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Theodoros Angelopoulos

Theodoros Angelopoulos (Theodoros Angelopulos). Data di nascita 17 aprile 1935 ad Atene (Grecia) ed è morto il 24 gennaio 2012 all'età di 76 anni ad Atene (Grecia).

«La Grecia nel cuore»

A cura di Fabio Secchi Frau

Theodoros Angelopoulos nasce ad Atene il 27 aprile 1935. Figlio di commercianti, dopo aver svolto il servizio militare, si iscrive all'Università di Atene, ma lascia la Facoltà di Legge prima di laurearsi. Trasferitosi a Parigi, frequenta i corsi di letteratura francese, filmografia e etnologia alla Sorbona, poi, vista la sua forte passione per la settima arte, segue i corsi alla scuola di Teatro e di cinema dell'HIDEC, che interrompe per lavorare al Musée de l'Homme, dove entra a far parte del gruppo di lavoro di Jean Rouch, etnografo e pioniere del "cinema diretto". Ritornato in Grecia nel 1964, vi rimane fino al 1967, lavorando come critico cinematografico per il quotidiano di sinistra DEMOKRATIKI ALLAGHI (che poi venne chiuso dopo il colpo di stato militare) e poi come co-fondatore (con Basil Rafailides) della rivista CINEMA MODERNO. Fu proprio con la sospensione della sua attività giornalistica, che Angelopulos passò alla regia fra il 1965 e il 1968, firmando il suo primo cortometraggio La trasmissione (1968) presentato al Thessaloniki Film Festival. Successivamente si mette a lavoro con Kostas Lyhnaras su una pellicola che univa il noir Anni Quaranta alla commedia musicale: Peripeteies me tous Forminx, che però non venne mai finita per i disaccordi con la produzione.

L'opera prima
Nel 1970, dirige il suo primo lungometraggio Ricostruzione di un delitto, che lo porta all'attenzione della critica internazionale e vince il primo premio al Film Festival di Salonnico e altri premi all'estero (FIPRESCI), segnando l'inizio del cinema greco moderno.

La trilogia dagli Anni Trenta e Settanta
Negli Anni Settanta, inizia a realizzare una trilogia basata sulla storia greca dagli Anni Trenta agli Anni Settanta. La trilogia è composta da: I giorni del '36 (1972, FIPRESCI); La recita (1975, FIPRESCI e Interfilm Award Forum of New Cinema al Festival di Berlino), incentrato sulle peripezie di una compagnia teatrale; e I cacciatori (1977) che invece aveva come protagonisti un gruppo di borghesi. Già dal primo dei tre film si evidenziano i tratti caratteristici di questo regista: l'uso dei tempi morti, il piano sequenza, l'imposizione dell'inquadratura fissa e dello spazio off. Nelle produzioni successive, Angelopulos definisce ulteriormente il proprio stile, rifiutando il tradizionale passaggio dal passato al presente e raccontando così la Storia in maniera acronologica.

Altri film degli Anni Ottanta
Nel 1980, con Alessandro il Grande (FIPRESCI), che tratta di un anarchico ritenuto un brigante, vince il Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia, nella quale ritornerà nel 1988 con Paesaggio nella nebbia, aggiudicandosi il Leone d'argento (ma anche l'Interfilm Award Forum of New Cinema, il C.I.C.A.E., l'OCIC, il Pasinetti, il Premio degli Studenti dell'Università della Sapienza, il Sergio Trasatti) per la fiaba malinconica di due bambini che viaggiano alla ricerca del padre emigrato in una livida ed estranea Germania. La dolente pellicola, fra momenti struggenti e scatti inventivi, celebra il silenzio come alta poesia immergendosi nel manierismo e lo pone al pari di maestri del cinema come Michelangelo Antonioni, Ingmar Bergman, Andrei Tarkovskji e Federico Fellini. Nel mezzo: Taxidi sta Kythira (1984, FIPRESCI e migliore sceneggiatura al Festival di Cannes), scritto con l'aiuto di Tonino Guerra e Thanassis Valtinos; il cupo e troppo lungo road movie Il volo con un incredibile Marcello Mastroianni nei panni di un apicoltore in viaggio dall'Epiro al Peloponneso, che dirigerà anche nell'esteticamente alto Il passo sospeso della cicogna (1991), dove omaggia il già citato Antonioni nella ricostruzione della coppia che l'attore italiano aveva formato con l'attrice francese Jeanne Moreau trent'anni prima in La notte.

I film degli Anni Novanta
Nel 1995, arriva Lo sguardo di Ulisse (FIPRESCI, Nastro d'Argento Europeo e per il miglior regista straniero) sulla tragedia dei Balcani, vista attraverso gli occhi del suo doppio (Harvey Keitel) che sogna di tornare a casa in pace. Il film è dedicato alla memoria di Gian Maria Volonté che doveva interpretare il ruolo del conservatore della cineteca, ma che è morto all'inizio delle riprese. Parallelamente, lavora con altri 41 registi a Lumière et compagnie (1995), all'interno del quale realizza un cortometraggio con le tecniche di lavoro che c'erano alla data dell'invenzione del cinematografo (1985).

La nuova trilogia sulla Grecia
Fra le sue ultime fatiche cinematografiche: la trasposizione del romanzo di Albert Camus "L'exil et le royaume" dal titolo L'eternità e un giorno (1998) vincitore della Palma d'Oro e del premio ecumenico della giuria; il documentario A ciascuno il suo cinema; la prima e la seconda parte di una raffinata e lirica trilogia sulla Grecia del secolo scorso (dall'emigrazione greca del 1917 alla Russia bolscevica alla fine della Seconda Guerra Mondiale) composta da La sorgente del fiume (2004, FIPRESCI) con Michael Yannots e da La polvere del tempo (2008) con Michel Piccoli.

Le onorificenze
Con i suoi film ha partecipato a numerosi festival internazionali, vincendo prestigiosi riconoscimenti e imponendosi come uno dei registi più grandi del cinema contemporaneo, celebrato con lauree honoris causa dell'Università di Bruxelles, di Nanterre, di Parigi e dell'Essex.
Il regista muore ad Atene il 24 gennaio 2012 investito da una moto.

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