Titolo originale | To vlemma tou Odyssea |
Anno | 1995 |
Genere | Fantastico, |
Produzione | Grecia, Francia, Germania, Italia |
Durata | 130 minuti |
Regia di | Theodoros Angelopoulos |
Attori | Harvey Keitel, Erland Josephson, Maia Morgenstern, Thanasis Vengos, Giorgos Mihalakopoulos Dora Volanaki, Mania Papadimitriou, Giorgos Konstas, Thanos Grammenos, Alekos Oudinotis. |
Uscita | giovedì 19 ottobre 1995 |
Distribuzione | Cinecittà Luce |
MYmonetro | 3,00 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento sabato 16 gennaio 2021
Un regista torna nella sua città natale per cercare delle pellicole perdute da tempo. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha vinto un premio ai Nastri d'Argento,
CONSIGLIATO SÌ
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Keitel è un vero Ulisse, cerca se stesso, i ricordi, il futuro. Cerca tutto, in un lungo viaggio attraverso Grecia, Albania, Macedonia, Bulgaria, Romania, Serbia, fino a Sarajevo, grumo violento, irrisolto, del mondo. Tutto è distrutto, anche valori che si credevano coriacei: la statua di Lenin naviga alla deriva sul Danubio. Anghelopulos riflette sul proprio destino di esiliato e su quello del popolo dei Balcani, con grande malinconia e poca speranza. Peccato che ancora una volta la motivazione di tutto sia un film nel film. Anche qui tutto ha origine da una pellicola degli albori del cinema, girata dai fratelli Manakias. Purtroppo sembra proprio che i grandi registi non possano fare a meno di far girare poetica, dolore e plot intorno alla storia di un film. Gli autori santificati dal cinema ritengono il cinema la genesi e il destino di tutto, vita e arti. Davvero un grande e fastidioso limite.
Scoppia un applauso nella sala buia all'apparire della dedica a Gian Maria Volonté del nuovo film molto bello di Theo Anghelopoulos, Lo sguardo di Ulisse (To vlemma tou Odyssea). Poi, fantastico. Al porto, sollevata dalla gru, un'immensa testa di Lenin di marmo bianco s'innalza oscillando appena nel cielo grigio: “Roba da collezionisti destinata alla Germania”, spiega il capitano della nave, e Harvey [...] Vai alla recensione »
«Ogni sforzo ricostruttore della memoria è, [...], in modo primordiale, una sequenza cinematografica.» Così scrive Pier Paolo Pasolini. E forse si può sostenere anche: ogni sequenza, ogni inquadratura cinematografica è immagine ricostruita nella memoria, riemersione di uno sguardo lontano. Questo, certo, vale per Thodoros Anghelopulos e per il suo cinema della nostalgia.
L'asciutta didascalia introduttiva ci informa che Lo sguardo di Ulisse è dedicato a Gian Maria Volonté, morto sul set pochi giorni dopo il suo arrivo e sostituito dal bergmaniano Erland Josephson. Il film, nel conciliare storia pubblica e ricerca intima offre più di un aggancio alla coerente testimonianza, artistica e di vita, del gigantesco attore italiano.
«Non avevamo visto niente di Sarajevo»: parafrasando la dolorosa affermazione ripetuta più volte dal protagonista di Hiroshima mon amour, potremmo dire così anche noi, ora, dopo aver assistito all'intenso, dolorosissimo viaggio nei Balcani che Thèo Anghelopulos compie in Lo sguardo di Ulisse. Pensavamo di sapere già tutto, grazie alle foto di quotidiani e riviste, ai servizi filmati di TG e speciali, [...] Vai alla recensione »