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davidestanzione
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sabato 8 gennaio 2011
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clint, ancora lui. classico e moderno. al di là.
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Non é un thriller, l'ultimo film di Clint Eastwood, non nell'accezione comune. Certo, se riconduciamo il termine alla radice inglese del verbo "to thrill" ("emozionare") probabilmente ci avviciniamo con più esattezza alla matrice profonda, intima e "grezza", dell'ultima perla eastwoodiana. Precisazione d'obbligo, sì, ma inutile. Perché Eastwood si conferma ancora una volta al di là. Dei generi, delle etichette, delle mode. Lui, Clint, (oggi) maestro assoluto e transgenere, la moda la seguiva (da giovane), eccome. Ma ora, giunto all'apice della maturità espressiva, ha come l'esigenza di sondare nuovi angoli di cinema, nuove pieghettature emozionali, nuove storie disposte a viaggiare sul confine sfumato e nebuloso tra vita e non vita.
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Non é un thriller, l'ultimo film di Clint Eastwood, non nell'accezione comune. Certo, se riconduciamo il termine alla radice inglese del verbo "to thrill" ("emozionare") probabilmente ci avviciniamo con più esattezza alla matrice profonda, intima e "grezza", dell'ultima perla eastwoodiana. Precisazione d'obbligo, sì, ma inutile. Perché Eastwood si conferma ancora una volta al di là. Dei generi, delle etichette, delle mode. Lui, Clint, (oggi) maestro assoluto e transgenere, la moda la seguiva (da giovane), eccome. Ma ora, giunto all'apice della maturità espressiva, ha come l'esigenza di sondare nuovi angoli di cinema, nuove pieghettature emozionali, nuove storie disposte a viaggiare sul confine sfumato e nebuloso tra vita e non vita. Tre distinte città (Londra, Parigi e soprattutto San Francisco, il selvaggio borgo natio di Clint) a incorniciare e includere tre personaggi diversi per estrazione ma uguali e intimamente vicini per astrazione (ultraterrena): il dodicenne Marcus, che ha perso il gemello Jason per una tragica fatalità; la giornalista francese Marie (la belga Cecile de France, col cognome a presagirne il ruolo nel film della consacrazione extraeuropea), scampata allo tsunami del 2004; e il sensitivo riluttante Matt Damon, che vive il suo "dono" come una condanna e gli preferisce un placida malretribuzione operaia. Tre fantasmi dickensiani, distanti dal pragmatismo umano e dal "materialismo tragico" shakesperiano, accomunati da un'unica comune, riecheggiante esperienza: il contatto con l'al di là, col post mortem, col dopo di qui, a voler riprodurre i misteriosi e magnetici effluvi del titolo originale. Eastwood sceglie l'intreccio corale scritto da Peter Morgan per travalicare l'ultimo grande limite della sua carriera. E lo fa con l'accorata discrezione di un intimismo che da un po' di tempo a questa parte lo caratterizza. Non si lascia sedurre dalla smaccata e talvolta grossolana coralità contemporanea (Arriaga, Inarritu, il P.T. Anderson di Magnolia) e riannoda i fili dell'intreccio solo alla fine, con austero rigore e immenso tatto, emotivo, attoriale, autoriale. I suoi occhi azzurri scoloriti dal tempo ma rilucenti di sconfinata sensibilità sembrano essere l'involucro propizio e più adatto, per l'annidamento di una simile storia, in cui l'umanità pistolera e sanguigna di un tempo sfuma, per lasciar posto ai dubbi, alle ombre grigiastre, agli interrogativi sfuggenti che ci accomunano (tutti). Domande a cui Eastwood ovviamente non risponde ma che si limita a suscitare, lasciando che sia un ragazzino (Marcus) a scuotere la testa al suo posto dinanzi a un monitor e proiettando i suoi fantasmi dickensiani in un futuro non meglio definito ma di sicuro interrogativo, risoluto più che risolutivo. Eastwood minore? No. Il corso di cucina italiana può sembrare un pallido omaggio leoniano e far incrostare un arcaico sorriso di circostanza sulle labbra di qualcuno, ma provate a guardare l'uso delle luci che non ha nulla da invidiare a Million Dollar Baby o a Mystic River, la naturalezza di molti ciak zero, la scena in cui il sensitivo Damon incontra il piccolo Marcus: una sequenza impeccabile per costruzione dell'inquadratura (quei volti, illuminati a metà) e memorabile tanto quanto lo tsunami ricreato digitalmente dalla Scanline VFX. L'ambientazione francese appare sì sballottata rispetto ai canoni paesaggisti eastwoodiani ma é tratteggiata con verità e decoro, oltre che sottotitolata alla maniera di Lettere da Iwo Jima. Eastwood è l’ultimo, immenso baluardo di un cinema classico cui si sovrappone con disarmante naturalezza il moderno. E lo sapevamo.
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ralf89
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sabato 8 gennaio 2011
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finalmente
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La visione di Hereafter personalmente mi ha fatto esprimere un solo commento:finalmente!Non ne potevo più di film idioti e grazie a questo regalo di Natale di Clint posso affermare che ancora il cinema è vivo...Sì perchè non se ne può più di vedere film di registi debuttanti da 4 soldi che non sanno nemmeno il significato della parola film ma sanno solo cosa vende e cosa piace!In questo film è trattato un argomento abbastanza commerciale ma viene trattato con una maestria tale che elimina la banalità che ci si poteva aspettare...Non è un film ai livelli di Mystic River ma è sicuramente un film godibile, sicuramente sarà uno dei migliori 10 dell'anno!Matt Damon si conferma un attore propenso a film impegnati e
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La visione di Hereafter personalmente mi ha fatto esprimere un solo commento:finalmente!Non ne potevo più di film idioti e grazie a questo regalo di Natale di Clint posso affermare che ancora il cinema è vivo...Sì perchè non se ne può più di vedere film di registi debuttanti da 4 soldi che non sanno nemmeno il significato della parola film ma sanno solo cosa vende e cosa piace!In questo film è trattato un argomento abbastanza commerciale ma viene trattato con una maestria tale che elimina la banalità che ci si poteva aspettare...Non è un film ai livelli di Mystic River ma è sicuramente un film godibile, sicuramente sarà uno dei migliori 10 dell'anno!Matt Damon si conferma un attore propenso a film impegnati e Spielberg ribadisce ancora il proprio fiuto visto che di questo film ha fatto da produttore!Di certo senza Clint e pochi altri il cinema resterebbe solo un dolce ricordo!
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simo 87
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sabato 8 gennaio 2011
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clint non convince fino in fondo
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Ho sempre detto questo: Clint è come il vino...più invecchia e più diventa buono. Lo dimostrano i suoi ultimi film (dopo aver vinto l'oscar) Changeling, Gran Torino e Invictus. Anche quest'ultimo Hereafter ci regala delle autentiche perle del cinema: la scena dello tsunami è realistica e coinvolgente...senza precedenti! E sicuramente farà storia. Ora io sono appen tornato a casa dopo averlo visto quindi vi darò un parere a caldo su "un aspetto" di questo che film che ha Molto da dire. Hereafter tramite il bambino Marcus affronta una delle domande che più stanno a cuore all'uomo: "what happens when we die?". Sinceramente a me preme molto...e penso che sia "difficile" rispondere. E-PARENTESI-non so come fanno certe persone (come un personaggio del film) a dire a cuor leggero che dopo c'è il nulla, il vuoto (vero margherita hack??).
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Ho sempre detto questo: Clint è come il vino...più invecchia e più diventa buono. Lo dimostrano i suoi ultimi film (dopo aver vinto l'oscar) Changeling, Gran Torino e Invictus. Anche quest'ultimo Hereafter ci regala delle autentiche perle del cinema: la scena dello tsunami è realistica e coinvolgente...senza precedenti! E sicuramente farà storia. Ora io sono appen tornato a casa dopo averlo visto quindi vi darò un parere a caldo su "un aspetto" di questo che film che ha Molto da dire. Hereafter tramite il bambino Marcus affronta una delle domande che più stanno a cuore all'uomo: "what happens when we die?". Sinceramente a me preme molto...e penso che sia "difficile" rispondere. E-PARENTESI-non so come fanno certe persone (come un personaggio del film) a dire a cuor leggero che dopo c'è il nulla, il vuoto (vero margherita hack??)... Comunque, a mio parere, Clint mette in scena benissimo queste domande strazianti ma non convince nel tentativo di risposta...ammetto di essere un tipo scettico! Ditemi voi... Ma nella realtà nuda e cruda il suo film Sig. Eastwood ci può soddisfare?
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simo 87
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sabato 8 gennaio 2011
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clint non convince fino in fondo
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Ho sempre detto questo: Clint è come il vino...più invecchia e più diventa buono. Lo dimostrano i suoi ultimi film (dopo aver vinto l'oscar) Changeling, Gran Torino e Invictus. Anche quest'ultimo Hereafter ci regala delle autentiche perle del cinema: la scena dello tsunami è realistica e coinvolgente...senza precedenti! E sicuramente farà storia.
Ora io sono appen tornato a casa dopo averlo visto quindi vi darò un parere a caldo su "un aspetto" di questo che film che ha Molto da dire. Hereafter tramite il bambino Marcus affronta una delle domande che più stanno a cuore all'uomo: "what happens when we die?". Sinceramente a me preme molto...e penso che sia "difficile" rispondere. E-PARENTESI-non so come fanno certe persone (come un personaggio del film) a dire a cuor leggero che dopo c'è il nulla, il vuoto (vero margherita hack??).
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Ho sempre detto questo: Clint è come il vino...più invecchia e più diventa buono. Lo dimostrano i suoi ultimi film (dopo aver vinto l'oscar) Changeling, Gran Torino e Invictus. Anche quest'ultimo Hereafter ci regala delle autentiche perle del cinema: la scena dello tsunami è realistica e coinvolgente...senza precedenti! E sicuramente farà storia.
Ora io sono appen tornato a casa dopo averlo visto quindi vi darò un parere a caldo su "un aspetto" di questo che film che ha Molto da dire. Hereafter tramite il bambino Marcus affronta una delle domande che più stanno a cuore all'uomo: "what happens when we die?". Sinceramente a me preme molto...e penso che sia "difficile" rispondere. E-PARENTESI-non so come fanno certe persone (come un personaggio del film) a dire a cuor leggero che dopo c'è il nulla, il vuoto (vero margherita hack??)...
Comunque, a mio parere, Clint mette in scena benissimo queste domande strazianti ma non convince nel tentativo di risposta...ammetto di essere un tipo scettico! Ditemi voi...
Ma nella realtà nuda e cruda il suo film Sig. Eastwood ci può soddisfare?
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andaland
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sabato 8 gennaio 2011
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non è la fine
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Il film ricalca clichè sul paranormale, mostrando che esistono un sacco di ciarlatani, ma che dopo la morte esiste qualcosa di misterioso e sconosciuto che qualcuno è in grado di vedere e percepire, ma il racconto alla fine non aggiunge nulla di nuovo a ciò che si è sempre visto nei film e in tv. La regia è ottima, spettacolare la scena d'apertura dello tsunami, però non è il capolavoro che tutti descrivono.
[+] hereafter non parla del paranormale
(di samwood)
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immanuel
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sabato 8 gennaio 2011
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l'aldilà per un pugno di dollari
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Raccontare della vita dopo la morte ricorrendo alla parapsicologia può sembrare in un certo modo, visti il fascino e la suggestione che certi argomenti parascientifici ci sucitano, scontato o, se vogliamo (considerando le fanfaronate delle quali siamo imbevuti), costituisce tappa obbligata nella narrazione di ciò che sta al di là del mondo dei vivi. Forse perché siamo a corto di strumenti per scoprire quello che potrebbe esserci dopo la morte, proabilmente perché è più facile che qualcuno ci metta in comunicazione diretta o de relato - e corrobori in tal modo la nostra percezione di una "non fine" - con un universo del quale solo possiamo ipotizzare i contorni.
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Raccontare della vita dopo la morte ricorrendo alla parapsicologia può sembrare in un certo modo, visti il fascino e la suggestione che certi argomenti parascientifici ci sucitano, scontato o, se vogliamo (considerando le fanfaronate delle quali siamo imbevuti), costituisce tappa obbligata nella narrazione di ciò che sta al di là del mondo dei vivi. Forse perché siamo a corto di strumenti per scoprire quello che potrebbe esserci dopo la morte, proabilmente perché è più facile che qualcuno ci metta in comunicazione diretta o de relato - e corrobori in tal modo la nostra percezione di una "non fine" - con un universo del quale solo possiamo ipotizzare i contorni. Eastwood cade, così, nella trappola del cliché di un oltretomba a tutti noto. In fondo, il film non racconta nulla che lo spettatore abbia già sentito o letto, su riviste, libri o in programmi televisi. Sicché l'idea semplicistica, banale e anche un po' prosaica, di qualcuno che faccia da tramite tra noi e un mondo che sentiamo lontano, imperscrutabile, e del quale siamo spaventati, ci alletta troppo, ci induce ad autoconvincerci dell'affermazione per cui sia possibile che, in un mondo o in un altro, si possa trovare una traccia (un collegamento) di qualcosa che non potremo (e non possiamo) conoscere, se non quando passeremo le soglie della fine della vita biologica, prima ancora che spirituale. Per il resto, il film intraprende la china del lezioso racconto delle dinamiche umane, delle problematiche sociali, dei temi comuni ai più noti feuiletton: il tradimento, la storia d'amore (con tanto di armonia di violini a suggello del bell'epilogo), l'infatuazione, il riscatto. Tutte cose già viste e conosciute e che nulla hanno da spartire con il nerbo della storia, con ciò che avrebbe dovuto innervare l'intera pellicola, e da cui, non si sa se per scarsa sensibilità o mancanza di originalità, si è voluto scantonare. Tirando le somme, il risultato è un prodotto asfittico, carente, privo di efficacia, a tratti tedioso, e guardando ai contenuti più che alle forme, ingenuamente consolatorio, dal momento che ha voluto propugnare l'idea che un oltretomba, se si vuole o si può desiderare, se si vuol credere, si può farlo con molto poco e, sopratutto, senza scomodare i massimi sistemi.
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queen-lizard
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venerdì 7 gennaio 2011
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deludente
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Una grandiosa ouveture: uno tsunami in una località esotica e paradisiaca.
Un sensitivo con un vero dono, non un ciarlatano, che stabilisce un vero contatto con la moglie defunta.
Ma a questo punto, il film perde forza, si trascina avanti a stento.
Nonostante le buone performance degli attori, la discreta fotografia e la regia ottima, la trama è debole, senza fondamenta.
Il tema dell'aldilà, a mio parere, è portato avanti in modo ridondante e poco approfondito, cede il posto come centralità del film alle storie dei protagonisti, tra cui, impossibile non citare quella del povero bimbo orfano che,come spesso succede nelle storie drammatiche, divide il pubblico in sala:
da una parte vecchiette commosse, dall'altra scetticismo.
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Una grandiosa ouveture: uno tsunami in una località esotica e paradisiaca.
Un sensitivo con un vero dono, non un ciarlatano, che stabilisce un vero contatto con la moglie defunta.
Ma a questo punto, il film perde forza, si trascina avanti a stento.
Nonostante le buone performance degli attori, la discreta fotografia e la regia ottima, la trama è debole, senza fondamenta.
Il tema dell'aldilà, a mio parere, è portato avanti in modo ridondante e poco approfondito, cede il posto come centralità del film alle storie dei protagonisti, tra cui, impossibile non citare quella del povero bimbo orfano che,come spesso succede nelle storie drammatiche, divide il pubblico in sala:
da una parte vecchiette commosse, dall'altra scetticismo.
Mielosa, scontata, poco credibile.
Dopo una intricatissima vicenda che, finalmente, fa riunire i tre protagonisti, lo spettatore si aspetta che il tema dell'aldilà torni a galla, che due ore e dieci di visione acquistino senso.
Invece, il film finisce e, amareggoiati, si esce dal cinema.
Deludente.
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sincity
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venerdì 7 gennaio 2011
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eastwood-damon "ci fan vedere il paradiso"
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Pare che ormai, i due grandi artisti Americani stiano stringendo un grande sodalizio. Dopo l'indimenticabile successo di Invictus, Hereafter è solo un'altra grande perla cinematografica che Eastwood ci regala. Un film che ci da dono di frasi e scene memorabili, di interpretazioni da oscar e di sceneggiatura da brivido, una trama originale e che non lascia alcun dubbio e/o punto in sospeso! Tre trame che attraversano il film come tre linee parallele pronte ad incontrarsi in un finale tra i più lodevoli degli ultimi anni! Era da tempo che non uscivo dalla sala così soddisfatto, così entusiasta. -Delle tre trame quella più interessante è sicuramente quella di Marcus- Il film riesce a tenerti con il fiato sospeso fin dalle prime scene, una volta finito si ha la sensazione di non voler smettere di guardarlo.
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Pare che ormai, i due grandi artisti Americani stiano stringendo un grande sodalizio. Dopo l'indimenticabile successo di Invictus, Hereafter è solo un'altra grande perla cinematografica che Eastwood ci regala. Un film che ci da dono di frasi e scene memorabili, di interpretazioni da oscar e di sceneggiatura da brivido, una trama originale e che non lascia alcun dubbio e/o punto in sospeso! Tre trame che attraversano il film come tre linee parallele pronte ad incontrarsi in un finale tra i più lodevoli degli ultimi anni! Era da tempo che non uscivo dalla sala così soddisfatto, così entusiasta. -Delle tre trame quella più interessante è sicuramente quella di Marcus- Il film riesce a tenerti con il fiato sospeso fin dalle prime scene, una volta finito si ha la sensazione di non voler smettere di guardarlo. Credo,che non diventerà il film più amato del 2011, ma di certo potrà strappare qualche nomination agli oscar ( e perchè no, anche qualche vittoria) e (come già ha dimostrato in America) un ottimo Box office.
Come suggerisce anche il mio titolo, credo che il film c'abbia davvero fatto" vedere il paradiso", si contano (purtroppo) sulla punta delle dita le pellicole che riescono a trattare lucidamente vari argomenti con lucidità, e HereAfter rientra in questa categoria. in due ore o poco più riesce a trattare, le esperienze post-morte,La morte,Atti terroristici,Catastrofi naturali, Ciarlatani,Amore (espresso in vari modi) e chi più ne ha più ne metta.
In quanto La Colonna sonora non so davvero cosa dire, rappresenta la poesia della musica nella sua essenza!E Anche se non risulta essere nel mio genere descrittivo di un film , loderei anche gli effetti speciali delle prime scene (tsunami) , che sono state rese in maniera "splendidamente splendide".
L'anno si può dire dunque cominciato alla grande con l'uscita di Hereafter nelle sale, e (tanto per finire volontariamente su frasi banali e monotone)speriamo che ben presto arriveranno nei nostri cinema nuovi capolavori di questo livello.
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patpat
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venerdì 7 gennaio 2011
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no no no
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E' con dispiacere e delusione che mi trovo a definire questo film "un panettone indigesto". E' lento, scontato e soprattutto deludente. Da Clint Eastwood alla regia e Matt Damon come protagonista ci si aspetta molto di più invece l'unica cosa che aspettavo di vedere erano i titoli di coda...purtroppo.
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