Gus Van Sant (Gus Greene Van Sant Junior) è un attore statunitense, regista, produttore, produttore esecutivo, scrittore, sceneggiatore, montatore, è nato il 24 luglio 1952 a Louisville, Kentucky (USA). Gus Van Sant ha oggi 72 anni ed è del segno zodiacale Leone.
Van Sant è artista a tutto tondo: pittore, scrittore, fotografo e musicista. All'inizio della carriera dietro la macchina da presa dirige videoclip di famose star come David Bowie, Elton John e Red Hot Chili Peppers.
L'esordio sul grande schermo arriva nel 1987 con Malanoche (1987) ma è Drugstore Cowboy (1989) che lo rivela al grande pubblico. Il film, girato con piglio quasi documentaristico, è uno dei migliori documenti sul mondo della droga. Matt Dillon offre la sua interpretazione più riuscita. Meritevole di menzione è anche la presenza lisergica di William Burroughs, santone della beat generation, e di una giovanissima Heather Graham.
Sempre controcorrente e coraggioso nell'affrontare temi scottanti, tutta la sua filmografia è caratterizzata dalla presenza di temi forti come il sesso, l'amicizia (spesso maschile), l'omosessualità e l'adolescenza (Belli e dannati , 1991). Il road movie al femminile Cowgirl - Il nuovo sesso (1993) e Da morire (1995) permettono agli spettatori di apprezzare due dive come Uma Thurman e Nicole Kidman in vesti molto diverse da quelle abituali, specie per la allora signora Cruise. Il film è un trampolino di lancio essenziale e fondativo della sua crescita artistica che culminerà con le ottime performance di Eyes Wide Shut e Moulin Rouge.
Gus Van Sant è anche mentore di un'altra coppia d'oro di Hollywood: il duo poliedrico di Affleck-Damon. Il loro Will Hunting fa incetta di premi, ottiene l'Oscar per la sceneggiatura, la nomination alla regia e permette all'istrionico Robin Williams di vincere la mitica statuetta.
Il regista compie un mezzo passo falso con la nuova versione di Psycho (2000), ottima proposta per le nuove generazioni poco propense al bianco e nero come pure difficilmente avvicinabile all'originale hichkochiano. Nel 2001 Gus Van Sant gira un ideale seguito di Will Hunting, Scoprendo Forrester (2001), interpretato da un sempre godibile Sean Connery, che torna ad esplorare le vie del talento giovanile.
Nel 2002, ispirato dal cinema dell'ungherese Bela Tarr, inaugura una trilogia stilisticamente sperimentale dedicata ancora una volta al tema della giovinezza. A partire dal metafisico Gerry (2002), mai distribuito in Italia, per continuare con il massacro della high school di Elephant (2003), fino ad arrivare agli ultimi giorni di vita della rockstar Blake (Michael Pitt) in Last Days , Van Sant intraprende la strada poco americana del piano sequenza e dei lenti e meditativi pedinamenti dei suoi tragici personaggi, dando una significativa svolta al proprio stile di regia.
“Indipendente” è ormai una parola-feticcio nel cinema contemporaneo: se ha un senso, Gus Van Sant è fra quanti riescono a conferirglielo con maggiore autorevolezza. Della sua indipendenza - di visione, di modo di fare il cinema - fa fede anche la sua storia personale. Figlio di un “commesso viaggiatore” (se non fossimo in un’America dopo tutto milleriana diremmo un rappresentante di commercio), Van Sant ha passato tutta la sua infanzia viaggiando da un posto all’altro, prima di stabilirsi in quello che è il suo paesaggio sentimentale e cinematografico, Portland, Oregon. Ha studiato pittura (alla Rhode Island School of Design) e poi cinema, per approdare quindi brevemente a Hollywood, dove ha cominciato a lavorare girando spot pubblicitari. Ma è tornato presto a Portland. E dopo Mala Noche e una serie di “corti”, il caso Van Sant è esploso con Drugstore Cowboy (1989) e si è consolidato nel 1991 con My Own Private Idaho (che mi rifiuto di chiamare con il titolo italiano Belli e dannati), considerato da molti critici americani il miglior film americano degli anni novanta. La valutazione è senz’altro eccessiva, e non tiene conto della scesa in campo due anni dopo di un cavaliere dell’assurdo che si chiama Quentin Tarantino: ma certo Van Sant nei suoi primi film - e soprattutto in My Own Private Idaho - ha espresso una grande libertà creativa, svincolata da tutti i codici formali e narrativi di Hollywood e nutrita da un forte pathos. Non altrettanto bene gli è andata con la confusa e pasticciata rievocazione di Cowgirl - Il nuovo sesso (1993), uno dei film più brutti e sgangherati del decennio. Mentre ha dimostrato con Da morire (1994) di sapere come si conserva un’indipendenza intellettuale e una grande originalità di struttura anche facendo un film perfettamente funzionale al mondo del cinema “commerciale”.
Da Irene Bignardi, Il declino dell’impero americano, Feltrinelli, Milano, 1996
I film di Gus Van Sant hanno suscitato grande interesse di pubblico e di critica fin dal suo esordio nel 1985 con Mala Noche, che ha vinto il premio della Los Angeles Film Critics Association per il Migliore Film Indipendente/Sperimentale.
Tra i suoi film ricordiamo Drugstore Cowboy, con Matt Dillon e Kelly Lynch; Belli e dannati, con River Phoenix e Keanu Reeves; Cowgirls il nuovo sesso, con Uma Thurman; e Da morire. Quest'ultimo, è stato proiettato ai festival di Cannes e Toronto, ed è valso a Nicole Kidman un Golden Globe come Migliore Attrice.
Per il suo film successivo, Will Hunting – Genio ribelle, Van Sant è stato candidato all'Oscar per la Migliore Regia. II film ha ottenuto otto candidature agli Oscar, e ne ha vinti 2 – per il Miglior Attore Non Protagonista (Robin Williams) e per la Migliore Sceneggiatura Originale (Ben Affleck e Matt Damon).
Subito dopo, ha diretto Psycho -il primo remake che riproduce esattamente il film originale, inquadratura su inquadratura - e Scoprendo Forrester; per poi tornare alle sue radici indipendenti con Gerry. Di quest'ultimo ha scritto anche la sceneggiatura insieme con i suoi attori, Casey Affleck e Matt Damon. Da questa esperienza ha tratto ispirazione per scrivere e dirigere Elephant, girato a Portland, con un cast di attori esordienti. Elephant ha vinto sia la Palma d'Oro che il premio per la Migliore Regia al Festival di Cannes del 2003.
Al Festival di Cannes del 2005, il suo Last Days, con Michael Pitt e Lukas Haas, ha vinto il Gran Premio Tecnico (per il suono di Leslie Shatz) a Cannes. Van Sant ha fatto nuovamente ricorso ad attori esordienti nel suo progetto successivo, Paranoid Park – che ha adattato dall'omonimo romanzo di Blake Nelson. Il film ha vinto il Premio per il 60° Anniversario del Festival di Cannes, nel 2007.
Nel corso della sua carriera ha continuato a realizzare cortometraggi. Tra questi, ricordiamo un adattamento del racconto di William S. Burroughs “The Discipline of D.E.” che è stato presentato al New York Film Festival. Nel 1996 ha diretto il reading di Allen Ginsberg della sua opera “La ballata degli scheletri”, sulla musica di Paul McCartney e Philip Glass – un corto presentato al Sundance Film Festival. Tra i suoi altri corti ricordiamo Five Ways to Kill Yourself, Thanksgiving Prayer (di nuovo in collaborazione con William S. Burroughs), “Le Marais” (un episodio del film Paris, je t’aime), e “Mansion on the Hill”. Quest'ultimo fa parte del progetto Huit, sovvenzionato dalle Nazioni Unite allo scopo di sensibilizzare il pubblico sui problemi fondamentali che il mondo si trova ad affrontare oggi.
Nato a Louisville, nel Kentucky, Gus Van Sant si è laureato alla Rhode Island School of Design prima di trasferirsi a Hollywood. Agli inizi della carriera, ha trascorso due anni a New York realizzando spot pubblicitari per Madison Avenue. Alla fine, si è stabilito a Portland, in Oregon, dove oltre a dirigere e produrre, ha coltivato altri talenti – pittura, fotografia e scrittura.
Nel 1995 è uscita una sua raccolta di fotografie intitolata 108 Portraits (Twelvetrees Press) e nel 1997 ha pubblicato il suo primo romanzo, Pink (Doubleday), una satira sul mondo del cinema.
Musicista di vecchia data, Van Sant ha diretto video musicali per molti artisti di successo come David Bowie, Elton John, i Red Hot Chili Peppers, e gli Hanson.