farne
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lunedì 17 gennaio 2011
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hereafter...
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Sarà stato l'ottantesimo compleanno a far decidere a Clint Eastwood di toccare un tema come l'aldilà o sarà stata voglia di stupire di essere sempre originale e fuori dagli schemi ma il regista compie l'ennesimo capolavoro. Il ritmo del film è il solito apparentemente lento ma è denso di particolari, è come leggere bel un libro. La morte,o meglio la vita dopo la morte, viene toccata con enorme rispetto e senza giudizi religiosi che potevano esser facilmente coinvolti e ne restano fuori. Nel film la protagonista è l'anima dell'uomo e la sua immortalità.
Chi crede di andare al cinema per vivere emozioni forti fatte da fantasmi o "morti viventi" che compaiono dal nulla può cambiare tranquillamente sala ma, chi vuol vedere una storia che lascia dentro un qualcosa, un pensiero, un interrogativo.
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Sarà stato l'ottantesimo compleanno a far decidere a Clint Eastwood di toccare un tema come l'aldilà o sarà stata voglia di stupire di essere sempre originale e fuori dagli schemi ma il regista compie l'ennesimo capolavoro. Il ritmo del film è il solito apparentemente lento ma è denso di particolari, è come leggere bel un libro. La morte,o meglio la vita dopo la morte, viene toccata con enorme rispetto e senza giudizi religiosi che potevano esser facilmente coinvolti e ne restano fuori. Nel film la protagonista è l'anima dell'uomo e la sua immortalità.
Chi crede di andare al cinema per vivere emozioni forti fatte da fantasmi o "morti viventi" che compaiono dal nulla può cambiare tranquillamente sala ma, chi vuol vedere una storia che lascia dentro un qualcosa, un pensiero, un interrogativo...questo è il film giusto.
Prezzo pieno del biglietto.
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illadro
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lunedì 17 gennaio 2011
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delusione totale
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In assoluto il peggior film di Clint... Il buon Clint doveva forse pagare qualche debito di gioco, o la rata della sua bella Gran Torino, dirigere e distribuire un film di tale sconcertante bruttezza, be' non e' cosa semplice..insuccesso su tutta la linea, dalla regia, all'interpretazione degli attori, una fatica trovare qualcosa di almeno accettabile...
Altamente sconsigliato se non si vuole perdere la stima e la considerazione di un grande come C.E.
SCONCERTANTE
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emilio zampieri
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lunedì 17 gennaio 2011
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eastwood resta troppo... aldiqua
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Lo stile inconfondibile di Clint Eastwood vale sempre una visione. Abituati, come siamo, a ricevere in abbondanza e secondo gusti prestabiliti, è salutare vedere un film dove i personaggi non sono necessariamente buoni o cattivi (oppure, buoni e poi cattivi, o viceversa). Dove tutto ciò che accade sullo schermo non è strettamente necessario allo svolgimento della trama. Dove non sempre (anzi, raramente) il ritmo corre, ma spesso cammina; e dove l’emozione affiora asciutta, invece di inondarci di lacrime. Insomma, anche Hereafter è un film dallo stile “eastwoodiano”, dove si lavora per sottrazione. Purtroppo, però, qui si è sottratto anche sul contenuto.
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Lo stile inconfondibile di Clint Eastwood vale sempre una visione. Abituati, come siamo, a ricevere in abbondanza e secondo gusti prestabiliti, è salutare vedere un film dove i personaggi non sono necessariamente buoni o cattivi (oppure, buoni e poi cattivi, o viceversa). Dove tutto ciò che accade sullo schermo non è strettamente necessario allo svolgimento della trama. Dove non sempre (anzi, raramente) il ritmo corre, ma spesso cammina; e dove l’emozione affiora asciutta, invece di inondarci di lacrime. Insomma, anche Hereafter è un film dallo stile “eastwoodiano”, dove si lavora per sottrazione. Purtroppo, però, qui si è sottratto anche sul contenuto. O meglio, l’impressione è che Eastwood non avesse ben chiaro di cosa parlare. E se l’aveva, questo non è arrivato a chi scrive.
Di cosa parla il film? Parla della solitudine e della difficoltà di vivere in società di un “diverso”; di una persona a cui non è concesso di vivere, per così dire, in superficie, come tutti facciamo per la maggior parte del nostro tempo. Il sensitivo George (un controllatissimo Matt Damon) fa fatica perfino a concedersi il lusso di un banale corso di cucina. Il film parla degli effetti nefasti dell’Illuminismo, che ci ha dato la fiducia nel raziocinio ma ci ha tolto l’umiltà di credere a ciò che non possiamo dimostrare. La giornalista Marie perde fama, credibilità e compagno dopo aver dichiarato pubblicamente di aver vissuto un’esperienza borderline con la morte. Il piccolo Marcus (George McLaren) non sa elaborare il lutto del fratello-gemello morto in un incidente: la rapida trasformazione della vita in morte, e la difficoltà di staccarsi dalla morte per vivere.
Insomma, di cosa parla Hereafter? Parla di tutto questo, eppure non mette a fuoco nulla. Non c’è un discorso articolato. Stile senza vero contenuto, poesia senza vera sostanza: più che un film pare una serie di pennellate impressionistiche legate da un argomento comune. Il tema dell’aldilà è già di per sé difficilissimo da trattare, e non si capisce bene perché Eastwood lo abbia scelto (metafora dell’aldiqua? Mah…), se, come fa, lo avvicina con reverenziale timore ed estrema discrezione e cautela. E poi, il ritmo è fin troppo blando, e del tutto inutili (e fuori luogo) sono la spettacolare scena dello tsunami e le visualizzazioni dei defunti. Per mettere tutto in discussione e sfornare capolavori Eastwood ha bisogno di temi “solidi”, concreti, come dimostra Million Dollar Baby. Hereafter resta vittima dell’argomento che vuole trattare (o solo usare, non importa): diventa impalpabile come l’idea dell’aldilà.
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dudu89
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lunedì 17 gennaio 2011
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un po delusa
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La pubblicità fa il suo dovere, infatti dopo aver visto il trailer quel venerdì sono corsa al cinema... Ma sono uscita dalla sala un po amareggiata.
Trovo che sia facile fare film commoventi quando a morire è un bambino di 10 anni, con un fratello gemello, un padre assente e una madre alcolizzata e drogata.
Insomma, è un film che poteva essere importante, che poteva davvero significare un cambiamento e l'inizio di un dialogo interculturale sulla morte, e invece si è lasciato un po andare in dialoghi lenti e un po privi di carattere, lontani anni luce da "gran torino" o "changeling".
Ho avuto l'impressione di essere andata ad un film come "amabili resti" invece di uno di Clint Eastwood. Il momento clou del film doveva essere il ricongiungimento dei 3 personaggi, con le varie discussioni che ne potevano scaturire, i dubbi e le ipotesi.
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La pubblicità fa il suo dovere, infatti dopo aver visto il trailer quel venerdì sono corsa al cinema... Ma sono uscita dalla sala un po amareggiata.
Trovo che sia facile fare film commoventi quando a morire è un bambino di 10 anni, con un fratello gemello, un padre assente e una madre alcolizzata e drogata.
Insomma, è un film che poteva essere importante, che poteva davvero significare un cambiamento e l'inizio di un dialogo interculturale sulla morte, e invece si è lasciato un po andare in dialoghi lenti e un po privi di carattere, lontani anni luce da "gran torino" o "changeling".
Ho avuto l'impressione di essere andata ad un film come "amabili resti" invece di uno di Clint Eastwood. Il momento clou del film doveva essere il ricongiungimento dei 3 personaggi, con le varie discussioni che ne potevano scaturire, i dubbi e le ipotesi. Invece non ci sono stati... Il bambino si fa "convincere" dal medium, anche se ho avuto la netta sensazione che l'ultima fase del messaggio fosse più un consiglio del medium che del gemello, e il finale con quella proiezione verso il futuro mi è parso un po "scontato".
Lo ammetto, mi aspettavo molto di più, in fatti sono rimasta sorpresa dalle critiche entusiaste e dai voti in generale.
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filibro
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lunedì 17 gennaio 2011
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lentezza, noia e banalità
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Delusione Eastwood ... il film è decisamente al di sotto delle aspettative, terribilmente lento e noioso, oltre che banale nei contenuti.
Le storie sono viste e riviste, così come la lacrimuccia facile; il tema della vita oltre la vita è appena sfiorato e chi si è un minimo informato sull'argomento non troverà nulla di nuovo.
Matt Damon è parecchio legnoso e, come nel "Codice Da Vinci", i dialoghi in francese sono inspiegabilmente e fastidiosamente in lingua originale e sottotitolati.
Pollice verso.
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paola d. g. 81
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lunedì 17 gennaio 2011
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bello
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Un film che tratta un tema potenzialmente angosciante con grande delicatezza e uno sguardo luminoso sulla realtà. Ottimo Matt Damon.
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paride86
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lunedì 17 gennaio 2011
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buono
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"Hereafter", come dice il titolo, è un film sull'aldilà. Si dipana in tre filoni con altrettanti protagonisti, uno francese, uno americano e un ultimo inglese, le cui storie sono destinate ad incrociarsi.
Clint Eastwood realizza un film molto sincero e genuino sul tema della morte e del paranormale, senza cadere in facili cliché
(se si esclude la scena in cui al ragazzino cade il cappello: gesto che successivamente sarà attribuito al gemellino deceduto).
Ciò significa che evidentemente - anche considerando l'età - si tratta di un argomento che gli interessa e che gli sta a cuore. Tuttavia, secondo me, si tratta di un film riuscito solo in parte: l'andamento è un po' lento e si sente l'assenza di una colonna sonora che sottolinei alcuni momenti cardine della storia.
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"Hereafter", come dice il titolo, è un film sull'aldilà. Si dipana in tre filoni con altrettanti protagonisti, uno francese, uno americano e un ultimo inglese, le cui storie sono destinate ad incrociarsi.
Clint Eastwood realizza un film molto sincero e genuino sul tema della morte e del paranormale, senza cadere in facili cliché
(se si esclude la scena in cui al ragazzino cade il cappello: gesto che successivamente sarà attribuito al gemellino deceduto).
Ciò significa che evidentemente - anche considerando l'età - si tratta di un argomento che gli interessa e che gli sta a cuore. Tuttavia, secondo me, si tratta di un film riuscito solo in parte: l'andamento è un po' lento e si sente l'assenza di una colonna sonora che sottolinei alcuni momenti cardine della storia.
E' comunque un film commovente e ben girato, seppur con pigrizia: Eastwood si affida agli effetti speciali e non ci regala nemmeno un pianosequenza, ma solo continui stacchi di brevi inquadrature.
Molto bravi gli attori.
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apsara84
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domenica 16 gennaio 2011
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hereafter: aspettative deluse
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Le grandi aspettative a cui Clint Eastwood ha abituato con i suoi precedenti lungometraggi sono state purtroppo deluse con "Hereafter".
Il tema portante del film sarebbe stato vincente se soltanto affrontato in maniera più organica; le vicende dei tre protagonisti infatti (il sensitivo/operaio Matt Damon, la scrittrice/presentatrice Cécile De France e George McLaren, il ragazzino "orfano") son amalgamate grossolanamente, così soggette alla casualità degli eventi da risultare poco credibili. E' ammirevole la cura di alcuni particolari come ad esempio la meticolosità descrittiva della vita domestica dei gemelli con la madre tossicodipendente o la scena della ricerca di documentazione all'interno della casa di riposo, ma non sufficiente a togliere la sensazione di disarticolato che si avverte tra le tre vicende.
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Le grandi aspettative a cui Clint Eastwood ha abituato con i suoi precedenti lungometraggi sono state purtroppo deluse con "Hereafter".
Il tema portante del film sarebbe stato vincente se soltanto affrontato in maniera più organica; le vicende dei tre protagonisti infatti (il sensitivo/operaio Matt Damon, la scrittrice/presentatrice Cécile De France e George McLaren, il ragazzino "orfano") son amalgamate grossolanamente, così soggette alla casualità degli eventi da risultare poco credibili. E' ammirevole la cura di alcuni particolari come ad esempio la meticolosità descrittiva della vita domestica dei gemelli con la madre tossicodipendente o la scena della ricerca di documentazione all'interno della casa di riposo, ma non sufficiente a togliere la sensazione di disarticolato che si avverte tra le tre vicende. Il film appare “spezzato e attaccato” in certi momenti, creando così anche delle discronie temporali.
L'interpretazione degli attori così ben sfumata, ottima per Matt Damon che appare cresciuto, le musiche e gli effetti speciali che accompagnano la pellicola non bastano a mantenere alto il livello d'attenzione dello spettatore. La trama, inoltre, risulta alquanto prevedibile, probabilmente a causa del vincolo posto dal "vitale" lieto fine, non troppo in antitesi con gli speranzosi spiragli di vita e di dopo-vita che accompagnano queste avventure.
La “novità” dell’argomento lo rende un film da vedere, riuscendo a rimaner ben lontano dal genere horror, ma non con eccesive aspettative… forse questa volta Clint s’è voluto spingere troppo, magari abbagliato dagli incassi che un film così “limite” per l’argomento ma commerciale per l’esposizione prospettava; probabilmente se avesse intrecciato la narrazione di solo due delle storie curando di più e in maniera totalitaria ciascuna delle stesse, ma soprattutto collegandole meglio la pellicola ne avrebbe guadagnato.
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marvelman
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domenica 16 gennaio 2011
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ma guarda te...
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Che fine ha fatto la critica?? Con la scusa dell'epifania si sono dimenticati di recensirlo??? Non si può lasciargli un giudizio così alto è uno scandalo!
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