Hereafter |
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Un film di Clint Eastwood.
Con Matt Damon, Cécile De France, Joy Mohr, Bryce Dallas Howard, George McLaren, Frankie McLaren, Thierry Neuvic.
continua»
Drammatico,
durata 129 min.
- USA 2010.
- Warner Bros Italia
uscita mercoledì 5 gennaio 2011.
MYMONETRO
Hereafter
valutazione media:
4,09
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Buona tecnica poche ideedi RedmondFeedback: 100 |
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sabato 5 febbraio 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Si riduce, purtroppo, in una delusione lo spettacolo che offre Eastwood in questa sua ultima fatica. Ferma l'ottima capacità di realizzare inquadrature - anche grazie alla professionalità di Stern - rimane un che di banale della trattazione di un tema tanto complesso e discusso. L'aldilà e le sue possibili manifestazioni, è un soggetto tale per cui o si riesce a ridefinirne artisticamente i confini ovvero ci si adegua ad una sorta di "sentito dire". Tertium non datur. Ed infatti, nel suo sviluppo il personaggio (a parte la stucchevole frase: "non faccio più sedute") non cresce, ma ci viene semplicemente presentato come già provato dalla vita e dal suo dono; lo spettatore non può immedesimarsi. Cecile De France viene presentata come l'anello di congiunzione tra Matt Damon ed il pubblico che assiste alla causa della sua "conversione". Tuttavia, non è credibile la difesa della sua posizione e, almeno a giudizio di chi scrive, è più facile supportare che le dà poco credito rispetto a chi rende possibile la pubblicazione del suo libro (per inciso, la copertina del libro "Hereafter" ricorda molto la pubblicistica new age che ha invaso le nostre librerie non contribuendo, in realtà, ad accrescerne la qualità). La storia dei fratellini Jason e Marcus è certamente toccante ma tende troppo a strappare la lacrima piuttosto che ad agganciarsi al resto della storia cui viene, invero artificiosamente, solamente avvicinata nelle scene finali. Manca, inoltre, un ben che minimo accenno ad un'atmosfera metaforica: tutto viene presentato, nell'aldilà come nell'aldiqua, nello stesso modo, fatto salvo il facile espediente ottico alla "Incontri ravvicinati del terzo tipo". Per concludere lo spazio delle critiche, doverose quando si parla di grandi registi, due ultime considerazioni. La prima è relativa al riferimento a "La Zona Morta" di Stephen King in una versione certamente più poetica e, tuttavia, già vista e sentita. La seconda sul finale. L'amore - intesa come coumune esperienza necessaria allo sviluppo di un rapporto intenso - che annulla il dolore come dimostra la stretta di mano finale "a somma zero" dell'ultima scena è francamente imperdonabile. Note positive, si è detto, la fotografia e le scene girate a Londra con un'ottima gradazione di colori freddi (grigio e blu su tutti); inoltre, da kolossal è la scena che apre il film illudendo lo spettatore che vedrà, nel susseguirsi della pellicola, un anticlimax che dispiace.
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