Il ritratto tenero e commovente di una ragazza solare fin dal nome a dispetto delle sue circostanze. Drammatico, Italia2021. Durata 95 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La vita di una ragazza viene stravolta dal forte rapporto che ha con il padre. Espandi ▽
Dopo il successo con il lungometraggio di esordio Manuel, Dario Albertini torna al grande schermo con una maturità superiore, mettendo bene a frutto il suo passato di documentarista, e in particolare il primo lavoro, Slot – Le intermittenti luci di Franco, che seguiva la quotidianità di un giocatore d’azzardo compulsivo. Questa volta però Albertini sceglie di mostrare le ricadute su chi sta vicino a un giocatore, e in qualche misura dipende da lui per la sua sopravvivenza. Con Gioia il regista e sceneggiatore (insieme a Simone Ranucci) disegna in punta di penna il ritratto di una ragazza solare fin dal nome a dispetto delle sue modeste circostanze, che si muove con leggerezza operosa all’interno di una comunità solidale mai raccontata con condiscendenza.La bella mano di regia di Albertini riesce a non essere mai impositiva o invadente e racconta con tenera partecipazione i sogni e le speranze di un’anima giovane e incontaminata, che conosce la nobiltà del lavoro e riesce a frequentare squallidi motel senza sporcarsi, nonché ad usufruire delle nuove tecnologie senza lasciarsene fagocitare. Recensione ❯
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Un percorso di formazione che ha i contorni della fiaba e che alterna spintoni a prove di volo. Drammatico, Italia2022. Durata 96 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Benedetta ha 15 anni e porta un grande peso, che le ha gettato addosso senza nemmeno rendersene conto una madre che voleva fare la ballerina e adesso fa la casalinga suo malgrado. Davanti a casa di Benedetta c’è un campo dove crescono i papaveri ma la ragazza lo attraversa tutti i giorni senza vederne l’orizzonte. Un giorno in quel campo appare un gruppo di giostranti, e fra loro c’è Amanda, “colei che deve essere amata”: un nome che si è scelta quando ha deciso di non sembrare più un uomo. Per Benedetta, Amanda sarà l’invito ad aprirsi a quella vita cui fino a quel momento credeva di non meritare l’accesso.
Dopo il suo esordio con Palazzo di giustizia, Chiara Bellosi si cimenta con un racconto di formazione, volutamente dissestato e scomposto, che procede a spintoni e che porta lo spettatore ad allargare lentamente il proprio raggio di visione di pari passo con lo sguardo della regista. La bellissima performance degli attori protagonisti riesce a spiccare attraverso una scelta registica che mira a concentrarsi sulla totalità degli insiemi e dei rapporti piuttosto che sui dettagli anatomici dei personaggi. Recensione ❯
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Cinque amiche transessuali, una villa piena di ricordi: una prova di teatro che celebra la vitalità. Docu-fiction, Italia, Francia2022. Durata 74 Minuti.
Succede spesso che in punto di morte le persone trans vengano private della loro identità. Espandi ▽
Ispirata dagli scritti di Porpora Marcasciano, storica portabandiera dei diritti trans (alcuni pubblicati da Edizioni Alegre), Roberta Torre, che qui scrive con Cristian Ceresoli, tocca un aspetto poco conosciuto delle loro vite: l’identità con cui prendono congedo dalla dimensione terrena, quasi sempre negata dalle loro famiglie, sacrificata in nome della vergogna. Se da una parte sono la prova della possibilità del cambiamento, la quintessenza della plasticità umana, dall’altra la loro libertà, conquistata con ogni centimetro di corpo, mette ancora paura, imbarazza, scardina le certezze. Quando non provoca reazioni violente. L’iniziale effetto straniante delle loro interazioni cede presto il posto, come quando si ascolta una fiaba, al fascino di dialoghi intimi, anche molto estesi. Di esistenze in equilibrio fragile tra sincerità taglienti, spudoratezza e ironia che esorcizza il disagio, lo stigma, i ricordi ancora duri da rievocare. Terapia di gruppo, gioco al massacro, bilancio di generazioni, confessione in macchina: Le favolose è un po’ di tutte queste cose. Recensione ❯
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Un ritratto d'osservazione quotidiana che conferma la sensibile ricerca cinematografica del suo autore. Documentario, Italia2022. Durata 102 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Gigi è un vigile di campagna dove sembra non succedere mai niente. Un giorno, però, una ragazza si suicida sotto un treno. Non è la prima volta. Comincia un'indagine su questa inspiegabile serie di suicidi. Espandi ▽
Alessandro Comodin prosegue nel suo lavoro di ricerca cinematografica sensibile e percettiva, ai confini tra il documentario, la finzione e la semplice realtà. Erano i tratti dei fortunati film precedenti e tornano oggi nel curioso Gigi la legge, un ritratto d'osservazione quotidiana attorno alla figura di un poliziotto di provincia. Comodin eccelle nel diluire il singolo momento fino a farlo divenire straniante. Qui gli bastano le poche suggestioni fuori dall'ordinario del rapporto del protagonista con la natura per infondere un'atmosfera surreale nel resto della sua esistenza, e in qualche modo far maturare uno sviluppo che arriverà soltanto alla fine, con un ultimo viaggio nell'auto di pattuglia e una sorprendente quanto sommessa conversazione su una panchina. Recensione ❯
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La storia di un uomo che, cresciuto senza un padre, è diventato il padre di tutti i suoi cittadini. Espandi ▽
Francesco Giuffrida è un bambino nella Sicilia degli anni intorno alla Seconda Guerra Mondiale. Il padre è partito per l'America per mantenere da lontano la famiglia, la madre lo manda in collegio e suo fratello Antonio in seminario. Il bambino sopravvive ai tedeschi e alle bombe e arriva a frequentare l'università, ma pochi esami prima della laurea rimane folgorato dalla prospettiva di entrare in politica. Con il sostegno della Democrazia Cristiana diventerà sindaco del paese, efficiente e amatissimo. Ma il partito vuole da lui un gesto che significherebbe una genuflessione ad interessi più grandi.
Lo stile del racconto, sia in scrittura che in regia, corrisponde bene al contenuto, improntato alla cura e al rigore: ambienti e costumi sono ricostruiti con credibilità, la regia è nitida ed essenziale, mai intenta a chiamare attenzione su se stessa, e gli attori recitano con partecipazione sincera.
C'è un'onestà di fondo in questa storia che ha il sapore del tempo andato e che fa venire la voglia di ritrovare una vocazione al servizio pubblico. Recensione ❯
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Un'eccezionale prestazione di Renato Carpentieri in un'opera prima di qualità. Drammatico, Italia2021. Durata 77 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Roberto, scrittore affermato ormai cieco, torna dopo molti anni a Napoli per la morte della madre. Lì ritrova il fratello maggiore Lorenzo, musicista mancato. Espandi ▽
Dopo molti anni trascorsi in Argentina, Roberto, scrittore ormai cieco, torna a Napoli per la morte della madre. Insieme con il fratello Lorenzo, musicista mancato, intraprenderà un viaggio della memoria nella città della sua giovinezza, che non può più vedere ma solo percepire attraverso i sensi che gli restano, i ricordi e l'immaginazione, alla ricerca del tragico motivo del suo addio. Recensione ❯
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Girato nell'arco di cinque anni, Californie è la poetica ed avvincente rappresentazione di quante decisioni, apparentemente irrilevanti, determinino il futuro di un individuo, in bilico tra farcela e il soccombere di fronte alle difficoltà. Espandi ▽
Jamila, una ragazza di origine marocchina, vive con la sua famiglia a Torre Annunziata, in provincia di Napoli. A 9 anni ha grandi ambiziosi ma poi si isola sempre più in sé stessa, non frequenta i coetanei ed evita di andare in classe. A 12 anni, mette i soldi da parte perché vuole tornare in Marocco, anche da sola. A 13 lavora a tempo pieno come parrucchiera presso il salone Californie. Riesce a comprarsi tutto quello di cui ha bisogno, vestiti e telefono compresi. Poi una mattina, sul posto di lavoro, arriva un assistente sociale e le chiede come mai non va a scuola. Jamila viene seguita dai 9 ai 14 anni, in un percorso di crescita e di messa a fuoco della sua identità che richiama istintivamente il lavoro fatto da Richard Linklater con Boyhood. Ma soprattutto c’è il volto di Khadija Jaafari che cambia nel corso degli anni, che mantiene negli occhi la sua irrequietezza, che prevale all’interno dell’inquadratura. L’identità tra Italia e Marocco segue i naturali passaggi soggettivi, dal desiderio del ritorno a casa al suo rifiuto, con la figura del padre vista come marginale, se non assente. Un film che colpisce dritto, che ha l’impeto e la poesia del cinema di Antonio Capuano combinate con la vitalità e la grazia di quello di Sébastien Lifshitz. Recensione ❯
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Un ritratto intenso e profondo di un gigante che ha cambiato per sempre la settima arte. Documentario, Italia2022. Durata 107 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un ritratto intimo e inedito del grande regista che rivoluzionò il cinema. Espandi ▽
Un documentario su un regista che ha cambiato il cinema non solo di genere e che ha influenzato coloro che sono stati suoi coevi ma anche chi, venuto dopo, si è avvalso delle sue intuizioni e visioni per sviluppare la propria visione della settima arte. Sergio Leone ci viene raccontato con dovizia di particolari e con una intensità che non cede mai alla retorica celebrativa. Ricco di materiali anche inediti e sempre di grandissima qualità (grazie anche alla collaborazione di Gianluca Farinelli direttore della Cineteca di Bologna) il documentario non si limita a ripercorrere la filmografia di Leone arricchendola anche di preziosi aneddoti. Fa di più perché si addentra nella lettura delle scelte narrative ed estetiche cercando di indagarne le ragioni più profonde. Recensione ❯
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Luciana ormai ultranovantenne racconta la sua esperienza di abusi e la tragica deportazione nei campi di concetramento. Espandi ▽
Lucy ha 96 anni e vive da sola, difendendo fieramente la sua indipendenza. Un tempo si chiamava Luciano, oggi invece è la trans più anziana d'Italia, dal genere ormai diventato difficile da riconoscere. Ai primi del 2020 Lucy ha ricevuto una lettera da Dachau: un invito alle celebrazioni per il 75esimo anniversario della liberazione dal campo di concentramento tedesco, dove è stata imprigionata in quanto "disertore dell'esercito tedesco", ma forse anche perché, come dice lei, era "un intruglio" scomodo per l'ideologia di purezza della razza nazista. Sarebbe la quarta volta che Lucy torna a Dachau, ma i forni crematori, quelli dove era costretta a trasportare i cadaveri ("alcuni ancora in vita"), non vuole più rivederli. Ma prima che possa partire per una quarta visita arriva la pandemia, che accresce la sua solitudine domestica. Recensione ❯
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Faenza trova un protagonista a cui dover "restituire qualcosa" e lo fa in un film pieno di speranza. Drammatico, Italia2022. Durata 104 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Una madre e un figlio vengono divisi dalla guerra. Si ritrovano e iniziano una nuova vita in America. Espandi ▽
Mario ha 5 anni, un padre fascista inviato in Libia e una madre americana che non ama il regime e cerca di opporvisi. Quando la donna viene arrestata dai fascisti il bambino, finisce con il trovarsi per strada. A guerra terminata in maniera del tutto inattesa ritrova la madre che lo porta con sé negli Stati Uniti in una comunità di quaccheri che si chiama "Hill of Vision". I problemi per lui non sono terminati perché il percorso di integrazione non si presenta per nulla semplice. In un susseguirsi di vicende che avrebbero dell'incredibile se non fossero invece tutte vere e documentate si comprende come la parola speranza non sia un contenitore vuoto utilizzato solo dai cosiddetti buonisti ma possa invece trovare una sua concretezza almeno nella vite dei singoli. Faenza torna ora sul tema delle modalità ed asperità del crescere trovando in Mario Capecchi un protagonista a cui dover, come avvenne per quel film, "restituire qualcosa" di una infanzia e adolescenza vissute nella precarietà economica e morale più assolute. Recensione ❯
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Una serie importante ed estremamente appassionante su un sistema perverso. Per tutti, non solo gli amanti dello sport. Drammatico, Sportivo, Thriller - Italia2022.
Una serie thriller tratta dall'omonimo libro di Ilaria Bernardini. Espandi ▽
Corpo libero, nell'indagare il rapporto mai sano tra adolescenza e agonismo, propone a chi guarda il viaggio (tutt'altro che solo sportivo) di una squadra di ginnaste artistiche verso il loro agognato torneo. Classificarsi altro che prime non è un'opzione pensabile: l'imperativo categorico è vincere e per arrivare allo scopo è dichiaratamente percorribile ogni mezzo. Delitto compreso.
Siamo di fronte ad una serie appassionante anche per i non amanti dello sport, perché denuncia un sistema corrotto non solo dal doping, ma dalla stessa determinazione a trattare gli adolescenti come degli oggetti da modellare per i propri scopi, ignorandone i sentimenti, le esigenze e le metamorfosi di una crescita inevitabile.
Una serie importante per riflettere non sole sulle storture dell'agonismo contemporaneo, ma sulla discrepanza incolmabile tra mondo degli adulti e mondo degli adolescenti. Recensione ❯
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I protagonisti di Io speriamo che me la cavo ritrovati tanti anni dopo quel film che fece epoca, con l'ultima intervista al premio Oscar Lina Wertmüller. Espandi ▽
Correva l'anno 1992 quando Lina Wertmuller presentò sugli schermi un film tratto dal libro omonimo di un maestro elementare: Io speriamo che me la cavo. Al centro c'erano i bambini di una classe nel napoletano e un maestro interpretato da Paolo Villaggio. Trent'anni dopo uno di loro, Adriano Pantaleo che è poi rimasto come attore nel mondo del cinema, ha deciso di andarli a cercare per vedere se 'se la sono cavata'.
Un documentario che, con grande leggerezza che comporta anche una profondità di sguardo, sa andare oltre il ritrovarsi.
Il confronto tra ciò che significava crescere nella Napoli di trent'anni fa e ciò che significa oggi produce considerazioni significative. Qualcuno di quei bambini successivamente ha anche sbagliato e pagato per gli errori commessi ma ora è consapevole di come e quanto i pericoli per personalità in formazione siano ancora più presenti e insidiosi. Loro in gran parte se la sono cavata e molti sono diventati genitori. Recensione ❯
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Un'opera giocosa, che in pieno accordo con gli stilemi parodistici, sfrutta gli stereotipi per esprimersi al meglio. Drammatico, Italia, Ucraina2022. Durata 103 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Coproduzione italo-ucraina, nel cast Irma Vitovska e Giovanni Calcagno. Espandi ▽
Vlada Koza, donna di mezz'età ucraina, diventa nonna per la prima volta e piena di entusiasmo decide di prendere un aereo e di andare a trovare sua figlia in Italia, piombandole in casa senza preavviso. La ragazza però non apprezza le attenzioni della madre, tanto premurosa quanto invadente, e la mette alla porta, lasciandola sola nell'entroterra siciliano. A causa di un incidente d'auto Vlada si trova catapultata a Villa Laganà, dove diventa la governante di Don Fredo, capo clan di un'anomala famiglia mafiosa che lotta per non essere eliminata dall'organizzazione. Vlada che ama prendersi cura degli altri, non tarda a rendersi utile e per un po' regna il benessere a casa Laganà. Questo finché la donna non capisce davvero chi sono Don Fredo e i suoi tre giovani figli.
Giovanni Dota esordisce con il suo primo lungometraggio e lo intitola Koza Nostra, giocando così con il cognome della sua biondissima protagonista, interpretata dall'attrice ucraina Irma Vitovska.
Koza Nostra è un film che riesce a far ridere, anche e soprattutto per il fatto che i suoi interpreti sanno gestirsi abilmente nei tempi comici, capacità più che mai fondamentale per film di questo genere. Infatti, una nota dolente nel film di Dota, potrebbe riguardare non tanto i tempi comici degli attori, quanto il ritmo comico della scrittura stessa. Recensione ❯
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Un viaggio nel cuore esoterico e misterioso di una delle città più antiche e affascinanti del mondo. Espandi ▽
Come si fa a cogliere, catturare e rappresentare l'anima di una città così complessa e colma di arte, storia e contraddizioni come Napoli? Se lo chiede Marco D’Amore nel suo nuovo documentario, che già dal titolo prende posizione nel tentare una prima definizione del capoluogo campano: “magica”. Un aggettivo tutt’altro che casuale, sarà proprio la magia il filo rosso che attraverserà tutta la narrazione.Quello che parte come un documentario estemporaneo, in cui l’attore e regista esplora con la sua troupe la città chiedendo a tutti i passanti dove sia finita la sua magia, cede presto il passo a un’opera più concettuale di finzione. Un film che mira ad essere volutamente ibrido e confusionario: vuole mescolare finzione e realtà, storia e leggenda, prestigio e miseria e, nella messa in scena, attori professionisti e gente di strada. Perché forse questo è l’unico modo per raccontare Napoli, la cui anima multiforme non può essere incasellata o inquadrata secondo una sola lente. La razionale ricostruzione storica cede il passo al calore del sentire popolare: occorre lasciarsi andare al racconto di ciò che è stato, alle vibrazioni oniriche che regalano certi personaggi iconici della città e del suo popolo. Recensione ❯
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Un film intenso con un grande merito: riportare alla memoria la condizione femminile in tempi di guerra. Drammatico, Italia2022. Durata 104 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Ester è nel campo di concentramento di Fossoli. Una ragazza ebrea di 40 anni, di nazionalità italiana, rimasta sola dopo il rastrellamento del ghetto romano nel quale è stata arrestata tutta la sua famiglia. Espandi ▽
Ester è un'ebrea italiana che, in seguito ad un rastrellamento, viene condotta nel campo di transito di Fossoli. Qui stringe amicizia con un'altra prigioniera ma la permanenza sarà breve perché la sua prossima destinazione sarà il campo di concentramento femminile di Ravensbrück. Lì sperimenta il senso di solidarietà con altre donne ma anche il timore della delazione. Fuori dalla baracca, oltre al duro lavoro, spesso si assiste a soprusi ed uccisioni. Se poi nel ventre di Ester sembra si stia sviluppando una nuova vita la situazione si fa ancor più pericolosa.
Un film che racconta la Shoah vissuta dalle donne mettendo in luce come per loro la resistenza al tentativo di annullarne la personalità fosse una battaglia da combattere con determinazione ogni giorno.
Bocche inutili si apre con livelli di recitazione differenti resi ancor più evidenti da battute che sembrano più scritte che non pensate per essere pronunciate da donne in una situazione di costrizione e sofferenza. Progressivamente però questa sensazione sfuma per lasciare il posto ad un crescendo drammatico che fa della verosimiglianza il proprio punto di forza. Recensione ❯
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