alice33gra
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lunedì 10 gennaio 2011
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quando la poesia incontra il grande schermo!!
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Quanado la poesia incontra il grande schermo nasce un capolavoro. Pare incredibile che una persona di ottanta anni, ormai non tanto lontana dall'appuntamento con la morte (e speriamo che sia il più lontano possibile così che possa regalare a tutti noi ancora grandi emozioni)riesca a descrivere quello che non si può conoscere con tanta pacatezza e poesia.
Un film eccellente da vedere e rivedere per cogliere tutte le sfumature di colore che ad una prima visione possono essere oscurate dalle tinte più accese della storia dei tre personaggi. Mi ha colpito per esempio la paura della massa di affrontare questi argomenti al confine tra la vita e la morte, tra quello che è noto e l'ingnoto che il regista sottolinea, tuttavia, in modo non grave con un commento di una studiosa atea.
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Quanado la poesia incontra il grande schermo nasce un capolavoro. Pare incredibile che una persona di ottanta anni, ormai non tanto lontana dall'appuntamento con la morte (e speriamo che sia il più lontano possibile così che possa regalare a tutti noi ancora grandi emozioni)riesca a descrivere quello che non si può conoscere con tanta pacatezza e poesia.
Un film eccellente da vedere e rivedere per cogliere tutte le sfumature di colore che ad una prima visione possono essere oscurate dalle tinte più accese della storia dei tre personaggi. Mi ha colpito per esempio la paura della massa di affrontare questi argomenti al confine tra la vita e la morte, tra quello che è noto e l'ingnoto che il regista sottolinea, tuttavia, in modo non grave con un commento di una studiosa atea. La recitazione di Damon meriterebbe l'oscar.
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ginofac
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lunedì 10 gennaio 2011
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bell'inizio, ma poi...
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Il tono di voce è quello degli ultimi film di Clint Eastwood, ma in generale qui c'è meno potenza.
Tre storie che scorrono parallele, e che troppo forzosamente finiscono per intrecciarsi.
L'inizio di ciascuna delle tre storie è forse il momento migliore del film: lo tsunami, la seduta al greco, la visita degli assistenti sociali. COn grande forza piombiamo in queste tre vite, con meno forza vi restiamo.
Forse troppo surreale la parte di Matt Damon, che riempie tutto il film di un alone di assurdità.
Film comunque in generale piacevole.
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gloucester
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lunedì 10 gennaio 2011
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l'aldilà: deve esserci andato anche il cinema.
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Trovo piuttosto incomprensibile lo schieramento unanimamente favorevole espresso dalla critica a favore del film quasi come contrappeso ai giudizi piuttosto tiepidi dei critici americani.
Il film di Eastwood meno centrato degli ultimi vent'anni. Personaggi sfuocati, dialoghi piatti, si sta lì ad aspettare che le tre storie decollino e non succede.
Mi è totalmente sfuggita la traccia relativa al senso della vita, quello della morte e della loro compresenza. Boh! Non avro capito io.
Peccato! ero andato con le migliori intenzioni.
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aesse
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lunedì 10 gennaio 2011
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la gioia di " togliersi i guanti"
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SU “ HEREAFTER”: LA GIOIA DI “TOGLIERSI I GUANTI”
Succede a volte che il procedere degli anni, accumulare passato alle spalle, esperienza e vita, non produca inesorabilmente vecchiaia che è generalmente antitetica alla facilità, semplicità, mi viene da dire bonarietà, caratteristiche con le quali è stato portato a compimento “ HEREAFTER”.
Ci fa di certo piacere che portatore di tali rare prerogative sia quel gran figo di Clint Eastwood della cui memorabile fisicità piuttosto che della sua anima siano, nonostante le ormai infinite prove di essa, segnati, al fine di superare il pregiudizio, purtroppo ancora in vigore, per cui una grande anima difficilmente sia ad appannaggio di chi abbia un fisico un tempo bellissimo.
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SU “ HEREAFTER”: LA GIOIA DI “TOGLIERSI I GUANTI”
Succede a volte che il procedere degli anni, accumulare passato alle spalle, esperienza e vita, non produca inesorabilmente vecchiaia che è generalmente antitetica alla facilità, semplicità, mi viene da dire bonarietà, caratteristiche con le quali è stato portato a compimento “ HEREAFTER”.
Ci fa di certo piacere che portatore di tali rare prerogative sia quel gran figo di Clint Eastwood della cui memorabile fisicità piuttosto che della sua anima siano, nonostante le ormai infinite prove di essa, segnati, al fine di superare il pregiudizio, purtroppo ancora in vigore, per cui una grande anima difficilmente sia ad appannaggio di chi abbia un fisico un tempo bellissimo.
Invece anche questa volta, soprattutto questa volta, Eastwood nonostante l’età incipiente e il tema guida del film riesce a trattare il tutto con facilità, semplicità, bonarietà, prova non ovvia trattandosi di un racconto sulla morte che appellandosi alle suddette qualità narrative si propone come l’esempio più felice mai raccontato con il cinema. Niente turba un equilibrio e un ritmo che è evidente fino dalle prime scene di cui quella iniziale dello tzunami indonesiano molto spettacolare e terrorizzante ma nonostante il suo evidente peso in armonia con il resto. Resto che è la quiete dopo la tempesta, quiete nella quale niente sarà più come prima del passaggio della tempesta ma…meglio…Questo film ci dice di avere fiducia nei confronti di ciò che ci sarà dopo, anche dopo la morte confidando nelle grandi prerogative spesso nascoste e inutilizzate degli uomini. Prerogative ben espresse in George uno dei tre protagonisti del film, dickensiano di ferro, poi c’è Marie, giornalista francese di successo miracolosamente sfuggita alla morte e Marcus, fragile gemello dodicenne sdoppiato causa morte del gemello Jason. George è un sensitivo che non vive serenamente queste sue qualità specifiche e spesso ob torto collo aiuta gli altri ad entrare in contatto con le anime dei loro morti, difficile da credere! Meno invece lo è attribuirgli capacità che gli permettano di entrare in contatto con ciò che i vivi interpellanti, sottociutamente e attribuendolo al loro caro scomparso, vogliono e sperano. E’ il caso di Marcus che dopo una seduta con George, tanto ricercata, se ne torna a casa doppio, cioè intero, quindi più forte e più felice. Sarà di sicuro più felice George che attraverso l’incontro e forse l’amore con Marie che nel frattempo avrà utilizzato la sua esperienza per dare una svolta virtuosa ala sua vita, prova la gioia di “togliersi i guanti” tocca sente ed esprime liberamente la propria natura ed è questa, secondo me, indipendentemente dal tema utilizzato, la vocazione di questo film e la sua più giusta chiave di lettura. Quindi la trattazione dell’argomento del dopo morte è un treno come un altro per arrivare ad affermare quanto sia un sacrilegio inperdonabile rinunciare all’espressione totale e più alta di noi stessi, che va sempre perseguito, senza limiti di età, come fa Clint che ad ogni film sempre più ci meraviglia e soddisfa cresce ed esprime se stesso sempre più come in questa sua ultima opera in cui supera degnamente un cimento così difficile senza scadere né nel bizzarro né nel sentimentale. Lo fa consegnandoci l’ennesimo capolavoro che scivola lieve davanti ai nostri occhi grazie ad una regia magistrale che filma le 3 città Londra, Parigi, San Francisco, con quel tocco magico con cui dirige la recitazione dei protagonisti e non, tutti bravissimi nel rendere credibile e potente una sceneggiatura di alto rango.
ANTONELLA SENSI
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marezia
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lunedì 10 gennaio 2011
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anzi,
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Chi ricorda ESATTAMENTE il colore di questi "defunti vestitissimi" glielo spieghi (così mi evita la seccatura), per favore. Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhh......................
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mimì59
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lunedì 10 gennaio 2011
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la dolcezza e la saggezza a connubio
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Regia impeccabile di un Cleant arrivato alla soglia dei suoi ottant'anni. L'avvicinarsi all'età di una possibile morte lo rende sensibile a occuparsi di temi forse a lui fin'ora inesplorati. Non fornisce risposte ma solo spunti di riflessione colorando - come un acquerellista - a tinte pastello, i suoi tre personaggi chiave.
Continuo ad amare questo regista, attore, artista completo che non smette di stupire e che invita - tramite il grande schermo - a pensare, lancia tematiche attualissime e importanti.
Il dolore, la sofferenza e la morte accompagnano l'uomo da sempre, tutte le religioni toccano questi temi, il buddismo per primo.
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bobdex
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lunedì 10 gennaio 2011
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clint riflette
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Clint riflette e fa riflettere attraverso un argomento delicato, sul quale si poteva facilmente scadere sul banale. La morte, l'aldilà. Senza fare troppi giri di parole, io che mi ritengo ateo e che personalmente non credo in un aldilà ma solo in un aldiquà, ho comunque apprezzato le riflessioni proposte dal regista, che secondo me vertono più sull'esperienza della vita che su quella della morte. Le descrizioni dei personaggi, soli e incompresi, dei loro pensieri che troppo spesso si rifanno all'idea della fine, rappresentano un messaggio che incita alla vita. Per esempio come accade nella seduta finale di George a Marcus. Tramite il fratellino defunto, George riuscirà a dare più forza, più voglia di vivere a Marcus.
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Clint riflette e fa riflettere attraverso un argomento delicato, sul quale si poteva facilmente scadere sul banale. La morte, l'aldilà. Senza fare troppi giri di parole, io che mi ritengo ateo e che personalmente non credo in un aldilà ma solo in un aldiquà, ho comunque apprezzato le riflessioni proposte dal regista, che secondo me vertono più sull'esperienza della vita che su quella della morte. Le descrizioni dei personaggi, soli e incompresi, dei loro pensieri che troppo spesso si rifanno all'idea della fine, rappresentano un messaggio che incita alla vita. Per esempio come accade nella seduta finale di George a Marcus. Tramite il fratellino defunto, George riuscirà a dare più forza, più voglia di vivere a Marcus. Da apprezzare inoltre, quel velo di mistero che Clint ci lascia a fine film, come un soffice tocco di un dubbio su cosa davvero può esserci dopo la morte, con una sola certezza: prima di guardare verso la fine, e riempire la propria vita di dubbi, meglio guardare alla vita.
Straordinario poi l'effetto Tsunami a inizio film, di grande impatto la scena della morte del gemello di Marcus, e ancora una volta una magnifica e leggiadra colonna sonora. Grazie Clint!
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c354r3
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lunedì 10 gennaio 2011
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che delusione!!
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Film LENTISSIMO, privo di emozioni, scontato, si capisce subito come andrà a finire!!!
ASSOLUTAMENTE DELUSO!!!
consigliato: ASSOLUTAMENTE NO!!!!
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renato volpone
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lunedì 10 gennaio 2011
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il dolore del distacco
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Riprendendo un tema a lungo trattato dalla letteratura, il regista porta sul grande schermo la possibilità di una vita dopo la morte. Il film è costruito con grande abilità: ad esempio la scena iniziale dello Tzunami è bellissima, Gli attori sono convincenti. La storia si dipana da tre paesi differenti, Francia, Gran bretagna e Stati Uniti per portare nel finale tutti i protagonisti ad incontrarsi. Ben costruito, lascia comunque delle perplessità sulla rappresentazione dell'aldilà, difficile da rendere, ma forse troppo semplificata con immagini sdolcinate e defunti vestitissimi e tutti in fila ad aspettare i nuovi arrivi
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paolocarburi
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lunedì 10 gennaio 2011
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in sospeso...
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Questa volta no....questa volta il film non si può definire un capolavoro. Clint Eastwood costruisce un film privo di una svolta che riconnetta tutti gli input che vengono lanciati di volta in volta. Tutto il lavoro risulta essere un accavallarsi d'immagini che riguardano tutte le stesso argomento ma che non trovano una sintesi che chiuda il discorso. Per esempio: l'intervento di vari personaggi nella trama durante film risultano effimeri. Sembra quasi che la trama della storia proceda a tastoni nel buio più totale con il risultato sia un finale scontato, per i più buoni, o vuoto di senso, per i più cattivi. Va bene, è vero il tema della morte deve lasciare necessariamente tantissimi interrogativi ma bisognava impegnarsi di più per far si che venisse fuori qualcosa di veramente forte.
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Questa volta no....questa volta il film non si può definire un capolavoro. Clint Eastwood costruisce un film privo di una svolta che riconnetta tutti gli input che vengono lanciati di volta in volta. Tutto il lavoro risulta essere un accavallarsi d'immagini che riguardano tutte le stesso argomento ma che non trovano una sintesi che chiuda il discorso. Per esempio: l'intervento di vari personaggi nella trama durante film risultano effimeri. Sembra quasi che la trama della storia proceda a tastoni nel buio più totale con il risultato sia un finale scontato, per i più buoni, o vuoto di senso, per i più cattivi. Va bene, è vero il tema della morte deve lasciare necessariamente tantissimi interrogativi ma bisognava impegnarsi di più per far si che venisse fuori qualcosa di veramente forte.
Conclusione: Il film vi terrà incollati per tutto il tempo ma non pensiate mai nemmeno un momento che ad un certo punto decolli. 3 stelle per Clint perchè se lui ha sperimentato, io non l'ho capito.
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