salvo
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venerdì 14 gennaio 2011
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angosciante
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Ho visto il film in questione e con una certa timidezza mi accingo a dire che mi ha lasciato perplesso per non dire amareggiato. Dico timidezza perchè temo che qualcuno di opinione opposta mi si scagli contro e poi magari dovrei ricorrere al sostegno di specialisti in materia. Non escludo la bravura del regista, ma qui non è servita ad attutire l'angoscia e la paura della morte e dell'aldilà; anzi lascia accesa una certa tensione perchè risveglia in noi la curiosità di sempre: che c'è dopo la morte? Io credo che il regista si sforzi con questo film a volersi dare una risposta personale, ma poco convincente! SALVO
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(di jennyx)
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mimmonat
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giovedì 13 gennaio 2011
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dai lunghi silenzi con leone ai viaggi nell'anina
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Clint dimostra ancora una volta di poter osare dove possono pochi. Questa volta, però, non "il solito film sopra la media" che ti coivolge ed in sala non ti fa pensare a nient'altro che al film, questa volta con la maestria riservata a pochi, quella macchina da presa, oltre che a muoversi con abilità raffinata, arriva, grazie anche a scelte musicali azzecate, dentro la nostra anima. Altro tocco di classe che credo non sfuggirà allo spettatore e quello che, a differenza del film che viaggia sempre sopra le righe per tutta la durata, penso a film tipo LO SCAFANDRO E LA FARLALLA, Clint riesce a dare dei tocchi che ci riportano in una dimensione di normalità e ci consentono d'uscirne con un ricordo anche "terreno".
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Clint dimostra ancora una volta di poter osare dove possono pochi. Questa volta, però, non "il solito film sopra la media" che ti coivolge ed in sala non ti fa pensare a nient'altro che al film, questa volta con la maestria riservata a pochi, quella macchina da presa, oltre che a muoversi con abilità raffinata, arriva, grazie anche a scelte musicali azzecate, dentro la nostra anima. Altro tocco di classe che credo non sfuggirà allo spettatore e quello che, a differenza del film che viaggia sempre sopra le righe per tutta la durata, penso a film tipo LO SCAFANDRO E LA FARLALLA, Clint riesce a dare dei tocchi che ci riportano in una dimensione di normalità e ci consentono d'uscirne con un ricordo anche "terreno". Lunga vita a Clint, vecchio conservatore americano "illuminato".Adesso dopo anni veniamo a sapere a cosa pensava in lunghi silenzi sui set di Leone in Ciociaria!
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[+] schabel
(di em.ina)
[ - ] schabel
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melania
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giovedì 13 gennaio 2011
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poco coinvolgente
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Il film è ben fatto,ottimo cast,bella sceneggiatura.Il tema è interessante ma nonostante tutte queste premesse sono rimasta a guardarlo senza particolari emozioni.trovo che sia molto ben recitato ma,per me,poco coinvolgente.Il motivo?non saprei....
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mandatrix
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giovedì 13 gennaio 2011
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grande colonna sonora
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il ritmo scorre "giusto", con un montaggio non troppo veloce.
la colonna sonora è davvero bella. i liked.
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andrea1967
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giovedì 13 gennaio 2011
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film profondo, riflessivo, pienamente eastwoodiano
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Hereafter è un film profondo, riflessivo, pienamente eastwoodiano. Ricordo Eastwood in una vecchia intervista:“fondamentalmente realizzo delle storie per me, compatibili con il fatto che non amo i cinema vuoti”. Alla luce di questa interpretazione autentica non si dovrebbe mai dimenticare che Eastwood è un uomo adulto; poco interessato a solleticare il botteghino esibendo acrobazie Ninja (rivolgersi a Tarantino) o comunità di benestanti annoiati (Allen), o spacciando allucinazioni (Lynch). Come esiste una letteratura per i ventenni (Hemingway) e una per la maturità (Tolstoj), esiste il cinema di Eastwood, che non può essere compreso con strumenti adolescenziali, quando manca il vissuto che ne costituisce la base elaborativa.
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Hereafter è un film profondo, riflessivo, pienamente eastwoodiano. Ricordo Eastwood in una vecchia intervista:“fondamentalmente realizzo delle storie per me, compatibili con il fatto che non amo i cinema vuoti”. Alla luce di questa interpretazione autentica non si dovrebbe mai dimenticare che Eastwood è un uomo adulto; poco interessato a solleticare il botteghino esibendo acrobazie Ninja (rivolgersi a Tarantino) o comunità di benestanti annoiati (Allen), o spacciando allucinazioni (Lynch). Come esiste una letteratura per i ventenni (Hemingway) e una per la maturità (Tolstoj), esiste il cinema di Eastwood, che non può essere compreso con strumenti adolescenziali, quando manca il vissuto che ne costituisce la base elaborativa.
Eastwood è un osservatore tanto "in divenire", quanto disinteressato alle mode prevalenti. Ciò lo rende avversato e poco capito sin dall’ispettore Callahan, personaggio già molto complesso. Peccato, perché egli da 40 anni segue fedelmente un filo conduttore; storie di persone che lottano per costruire se stessi al cospetto del fato e di un mondo pauroso e perciò conformista. Il venditore di scarpe che lascia la città per fondare un “wild west show” (Bronco Billy); la lotta interiore di Will Munny, conteso tra la via del duro lavoro e il baratro della violenza; la determinazione di Maggie (Million dollar baby) che si allena giorno e notte per sfuggire ad un piatto destino. Lei non combatte per denaro, ma per una vita piena, per rendersi utile ai suoi cari, per vivere la grandezza dell’affetto di un cane, per scoprire la traduzione di Mo Cùishle.
Anche George, Marie e Marcus volano alto sopra la banalità. George perché costretto, Marcus per questioni biologiche (specialità dei gemelli), Marie perché il destino le ha aperto una porta su una angoscia immensa, che annichilisce ogni quotidianità. Non sono nati “minoranza”, lo diventano perché ora portano un fardello indivisibile. I quesiti che li attanagliano richiedono cammini solitari, liberi dai conformismi. Come quello del fratello di George, che vorrebbe monetizzarne le facoltà, non per avidità, ma solo per carenza empatica e per strabismo culturale. Quello della TV, che accoglie ciarlatani di ogni confessione, purchè truffino entro “le regole”; ma non tollera la parola “morte”, perchè deprime i consumi. Quello dell’assistenza sociale inglese, che si avvale di protocolli e funzionari inappuntabili, ma incapaci di fermarsi un istante a relazionarsi con Marcus nella sua individualità.
E per una volta, nella roulette del caso, la disperata difesa dei protagonisti viene premiata. Non trovano le risposte, ma ognuno trova un lembo di terraferma: dei rapporti umani nuovi sui quali costruire un futuro in questo mondo. Hereafter è un nuovo, delicatissimo posarsi della farfalla Eastwood nella cristalleria della filosofia morale. I suoi protagonisti non hanno patria né sesso, sono solo adulti veri: dirty Harry sorride carico di tenerezza (dura un fotogramma) verso un collega onesto; Robert Kincaid non mangia carne, perché sa quanta sofferenza essa nasconde. Il folk singer di Honkytonk man sacrifica la sua vita solo per non essere vissuto invano. In Herafter c’è tutto, perfino lo spettatore entrato in sala per vedere un videoclip di bellocci con laurea in astrofisica e superpoteri. E’ la ragazza del corso di cucina. Piena di formicolio new age insiste perché George la osservi nel profondo; ma nel profondo ci si annega. Quanto poi alle perentorie certezze sulla morte che il film non da, si dice che “l'intelligente sa poco e l'imbecille sa tutto”. E su Clint, lo conferma la modestia che mostra nelle interviste, ci sono ben pochi dubbi.
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camillone
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giovedì 13 gennaio 2011
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superficiale ??????
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Mi è piaciuto moltissimo il precedente (Gran Torino) per cui sono andato immediatamente a vedere queso nuovo film del rtegista americano. Ho sentimenti contrastanti, perchè il film è ben fatto e ben recitato, però mi ha lasciato come un senso di attesa per qualcosa che sembra arrivi ma invece non arriva mai. E' il colpo d'ala, lo scatto del super ? Ad esempio, la lettera che l'operaio scrive alla giornalista, si immagina non parli soltanto d'amore, ma più che altro delle esperienze comuni, appunto le visioni post-mortem. E allora, perchè non rendere anche gli spettatori partecipi delle loro emozioni ? perchè non farci sentire con la voce di lui, cosa gli scrive ? E poi, dopo l'incontro fra i due, di cosa parlano, come affrontano un tema così spinoso, ma comune ad entrambi, come le visioni, le aspettative dell'aldilà ? Ripeto, si esce dal cinema con un senso di insoddisfazione, come di una cosa bella ma non terminata, appunto, una "incompiuta".
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Mi è piaciuto moltissimo il precedente (Gran Torino) per cui sono andato immediatamente a vedere queso nuovo film del rtegista americano. Ho sentimenti contrastanti, perchè il film è ben fatto e ben recitato, però mi ha lasciato come un senso di attesa per qualcosa che sembra arrivi ma invece non arriva mai. E' il colpo d'ala, lo scatto del super ? Ad esempio, la lettera che l'operaio scrive alla giornalista, si immagina non parli soltanto d'amore, ma più che altro delle esperienze comuni, appunto le visioni post-mortem. E allora, perchè non rendere anche gli spettatori partecipi delle loro emozioni ? perchè non farci sentire con la voce di lui, cosa gli scrive ? E poi, dopo l'incontro fra i due, di cosa parlano, come affrontano un tema così spinoso, ma comune ad entrambi, come le visioni, le aspettative dell'aldilà ? Ripeto, si esce dal cinema con un senso di insoddisfazione, come di una cosa bella ma non terminata, appunto, una "incompiuta". Peccato, perchè le basi per un discorso più profondo c'erano tutte, anche per la ricerca del non voler trattare l'aldilà come vuole la religione, ma soltanto come una sensazione magica. Ripeto, peccato, ma il nostro Clint resta comunque ottimo.
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mimì59
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giovedì 13 gennaio 2011
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i chiaroscuri
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Ciò che colpisce di questo film è anche la scelta di parecchi chiaroscuri, ombre e luci, le ombre della morte e le luci della vita, ma anche nella vita c'è un pò di morte, contatti, cari che ci lasciano.... così come nella morte aspiriamo a qualcosa di luminoso, come le visioni della giornalista francese. Una realtà (il tsunami) che sembra un incubo, è un incubo, oppure un bellissimo sogno (il desiderato bacio finale)e nella morte?
La tematica lanciata da Cleant è aperta, noi e i nostri incubi, noi e il nostro subconscio, conscio e inconscio, noi e voi.
Viviamo come se non dovessimo mai morire e moriamo non avendo mai vissuto (Dalai Lama)
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mario farina
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giovedì 13 gennaio 2011
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favola e realtà
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Sembra una favola ma una favola non è. E' una storia che potrebbe essere vera ,forse soltanto e leggermente arricchita da qualche fiocco di bontà , quella che desidereremmo negli altri, ma che difficilmente riusciamo a trovare .
Perciò questo film ci fa sognare e ci colpisce profondamente nell'anima ,forse più dello stesso mistero della morte che ne è il tema centrale .
Questo è il meraviglioso accostamento che quest'opera è riuscita arealizzare : la fiaba con la realtà ,la vita con il dopo di essa,immaginario,ma non inimmaginabile.
La semplicità è geniale , difficile da raggiungere su un argomento come quello dell'aldilà,ma forse la soluzione è proprio qui : se crediamo
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Sembra una favola ma una favola non è. E' una storia che potrebbe essere vera ,forse soltanto e leggermente arricchita da qualche fiocco di bontà , quella che desidereremmo negli altri, ma che difficilmente riusciamo a trovare .
Perciò questo film ci fa sognare e ci colpisce profondamente nell'anima ,forse più dello stesso mistero della morte che ne è il tema centrale .
Questo è il meraviglioso accostamento che quest'opera è riuscita arealizzare : la fiaba con la realtà ,la vita con il dopo di essa,immaginario,ma non inimmaginabile.
La semplicità è geniale , difficile da raggiungere su un argomento come quello dell'aldilà,ma forse la soluzione è proprio qui : se crediamo in una vita-favola perché non credere nella morte favola?
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federer85
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giovedì 13 gennaio 2011
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capolavoro
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AUTENTICO CAPOLAVORO. Non puoi non commuoverti almeno una volta(io l'ho fatto per 3 volte!). La scena iniziale dell'incidente a Jason(uno dei due gemelli) è a mio avviso assieme alla scena finale di Ladri di Biciclette la scena più drammatica mai realizzata al cinema.
Attenzione però,non è solo uno strappalacrime...E' un film profondo,toccante,intenso,buono ma senza essere buonista.
Insomma,per me è anche meglio dell'altro capolavoro del regista discepolo di Sergio Leone: Million Dollar Baby
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ethan
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giovedì 13 gennaio 2011
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non è un capolavoro!
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Da uno come me che adora i films di Clint Eastwood... Hereafter, mi ha deluso parecchio, e il bello è che non so spiegarmelo, il prodotto è ben confezionato, niente da dire, storie coinvolgenti, attori all'altezza, ottima la sceneggiatura e gli effetti speciali, mah, non mi è piaciuto, scusate.
P.s.: Marezia, penso che Lei abbia bisogno di un bagno di umiltà, mi creda lo faccia. E si rilegga L'Amleto, ne ha bisogno. Con simpatia. Ethan.
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