2001: Odissea nello spazio |
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Un film di Stanley Kubrick.
Con Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester, Daniel Richter.
continua»
Titolo originale 2001: A Space Odyssey.
Fantascienza,
Ratings: Kids+16,
durata 140 min.
- USA, Gran Bretagna 1968.
- Warner Bros Italia
uscita lunedì 13 febbraio 2023.
MYMONETRO
2001: Odissea nello spazio
valutazione media:
4,84
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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2001: odissea nello spazio - Pietra miliaredi jacopo b98Feedback: 37256 | altri commenti e recensioni di jacopo b98 |
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mercoledì 1 maggio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nella preistoria una scimmia, ispirata da un misterioso monolite nero, capisce che può usare un osso come arma per difendersi. Milioni di anni dopo, nel 2001, sulla luna viene ritrovato lo stesso monolite che punta un potente segnale radio nei pressi di Giove. Così l’astronave Discovery 1 parte alla volta del pianeta con a bordo due astronauti, David Bowman (Dullea) e Frank Pool (Lockwood), tre scienziati ibernati e il supercomputer che guida la nave: HAL 9000. Il computer si disfa di Pool e dei tre scienziati, ma viene disattivato da Bowman, che, dopo un lungo viaggio nel tempo e nello spazio finisce in una stanza settecentesca, dove rivede se stesso invecchiato e il monolite. Rinasce sotto forma di feto che galleggia sulla Terra. È probabilmente il capolavoro assoluto di Kubrik, nonché una delle vette più alte della storia del cinema mondiale. Scritto dal regista e Arthur Clark, a partire da un suo racconto radicalmente modificato (infatti un delle nomination agli Oscar che ebbe il film fu quella per la miglior sceneggiatura, originale), è il più misterioso film di ogni tempo: il vero significato probabilmente lo conosceva solo Kubrik, che infatti si rifiutò sempre di spiegare il film. È un’opera d’arte astratta, ogni volta che lo si guarda lo si interpreta in modo diverso e anche le scene di luci e colori nello spazio (quasi venti minuti) possono avere una loro logica folle (infatti si dice che siano state ispirate al regista dell’uso di stupefacenti): è un film che spiega il significato della vita e vuole porre domande eterne. È divisibile in tre parti: l’alba dell’uomo, dove l’umanità diventa superiore rispetto alle altre specie e alla natura stessa, il viaggio nello spazio, con la prima parte quasi esclusivamente musicale: le astronavi che galleggiano nello spazio accompagnate dal valzer di Strauss, ed una seconda parte estremamente inquietante, con il terribile computer che si comporta come un uomo, e solo per istinto di sopravvivenza uccide i membri dell’equipaggio perché avevano deciso di disattivarlo in seguito ad un errore di calcolo, peraltro dovuto ad un errore umano, infatti, come dice HAL “la serie 9000 è a prova di errore”: la macchina è diventata più potente dei suoi stessi creatori. Esemplare la scena della disattivazione del computer: HAL ha paura, come un uomo ed è capace di provare emozioni esattamente come un essere umano. Intuizione geniale quella di fargli cantare una canzone, mentre la sua voce pian piano si spegne. Infine inizia la terza parte: “Jupiter and beyond the infinite”, “Giove e oltre l’infinito”, con la già citata prima parte di luci ed immagini apparentemente (ma non nella realtà) prive di senso, accompagnate da musiche disturbanti. Infine nella stanza settecentesca, rivediamo David, che ha viaggiato per un tempo ed una distanza indeterminate, fino al raggiungimento di un luogo non più umano, fuori dal tempo e dallo spazio, ma vicino al divino, il monolite è un ente superiore che viaggia e segna le tappe più importanti dell’umanità. E così Bowman, vede il suo divenire un essere superiore e straordinario, che passa alla vita eterna, diventando immortale. E così guarda la Terra e l’umanità da un ruolo quasi divino. Visivamente eccezionale, per l’epoca fu una rivoluzione, gli effetti speciali furono disegnati dallo stesso Kubrik, che vinse così l’unico Oscar della sua carriera. Filmato in Superpanavision, ancora oggi in TV mantiene una limpidezza nelle immagini straordinaria. Vederlo al cinema è un’esperienza unica, dato anche l’uso eccezionale delle musiche di Richard e Johann Strauss, dirette nientemeno che da Karajan, grande amico del regista. Memorabile il Così parlò Zarathustra di R. Strauss che accompagna le sequenze più coinvolgenti ed importanti del film. Altre musiche utilizzate sono di George Ligeti, che si dichiarò entusiasta di come le sue musiche furono usate nel film, un po’ meno del comportamento di Kubrik, da cui non fu né avvertito né tantomeno pagato.
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