Basta così poco per essere sempre il miglior regista? Siamo talmente abituati a suoi capolavori che ci accontentiamo di poco? Me lo chiedo perchè in molti parlano di emozioni forti, di commozione inarrestabile, di poesia. Ma non c'è niente di tutto questo in Hereafter. E questo perchè, a mio giudizio, non è un film sulla morte.
Eastwood della morte sa moltissimo, e sa come metterla in scena: se pensiamo all'espressione di Sean Penn in Mystic River (la scena in cui viene tenuto dai poliziotti), alla tensione che crea la stanza dell'ospedale in Million dollar baby, e alla stessa morte dell'attore/regista di Gran Torino, ci accorgiamo che in quei film abbiamo pianto, sofferto, patito. Allora sembra impossibile che in un film interamente sulla morte e sull'aldilà le emozioni passino così in sordina.
Per non parlare di momenti del film piuttosto bizzarri, a volte quasi ridicoli: la scena in cui il bambino riabbraccia la madre o l'immaginazione del sensitivo di baciare la ragazza, sarebbero demolite dalla critica se non fossero fatte da Eastwood.
Ma credo che queste mancanze siano piuttosto rivelatrici di qualcosa di magnifico. Se questo film non fosse sulla morte, ma fosse solamente ambientato in un'atmosfera in cui la morte è molto presente?Allora bisognerebbe rivedere tutto il film in ottica diversa.
Provate a immaginare che il film parli del FUTURO. E' per tutti i personaggi del film qualcosa di incerto, drammaticamente a rischio, che porta un disagio forte dentro se stessi, ma altrettanto debole in ciò che si mostra agli altri: e allora per questo le emozioni trasmesse dal film non sono potenti, ma volutamente accompagnano delicatamente la storia di tutti i personaggi.
Magicamente tutto sembra avere più senso: il pianto della ragazza incontrata al corso di cucina non è dovuto alla morte, ma ad un trauma subito in precedenza e mai del tutto superato (forse superato proprio grazie a questo pianto liberatorio). E ancora un personaggio che compare per pochi secondi, il precedente figlio adottivo della coppia che ospita il ragazzino: rappresenta il futuro (il superamento del tauma del ragazzino che perde il fratello).
I tre protagonisti vanno quindi visti come persone che non sanno nulla del proprio futuro, e che hanno paura di non farcela, di rimanere soli: non a causa della morte, ma a causa della vita, di ciò che hanno attorno,di cui non si sentono parte.
Allora per me sta qui la grandezza del film e di Clint Eastwood: creare un sottotesto in un film che sembrerebbe già completo così, e dare a noi spettatori, che poco sappiamo sul nostro futuro (specialmente in questi tempi), una consolazione e una speranza: che non ci sono vicoli ciechi, e che è sempre possibile rialzarsi.
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