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giacomogabrielli
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martedì 18 gennaio 2011
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mega mattone. **
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Mr. Gran Torino (tanto per citare uno dei suoi ultimi capolavori) torna con un film pesantissimo, che nella sua bellezza visiva non contiene nulla, se non una storia noiosissima piena di fatti slegati tra di loro, con un Matt Damon nella parte di un medium che non vuole più utilizzare la sua potente dote... e che in effetti per tutto il film non usa! Un film che, se solo non fosse per i bellissimi primi 30 minuti, non lascia niente allo spettatore. E' solo un mega-mattone prodotto con milioni di dollari delle tasche del sempre (troppo) buono Steven Spielberg. MEGA MATTONE. **
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annalisa.giu
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martedì 18 gennaio 2011
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carino, anche se...
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Partiamo subito dicendo che questo film di Clint Estwood non entusiasma, come già era stato per il troppo smielato Invictus. Certo, non deve essere facile soddisfare le alte, altissime aspettative di un pubblico che lo ha visto firmare pellicole come Mystic River, Million Dollar Baby, Gran Torino, Changeling o Lettere da Iwo Jima. È strano, perché il film non è brutto, non è noioso, in molti punti commuove fin anche alle lacrime però... non dice molto. Il tema è quello della vita dopo la morte, inteso non tanto come aldilà, vita ultraterrena ecc, ma proprio come aldiqua, vita di chi tocca con mano la morte, il “qui dopo” che il titolo ci ricorda.
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Partiamo subito dicendo che questo film di Clint Estwood non entusiasma, come già era stato per il troppo smielato Invictus. Certo, non deve essere facile soddisfare le alte, altissime aspettative di un pubblico che lo ha visto firmare pellicole come Mystic River, Million Dollar Baby, Gran Torino, Changeling o Lettere da Iwo Jima. È strano, perché il film non è brutto, non è noioso, in molti punti commuove fin anche alle lacrime però... non dice molto. Il tema è quello della vita dopo la morte, inteso non tanto come aldilà, vita ultraterrena ecc, ma proprio come aldiqua, vita di chi tocca con mano la morte, il “qui dopo” che il titolo ci ricorda. Troviamo così i tre personaggi principali: il sensitivo che vive il suo dono come una condanna, la giornalista scampata alla morte che per un po’ è stata nel famoso tunnel bianco, e il ragazzino dalla vita problematica aggravata da un tremendo lutto. Nonostante ci si riesca ad immedesimare con i loro stati d’animo e con le loro difficoltà, la sensazione che lascia è che non ci resti dentro qualcosa di significativo o di non banale sul tema.
Detto questo però è giusto dire che a livello di immagini è molto bello. Non parliamo certo di un pivellino alla regia e questo senz’altro si vede. Merita il cinema più che l’home video, perché l’unica cosa che lascia il segno – e credetemi, lascia davvero il segno! –, è lo strepitoso inzio. Raramente si assiste ad effetti speciali così suggestivi come quelli che raccontano i momenti catastrofici dello tsunami. Non solo immagini roboanti, tecnicamente perfette ma prive di anima, parliamo di un’esperienza unica di suoni, silenzi, battiti e attese che penetrano dentro, parliamo di grandissimo cinema.
Carino anche se... l'intero film non è all'altezza del suo inizio... peccato davvero.
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smighish
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martedì 18 gennaio 2011
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che noia!!
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Ma diamine! Possibile che l'uomo moderno debba trovare le risposte a tutto?! Non si prova più il gusto della sorpresa, la morte è rimasta l'unica vera sorpresa che si possa definire tale e, sinceramente, un film che va ad indagare e quindi a svelare un finale che sarebbe a dir poco eccitante, mi da quasi fastidio.
Che cosa c'è dopo la morte? Che fine facciamo? Cosa ci vuole dire chi sta nell'aldilà? Ma chi se ne frega! siamo ormai vittime del "tutto e subito". E questa mentalità non fa altro che ridurre la capacità di stupirsi ancora. La vita, quella si che vale la pena di approfondire come avventura! Si ha quasi paura di perdersi qualcosa della morte.
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Ma diamine! Possibile che l'uomo moderno debba trovare le risposte a tutto?! Non si prova più il gusto della sorpresa, la morte è rimasta l'unica vera sorpresa che si possa definire tale e, sinceramente, un film che va ad indagare e quindi a svelare un finale che sarebbe a dir poco eccitante, mi da quasi fastidio.
Che cosa c'è dopo la morte? Che fine facciamo? Cosa ci vuole dire chi sta nell'aldilà? Ma chi se ne frega! siamo ormai vittime del "tutto e subito". E questa mentalità non fa altro che ridurre la capacità di stupirsi ancora. La vita, quella si che vale la pena di approfondire come avventura! Si ha quasi paura di perdersi qualcosa della morte....ma se l'unica certezza è proprio la morte! Prima era una certezza anche la pensione, ma ormai non più! Aspettare, diamine! Aspettare...non siamo più capaci.
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corinne makeup
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martedì 18 gennaio 2011
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hereafter e il senso della vita
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che clint sia un ottantenne con una grande conoscenza della vita lo sapevamo,
questo film lo conferma ulteriormente.
il film non narra solo tre storie di persone che hanno avuto un contatto con la morte....ma proprio di tutto il senso della vita.
lE MOLTE CRITICHE NEGATIVE che ho letto navigando su internet si basavano molto spesso sullo scarso approfondimento dei personaggi partendo dai dialoghi allo stesso girato.
io ho sentito piuttosto il contrario....
Ho sentito esattamente la desccrizione di tre persone umane e del reale conivolgimento che ha la morte nelle nostre vite.
Di quello che succede dopo una perdita o un trauma..... di come il mondo ti si presenti davanti esattamente come lo è sempre stato, e di come questo dia ulteriore sofferenza.
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che clint sia un ottantenne con una grande conoscenza della vita lo sapevamo,
questo film lo conferma ulteriormente.
il film non narra solo tre storie di persone che hanno avuto un contatto con la morte....ma proprio di tutto il senso della vita.
lE MOLTE CRITICHE NEGATIVE che ho letto navigando su internet si basavano molto spesso sullo scarso approfondimento dei personaggi partendo dai dialoghi allo stesso girato.
io ho sentito piuttosto il contrario....
Ho sentito esattamente la desccrizione di tre persone umane e del reale conivolgimento che ha la morte nelle nostre vite.
Di quello che succede dopo una perdita o un trauma..... di come il mondo ti si presenti davanti esattamente come lo è sempre stato, e di come questo dia ulteriore sofferenza.
Del coraggio di andare avanti e di trovare nuove strade.....
Ci descrive Un aldilà assolutamente fuori dalla portata delle religioni...che ci perdona tutti e che ci riunisce ai nostri cari.
Ho 25 anni, potrei essere la nipotina di clint, ma mi sono sentita assolutamente capita e ho sentito una descrizione contemporanea, realistifa fine e matura.
E se un uomo di ottanta anni ci riesce, credo che abbia fatto molto bene il suo mestiere.
E lo ringrazio dal profondo del cuore.
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farne
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lunedì 17 gennaio 2011
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hereafter...
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Sarà stato l'ottantesimo compleanno a far decidere a Clint Eastwood di toccare un tema come l'aldilà o sarà stata voglia di stupire di essere sempre originale e fuori dagli schemi ma il regista compie l'ennesimo capolavoro. Il ritmo del film è il solito apparentemente lento ma è denso di particolari, è come leggere bel un libro. La morte,o meglio la vita dopo la morte, viene toccata con enorme rispetto e senza giudizi religiosi che potevano esser facilmente coinvolti e ne restano fuori. Nel film la protagonista è l'anima dell'uomo e la sua immortalità.
Chi crede di andare al cinema per vivere emozioni forti fatte da fantasmi o "morti viventi" che compaiono dal nulla può cambiare tranquillamente sala ma, chi vuol vedere una storia che lascia dentro un qualcosa, un pensiero, un interrogativo.
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Sarà stato l'ottantesimo compleanno a far decidere a Clint Eastwood di toccare un tema come l'aldilà o sarà stata voglia di stupire di essere sempre originale e fuori dagli schemi ma il regista compie l'ennesimo capolavoro. Il ritmo del film è il solito apparentemente lento ma è denso di particolari, è come leggere bel un libro. La morte,o meglio la vita dopo la morte, viene toccata con enorme rispetto e senza giudizi religiosi che potevano esser facilmente coinvolti e ne restano fuori. Nel film la protagonista è l'anima dell'uomo e la sua immortalità.
Chi crede di andare al cinema per vivere emozioni forti fatte da fantasmi o "morti viventi" che compaiono dal nulla può cambiare tranquillamente sala ma, chi vuol vedere una storia che lascia dentro un qualcosa, un pensiero, un interrogativo...questo è il film giusto.
Prezzo pieno del biglietto.
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illadro
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lunedì 17 gennaio 2011
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delusione totale
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In assoluto il peggior film di Clint... Il buon Clint doveva forse pagare qualche debito di gioco, o la rata della sua bella Gran Torino, dirigere e distribuire un film di tale sconcertante bruttezza, be' non e' cosa semplice..insuccesso su tutta la linea, dalla regia, all'interpretazione degli attori, una fatica trovare qualcosa di almeno accettabile...
Altamente sconsigliato se non si vuole perdere la stima e la considerazione di un grande come C.E.
SCONCERTANTE
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emilio zampieri
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lunedì 17 gennaio 2011
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eastwood resta troppo... aldiqua
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Lo stile inconfondibile di Clint Eastwood vale sempre una visione. Abituati, come siamo, a ricevere in abbondanza e secondo gusti prestabiliti, è salutare vedere un film dove i personaggi non sono necessariamente buoni o cattivi (oppure, buoni e poi cattivi, o viceversa). Dove tutto ciò che accade sullo schermo non è strettamente necessario allo svolgimento della trama. Dove non sempre (anzi, raramente) il ritmo corre, ma spesso cammina; e dove l’emozione affiora asciutta, invece di inondarci di lacrime. Insomma, anche Hereafter è un film dallo stile “eastwoodiano”, dove si lavora per sottrazione. Purtroppo, però, qui si è sottratto anche sul contenuto.
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Lo stile inconfondibile di Clint Eastwood vale sempre una visione. Abituati, come siamo, a ricevere in abbondanza e secondo gusti prestabiliti, è salutare vedere un film dove i personaggi non sono necessariamente buoni o cattivi (oppure, buoni e poi cattivi, o viceversa). Dove tutto ciò che accade sullo schermo non è strettamente necessario allo svolgimento della trama. Dove non sempre (anzi, raramente) il ritmo corre, ma spesso cammina; e dove l’emozione affiora asciutta, invece di inondarci di lacrime. Insomma, anche Hereafter è un film dallo stile “eastwoodiano”, dove si lavora per sottrazione. Purtroppo, però, qui si è sottratto anche sul contenuto. O meglio, l’impressione è che Eastwood non avesse ben chiaro di cosa parlare. E se l’aveva, questo non è arrivato a chi scrive.
Di cosa parla il film? Parla della solitudine e della difficoltà di vivere in società di un “diverso”; di una persona a cui non è concesso di vivere, per così dire, in superficie, come tutti facciamo per la maggior parte del nostro tempo. Il sensitivo George (un controllatissimo Matt Damon) fa fatica perfino a concedersi il lusso di un banale corso di cucina. Il film parla degli effetti nefasti dell’Illuminismo, che ci ha dato la fiducia nel raziocinio ma ci ha tolto l’umiltà di credere a ciò che non possiamo dimostrare. La giornalista Marie perde fama, credibilità e compagno dopo aver dichiarato pubblicamente di aver vissuto un’esperienza borderline con la morte. Il piccolo Marcus (George McLaren) non sa elaborare il lutto del fratello-gemello morto in un incidente: la rapida trasformazione della vita in morte, e la difficoltà di staccarsi dalla morte per vivere.
Insomma, di cosa parla Hereafter? Parla di tutto questo, eppure non mette a fuoco nulla. Non c’è un discorso articolato. Stile senza vero contenuto, poesia senza vera sostanza: più che un film pare una serie di pennellate impressionistiche legate da un argomento comune. Il tema dell’aldilà è già di per sé difficilissimo da trattare, e non si capisce bene perché Eastwood lo abbia scelto (metafora dell’aldiqua? Mah…), se, come fa, lo avvicina con reverenziale timore ed estrema discrezione e cautela. E poi, il ritmo è fin troppo blando, e del tutto inutili (e fuori luogo) sono la spettacolare scena dello tsunami e le visualizzazioni dei defunti. Per mettere tutto in discussione e sfornare capolavori Eastwood ha bisogno di temi “solidi”, concreti, come dimostra Million Dollar Baby. Hereafter resta vittima dell’argomento che vuole trattare (o solo usare, non importa): diventa impalpabile come l’idea dell’aldilà.
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dudu89
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lunedì 17 gennaio 2011
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un po delusa
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La pubblicità fa il suo dovere, infatti dopo aver visto il trailer quel venerdì sono corsa al cinema... Ma sono uscita dalla sala un po amareggiata.
Trovo che sia facile fare film commoventi quando a morire è un bambino di 10 anni, con un fratello gemello, un padre assente e una madre alcolizzata e drogata.
Insomma, è un film che poteva essere importante, che poteva davvero significare un cambiamento e l'inizio di un dialogo interculturale sulla morte, e invece si è lasciato un po andare in dialoghi lenti e un po privi di carattere, lontani anni luce da "gran torino" o "changeling".
Ho avuto l'impressione di essere andata ad un film come "amabili resti" invece di uno di Clint Eastwood. Il momento clou del film doveva essere il ricongiungimento dei 3 personaggi, con le varie discussioni che ne potevano scaturire, i dubbi e le ipotesi.
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La pubblicità fa il suo dovere, infatti dopo aver visto il trailer quel venerdì sono corsa al cinema... Ma sono uscita dalla sala un po amareggiata.
Trovo che sia facile fare film commoventi quando a morire è un bambino di 10 anni, con un fratello gemello, un padre assente e una madre alcolizzata e drogata.
Insomma, è un film che poteva essere importante, che poteva davvero significare un cambiamento e l'inizio di un dialogo interculturale sulla morte, e invece si è lasciato un po andare in dialoghi lenti e un po privi di carattere, lontani anni luce da "gran torino" o "changeling".
Ho avuto l'impressione di essere andata ad un film come "amabili resti" invece di uno di Clint Eastwood. Il momento clou del film doveva essere il ricongiungimento dei 3 personaggi, con le varie discussioni che ne potevano scaturire, i dubbi e le ipotesi. Invece non ci sono stati... Il bambino si fa "convincere" dal medium, anche se ho avuto la netta sensazione che l'ultima fase del messaggio fosse più un consiglio del medium che del gemello, e il finale con quella proiezione verso il futuro mi è parso un po "scontato".
Lo ammetto, mi aspettavo molto di più, in fatti sono rimasta sorpresa dalle critiche entusiaste e dai voti in generale.
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filibro
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lunedì 17 gennaio 2011
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lentezza, noia e banalità
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Delusione Eastwood ... il film è decisamente al di sotto delle aspettative, terribilmente lento e noioso, oltre che banale nei contenuti.
Le storie sono viste e riviste, così come la lacrimuccia facile; il tema della vita oltre la vita è appena sfiorato e chi si è un minimo informato sull'argomento non troverà nulla di nuovo.
Matt Damon è parecchio legnoso e, come nel "Codice Da Vinci", i dialoghi in francese sono inspiegabilmente e fastidiosamente in lingua originale e sottotitolati.
Pollice verso.
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