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Olivia de Havilland e Kirk Douglas: 204 anni in due

I due attori, entrambi classe 1916, tagliano traguardi importanti proprio come i capolavori che li hanno consacrati.
di Pino Farinotti

Olivia De Havilland 1 luglio 1916, Tokyo (Giappone) - 25 Luglio 2020, Parigi (Francia).
venerdì 7 settembre 2018 - Celebrities

Olivia Mary de Havilland è nata a Tokyo il primo luglio del 1916. Fa parte di un cinema, "quella Hollywood", che era il più bello del mondo. Ed è un segnale di arte e cultura generale, quando ancora c'erano differenze, e non comandava questo relativismo che tutto omologa, il bello col brutto, il buono col cattivo. Era ancora il tempo dell'eroe, o dell'eroina, com'è stata Olivia nei suoi film. Erano i codici che valevano e prevalevano in quelle epoche: la donna andava rispettata, il partner non tradito, i figli tenuti d'occhio, la famiglia tutelata. Era il cinema dove stavi dalla parte della legge, non del criminale. E dove gli uomini sposavano le donne. Nacque, anzi... è nata - occorre il passato prossimo, non il remoto - bene. Suo padre Walter Augustus de Havilland, era un avvocato inglese con studio a Tokyo, sua madre era Augusta Ruse, attrice, nome d'arte Lilian Fontaine. Il cognome che poi avrebbe assunto Joan, sorella di Olivia. Infanzia e adolescenza perfette. Preparazione artistica teatrale, e poi Hollywood.

Sembra incredibile, ma Olivia era già protagonista, a diciannove anni, di grandi classici, come Capitan Blood (1936) e poi Robin Hood (1938), accanto a Errol Flynn. Olivia ha vinto due Oscar (A ciascuno il suo destino del 1946 e L'ereditiera de 1949).
Pino Farinotti

La memoria riporta naturalmente a Via col vento. Il ruolo che ha posto l'attrice nella leggenda del cinema. Era Melania, dolce, quasi remissiva, educata, a fronte di Rossella (Vivien Leigh), trasgressiva, pragmatica, irrequieta. È impressionante pensare agli altri protagonisti di Via col vento, del 1939. Gable è morto nel 1960, la Leigh nel 1967, Howard addirittura nel 1943. E Olivia è ancora qui. C'e di mezzo un'eternità, toglie il fiato. Non c'è dubbio che sia invecchiata bene, e vitale. Lo scorso anno è stata nominata "Dama dell'impero britannico" e per non impigrirsi ha fatto causa al network FX che, attraverso Catherine Zeta-Jones, non l'aveva "degnamente" rappresentata.


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Kirk Douglas.

Nel film Sfida all'O.K. Corral Kirk Douglas è Doc Hollyday, il medico pistolero alcolizzato amico dello sceriffo Wyatt Earp - Burt Lancaster. Douglas ha un accesso di tosse, Lancaster gli dice "se smettessi di bere camperesti cent'anni". Ebbene, Douglas, è arrivato a 102, bevendo.

L'attore ha attraversato sette decenni di cinema. L'epoca che più lo identifica sono gli anni Cinquanta. In quelle stagioni Kirk era nei western superclassici, come Il grande cielo e L'O.K. Corrall, è stato il giornalista cinico ne L'asso nella manica", il produttore senza scrupoli ne Il bruto e la bella, Ulisse, Van Gogh in Brama di vivere l'ufficiale eroe in Orizzonti di gloria.
Pino Farinotti

Infine il film che forse più lo rappresenta, Spartacus, dove l'attore era anche produttore. E come tale dovette vedersela col regista più rognoso della storia del cinema, Stanley Kubrick. Douglas diceva: "Stanley mi ha tolto qualche anno di vita". Sappiamo adesso che non è così. Nel 1988 firmò la sua autobiografia, Il figlio del venditore di stracci. Il quell'anno venne in Italia e fu ospitato al "Maurizio Costanzo". Le domande erano quelle del talk: il solito gossip: le dive nel suo letto. A un certo punto si scocciò "sono qui per il mio libro, altrimenti posso andarmene".

In quei giorni lo incontrai a Venezia. Quando ebbi modo di parlargli gli dissi che avevo letto il suo libro. Memore del "Costanzo" sembrò non fidarsi. Mi chiese "Cosa ti è piaciuto?". Fui pronto: "Quando lei è a una cena e all'improvviso le si spegne la luce. Quando riapre gli occhi vede una decina di camici bianchi che la osservano. Stanno discutendo sul bypass che devono applicarle". Quel bypass ha funzionato. Fa impressione pensare a quel 1916: Francesco Giuseppe, quello di Sissi, era appena morto, Mussolini faceva ancora il giornalista, Hemingway non aveva ancora pubblicato, si moriva di infezioni perché non c'era la penicillina.

Sulla sua... permanenza, fisica e metafisica, è come se Kirk ci dicesse: " Intendo rimanere, fino a quando farete un film bello come il mio Spartacus". Chissà, potrei arrivare a compiere due secoli...".


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