dalle proprie catene! Non alla pari dei Bastardi, ma senza dubbio GRANDE E SPIETATO è il western di Quentin Tarantino!
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damastah
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giovedì 28 febbraio 2013
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quentin non delude mai...
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...anche se questo film, se pur avvincete e coinvolgente non è all'altezza del suo capolavoro KILL BILL!
Unica nota dolente, la scelta della canzone de "lo chiamavano trinità" a fine film sui titoli di coda... non l'ho apprezzata molto, certi film non si possono toccare, tantomeno la loro colonna sonora!
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paolo_89
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giovedì 28 febbraio 2013
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attese, pressioni, delusioni
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Sono d'accordo sulla non-sperimentazione: è un blockbuster come tanti, forse impreziosito dalla firma e da qualche procedimento che si associa subito a Tarantino, oltre che da un ottimo cast. Osannarlo e paragonarlo ai suoi vecchi film, però, non sarebbe giusto. L'oscar, poi... Bastardi senza gloria, che pure non aveva innovato così tanto (forse le aspettative sono sempre troppo alte) pare comunque migliore di Django. Meno prevedibile, più avvincente, più divertente.
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