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leoooo
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domenica 16 gennaio 2011
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alla ricerca di una risposta per tornare a vivere
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Andate a vedere il film e capirete il titolo del mio commento.Il film mi è piaciuto ma non è da 5 stelle.Se devo riassumerlo in una parola direi RICERCA.
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jason mraz
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sabato 15 gennaio 2011
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flop micidiale
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una stella mi sembra troppa. sebbene il film inizi benino e lasci sperare in qualcosa di buono ( speranze destinate a naufragare in un mare di lentezza e disomogeneità) , in realtà si rivela deludente nella sua esagerata lunghezza, nella sua trama semplicistica ( nonostante il tentato intreccio di tre storie )e nella performance, a mio avviso, insignificante degli attori. un matt damon come non l'avevo (quasi) mai visto. un film totalmente sbagliato su un soggetto che poteva essere raccontato meglio. questa volta, eastwood poteva sforzarsi di più.
DA RIFARE!!
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cannabbal
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sabato 15 gennaio 2011
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un film che esplora la vita dopo la morte
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Dopo il poco convincente Invictus, Clint Eastwood e la star Matt Damon ci riprovano con Hereafter, un melodramma soprannaturale scritto da Peter Morgan e prodotto da Steven Spielberg. Un film ben confezionato con una trama che riesce a bilanciare attentamente l’ossessione della morte per l'umanità con la speranza nel “Hereafter” (l’aldilà). Il regista di Mystic River, con il suo stile indiscusso, riesce, senza mai smarrirsi, a condurre lo spettatore in un viaggio che si snoda verso la luce. Potrebbe essere una delusione per chi si aspetta un tradizionale film costruito sulla scia del Sesto Senso ma accontenterà l’altra parte di pubblico che si aspetta un film riflessivo con dei personaggi ben delineati
Il film è strutturato in tre storie ambientate in diversi paesi che finiscono per intersecarsi portando i protagonisti di ogni una a incontrarsi e aiutarsi per trovare le risposte che cercano da tempo.
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Dopo il poco convincente Invictus, Clint Eastwood e la star Matt Damon ci riprovano con Hereafter, un melodramma soprannaturale scritto da Peter Morgan e prodotto da Steven Spielberg. Un film ben confezionato con una trama che riesce a bilanciare attentamente l’ossessione della morte per l'umanità con la speranza nel “Hereafter” (l’aldilà). Il regista di Mystic River, con il suo stile indiscusso, riesce, senza mai smarrirsi, a condurre lo spettatore in un viaggio che si snoda verso la luce. Potrebbe essere una delusione per chi si aspetta un tradizionale film costruito sulla scia del Sesto Senso ma accontenterà l’altra parte di pubblico che si aspetta un film riflessivo con dei personaggi ben delineati
Il film è strutturato in tre storie ambientate in diversi paesi che finiscono per intersecarsi portando i protagonisti di ogni una a incontrarsi e aiutarsi per trovare le risposte che cercano da tempo. Il film si apre con la sequenza - che non ha nulla da invidiare a quelle realizzate da Roland Emmerich - di un disastro naturale in cui sopravvive la giornalista francese Marie (Cecile de France) che comincia a riflettere sulla sua esperienza pre-morte mentre vive una dualità tra il suo fidanzato e il suo editore.Nella seconda storia troviamo George (Damon), un operaio di San Francisco, appassionato dei romanzi di Charles Dickens e della cucina italianache vive una specie di "maledizione", quella di mettere in contatto i vivi con i loro cari perduti, mentre si sforza di creare una relazione romantica con una donna (Bryce Dallas Howard). La trama della terza parte si svolge a Londra, e vede il giovane Marcus che, dopo la morte di suo fratello gemello Jason, deve far fronte a una mamma tossicodipendente.
Una buona prestazione per Matt Damon, differentemente dalla sua collega belga Cecile de France, che appare molto concentrato, come lo fu in The Departed, dimostrando di trovarsi più suo agio nei panni di un vegente che in quelli di una stella del rugby sudafricano. Inoltre convincono buona anche la presenza dei fratelli McLaren, dimostrando che, come accadde in Changeling, Eastwood con la sua persuasione sa trarre delle buone performance anche dagli attori più giovani.
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peiton81
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sabato 15 gennaio 2011
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bello
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Che dire, ho visto questo film ieri sera!
ok non è un capolavoro, ma pur essendo un po' lento, non annoia mai!
è coinvolgente, ti fa riflettere insomma un film che mi è piaciuto!
devo dire soldi ben spesi!
4 stelle mi sembra il voto giusto!
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g. romagna
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sabato 15 gennaio 2011
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hereafter
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Tre vicende scorrono parallele lungo tutto il film: George, operaio americano, riesce a vedere nell'aldilà delle persone con cui entra in contatto. Tale dote, che lo aveva reso ricco, viene da lui abbandonata quando si accorge che stava diventando una condanna, e che vivere a contatto con la morte è una "non vita"; Marie Lelay, brillante giornalista francese, si ritrova coinvolta nello tsunami indonesiano. Tocca con mano la morte, ma si salva. Da lì la sua vita comincerà a perdere pezzi ma a rinfrancarsi per via di nuove convinzioni su ciò che c'è oltre la morte; Markus, dodicenne londinese legatissimo al gemello Jason e costretto a crescere e responsabilizzarsi prima del tempo per via di una madre alcolizzata ed eroinomane, perde in un incidente il proprio fratello, mentre la mamma viene ricoverata in clinica di disintossicazione.
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Tre vicende scorrono parallele lungo tutto il film: George, operaio americano, riesce a vedere nell'aldilà delle persone con cui entra in contatto. Tale dote, che lo aveva reso ricco, viene da lui abbandonata quando si accorge che stava diventando una condanna, e che vivere a contatto con la morte è una "non vita"; Marie Lelay, brillante giornalista francese, si ritrova coinvolta nello tsunami indonesiano. Tocca con mano la morte, ma si salva. Da lì la sua vita comincerà a perdere pezzi ma a rinfrancarsi per via di nuove convinzioni su ciò che c'è oltre la morte; Markus, dodicenne londinese legatissimo al gemello Jason e costretto a crescere e responsabilizzarsi prima del tempo per via di una madre alcolizzata ed eroinomane, perde in un incidente il proprio fratello, mentre la mamma viene ricoverata in clinica di disintossicazione. Il trauma è per il ragazzo insostenibile, e cercherà in ogni modo di rimettersi in contatto con Jason, affidandosi ai più avvilenti ciarlatani. Destino vuole che i tre si incontrino a Londra, e l'esistenza di ognuno conoscerà una svolta... Vero, acuto, profondo e capace di trattare con la dovuta sensibilità un tema in cui ragionevole dubbio, superstizione e ciarlataneria viaggiano a poca distanza l'una dalle altre. L'approccio scientifico e l'aspetto della convinzione intimista procedono di pari passo, in un'abile cesellatura capace di offrire importanti spunti di riflessione anche ai più scettici in materia: illuminante in tal senso è, ad esempio, la questione delle imponenti analogie tra le visioni delle persone in stato comatoso o in apparente condizione terminale, così evidente da spingere anche la comunità scientifica a studi e dibattiti in merito, ancorchè osteggiati dall'ostruzionismo di importanti lobby cristiane. La regia, tecnicamente ineccepibile (che belle le scene dello tsunami!), e la sceneggiatura riflettono un sentimento di forte convinzione nell'esistenza di una realtà ultraterrena, ma non cercano giammai di imporlo con presunzione, ed è questo uno degli elementi che fanno fare al film il salto di qualità, unito all'abilità, straordinaria, nel coniugare con notevole naturalezza quello che naturale non è assolutamente in un tema del genere, ossia l'approccio scientifico e quello emotivo. E poi ci sono quella profondità e quella sensibilità, dettate dalla semplicità, dalle circostanze di vita e dalla forza d'animo, che nessuno come i personaggi di Eastwood sa attualmente avere in ambito cinematografico. Molto difficile è trattare un argomento del genere senza scadere nella banalità, nel buonismo o nella presunzione, ma Eastwood ci è mirabilmente riuscito, dimostrando una volta di più tutta la sua grande caratura registica che lo pone ai vertici della settima arte contemporanea. Teniamocelo stretto questo grande vecchio del cinema, finchè il tempo ce lo consente.
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pacipa
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sabato 15 gennaio 2011
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non un libro sulla morte, ma sulla vita.
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Non era credibile. Tutti parlavano di un film sulla morte e sull'aldilà. L'ho visto e, come d'altra parte mi aspettavo da Clint Eastwood, il film è per me sopratutto una magnifica e profondissima indagine sulla Vita nei suoi aspetti più intimi e profondi, su alcune delle sue innumerevoli sfaccettature.
La solitudine di George, alle prese con un dono che in realtà è una condanna; la conversione di Marie, donna di successo in un mondo troppo autoreferenziale che non ha tempo e non concede tempo, che cerca disperatamente spazi per le proprie riflessioni esistenziali; la tenerezza di Marcus, disperatamente dipendente dalla forza rassicurante del fratello, che deve trovare la sua strada in un mondo nuovo, irreversibilmente sopraggiunto troppo improvvisamente per lui.
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Non era credibile. Tutti parlavano di un film sulla morte e sull'aldilà. L'ho visto e, come d'altra parte mi aspettavo da Clint Eastwood, il film è per me sopratutto una magnifica e profondissima indagine sulla Vita nei suoi aspetti più intimi e profondi, su alcune delle sue innumerevoli sfaccettature.
La solitudine di George, alle prese con un dono che in realtà è una condanna; la conversione di Marie, donna di successo in un mondo troppo autoreferenziale che non ha tempo e non concede tempo, che cerca disperatamente spazi per le proprie riflessioni esistenziali; la tenerezza di Marcus, disperatamente dipendente dalla forza rassicurante del fratello, che deve trovare la sua strada in un mondo nuovo, irreversibilmente sopraggiunto troppo improvvisamente per lui.
La morte in Hereafter è solo un contesto, uno scenario con cui ciascuno di noi deve fare i conti, ognuno però attraverso la sua strada, combattendo con le proprie debolezze e superando anche le jatture che il Caso frappone, spesso quasi accanendosi.
Semmai la domanda che il film suggerisce è: c'è qualcuno che tira/regola i fili delle nostre vite?
Eastwood ci invita a riflettere e, ancora una volta, non ci ha deluso, anzi.
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laulilla
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sabato 15 gennaio 2011
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la vita qui e ora
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Non ero molto attratta da questo film: molto ne avevo letto e mi ero convinta che non fosse fatto per me. Da tempo, per esperienza ahimé, ero persuasa che elaborare un lutto significasse fondamentalmente riuscire a superare la nostra dipendenza dalla persona defunta. Chi abbia visto morire persone care e abbia provato, a un certo punto sollievo nel liberarsi di oggetti, che, pur sacri alla memoria, erano in grado di bloccare con la loro presenza l'urgenza di tornare a vivere, avrà immediatamente compreso la scena, atroce, ma di grandissima pregnanza metaforica, del piccolo Marcos, sopravvissuto al proprio gemello Jason, che si libera, malvolentieri, del berretto che era appartenuto al fratellino.
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Non ero molto attratta da questo film: molto ne avevo letto e mi ero convinta che non fosse fatto per me. Da tempo, per esperienza ahimé, ero persuasa che elaborare un lutto significasse fondamentalmente riuscire a superare la nostra dipendenza dalla persona defunta. Chi abbia visto morire persone care e abbia provato, a un certo punto sollievo nel liberarsi di oggetti, che, pur sacri alla memoria, erano in grado di bloccare con la loro presenza l'urgenza di tornare a vivere, avrà immediatamente compreso la scena, atroce, ma di grandissima pregnanza metaforica, del piccolo Marcos, sopravvissuto al proprio gemello Jason, che si libera, malvolentieri, del berretto che era appartenuto al fratellino. Forse, non si può chiedere a chi non ha ancora avuto esperienza di queste cose, di comprenderle, ma certo questa scena, a mio avviso, contiene la chiave interpretativa dell'intero film. C'è anche un'altra scena, per me straordinaria e memorabile che ci aiuta a capire il film: gli allievi del corso di cucina possono gustare, solo bendati, gli ingredienti di certi piatti. La benda, l'oscurità che si deve produrre per apprezzare appieno la bontà e il gusto delle cose, non è che un invito a evitare di voler conoscere ciò che ci può rovinare la vita: chi, incautamente, prova a farlo, ne porterà le amare conseguenze, perché, in questo caso, si tratta di un sapere regressivo e subalterno. Certo, la visione che complessivamente emerge dal film non è ottimistica, né consolante: la vita, che è soggetta a rischi inimmaginabili e del tutto casuali, va vissuta e goduta sapendo che si tratta di una brevissima esperienza irripetibile al termine della quale non sappiamo né se esisterà qualche cosa, né se quelle che sono universalmente considerate visioni pre- morte possano in qualche misura promettere alcunché di plausibile o di reale. Non sappiamo nulla, questo è il vero problema, e perciò dobbiamo trovare il coraggio di assaggiare al buio le esperienze dolci, amare, sapide, insipide che la vita ci presenterà; il resto è malattia e morbosa curiosità: il "dono" del giovane George, che potrebbe essere una miniera di guadagno per lui, nasce da una malattia, provocata da un intervento umano, che avrebbe dovuto riportare il giovane in salute e anche questo, secondo me ha un significato evidentemente metaforico. Che poi i protagonisti del film confluiscano tutti insieme a Londra, alla presentazione del libro di Marie, e che quindi si trovino lì spinti, con motivazioni diverse, da un interesse comune, non credo costituisca un importante oggetto di indagine e di riflessione: è certo che, se i tre vorranno continuare a vivere dovranno pensare al loro futuro qui e ora, non "dopo", perché il dopo, comunque si presenterà, non ha nulla davvero da comunicare ai vivi. I sensitivi non sono buoni o cattivi, sono per lo più avidi sfruttatori del bisogno di consolazione di chi non ha il coraggio di vivere; George non lo farà, perché sa che dal dolore altrui non può nascere il gusto della vita; Marcos neppure, perché ha capito e alla fine ha ritrovato la madre; si spera che anche Marie rinunci alle sue indagini, per riuscire anche lei, finalmente a vivere serenamente la sua esistenza. Il film è bello, benissimo raccontato, pulito e classico nelle immagini, sufficientemente teso per mantenere viva l'attenzione e anche la commozione degli spettatori. Gli attori sono tutti molto bravi e diretti con mano fermissima (ma occorre dirlo?) da un Eastwood, più giovane che mai.
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[+] hereafter
(di laulilla)
[ - ] hereafter
[+] grande laulilla..... se ti presenti ti voto....
(di jack black)
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marezia
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venerdì 14 gennaio 2011
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olgadik, benvenuta.
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Vorrei cogliere la Sua recensione per gettare un po' di luce sul finale che anche a me all'inizio ha dato l'idea di una chiusura romantica forse fuori luogo (anche perché io non lo sono per niente) ma che poi a ben riflettere mi è sembrata PIU' RAZIONALE CHE MAI invece perché è come se il bacio tra George e Marie fosse la premonizione di una nuova vita. E' come se il primo contatto gli avesse rivelato una persona COME LUI e quindi l'avesse riimmerso nella vita. Che ne dice?
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