Hereafter |
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Un film di Clint Eastwood.
Con Matt Damon, Cécile De France, Joy Mohr, Bryce Dallas Howard, George McLaren, Frankie McLaren, Thierry Neuvic.
continua»
Drammatico,
durata 129 min.
- USA 2010.
- Warner Bros Italia
uscita mercoledì 5 gennaio 2011.
MYMONETRO
Hereafter
valutazione media:
4,09
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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non è bene sapere tutto dell'altrodi angelo umanaFeedback: 110710 | altri commenti e recensioni di angelo umana |
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lunedì 28 febbraio 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sembrava voler essere un film sulla vita oltre la vita. Gli indizi c’erano tutti perché non si parla d’altro tra i protagonisti nelle tre città che appaiono stupende, San Francisco Parigi e Londra, ed anche perché Clint Eastwood nella sua maturità ci ha abituato a riflettere su grandi temi della vita e della morte (l’eutanasia in Million Dollar Baby e l’accoglienza in Gran Torino). Invece era un film sull’amore o così voglio credere: quando alla fine del film Matt Damon sogna il bacio di Cécile De France (splendido sorriso anche 10 anni dopo il bellissimo “Un po’ per caso e un po’ per desiderio” o Fauteuils d’orchestre), ne stringe la mano ed è ormai amore, si prova un po’ di delusione, dopo aver girato attorno al grande tema si tratta “solo” di ricerca d’amore. Quella sarà la prima volta in cui il protagonista toccando mani altrui non vedrà più piombargli addosso le immagini dei defunti di chi gli si rivolge, l’amore lo ha “guarito”, quasi banalmente era solo questo che gli occorreva e che occorre a tutti. Lo ritrova anche il bambino protagonista, è l’amore di sua mamma, che i servizi sociali gli avevano allontanato perché alcolizzata. Tramite il sensitivo Matt Damon, ha saputo che il suo fratello gemello a cui molto si appoggiava, morto in un incidente poco tempo prima, vuole che egli cresca, che diventi grande senza più il suo aiuto. Piccola nota: la visione della stazione Charing Cross della “tube” londinese, dove l’anima del fratello gli ha fatto evitare la carneficina delle bombe del 2005, porta al ricordo di uno dei più bei film del 2010, London River. C’è pure l’amore per la buona tavola in un corso di cucina italiana a San Francisco, dove Matt conosce una partecipante che potrebbe essere un amore ma non lo diventa perché “non è sempre bene sapere tutto dell’altro”. Il lungo “giro” sul tema della vita oltre la morte, reso suggestivo nell’arco delle due ore, induce a pensare alla paura che abbiamo della morte, cerchiamo di sapere com’è, cosa c’è di là, eppure siamo soli davanti ad essa, nulla ci può evitare quel passaggio. In realtà la parte interessante non è il dopo, è il prima, la vita stessa, gioie e dolori, e l’amore che ci fa superare quella paura. E’ un film ordinato, accurato, riflessivo, “stimola ma non eccita” come la maturità di Eastwood. Si sentono spesso dei tuoni come di tempeste incombenti, rumori inquietanti, forse è inquietante solo il rumore delle città e un regista “silenzioso” ce lo fa notare.
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