Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 98 minuti |
Al cinema | 31 sale cinematografiche |
Regia di | Pupi Avati |
Attori | Gabriele Lavia, Edwige Fenech, Massimo Lopez, Lodo Guenzi, Camilla Ciraolo Nick Russo, Cesare Bocci, Jacopo Rampini, Cesare Cremonini (II), Luca Della Bianca, Fabrizio Buompastore. |
Uscita | giovedì 4 maggio 2023 |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | Vision Distribution |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,18 su 29 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 3 maggio 2023
La storia di Samuele Nascetti e Marzio Barreca, due quindicenni che nella Bologna degli anni '70 prendono una decisione: saranno amici per tutta la vita. In Italia al Box Office La quattordicesima domenica del tempo ordinario ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 822 mila euro e 241 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Bologna oggi. Marzio incontra Samuele con cui negli anni '70 aveva costituito il gruppo 'I Leggenda' con il sogno di sfondare nel mondo della musica e che aveva invece finito con il produrre un solo brano. I due vivono entrambi un momento difficile così come non facile aveva finito con il diventare il loro rapporto a causa di Sandra, che Marzio aveva sposato ma non aveva saputo comprendere fino in fondo. Sono passati 35 anni dalla quattordicesima domenica del tempo ordinario in cui si era celebrato il matrimonio. Ora tutti e tre si trovano dinanzi a una svolta della loro vita.
'Il quarantatreesimo film del cinema avatiano': questo potrebbe essere il titolo alternativo di un'opera che ha come spinta propulsiva il dono che alcuni Autori (e Avati indubbiamente lo è) scoprono di possedere interiormente raggiunta una fase avanzata della loro vita: il non dover essere costretti a dimostrare niente a nessuno.
Pupi Avati è sempre stato un uomo libero, lontano dagli ambienti 'che contano' nel mondo del cinema, ma ora lo è nel senso più ampio del termine. Lo aveva ulteriormente provato, ammesso che ce ne fosse bisogno, con i due film precedenti con il ritorno all'horror de Il signor diavolo e con un sogno accarezzato per vent'anni e finalmente realizzato, grazie a una rilettura al contempo classica ed originale: Dante rivisitato grazie a Boccaccio e mettendo la Divina Commedia sullo sfondo. Ora ci propone una summa del suo cinema mostrando in sottotraccia di avere condensato elementi che avrebbero potuto, se sviluppati ulteriormente, dare origine a una fiction di qualità come lo è stata Un matrimonio.
Perché da lì si torna a partire, da una data che dà il titolo al film e che è quella in cui lui si è sposato. Già il titolo costituisce una piccola provocazione. Non tanto per il dato biografico di cui sopra che, ovviamente, i più non conoscevano ma per quel 'tempo ordinario' di cui molti si devono essere chiesti in cosa consista non sapendo che è una modalità di datazione liturgica. Perché Avati è un cattolico praticante, distante anni luce dal bigottismo, che però non ha remore nell'affermarlo.
Quella data per il protagonista sembra segnare il raggiungimento del traguardo non rendendosi conto che invece costituisce l'inizio della corsa, con salite e discese, che sta alla base di un matrimonio. Ecco allora che diventa necessario, a Marzio come a Pupi, voltarsi indietro per cercare di capire cosa è accaduto, come sono stati messi in gioco e vissuti quei due stati fondamentali delle relazioni che sono l'amore e l'amicizia.
Come accade nel cinema di un autore che è rimasto un musicista nel profondo, la musica non è mai un elemento dello sfondo nei suoi film, un accompagnamento funzionale ma nulla di più. Qui l'unica canzone del duo viene riproposta in più di un'occasione e i malevoli potranno appiccicarle la definizione di 'tormentone'. In effetti lo è ma con l'esclusione del 'ne' finale. Lo è per i tre protagonisti perché segna il punto più alto dell'unione così come quello del distacco.
Il personaggio di Sandra, accompagnato nelle diverse fasi della sua vita, mostra come Avati si sia, con il passare degli anni, allontanato da un cinema al maschile (con il gruppo degli attori fedeli) per scavare sempre più nell'animo e nelle esigenze delle sue protagoniste.
In un film in cui la morte (o il suo rischio) è presente in più occasioni, resta intatta l'esigenza di guardare avanti pur sapendo che alcuni difetti saranno sempre inemendabili. Insieme al bisogno di ottenere una risposta a domande che non si potranno mai porre se non in un'altra vita (se ci si crede) come quelle di Marzio al padre e di Pupi al suo, perso quando aveva 12 anni.
Al pessimismo della ragione Avati non rinuncia ma sa anche che questo può costituire un freno. Le stanze della vita possono tornare ad avere il colore giusto che integri in sé una molteplicità di attese e di progetti. Nonostante tutto. In un film intriso di malinconia in cui però non può mancare il guizzo ironico di Pupi. Edwige Fenech, come ha dovuto fare in tanto film degli anni '70, va a fare una doccia. Non la si vede ma il getto dell'acqua dopo l'abluzione non si ferma. Lo ferma Marzio. Così come lo ha fermato Pupi offrendole questo ruolo.
La vecchia gelateria a Bologna all’angolo tra via Saragozza e via Audinot , dove s’incontravano Marzio e Samuele per parlare di musica, dove era avvenuto il primo incontro tra Marzio e Sandra, non esiste più, ora c’è soltanto l’immagine stremata di volti avvizziti e animi feriti, le cose belle sono andate via , tanto tempo fa, i sogni non si sono realizzati [...] Vai alla recensione »
Quando si guarda un film d'autore, come i film di Pupi Avati, si dovrebbe conoscere l'autore, il suo cinema, il suo modo di farlo, prima di esprimere un parere generico... Io amo il cinema di Avati e credo che questo film sia un piccolo gioiello. Sembra di vedere un film degli anni 60'. Un'opera che va dritto all'obbiettivo, che ti costringe a stare sui personaggi, quasi ti soffoca [...] Vai alla recensione »
Un tuffo nel passato e una grande emozione nel presente. Questa storia così com’è stata raccontata mi ha rapito, ho guardato il film appoggiando la mia mano piegata a pugno contro la guancia come una bambina e fissando lo schermo per non perdere una scena, una battuta, un passaggio significativo, l’essenza, l’anima.
Deprimente. GIustamente qualcuno ha scritto che è un film di fanttasmi.
E' il film più triste che abbia mai visto. La storia che vive i due piani della gioventù e della vecchiaia è piatta, non lascia intuire cosa sia successo in quel lunghissimo lasso di tempo, utilizzando un paio di artifizi (il blu delle pareti e l'aggressività di lui verso chi guarda la compagna) che lasciano un po' basiti per la trasposizione elementare.
Il film di Pupi Avati è struggente come solo la vita sa esserlo quando si muove tra ricordi e sogni. Nella narrazione si perde continuamente la percezione di chi, tra i personaggi, sia più adatto o inadatto alla vita, di chi sia socnfitto o vincente. A vincere è la vita con i suoi moti imprevedibili che intrecciano le storie e creano dolore, ma sotteso a ogni respiro è l'amor [...] Vai alla recensione »
Beh, del signor Pupi Avati si possono o non si possono condividere le visioni del mondo, ma non si può dire che non sappia fare il mestiere di regista, appreso in circa mezzo secolo di assiduo lavoro. Ma se questo è un grosso merito, è pure un notevole demerito, perché dietro un sipario di arguzie tecniche, di delicatezze sentimentali, di déjà vu di un passato [...] Vai alla recensione »
Gli amici se ne vanno però la musica non è finita: nel suo ultimo film, «La quattordicesima domenica del tempo ordinario», Pupi Avati non si siede al pianoforte ma mette in scena la sua musica, la sua vita, forse, quantomeno in parte, e ce la fa vedere e ascoltare sull'onda di una struggente canzone di Sergio Cammariere, autore, assieme a Lucio Gregoretti, della colonna sonora.
Il sogno è l'infinita ombra del vero, scrive Pascoli. E il più pascoliano dei registi conferma che siamo tutti destinati al fallimento, perché nessun risultato sarà all'altezza di ciò a cui aspiravamo da giovani. Lo dimostra raccontando la storia malinconica di due amici che scrivono una canzone per andare a Sanremo e amano la stessa ragazza, ma l'insuccesso nella musica e la gelosia in amore provocano [...] Vai alla recensione »
Agrodolce come un brano da cantautore che si strugge per amore, va in scena la cronaca d'un doppio corteggiamento lungo una vita intera. Il cuore di Marzio, infatti, batte sia per Sandra sia per la musica. Insegue amore e successo senza perdersi troppo d'animo tra le batoste, in una Bologna degli anni Settanta sempre velata dai toni dell'ocra, che promette felicità e disillude, regalando speranza solo [...] Vai alla recensione »
C'è la vita che affiora (o filtra? o cola?) in ogni inquadratura di un film come La quattordicesima domenica del tempo ordinario. A volte emerge e la intravvedi sotto la pelle delle immagini, la vita. Altre volte la senti pulsare e respirare nel fuoricampo, appena oltre il perimetro del visibile. Altre volte ancora cala e cola dall'alto, e ammorbidisce e scalda ciò che ci viene mostrato.
Un nuovo capitolo del libro aperto sul suo passato e difficile da chiudere. Pupi Avati ci prova anche col suo nuovo film, La quattordicesima domenica del tempo ordinario, in sala dal 4 maggio. Film che fin dal titolo chiarisce la sua dimensione di una collocazione antica, d'altri tempi, quando la semplice indicazione era sufficiente a indicare un avvenimento, ad identificarne ruoli e circostanze.
A 84 anni, quanti ne ha Pupi Avati, capita che ci si volti indietro, verso gli ieri sprofondati nel passato. Uno sguardo rivolto ai molti ieri, ai troppi ieri, è La quattordicesima domenica del tempo ordinario (Italia, 2023, 98'). Il film inizia nel bianco nero di una Bologna degli anni 50. Una foto di volti ingenui e felici di ragazzine e ragazzini si anima, e subito anche noi siamo lì, davanti a [...] Vai alla recensione »
Nè il carretto dei gelati, a Bologna in bianco e nero. E le bambine intorno (poi, galeotto vorrebbe essere un frappè, in un maldestro tentativo di corteggiamento). Pupi Avati - infaticabile, classe 1938, "Dante" era dell'anno scorso, "Lei mi parla ancora" con Renato Pozzetto del 2021 - riparte dal gelataio e da altre fotografie d'epoca. Parrebbero uscite dai cassetti del regista, tanto "La quattordicesima [...] Vai alla recensione »
Bologna anni Settanta. Marzio e Samuele, amici fin dalla scuola, incidono una canzone di discreto successo, esordio promettente. Ma i sogni di gloria son destinati a spegnersi sul nascere e anche l'amicizia va in frantumi, così come il matrimonio di Marzio e Sandra. Bologna oggi. Il cielo è grigio fisso, non restano che i rimpianti. Nel nuovo film di Pupi Avati, e son 43, non c'è spazio per la dolce [...] Vai alla recensione »
Vecchio e male in arnese, Marzio non si è mai arreso alla vita, benché ne sia stato maltrattato; si ostina ancora a fare il musicista. Rievoca quando si sposò con l'indossatrice Sandra, e quando con l'amico fraterno Samuele aveva formato il duo "I Leggenda", sfiorando la partecipazione al festival di Sanremo; poi, la separazione traumatica dall'una e dall'altro.
Un posto «dove le cose che sognavi accadevano»: un chiosco dei gelati, nella Bologna del secondo Dopoguerra, gestito da un ex batterista che aveva suonato per i militari americani. Un luogo magico, nel quale realizzare i desideri di una vita felice. E nel quale tornare, dopo avere trascorso un'intera vita tutt'altro che felice, rinunciando all'amore (quello vero), ai figli, alla carriera (e alla musica [...] Vai alla recensione »
Di "La quattordicesima domenica del tempo ordinario", ultimo film di Pupi Avati, si potrebbe dire che l'unica cosa salvabile è il titolo, un giudizio forse troppo lapidario. Ma non sbagliato. Se è giusto portare rispetto per un regista che nella sua carriera ha saputo ritagliarsi una sua autenticità, con qualche titolo, specie in campo horror più che apprezzabile, non si può nascondere la modestia [...] Vai alla recensione »
Edwige Fenech e Gabriele Lavia danno grande forza al film di Pupi Avati "La quattordicesima domenica del tempo ordinario". Storia autobiografica come il regista ha dichiarato - ambientata nella Bologna degli anni 70 di Marzio, Samuele e Sandra giovanissimi, ognuno col proprio sogno da realizzare. La musica, la moda, o forse la carriera. I due ragazzi, amici per la pelle hanno creato il gruppo musicale [...] Vai alla recensione »
Viene dal calendario liturgico il titolo del nuovo film di Pupi Avati, "La quattordicesima domenica del tempo ordinario". Il quarantatreesimo lungometraggio del regista bolognese arriva a pochi mesi dall'uscita di "Dante". Dopo l'omaggio al padre della nostra letteratura, Avati torna a una storia dai rimandi personali, intrisa di malinconia. Data fatidica Cadeva proprio la quattordicesima domenica [...] Vai alla recensione »
Nostalgia, rimpianti, sogni che si frantumano sotto i colpi della vita, quella vera. Con "La quattordicesima domenica del tempo ordinario" Pupi Avati firma un Il titolo si riferisce all'anno liturgico (la 14esima domenica è quella che segue la Quaresima e anticipa l'Avvento e, per Avati, coincide con il giorno in cui si è sposato il 27 giugno 1964) ma è anche il brano scritto dallo stesso regista [...] Vai alla recensione »
Pupi Avati torna a giocare nella chiave intimista a lui congeniale mescolandole carte dei ricordi e ricomponendole in forma di racconto. Uno scorrere di foto d'epoca ci introduce nella Bologna di ieri, focalizzandosi sul chiosco di gelati all'angolo di Via Saragozza come luogo sacro della memoria. Perché proprio lì, negli Anni 50, sono cominciate le cose belle che il tempo ha poi spazzato via, come [...] Vai alla recensione »
Una ragazza in due, cantavano i Giganti. Rivisitando la sua biografia, spostata e un poi impoverita sul piano inclinato della memoria contaminata dal sogno (a partire da scenografia e recitazione), Avati cerca il centro della cipolla nella vita ormai chiusa di un duo musicale d'adolescenza a Bologna. Che cosa resta? Chi resta, e come? Risalta Fenech, una maturità drammatica benvenuta tra statuari veterani [...] Vai alla recensione »
Nella Bologna degli anni Settanta i giovani Marzio e Samuele, amici per la pelle, fondano il gruppo musicale I Leggenda sognando il successo. Oltre a loro c'è Sandra, il fiore più bello di Bologna, che aspira a diventare indossatrice e che una domenica, la quattordicesima del tempo ordinario, sposa Marzio. Tutto sembra possibile anche dopo, nei meravigliosi anni Novanta, ma un giorno all'improvviso [...] Vai alla recensione »
Nella lunga commedia umana che, film dopo film, Pupi Avati ha composto in oltre mezzo secolo, La quattordicesima domenica del tempo ordinario rappresenta insieme una "summa" e una novità. La narrazione si svolge in un unico luogo e su due diversi assi temporali: la Bologna odierna e quella di trentacinque anni fa. Allorché i fraterni amici Marzio e Samuele decidono di tentare la fortuna nella musica [...] Vai alla recensione »
Come ha fatto lo stesso Pupi Avanti nella conferenza stampa di presentazione, è necessario spiegare subito il titolo della sua ultima opera, per altro il quarantatreesimo lungometraggio per il cinema, se abbiamo contato bene, di una ricchissima e molto variegata carriera. "Il Tempo ordinario - si legge in Wikipedia - è quel periodo dell'anno liturgico della Chiesa cattolica e di altre Chiese cristiane [...] Vai alla recensione »
La quattordicesima domenica del tempo ordinario si sposarono nel giugno 1964 Pupi Avati e Amelia Turri, affettuosamente chiamata Nicola; come spiega il regista bolognese nelle note che accompagnano l'uscita in sala del suo quarantaduesimo lungometraggio per il cinema «La quattordicesima domenica del tempo ordinario secondo l'anno liturgico è quella che segue la Quaresima e anticipa l'Avvento», ed è [...] Vai alla recensione »
Negli ultimi anni il cinema di Pupi Avati si sta rarefacendo attorno ad una precisa essenzialità minimale senza scampo morale e senza requie per l'anima. Una specie di sofferto groviglio ossessivo drammaturgico che Avati ri-propone in maniera ostinata usando l'arma di una nostalgia mesta verso il (proprio) passato che talvolta sconfina in piccole cartoline di dettagli horror.
Nel suo nuovo film, Pupi Avati parla della quattordicesima domenica del tempo ordinario, più precisamente del 24 giugno del 1964, il giorno in cui si è sposato. Già da questo si può dedurre che il film sia autobiografico. Il tempo ordinario, nella liturgia cattolica, corrisponde alla stagione primavera-estate, in cui si celebrano matrimoni. Bologna.
A meno di un anno dall'uscita di Dante, Pupi Avati ci consegna un nuovo lavoro, stavolta dal segno diverso seppur, in un certo senso, affine. D'altronde, il regista bolognese si è finora caratterizzato, nella sua lunga carriera, per una notevole varietà di generi affrontati, mantenendo tuttavia sempre fermi quei temi (la memoria, l'amore, e non ultima la morte) che ne hanno via via sostanziato il modo [...] Vai alla recensione »
Due ragazzi e una ragazza tra loro. Pupi Avati ha raccontato questa storia più volte nei suoi film. Spesso, incistandola, come qui, in una poetica della nostalgia e del ritorno a tempi andati più semplici, ma non meno crudeli, un vero e proprio marchio di fabbrica, amatissimo dai suoi sorcini. Insomma, non è in discussione la coerenza di Avati anche in quest'ennesimo tassello di una filmografia quasi [...] Vai alla recensione »
Il tempo ordinario, ribadisce Avati a una platea di spettatori che potenzialmente lo ignora, è quello liturgico: la quattordicesima domenica è quella in cui i due giovani protagonisti del suo nuovo film, Marzio (Lodo Guenzi) e Sandra (Camilla Ciraolo) si sposano. Quando al regista viene chiesto quali siano i riferimenti per orientarsi nella sua nuova opera - l'ultima di quasi cinquanta pellicole all'attivo [...] Vai alla recensione »
Il misterioso titolo, legato alla liturgia cattolica, in realtà segnala una data precisa: il 24 giugno 1964. Quel giorno, a Bologna, Pupi Avati sposò Amelia Turri, la donna della sua vita. Ecco spiegato il significato di "La quattordicesima domenica del Tempo ordinario" (nel post-scriptum in fondo a questo pezzo troverete i dettagli), nuovo film dell'84enne cineasta bolognese nelle sale da giovedì [...] Vai alla recensione »
L'epica del fallimento è una contro-epica che può essere raccontata solo con i toni dell'elegia. Un filtro malinconico che rende seppiato anche il fotogramma che racconta il presente, filtra la visione e la distanzia - i personaggi in campo, così, guardano da lontano la vita che stanno vivendo. Mentre la stanno vivendo. In un cinema internazionale dominato da eterni Avengers, chi si incarica di raccontare [...] Vai alla recensione »
Tutti defunti tranne i morti, verrebbe da dire di fronte a La quattordicesima domenica del tempo ordinario di Pupi Avati, ricordando quel tempo (straordinario) in cui era autore corsaro e insolente, più irregolare e spudorato rispetto al venerato maestro che è diventato negli anni. Il tempo scorre e fa male, lo dice lui stesso, senza nascondersi dietro uno sterile ottimismo, e lo fa sin dai titoli [...] Vai alla recensione »