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Ninetto Davoli

Ninetto Davoli (Giovanni Davoli). Data di nascita 11 ottobre 1948 a San Pietro a Maida (Italia).
Nel 2015 ha ricevuto il premio alla carriera al Nastri d'Argento. Dal 2006 al 2015 Ninetto Davoli ha vinto 2 premi: Nastri d'Argento (2015), Roma Film Festival (2006). Ninetto Davoli ha oggi 75 anni ed è del segno zodiacale Bilancia.

Niné, questa è la vita, vai!!!

A cura di Fabio Secchi Frau

Un ragazzo tosto trasformato in un interprete sensibile e in un eroe che ha popolato pellicole ricche di poesia e sempre pronte a prendere a pugni gli avversari borghesi. Non è inspiegabile che un ragazzo di strada come Ninetto Davoli sia diventato, improvvisamente, uno degli attori italiani più amati e utilizzati da uno dei grandi registi di casa nostra. Il buon Pasolini, in effetti, aveva visto bene in questo giovane, nella sua simpatia, nel suo sorriso, in quel suo essere così vivo e luminoso. Qualcosa nei suoi occhi, nella sua fisicità o nella sua voce era un messaggio di speranza e d'amore. Ninetto Davoli è, per cui, uno degli ultimi messaggeri del cinema di un genio.
Esordisce come attore nel 1954, quando Luigi Zampa lo sceglie per una piccola parte ne La romana, pellicola drammatica con Gina Lollobrigida, ma il vero esordio nella cinematografia italiana avviene grazie all'incontro, a 15 anni, con il suo pigmalione, il regista e scrittore Pier Paolo Pasolini che lo dirigerà in ben nove film. Davoli, con quella sua semplicità e quella naturalezza un po' svagata, ben si adatta a una galleria di personaggi pasolinani che entreranno nella storia del cinema. Ma forse è meglio lasciare a Davoli stesso la descrizione della genesi di uno dei più incredibili sodalizi della nostra settima arte degli anni Sessanta/Settanta: «Per me, il cinema era Charlot, Stanlio e Ollio, Totò... e io andavo a vederli con gli amici. Poi un giorno, Pier Paolo mi ha chiesto se volevo fare un film con lui. Mi conosceva, sapeva che ero timido e allora per convincermi mi disse che mi avrebbero dato qualcosa. All'epoca c'era la fame, e gli risposi: "E quanto mi danno?". E lui: "Non so... Uno... Due milioni". "Due milioni?!? Che..!?! E con chi dovrei lavorare?". "Con Totò". "Ma Totò quello del cinema? E mi pagano per lavorare con Totò?"».
Convinto dall'intellettuale comunista, Davoli appare ne Il vangelo secondo Matteo (1964), successivamente seguito da capolavori come Uccellacci e uccellini(1966), Edipo Re (1967), Le streghe (1967), Teorema (1968), Capriccio all'italiana (1968), Amore e rabbia (1969), Porcile (1969), Il Decameron (1971), I racconti di Canterbury (1973) e infine ne Il fiore delle mille e una notte (1974). In brevissimo tempo, l'amicizia diventa qualcosa di più. Lui e Pasolini sono come fratelli, condividono un profondissimo affetto l'uno per l'altro e un'immensa passione per il cinema. Pasolini gli ha aperto un varco, vincendo le sue incertezze e le sue esitazioni, spronandolo a dare sempre il meglio sul set. Sempre secondo Davoli, è come se gli avesse detto "Niné, questa è la vita, vai!".
Ma gli anni Settanta, non sono fatti solo di Pier Paolo Pasolini e Davoli, con un corpo gagliardo e maschio, trova posto anche nella commedia sexy italiana, recitando accanto a Giuliano Gemma ne Il maschio ruspante (1972), Maria Rosa la guardona (1973), Spogliamoci così senza pudor... (1977) e La liceale seduce i professori(1979). Fortunatamente, la vicinanza con Pasolini lo mette in buona luce con altri registi come Carlo Lizzani che lo vorrà in Requiescant (1966) o Bernardo Bertolucci che lo inserirà accanto a Stefania Sandrelli in Partner (1968). Ottimo è il rapporto con Franco e Sergio Citti: reciterà con il primo e sarà diretto dal secondo in Ostia (1970), Storie scellerate (1973), Casotto (1977) e Il minestrone (1981).
La filmografia di Davoli si arricchisce di titoli come che vanno dai più popolari come Er più - Storia d'amore e di coltello (1971) di Sergio Corbucci a pellicole più intellettuali come La tosca (1973). Poi la catastrofe: nel 1975, Pasolini viene ucciso. Oltre al dolore profondo che Davoli prova, inizia lento, ma inesorabile il declino della sua carriera. Senza Pasolini, si sente perso.
L'Agnese va a morire (1976) di Giuliano Montaldo, Buone notizie (1979) di Elio Petri e Il cappotto di Astrakan (1980) di Marco Vicari sono le ultime pellicole che interpreta. Lavorerà anche all'estero, diretto da Miklòs Jancsò ne Il cuore del tiranno (1981) e, dopo Il conte Tacchia (1982) ancora per Corbucci e Animali metropolitani (1987) di Steno, si farà attore televisivo in mediocri miniserie. L'unica apparizione cinematografica degli anni Novanta è per l'amico di sempre, Sergio Citti che lo vuole nel film I magi randagi (1996), poi una piccola parte nella serie tv L'avvocato Porta (1997) con Gigi Proietti e l'Oblio.
Nonostante questo, la personalità artistica di Ninetto Davoli vive ancora, tanto che l'amministrazione comunale del suo paese gli conferisce la cittadinanza onoraria. Torna a recitare nel 2006, sotto la regia di Eugenio Cappuccio in Uno su due con Fabio Volo.

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