Titolo originale | Okja |
Anno | 2017 |
Genere | Azione, Avventura, Drammatico |
Produzione | USA, Corea del sud |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Bong Joon-ho |
Attori | Ahn Seo-hyun, Tilda Swinton, Lily Collins, Steven Yeun, Devon Bostick Paul Dano, Shirley Henderson, Daniel Henshall, Giancarlo Esposito, Byeon Hee-bong, Je-mun Yun, Choi Woo-Sik, Jake Gyllenhaal. |
MYmonetro | 2,48 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento mercoledì 22 novembre 2017
Una ragazza deve impegnarsi per difendere la sua migliore amica, un grosso animale di nome Okja.
CONSIGLIATO NÌ
|
Sulle montagne della Corea del Sud, la giovane Mija divide da dieci anni una vita semplice, immersa nella natura, con la compagna di giochi Okja, un esemplare di super maiale, creato in laboratorio dalla multinazionale Mirando. Quando la Corporation si presenta per riprendersi l'animale e portarlo a New York, dove verrà incoronato vincitore di un concorso televisivo e poi mandato al macello insieme per essere commercializzato su larghissima scala, Mija non ci sta e parte alla rincorsa della sua migliore amica, imbattendosi negli intricati piani di marketing della Mirando ma anche in un gruppo di animalisti ansiosi di denunciarne i sopprusi.
Dopo aver conquistato il meritato interesse con “The host” e “Snowpiercer”, e il modo in cui superavano e ridiscutevano i confini del genere, Bong Joon Ho inciampa piuttosto vistosamente con questa favola animalista, concepita come una satira con diversi obiettivi, su tutti il nodo che lega gli interessi capitalistici e le strategie comunicative (tv e social network), un nodo che aggroviglia da un lato il filo dello storytelling e dall'altro quello della sua traduzione in immagini, e al quale il cinema contemporaneo non può non interessarsi (e con questo intendiamo anche dire che il regista coreano non è il primo a raccontare questa storia, né sarà l'ultimo). Il concetto stesso di “traduzione” è, non a caso, chiamato più volte in causa durante il film: non solo Mija parla un'altra lingua rispetto a chi la circonda, ma è anche portatrice di un'altra cultura e di un altro pensiero. Come Okja, che, di tutti gli esemplari di super maiale è quello cresciuto nelle condizioni ambientali e sociali ottimali, anche la ragazzina è, a suo modo, un esemplare unico di incorruttibilità alla tentazione del capitale, tanto che nemmeno il nonno, autentico montanaro, sfugge a tale piaga.
Appare evidente, già così, la natura schematica, per non dire convenzionale, del conflitto in gioco, e Okja , nel suo procedere, non fa che continuare su questa linea, assestandosi su un dualismo mai realmente problematizzato, che rispecchia quello, divertente e nulla più, del personaggio interpretato da Tilda Swinton (la gemella ideologicamente schizofrenica e quella testardamente businnes-oriented). È impossibile non tifare per Mija e per Okja, ma il modo in cui Bong Joon Ho allestisce il carrozzone criminal-satirico della Corporation, finisce per inghiottirlo e per obbligarlo inconsapevolmente a imitarne i meccanismi linguistici, noiosi e ripetitivi. Dell'emozione di uno Spielberg, del cinema di un Miyazaki, dell'intelligenza di un Joe Dante, non c'è qui che un'imitazione senz'anima. Per arrivare all'alba non c'è altra via che la notte, chi sceglie le scorciatoie rischia di scivolare nel vuoto.
Dopo il buon successo di Snowpiercer (suo primo film in lingua inglese), Bong Joon-ho, una volta ottenuti da Netflix 50 milioni di budget e piena libertà creativa (più che una rarità nel panorama dei blockbuster odierni), ritorna sotto i riflettori con questo suo nuovo film che lo conferma quale uno dei più interessanti registi in circolazione.
Due cose, due. 1: Riscoprire Bong Joon Ho nel 2020 dopo la scorpacciata di Oscar è da occidentale ottuso, lo so, ma recuperare perle da un sacchetto bucato e tornare sui propri passi per ritrovare un sentiero perduto non hanno mai costituito reato quindi facciamolo, senza vergogna. 2: Guardare questo film addentando un succulento cheeseburger con bacon mi ha fatto sentire in colpa più [...] Vai alla recensione »
Due anni prima di sorprendere Hollywood con Parasite, il primo film non in inglese a vincere l’Oscar come miglior film, il regista sudcoreano Bong Joon Ho aveva presentato in concorso a Cannes 2017 Okja, il suo secondo film americano dopo il buon esordio del 2013 con Snowpiercer e una serie di ottimi lavori in madrepatria.Inizialmente fischiato a Cannes in quanto prodotto da Netflix e quindi senza [...] Vai alla recensione »
Tutto un dispiegamento di mezzi, grandi attori, animazione e riferimenti cinematografici e politici per un film vuoto, una favoletta per menti limitate che dovrebbero inorridire davanti alla caricatura di imprenditori, animalisti, zoologi. Il mattatoio con una scena rubata all'universo concentrazionario, poi, è un vero colpo basso. Di peggio non si poteva fare. O forse sì?
Una bambina alleva un supermaiale, l’alimentazione del futuro, e si affeziona a lui. Dopo 10 anni la multinazionale lo reclama e inizia una lotta per la sua liberazione in cui sono coinvolti gruppi animalisti. Il film ha un finale che lascia un po’ spiazzati perché l’happy end non è così happy come si potrebbe immaginare.