marvelman
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giovedì 13 gennaio 2011
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bravo cinefilo
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Questo film è un insulto ad altri bei film di quest'anno su tutti The Social Network, Toy Story 3 e soprattutto Inception. Clint Eastwood non è mai stato così lontano dalla stupenda semplicità di Gran Torino, dalla densità di Mystic River e dalla vibrante solennità storica di Lettere da Iwo Jima. Qua siamo praticamente sulla linea della noia di Invictus e Flags of our Fathers che probabilmente sono i suoi film peggiori. Questo film è OGGETTIVAMENTE non al livello di Eastwood, e nel complesso piuttosto mediocre. Un inutile film di transizione. Se Eastwood facesse meno film che uno all'anno forse gli riuscirebbero meglio.
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robbsss
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giovedì 13 gennaio 2011
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fermatelo
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una pesantezza assurda...sconsigliato a tutti quelli che soffrono di narcolessia, ottimo per conciliare il sonno!
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vicolodegliosti15
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giovedì 13 gennaio 2011
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capolavoro o no, clint eastwood va dritto al cuore
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ho assistito ieri sera alla proiezione del film. innanzitutto ci tengo a precisare che una sala in cui i suoni prevalenti sono quelli del proiettore e dei sacchetti di pop-corn non aiuta all'immersione in una storia che affronta un tema difficile come quello della morte. mi sono alzato dalla poltroncina con la sensazione che non fossero state sfruttate tutte le potenzialità dell'argomento. ma in macchina verso casa non ho fatto altro che rimugginare e questa mattina mi sono svegliato riflettendo sul film, il che di per sè è dimostrazione della bontà dell'opera. la grandezza è nel non riproporre i soliti temi e le solite storie sull'aldilà o sulla pre-morte o quasi-morte. insomma non stiamo parlando di un film come linea mortale, the others o il sesto senso, nè tantomeno di un film-documentario.
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ho assistito ieri sera alla proiezione del film. innanzitutto ci tengo a precisare che una sala in cui i suoni prevalenti sono quelli del proiettore e dei sacchetti di pop-corn non aiuta all'immersione in una storia che affronta un tema difficile come quello della morte. mi sono alzato dalla poltroncina con la sensazione che non fossero state sfruttate tutte le potenzialità dell'argomento. ma in macchina verso casa non ho fatto altro che rimugginare e questa mattina mi sono svegliato riflettendo sul film, il che di per sè è dimostrazione della bontà dell'opera. la grandezza è nel non riproporre i soliti temi e le solite storie sull'aldilà o sulla pre-morte o quasi-morte. insomma non stiamo parlando di un film come linea mortale, the others o il sesto senso, nè tantomeno di un film-documentario. in questo caso non si vuole indagare né fantasticare su ciò che c'è dopo la vita, ma si vuole dipingere con un tocco leggero ciò che c'è in questa vita dopo essere venuti a contatto con la morte. mi sembra che anche il titolo, in questo senso, sia vagamente allusivo.
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giovannivir
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giovedì 13 gennaio 2011
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hereafter
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Probabilmente la colpa è mia perchè mi aspettavo tanto dopo aver visionato il trailer, la delusione è stata tanta, non è un brutto film, diciamo che è discreto ma niente di più poi più di n quarto di film è con i sottotitoli come se non bastasse. Secondo me non è film da vedere al cinema si aspetta e poi per levarsi la curiosità si noleggia al massimo.
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natadiluglio
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giovedì 13 gennaio 2011
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quando clint comincerà ad invecchiare?
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Di rado sbaglio : questo film è da oscar. E' incredibile la versatilità di Estwood, anzi, confesso che non me lo ricordavo, che il film era suo. Di certo mi avvinceva il contenuto, che si prefigurava complesso, fra la realtà e quel margine di incertezza fra il soprannaturale mistico e il non conosciuto potenziale del cervello umano. Poi non sbaglia un film Matt Demon.
Ancora più intrigante di quanto pensassi: una sorta di caleidoscopio lento, in cui i pezzetti, lontani, si muovono, attratti da un magnetismo imponderabile ma fatale, per convergere nella centralità conclusiva, che coinvolge tutti i personaggi, e risolve felicemente la disarmonia che chiamiamo infelicità.
Certo, una fiaba. Ma quante crude realtà ci colpiscono continuamente, e quali desolanti linguaggi,sia verbali, che nei gesti, stanno togliendoci la speranza che la vita possa concludersi con risposte favorevoli, e per giunta che tre infelicità possano convergere in una felicità.
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Di rado sbaglio : questo film è da oscar. E' incredibile la versatilità di Estwood, anzi, confesso che non me lo ricordavo, che il film era suo. Di certo mi avvinceva il contenuto, che si prefigurava complesso, fra la realtà e quel margine di incertezza fra il soprannaturale mistico e il non conosciuto potenziale del cervello umano. Poi non sbaglia un film Matt Demon.
Ancora più intrigante di quanto pensassi: una sorta di caleidoscopio lento, in cui i pezzetti, lontani, si muovono, attratti da un magnetismo imponderabile ma fatale, per convergere nella centralità conclusiva, che coinvolge tutti i personaggi, e risolve felicemente la disarmonia che chiamiamo infelicità.
Certo, una fiaba. Ma quante crude realtà ci colpiscono continuamente, e quali desolanti linguaggi,sia verbali, che nei gesti, stanno togliendoci la speranza che la vita possa concludersi con risposte favorevoli, e per giunta che tre infelicità possano convergere in una felicità. La bella giornalista, star della televisione, colpita dallo tsunami nel pieno di una vacanza d'amore, conosce l'ingresso nella morte. Il bambino segnato da una madre affettiva ma invalidata per l'uso di droghe ed una vita senza cardini, è sostenuto e compensato dal gemello, il più dotato dei due, quello sicuro, col berretto da tipo tosto.E proprio lui muore, lasciandolo scoperto come se gli fosse caduta la pelle.Il giovane che ha già sperimentato una dote che è una condanna: vede i morti, può avere qualche contatto con loro.La facoltà gli è spuntata a seguito di una malattia al cervello in età precoce, e si è strascinato fra esibizioni a pagamento di questa facoltà indesiderata, che lo lascia stremato, e la decisione di negarsi all'appello delle folle desiderose di colmare il vuoto dei lutti con le intromissioni nel soprannaturale che James ormai non può più umanamente reggere.
Tre vite spezzate, tre vite in bilico, ognuna cerca qualcosa: pace l'uomo, il fratello perduto il bambino, una risposta a quanto intravisto sulla soglia dell'altra dimensione la ragazza.
Sarà il bambino, con la determinazione della sua debolezza, a convincere l'uomo a spingerlo a crescere, e poi a premiarlo convogliandolo verso la normalità.
Una fiaba, ho detto, ma con quanto garbo, con quanta passione, e con quanta misura.Capace di renderla credibile, e di farci uscire con un sorriso di gratificazione. Caro Clint, chi l'avrebbe creduto, quando ciondolavi, ragazzo, col sigaro a mezza bocca e l'occhio cinico nei film di Sergio Leone?
Anna Maestri
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mottola
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giovedì 13 gennaio 2011
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dov'è il grande cinema di eastwood in questo film?
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Ho visto questo film con molte aspettative, per tanti svariati motivi, ma i più importanti sono due: è un film di Clint Eastwood e l'argomento della morte e di un dopo molto mi interessa e appassiona, da sempre. Ai più è piaciuto. Io invece sono rimasta delusa e perplessa. L'ho trovato un film povero dove si fa passare con una pericolosa e banale semplicità che possiamo parlare con i nostri morti. Dei protagonisti poi si salva solo il bambino, con quel candore tipico che solo loro, i bambini, possono avere. Una delle poche scene veramente speciali è quella dello tsumani, che mi ha lasciata senza respiro per quegli attimi, tragedia immane veramente accaduta nei nostri giorni. Il finale è gradevole ma così scontato e pure tristemente consolatorio.
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Ho visto questo film con molte aspettative, per tanti svariati motivi, ma i più importanti sono due: è un film di Clint Eastwood e l'argomento della morte e di un dopo molto mi interessa e appassiona, da sempre. Ai più è piaciuto. Io invece sono rimasta delusa e perplessa. L'ho trovato un film povero dove si fa passare con una pericolosa e banale semplicità che possiamo parlare con i nostri morti. Dei protagonisti poi si salva solo il bambino, con quel candore tipico che solo loro, i bambini, possono avere. Una delle poche scene veramente speciali è quella dello tsumani, che mi ha lasciata senza respiro per quegli attimi, tragedia immane veramente accaduta nei nostri giorni. Il finale è gradevole ma così scontato e pure tristemente consolatorio. Magari fosse così.
E' pur vero che solo in Italia viene celebrato come un capolavoro ancor prima, quasi, di vederlo. In America ha suscitato invece molte controversie. Non so, mi aspettavo tanto, forse troppo. Sarà perchè la morte, tema così importante, è un qualcosa di estremamente sacro visto che chiude il ciclo di ognuna delle nostre vite, e non può essere per me trattato in modo così superficiale. Insomma, ne sono uscita delusa e vi chiedo: ma siete proprio così sicuri che il grande Clint Eastwood sia questo?
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here after
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mercoledì 12 gennaio 2011
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...l'ho visto!...
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Sono andata a vedere Hereafter!: 1)conferma senza condizioni l'ok su
clint eastwood - altamente professionale anche come regista per la assoluta capacità
di creare situazioni totalmente coinvolgenti per lo spettatore, 2) plot
intrigante per il tema e per il modo 'leggero', ma non superficiale con cui
viene trattato, 3) la storia si snoda senza intoppi nè cadute di tono, 4)
'happy end' MOLTO DELUDENTE...un finale un po' più inatteso sarebbe stato un
altro tassello positivo di cui si sente la mancanza...ma si sa, agli
americani piace troppo, non riescono a farne a meno se desiderano
confezionare film 'di successo'...
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giorgio47
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mercoledì 12 gennaio 2011
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l'enigma della morte in un finale da film d'amore
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Un film bellissimo! Di grande spessore e girato magistralmente! Un argomento ostico e non certo accattivante affrontato con una lucidità intellettuale scientifica e con mano sicura. Parlare dell’aldilà e della morte senza cadere nel banale o nel religioso, anzi avendo la capacità di spazzare il campo dalla religione con due inquadrature da nemmeno un minuto, è solo geniale! La bravura di affrontare e amalgamare con mano ferma ed artistica, un argomento inquietante e complesso come la morte, all’interno di tre storie che confluiscono in un finale degno di un classico film d’amore, è un altro merito del regista. Eastwood continua a stupirmi e a regalarmi pagine di grande cinema, con il più il merito di, anche non essendo un film spettacolare o d’azione, non annoiarmi… tutt’altro! Insomma un film di idee, tolta la scena iniziale dello Tsunami, di cui una volta eravamo maestri.
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Un film bellissimo! Di grande spessore e girato magistralmente! Un argomento ostico e non certo accattivante affrontato con una lucidità intellettuale scientifica e con mano sicura. Parlare dell’aldilà e della morte senza cadere nel banale o nel religioso, anzi avendo la capacità di spazzare il campo dalla religione con due inquadrature da nemmeno un minuto, è solo geniale! La bravura di affrontare e amalgamare con mano ferma ed artistica, un argomento inquietante e complesso come la morte, all’interno di tre storie che confluiscono in un finale degno di un classico film d’amore, è un altro merito del regista. Eastwood continua a stupirmi e a regalarmi pagine di grande cinema, con il più il merito di, anche non essendo un film spettacolare o d’azione, non annoiarmi… tutt’altro! Insomma un film di idee, tolta la scena iniziale dello Tsunami, di cui una volta eravamo maestri. E’ triste vedere che mentre il cinema USA cerca di allargare i propri spazi, noi diventiamo sempre più provinciali e gretti. Bastava vedere le locandine con i film in programmazione nella multisala per avere un senso di scoramento.
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giorgio castelletti
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mercoledì 12 gennaio 2011
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un grand hotel
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Quando si è in un hotel di eccellenza si sa che riceveremo un trattamento ai livelli migliori,è quanto accade a chi assiste a questo film. Ogni tema,e ne vengono introdotti numerosi, è trattato e fornito con essenzialità e perspicacia. La collusione tra presunti fornitori di servizi, in realtà ciarlatani, e chi li cerca è mostrata sottolineando che anche un ragazzo di 12 anni vede l’inconsistenza proposta; la fragilità di ogni progetto relazionale, centrato sulla sostituzione, quando incontra l’imprevedibile, prende forma nella ragazza, determinata ad avere un partner, che scompare quando il partner si mostra capace di fornire la realtà; la propensione a sfruttare qualcuno che dispone di una dote, e vorrebbe riuscire a mantenerla in accordo con se stesso, trova rappresentazione nella ostinazione del fratello di uno dei protagonisti a piegare la sua resistenza verso una attitudine commerciale.
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Quando si è in un hotel di eccellenza si sa che riceveremo un trattamento ai livelli migliori,è quanto accade a chi assiste a questo film. Ogni tema,e ne vengono introdotti numerosi, è trattato e fornito con essenzialità e perspicacia. La collusione tra presunti fornitori di servizi, in realtà ciarlatani, e chi li cerca è mostrata sottolineando che anche un ragazzo di 12 anni vede l’inconsistenza proposta; la fragilità di ogni progetto relazionale, centrato sulla sostituzione, quando incontra l’imprevedibile, prende forma nella ragazza, determinata ad avere un partner, che scompare quando il partner si mostra capace di fornire la realtà; la propensione a sfruttare qualcuno che dispone di una dote, e vorrebbe riuscire a mantenerla in accordo con se stesso, trova rappresentazione nella ostinazione del fratello di uno dei protagonisti a piegare la sua resistenza verso una attitudine commerciale.
Uno dei tre protagonisti ha dodici anni, gli altri due sono una donna e un uomo entrambi intorno alla trentina. Hanno avuto esperienze con denominatore comune la morte e tali eventi li hanno favoriti nel tentare di evitare di morire vivendo. Si incontreranno alla fine ed ognuno sarà capace di contribuire a rendere fertile questo appuntamento improbabile. Nel periodo preso in esame dal film, che è di diversi mesi, i due adulti non hanno un rapporto sessuale con chicchessia. Nessuno dei tre possiede un cane. Siamo davvero in un grand hotel.
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max guarracino
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mercoledì 12 gennaio 2011
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stupendo
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