moviesforever
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giovedì 20 gennaio 2011
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clint e la morte
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il film mi è piaciuto , anche se non è all' altezza del Million Dollar baby o di Mystic River , forse perchè il tema è piuttosto ostico o perchè Eastwood " sentiva " meno il problema ( secondo me , la seconda ) .
certo ha un ritmo lento ed il finale è scontato , ma è girato con una certa grazia in cui si vede la classe del regista , non credo sia possibile aspettarsi sempre lo stesso livello da un regista così prolifico , direi che è facile stracciarsi le vesti e condannare per un " passo falso " ma non condivido le condanne comminate con facilità .
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stefano73
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mercoledì 19 gennaio 2011
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clint non sbaglia un colpo
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Non posso definirlo un capolavoro, ma le ambientazioni, tra Thailandia, San Francisco, Parigi e Londra...rendono il film piacevole ma allo stesso tempo intenso e coraggioso. Non è facile fare un film che tratti argomenti del genere senza cadere in banalità e trovate fantascientifiche. Invece senza sfiorare ne fede ne paranormale tocca un argomento che apre tanti quesiti e ci obbliga a pensare. Bravo Clint Eastwood....molto meno Matt Damon.
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ethan89
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mercoledì 19 gennaio 2011
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morte o futuro?
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Basta così poco per essere sempre il miglior regista? Siamo talmente abituati a suoi capolavori che ci accontentiamo di poco? Me lo chiedo perchè in molti parlano di emozioni forti, di commozione inarrestabile, di poesia. Ma non c'è niente di tutto questo in Hereafter. E questo perchè, a mio giudizio, non è un film sulla morte.
Eastwood della morte sa moltissimo, e sa come metterla in scena: se pensiamo all'espressione di Sean Penn in Mystic River (la scena in cui viene tenuto dai poliziotti), alla tensione che crea la stanza dell'ospedale in Million dollar baby, e alla stessa morte dell'attore/regista di Gran Torino, ci accorgiamo che in quei film abbiamo pianto, sofferto, patito.
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Basta così poco per essere sempre il miglior regista? Siamo talmente abituati a suoi capolavori che ci accontentiamo di poco? Me lo chiedo perchè in molti parlano di emozioni forti, di commozione inarrestabile, di poesia. Ma non c'è niente di tutto questo in Hereafter. E questo perchè, a mio giudizio, non è un film sulla morte.
Eastwood della morte sa moltissimo, e sa come metterla in scena: se pensiamo all'espressione di Sean Penn in Mystic River (la scena in cui viene tenuto dai poliziotti), alla tensione che crea la stanza dell'ospedale in Million dollar baby, e alla stessa morte dell'attore/regista di Gran Torino, ci accorgiamo che in quei film abbiamo pianto, sofferto, patito. Allora sembra impossibile che in un film interamente sulla morte e sull'aldilà le emozioni passino così in sordina.
Per non parlare di momenti del film piuttosto bizzarri, a volte quasi ridicoli: la scena in cui il bambino riabbraccia la madre o l'immaginazione del sensitivo di baciare la ragazza, sarebbero demolite dalla critica se non fossero fatte da Eastwood.
Ma credo che queste mancanze siano piuttosto rivelatrici di qualcosa di magnifico. Se questo film non fosse sulla morte, ma fosse solamente ambientato in un'atmosfera in cui la morte è molto presente?Allora bisognerebbe rivedere tutto il film in ottica diversa.
Provate a immaginare che il film parli del FUTURO. E' per tutti i personaggi del film qualcosa di incerto, drammaticamente a rischio, che porta un disagio forte dentro se stessi, ma altrettanto debole in ciò che si mostra agli altri: e allora per questo le emozioni trasmesse dal film non sono potenti, ma volutamente accompagnano delicatamente la storia di tutti i personaggi.
Magicamente tutto sembra avere più senso: il pianto della ragazza incontrata al corso di cucina non è dovuto alla morte, ma ad un trauma subito in precedenza e mai del tutto superato (forse superato proprio grazie a questo pianto liberatorio). E ancora un personaggio che compare per pochi secondi, il precedente figlio adottivo della coppia che ospita il ragazzino: rappresenta il futuro (il superamento del tauma del ragazzino che perde il fratello).
I tre protagonisti vanno quindi visti come persone che non sanno nulla del proprio futuro, e che hanno paura di non farcela, di rimanere soli: non a causa della morte, ma a causa della vita, di ciò che hanno attorno,di cui non si sentono parte.
Allora per me sta qui la grandezza del film e di Clint Eastwood: creare un sottotesto in un film che sembrerebbe già completo così, e dare a noi spettatori, che poco sappiamo sul nostro futuro (specialmente in questi tempi), una consolazione e una speranza: che non ci sono vicoli ciechi, e che è sempre possibile rialzarsi.
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patriarchino
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mercoledì 19 gennaio 2011
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delusione clint!
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Il film risulta essere troppo lento e noioso , povero di riflessioni significative, si limita solamente a mostrare la visione della morte vissuta da tre punti di vista differenti( in prima persona, da esterni per la morte di un caro, come una condanna), lasciando troppo spazio a riflessione personali... La sensazione che si ha alla fine del film è un punto di domanda , che non riguarda il tema del film , ma il film in se per sè!!!!!!!!!
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albplet
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mercoledì 19 gennaio 2011
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per molti, ma non per tutti
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Molto bravi gli attori, buona la regia, curato il film insomma, ma non mi è piaciuto per i contenuti: non mi ci sono ritrovato per niente, le mie idee sull'aldilà sono diverse anche se ovviamente è bene rispettare tutti i punti di vista.
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sonnycorleone
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martedì 18 gennaio 2011
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non c'è vita senza morte...
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Clint, hai ottant'anni. La sera ti addormenti e pensi alla tua vita: gli esordi nel cinema, il genere che hai inventato (insieme al grande Leone), gli anni '70 e la 44 magnum di Challagan, le risposte al mondo di un uomo giovane, bello, famoso, ricco...Poi gli anni passano. Anche la vita più piena, più densa di esperienze di gioia e successo, nasconde le sue inquietudini. Mystic River è lo specchio del pensiero debole dei nostri tempi. Gli Spietati non ti trovano più con la voglia di "prendere a calci in bocca" qualche insolente pistolero ma, tutto sommato, ti spingono a riflettere sul punto di vista di chi muore sulla tazza del cesso, ucciso da un ragazzino.
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Clint, hai ottant'anni. La sera ti addormenti e pensi alla tua vita: gli esordi nel cinema, il genere che hai inventato (insieme al grande Leone), gli anni '70 e la 44 magnum di Challagan, le risposte al mondo di un uomo giovane, bello, famoso, ricco...Poi gli anni passano. Anche la vita più piena, più densa di esperienze di gioia e successo, nasconde le sue inquietudini. Mystic River è lo specchio del pensiero debole dei nostri tempi. Gli Spietati non ti trovano più con la voglia di "prendere a calci in bocca" qualche insolente pistolero ma, tutto sommato, ti spingono a riflettere sul punto di vista di chi muore sulla tazza del cesso, ucciso da un ragazzino. Due vittime e una vendetta che non ha più senso (e non lo ha mai avuto). Million Dollar Baby ha il sapore del tramonto che cominci ad intravedere, la voglia di amare una figlia e di trasmettere un'eredità...ma la vita è insospettabilmente crudele e non riesci a farlo. In Gran Torino questo seme lo sviluppi ed è il rscatto: offri la tua vita e demandi ai posteri il cuore di un Challagan "pentito".
Hereafter è vicino più che mai. No, non l'hai scritto tu il copione. Plausibilmente, quel furbacchione di Spielberg c'ha messo lo zampino. Ma ti ha colpito, altro che.
Hai realizzato un romanzo per immagini: si, si, grande Damon, l'attualità, l'intreccio, dici senza dire, confuti senza affermare...
Ma quel che conta è: non c'è vita senza morte.
I personaggi non sono affatto dei titani. Non governano gli eventi, non risolvono. Esattamente come te, quando ti addormenti chiedendoti se domani sarà un altro giorno.
La domanda dovrebbe soffocarti la gola ma, col tuo passo elegante, leggero e quella poesia che ti sei scoperto dentro in tarda età, ciò non avviene.
Il sensitivo afferma che non ce la fa più a vivere nella morte. Ma il suo dono è il tramite per la futura vita che lo attende con la giornalista. Senza non l'avrebbe mai incontrata.
E lei è chiaro che vivrà da ora e per sempre nella prospettiva di tornare in "quel posto" perchè c'è stata, è una testimone diretta (e fa la giornalista): quale connubio perfetto per divulgare il messaggio. Senza "quel posto", senza "perchè" non ha senso nulla.
Gli scienziati lo sanno: ma della morte non si parla. Tantomeno di ciò che gli sopravvive. Non si venderebbero più telefonini e dentifici.
E ora anche il ragazzino lo sa bene. Coraggio gli si chiede. Coraggio anche tu, Clint.
Malcolm sa di non essere solo ora. Può sorridere. E non perchè c'è chi pensa, vivie e decide per lui. No. Saremmo burattini.
Ma perchè il senso è vivere "per" e non vivere e basta.
E il suo amato fratello lo sa perchè...è solo un pò più avanti a lui.
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giacomogabrielli
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martedì 18 gennaio 2011
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mega mattone. **
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Mr. Gran Torino (tanto per citare uno dei suoi ultimi capolavori) torna con un film pesantissimo, che nella sua bellezza visiva non contiene nulla, se non una storia noiosissima piena di fatti slegati tra di loro, con un Matt Damon nella parte di un medium che non vuole più utilizzare la sua potente dote... e che in effetti per tutto il film non usa! Un film che, se solo non fosse per i bellissimi primi 30 minuti, non lascia niente allo spettatore. E' solo un mega-mattone prodotto con milioni di dollari delle tasche del sempre (troppo) buono Steven Spielberg. MEGA MATTONE. **
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annalisa.giu
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martedì 18 gennaio 2011
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carino, anche se...
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Partiamo subito dicendo che questo film di Clint Estwood non entusiasma, come già era stato per il troppo smielato Invictus. Certo, non deve essere facile soddisfare le alte, altissime aspettative di un pubblico che lo ha visto firmare pellicole come Mystic River, Million Dollar Baby, Gran Torino, Changeling o Lettere da Iwo Jima. È strano, perché il film non è brutto, non è noioso, in molti punti commuove fin anche alle lacrime però... non dice molto. Il tema è quello della vita dopo la morte, inteso non tanto come aldilà, vita ultraterrena ecc, ma proprio come aldiqua, vita di chi tocca con mano la morte, il “qui dopo” che il titolo ci ricorda.
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Partiamo subito dicendo che questo film di Clint Estwood non entusiasma, come già era stato per il troppo smielato Invictus. Certo, non deve essere facile soddisfare le alte, altissime aspettative di un pubblico che lo ha visto firmare pellicole come Mystic River, Million Dollar Baby, Gran Torino, Changeling o Lettere da Iwo Jima. È strano, perché il film non è brutto, non è noioso, in molti punti commuove fin anche alle lacrime però... non dice molto. Il tema è quello della vita dopo la morte, inteso non tanto come aldilà, vita ultraterrena ecc, ma proprio come aldiqua, vita di chi tocca con mano la morte, il “qui dopo” che il titolo ci ricorda. Troviamo così i tre personaggi principali: il sensitivo che vive il suo dono come una condanna, la giornalista scampata alla morte che per un po’ è stata nel famoso tunnel bianco, e il ragazzino dalla vita problematica aggravata da un tremendo lutto. Nonostante ci si riesca ad immedesimare con i loro stati d’animo e con le loro difficoltà, la sensazione che lascia è che non ci resti dentro qualcosa di significativo o di non banale sul tema.
Detto questo però è giusto dire che a livello di immagini è molto bello. Non parliamo certo di un pivellino alla regia e questo senz’altro si vede. Merita il cinema più che l’home video, perché l’unica cosa che lascia il segno – e credetemi, lascia davvero il segno! –, è lo strepitoso inzio. Raramente si assiste ad effetti speciali così suggestivi come quelli che raccontano i momenti catastrofici dello tsunami. Non solo immagini roboanti, tecnicamente perfette ma prive di anima, parliamo di un’esperienza unica di suoni, silenzi, battiti e attese che penetrano dentro, parliamo di grandissimo cinema.
Carino anche se... l'intero film non è all'altezza del suo inizio... peccato davvero.
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smighish
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martedì 18 gennaio 2011
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che noia!!
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Ma diamine! Possibile che l'uomo moderno debba trovare le risposte a tutto?! Non si prova più il gusto della sorpresa, la morte è rimasta l'unica vera sorpresa che si possa definire tale e, sinceramente, un film che va ad indagare e quindi a svelare un finale che sarebbe a dir poco eccitante, mi da quasi fastidio.
Che cosa c'è dopo la morte? Che fine facciamo? Cosa ci vuole dire chi sta nell'aldilà? Ma chi se ne frega! siamo ormai vittime del "tutto e subito". E questa mentalità non fa altro che ridurre la capacità di stupirsi ancora. La vita, quella si che vale la pena di approfondire come avventura! Si ha quasi paura di perdersi qualcosa della morte.
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Ma diamine! Possibile che l'uomo moderno debba trovare le risposte a tutto?! Non si prova più il gusto della sorpresa, la morte è rimasta l'unica vera sorpresa che si possa definire tale e, sinceramente, un film che va ad indagare e quindi a svelare un finale che sarebbe a dir poco eccitante, mi da quasi fastidio.
Che cosa c'è dopo la morte? Che fine facciamo? Cosa ci vuole dire chi sta nell'aldilà? Ma chi se ne frega! siamo ormai vittime del "tutto e subito". E questa mentalità non fa altro che ridurre la capacità di stupirsi ancora. La vita, quella si che vale la pena di approfondire come avventura! Si ha quasi paura di perdersi qualcosa della morte....ma se l'unica certezza è proprio la morte! Prima era una certezza anche la pensione, ma ormai non più! Aspettare, diamine! Aspettare...non siamo più capaci.
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corinne makeup
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martedì 18 gennaio 2011
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hereafter e il senso della vita
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che clint sia un ottantenne con una grande conoscenza della vita lo sapevamo,
questo film lo conferma ulteriormente.
il film non narra solo tre storie di persone che hanno avuto un contatto con la morte....ma proprio di tutto il senso della vita.
lE MOLTE CRITICHE NEGATIVE che ho letto navigando su internet si basavano molto spesso sullo scarso approfondimento dei personaggi partendo dai dialoghi allo stesso girato.
io ho sentito piuttosto il contrario....
Ho sentito esattamente la desccrizione di tre persone umane e del reale conivolgimento che ha la morte nelle nostre vite.
Di quello che succede dopo una perdita o un trauma..... di come il mondo ti si presenti davanti esattamente come lo è sempre stato, e di come questo dia ulteriore sofferenza.
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che clint sia un ottantenne con una grande conoscenza della vita lo sapevamo,
questo film lo conferma ulteriormente.
il film non narra solo tre storie di persone che hanno avuto un contatto con la morte....ma proprio di tutto il senso della vita.
lE MOLTE CRITICHE NEGATIVE che ho letto navigando su internet si basavano molto spesso sullo scarso approfondimento dei personaggi partendo dai dialoghi allo stesso girato.
io ho sentito piuttosto il contrario....
Ho sentito esattamente la desccrizione di tre persone umane e del reale conivolgimento che ha la morte nelle nostre vite.
Di quello che succede dopo una perdita o un trauma..... di come il mondo ti si presenti davanti esattamente come lo è sempre stato, e di come questo dia ulteriore sofferenza.
Del coraggio di andare avanti e di trovare nuove strade.....
Ci descrive Un aldilà assolutamente fuori dalla portata delle religioni...che ci perdona tutti e che ci riunisce ai nostri cari.
Ho 25 anni, potrei essere la nipotina di clint, ma mi sono sentita assolutamente capita e ho sentito una descrizione contemporanea, realistifa fine e matura.
E se un uomo di ottanta anni ci riesce, credo che abbia fatto molto bene il suo mestiere.
E lo ringrazio dal profondo del cuore.
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