Anno | 2020 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | USA |
Regia di | Lee Isaac Chung |
Attori | Steven Yeun, Ye-ri Han, Yuh Jung Youn, Alan S. Kim, Noel Cho Will Patton, Scott Haze, Eric Starkey, Esther Moon, Tina Parker. |
Uscita | lunedì 26 aprile 2021 |
Tag | Da vedere 2020 |
Distribuzione | Academy Two |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,54 su 26 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 20 aprile 2021
Una famiglia coreana decide di dare avvio al proprio sogno americano e aprire una fattoria. Il film ha ottenuto 6 candidature e vinto un premio ai Premi Oscar, ha vinto un premio ai Golden Globes, 6 candidature e vinto un premio ai BAFTA, 7 candidature a Satellite Awards, Il film è stato premiato a National Board, a Sundance, 10 candidature e vinto 2 Critics Choice Award, 3 candidature e vinto un premio ai SAG Awards, 5 candidature e vinto un premio ai Spirit Awards, 1 candidatura a Directors Guild, 1 candidatura a Producers Guild, a AFI Awards, 1 candidatura a NSFC Awards, In Italia al Box Office Minari ha incassato 298 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Anni '80: Jacob e la sua famiglia, immigrati sudcoreani stanchi di sopravvivere grazie a lavori come il sessaggio dei polli, si trasferiscono dalla California all'Arkansas. Jacob vuole avviare una coltivazione in proprio e rivendere i prodotti del suo lavoro nelle grandi città. La sua ambizione richiede enormi sacrifici e la moglie Monica è sempre meno disposta a concederne, specie per le complicazioni cardiache del figlio David. Pur di mantenere la famiglia unita Jacob accetta che si trasferisca da loro la suocera, Soonja: a differenza di Jacob, la donna è rimasta ancorata alle tradizioni coreane e si dimostra tutto fuorché corrispondente all'immagine tradizionale della nonna.
La collocazione temporale del quarto film di Lee Isaac Chung è solo in parte dovuta a un'esperienza autobiografica. Sono anche gli anni del reaganismo e della deregulation, gli anni in cui i piccoli agricoltori d'America soffrono, stritolati da un sistema spietatamente competitivo e sempre meno propenso all'assistenza.
Su Jacob però il sogno americano ha attecchito e per lui lo spirito dei pionieri e il riscatto individuale procedono in maniera inscindibile. La sfida che questi ingaggia contro la malasorte e la natura sa di Sisifo che spinge il fatidico masso o di - come il nome proprio suggerisce - Giacobbe che sogna una scala verso Dio e le sue promesse, in un'ossessione che non conosce ostacoli e finisce per contare più di quel che avviene al contorno.
Jacob vuole fornire un prodotto che restituisca il sapore della lontana patria a quei 30 mila coreani che ogni anno arrivano negli Stati Uniti. Ma per intraprendere questo viaggio deve immergersi a capofitto nelle contraddizioni d'America e del suo entroterra più isolato e impenetrabile, dove uomini che interpretano la religiosità in senso quasi animista possono rivelarsi di buon cuore e ragazzini apparentemente razzisti rivelarsi buoni amici.
È impossibile afferrare il cuore d'America, ce l'hanno raccontato generazioni di romanzieri che spesso hanno raccontato proprio storie di immigrati e di nuovi pionieri, pronti a conquistare una fetta di terra promessa contro tutto e tutti. Minari si inserisce in questa tradizione, giocando sull'innesto di elementi coreani - alcune pietanze tipiche, la gestione delle emozioni, lo spirito imprevedibile della nonna -, divenuti più familiari per il pubblico occidentale anche grazie al premio Oscar 2020 di Parasite, in un racconto classico americano.
La metafora della pianta che dà il titolo al film, seminata da Soonja e cresciuta rigogliosa nel cuore dell'Arkansas è un simbolo, semplice ma efficace, del potere del multiculturalismo e della natura inevitabilmente policroma su cui si fondano gli Stati Uniti d'America, arricchiti dalla diversità nonostante l'intrinseca difficoltà nell'accettare quest'ultima.
È tutta coreana, invece, la sensibilità verso il rapporto che intercorre tra David e Soonja: una relazione complessa che si sviluppa in un affetto così forte da divenire quasi un transfert spirituale di protezione dall'ostilità di cui è capace la natura. Senza slanci temerari, con uno stile classico nella scelta delle immagini in esterno e del montaggio così come delle musiche che le accompagnano, Chung si avvale di un cast straordinario - soprattutto grazie alla veterana Yoon Yeoh-jeong (The Housemaid, In Another Country) e al piccolo Alan Kim - e confeziona un delicato racconto di formazione, destinato a incontrare i favori di un pubblico ampio e diversificato.
MINARI disponibile in DVD o BluRay |
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Nel 2020 il Covid ha spazzato via, oltre che le nostre vite sociali, ridotte a meri scambi virtuali o contatti distanti mediati da mascherine e guanti, anche l’industria cinematografica, costretta a rimandare anche di due anni la produzione e la presentazione delle opere e a congelare progetti già avviati. Nella mia ricerca di film visti e non recensiti in quel periodo sono [...] Vai alla recensione »
Anni ’80, dalla California una famiglia coreana si sposta in Arkansas per tentare di fare fortuna con l’agricoltura; Jacob vuole coltivare prodotti coreani per rifornire il mercato degli immigrati. Ma la famiglia, moglie e due figli piccoli non vive bene il trasferimento, soprattutto la moglie preferisce le opportunità che una città può offrire.
Spesso si dice che i bambini sono la vera porta verso la verità, riuscendo a vedere la realtà per come è, immuni alle menzogne raccontate dagli adulti. Ed è proprio attraverso gli occhi di un bambino, David, che “Minari” ci racconta la cruda realtà di un Sogno Americano ormai in sfacelo e l’accettazione delle proprie origini. &nb [...] Vai alla recensione »
Un film classico, d’altri tempi, impostato ed elegiaco. Un film americano su una famiglia coreana, un film di campagna per la ricerca della libertà, un film quasi d’atmosfera ottocentesca per la sua dimensione rurale, per la dimensione di una purezza di spirito che si fa nobiltà d’animo senza essere troppo intellettualoide.
Un film con gli occhi di un bambino, che vede il mondo da una prospettiva tutta da riscoprire. Un bambino bambino, finalmente: un bambino che può permettersi di essere cinico con una nonna che odora di Corea, può permettersi di fare la pipì a letto e misurarsi con le reazioni degli adulti, può permettersi i capricci e gli imputamenti da bambino.
“Minari” è un film dolce e amaro che mostra la demistificazione del sogno americano, le aspirazioni, i sentimenti e le emozioni di una famiglia coreana emigrata negli Stati Uniti in cerca di fortuna. Siamo negli anni ’80 e dopo dieci anni di lavoro di sessaggio - differenziazione dei pulcini tra maschi e femmine - dalla California Jacob Ly (interpretato da Steven Yeun) si [...] Vai alla recensione »
Minari è il film da vedere per risollevarsi in questi tempi bui. La saga familiare, ispirata all'autobiografia del regista coreano-americano, è un racconto bucolico e minimalista di poetica autenticità e soave ottimismo. Minari descrive gli sforzi di una famiglia coreana in difficoltà economiche mettendo in scena una storia che descrive i valori della cultura coreana [...] Vai alla recensione »
Il minari è una pianta aromatica, tipica della cucina coreana. In questo film sembra un elemento di dettaglio: viene piantata sulle rive di un torrente dalla nonna coreana, che ha portato con sé i semi, e vi attecchisce rigogliosamente. Diventa però anche una metafora dell’emigrazione, che è anche uno dei temi del film, accanto a quello della conquista della terra, che è nelle tradizioni americane.Siamo [...] Vai alla recensione »
Minari, che da' il titolo al film, e' una piantina molto utilizzata nella cucina Coreana, che nella pellicola di Lee Isaac Chung viene trapiantata sulle rive di una radura isolata, e cresce rigogliosa.. E' una metafora ovviamente che rappresenta l'immigrazione Coreana negli Stati Uniti, qui in Arkansas, dove una famiglia Cireana si trasferisce con il sogno di creare una [...] Vai alla recensione »
Alla sua terza prova da regista, Lee Isaac Chung ci propone la storia di una famiglia di origini coreane che nella rampante America reaganiana degli anni '80, vuole coltivare il suo american dream. A volerlo è soprattutto il padre David, nel cui cuore quella illusione americana si è trapiantata non poco. E così, si trasferisce dalla California all'Arkansas per avviare una propria fattoria, sebbene [...] Vai alla recensione »
Una famiglia coreana, negli anni 80, lascia la costosa California per trasferirsi in Arkansas e ripartire con una nuova attività: una fattoria dove coltivare prodotti coreani destinati alla crescente comunità asiatica. Fin da subito il film ti tira dentro le dinamiche familiari, tuttaltro che idilliache. Diverbi tra marito e moglie, problemi di salute del piccolo bimbo, grandi difficolt& [...] Vai alla recensione »
Primo film in sala dopo tempo immemorabile. Purtroppo ho ingurgitato una pappina melensa che sapeva di poco. Minari è stata una delusione, anche l'Oscar alla nonnina non mi sembra il naturale seguito di una performance memorabile. All'uscita dalla sala sono stato intevistato da Raitre regione. Purtroppo leggermente annichilito dalla visione, ho spiaccicato due parole quasi senza senso.
delusa da un finale scialbo ,sembra lasciar intravedere un seguito? il film bello nella sua semplicità ma nulla di eclatante.
Il minari è una pianta, conosciuta anche come sedano d'acqua o prezzemolo giapponese, molto usata nella cucina coreana. Nel nuovo bel film di Lee Isaac Chung cresce nel letto di un torrente dell'Arkansas fornendo il titolo, un dettaglio importante e forse anche una metafora. Proprio come il minari, Jacob, Monica e i loro due figli sono trapiantati. Nel 1980 compiono una migrazione al contrario lasciando [...] Vai alla recensione »
La casa in cui giunge la famiglia Yi, trasferitasi dalla California all'Arkansas rurale in cerca di fortuna, non è proprio la casa dei sogni che Jacob aveva promesso a sua moglie. A ben guardarla, in effetti, non è neppure una casa: ha le ruote, «come le automobili», notano immediatamente i figli David e Anne. Loro però sono giovanissimi, probabilmente nati già in territorio americano e hanno assorbito [...] Vai alla recensione »
Maggio 2021: dopo quasi otto mesi le sale cinematografiche finalmente riaprono le porte al pubblico tirando le inconfondibili tende di velluto rosso. Con un bagaglio indescrivibile di emozione scelgo come battesimo cinematografico Minari, quarto lungometraggio del regista di origini sudcoreane Lee Isaac Chung. L'attenzione e i riconoscimenti ottenuti dall'opera di Lee Isaac Chung (sei candidature [...] Vai alla recensione »
Prodotto da Brad Pitt, Minari è ambientato in Arkansas negli anni Ottanta. In mezzo a un campo c'è una casa con le ruote: è lì che Jacob (Steven Yeun della serie The Walking Dead) porta dalla California la sua famiglia emigrata dalla Corea del Sud per cominciare una nuova vita e inseguire il suo sogno di diventare un agricoltore e lasciare il lavoro che svolge: il sessatore di pulcini, cioè dividerli [...] Vai alla recensione »
Premiato ai Golden Globe e candidato a sei Oscar (di cui uno a segno, per la migliore attrice non protagonista a Yoon Yeong-jeong), "Minari" è una saga familiare autobiografica ispirata all'infanzia dello stesso regista, Lee Isaac Chung, nato da immigrati e cresciuto negli anni '80 nelle pianure dell'Arkansas. Il titolo del film fa riferimento a un'intensa erba aromatica utilizzata nella cucina coreana. [...] Vai alla recensione »
Nutre sempre un certo malessere nel cuore dei suoi personaggi, Lee Isaac Chung, come uno stato di incosciente languore esistenziale, qualcosa che viene da lontano e appartiene a uno scollamento quasi impercettibile da una condizione edenica forse persa, forse mai o non ancora raggiunta... Se si conoscono i film precedenti di questo regista asiamericano - in particolare Lucky Life e Abigail Harm, entrambi [...] Vai alla recensione »
Il terreno è arido, la casa ha le ruote, gli uragani sono frequenti, il vicino è un matto che però lavora sodo e forse vuol farsi perdonare la guerra di Corea trascinando ogni domenica un'enorme croce per i campi... Si capisce che mamma Monica non sia entusiasta della nuova vita voluta da suo marito Jacob. Ma il richiamo del sogno americano vale anche per quella famigliola di immigrati coreani che [...] Vai alla recensione »
Negli anni '80 la famiglia del piccolo David, di origine coreana, si trasferisce dalla costa della California all'interno rurale dell'Arkansas. Il padre cerca di avviare un'attività che possa permettere alla moglie e ai due figli una quotidianità discretamente agiata, ma le cose vanno in tutt'altra direzione. E intanto dalla Corea arriva anche la nonna materna, ancora saldamente "asiatica".
Siamo nel 1983 e la famiglia Yi si trasferisce dalla California a una zona rurale dell'Arkansas per decisione del padre Jacob, il cui intento è di creare una fattoria. La moglie Monica, che ha dovuto abbandonare la sua piacevole vita californiana e fa fatica ad adattarsi a questo nuovo tenore di vita, è invece più tradizionalista, più legata ai principi della cultura coreana.
Finalmente si torna davanti al grande schermo. Dopo tantissimi mesi, diverse sale nelle regioni gialle hanno potuto riaprire e proporre titoli molto attesi. Tra questi c'è senza dubbio «Minari» di Lee Isaac Chung: nato negli Stati Uniti da una famiglia di origine sudcoreana, il regista si è in parte ispirato alla sua infanzia per mettere in scena questo interessante dramma dolceamaro, ambientato negli [...] Vai alla recensione »
Dell' iper oscarizzato «Nomadland» si è già parlato molto, s' accomodi chi gradisce il suo manierismo che non ha abbastanza storie per riempire due ore al contrario di quanto succedeva nei classici da cui ha attinto come Furore o I dimenticati. Gli assomiglia non poco, purtroppo, «Minari» che ha vinto una statuetta grazie all' interpretazione della non protagonista Yu-jung Youn, è uscito in molte [...] Vai alla recensione »
Reduce dall' Oscar per Miglior Attrice Non Protagonista arriva in sala anche Minari ovvero famiglia sudcoreana in America zoticona dell' Arkansas nell' anno 1983. Tratto delicato, attori in stato di grazia e una nonna indimenticabile che puzza di Corea per il nipotino (alter ego del regista svezzatosi in Usa Lee Isaac Chung, qui in zona amarcord). LA STAR L' anziana sarà pronta a far esplodere la [...] Vai alla recensione »
Minari è il nome con cui la nonna arrivata dalla Corea in uno sperduto suburbio rurale dell' America chiama l' erba che accompagnata dallo scettico - e anche un po' ostile - nipotino pianta vicino a un fiumiciattolo non proprio limpido. «Minari, Minari is wonderful» canta mescolando qualche parola della lingua a lei sconosciuta che si parla nel Paese scelto dalla figlia per vivere e crescere i suoi [...] Vai alla recensione »
Guarda verso Michael Cimino (I cancelli del cielo) e Hal Ashby (Questa terra è la mia terra), ma anche Country di Richard Pearce, il quarto lungometraggio diretto da Lee Isaac Chung, cineasta statunitense di origini coreane. Guarda a quel cinema proprio per il modo di mettere in scena il legame fisico con la terra, di raccontare il Sogno americano dal punto di vista di una famiglia coreana che arriva [...] Vai alla recensione »
C'è da augurarsi che l'Oscar appena vinto dall'anziana attrice coreana Yoon Yeo-jeoung dia una mano a "Minari", il bel film appena uscito nelle sale - quelle poche che hanno riaperto il 26 aprile - per iniziativa di Academy 2. Secondo alcuni commentatori avrebbe meritato qualcosa di più corposo sul piano dei riconoscimenti, ma così è andata e ora non resta che vederlo, se interessa, sul grande schermo. Un [...] Vai alla recensione »
Jacob è un uomo a metà, origine coreana e sogno americano. Dopo qualche anno in California l'ambizione di diventare grande e far vedere ai suoi figli che lui è uno di quelli che ce l'ha fatta stride con la mediocrità di una moglie adatta a tutto ma non al rischio. Quest'ultima "importa" la madre dalla Corea per completare un quadretto familiare di tre generazioni sotto lo stesso umilissimo tetto, ma [...] Vai alla recensione »
Raccontare il sogno americano al cinema è un'operazione che hanno tentato in tanti, finora. Farlo dall'ottica di una famiglia di immigrati, tuttavia, in un contesto come quello degli anni '80 reaganiani, quelli della retorica del self-made man, è un discorso ben diverso. È in questa piega che si va a inserire Minari, film statunitense col cuore e l'anima che guardano a est, delineando il tenace tentativo [...] Vai alla recensione »
Clamoroso al Cibali». Lunedì 26 riapriranno i cinema, dopo oltre un anno di chiusura forzata. Non in tutta Italia e, ovviamente, seguendo rigidi protocolli anti-Covid, ma si riparte, e tanto basta. Con quali film? Staremo a vedere. Intanto, complimenti ad Academy Two che ha deciso, già dal primo giorno di «rinascita», di distribuire Minari, film pluricandidato all'Oscar in tutte le categorie più importanti: [...] Vai alla recensione »
La seconda volta. La seconda stagione. La seconda ondata. Le seconde generazioni. E un nuovo inizio, dunque, una nuova frontiera e il sogno che la costruisce. Non c'è solo l'agenda politica, o lo Zeitgeist, a mandare avanti le nuove, ovvero altre, leve del cinema americano o, meglio, del cinema in America, c'è il talento degli stessi cineasti che rinverdiscono, e al contempo sovente problematizzano, [...] Vai alla recensione »
La A24, casa di produzione e distribuzione con sede a New York, sta ridefinendo il concetto di cinema indipendente proponendo, ogni anno di più, opere dall'altissimo valore che si muovono con perfetto equilibrio fra approccio mainstream ed esigenze più autoriali. Una delle ultime produzioni, Minari, diretta da Lee Isaac Chung, ha ricevuto numerose nomination agli Oscar 2021, tra cui miglior film, miglior [...] Vai alla recensione »
Una storia semplice, a prima vista, ma che semplice non è. Ugualmente sono forse i modi del racconto che appaiono semplici nella loro minimale fluidità, ma - lo sappiamo - anche questa, quando c'è, è il frutto di un lavoro tutt'altro che spontaneo: l'immediatezza è il punto d'arrivo di un percorso che inizia con un'idea consapevole di cinema cui dare forma in un processo teso a realizzarla senza imporla, [...] Vai alla recensione »
Premiato come miglior film straniero al Golden Globe (dopo il Gran Premio della Giuria a Sundance 2020), Minari , quinto lungometraggio del regista americano (è nato a Denver nel 1978) Lee Isaac Chung, figlio di una famiglia di emigrati sudcoreani, è stato al centro, proprio in relazione a quel premio, di una discussione non priva di tratti polemici in merito alla questione in quale categoria dove [...] Vai alla recensione »
Minari di Lee Isaac Chung è un film che gioca sin dal titolo in un pericoloso campo, quello della poesia dell'evidenza e della semplicità e che cerca quindi sommessamente di ottenere letture alte dell'esistente facendo riferimento alle cose della superficie esperite da noi tutti, in questo caso il cibo. Minari è infatti il nome del prezzemolo giapponese molto utilizzato nella cucina coreana, famoso [...] Vai alla recensione »
Parasite" l' anno scorso ha aperto la strada, vincendo l' Oscar come miglior film (Bong Joon-ho come regista) anche se era tutto parlato in coreano: in anni meno disinvolti verso lo straniero avrebbe portato a casa solo la statuetta come "foreign film". "Minari" è quasi tutto parlato in coreano, ma il regista è nato a Denver, da genitori immigrati che gli hanno ispirato la trama.
Quando Minari è stato presentato al Sundance Film Festival (dove ha vinto il Gran premio della giuria Us Dramatic), alcuni critici hanno definito il film indie prodotto dalla Plan B Entertainment di Brad Pitt del regista coreano americano Lee Isaac Chung il primo capolavoro dell'anno. All'ultima edizione dei Golden Globe, il prestigioso premio della critica straniera, il valore di Minari è stato ribadito [...] Vai alla recensione »