Laura Betti, Ninetto Davoli e lui appesi a una ipotetica e immaginaria parete di una stanza sulla quale collocare i volti più rappresentativi del cinema pasoliniano.
Un nome, proprio quello di Pasolini che, per questo attore, è più un ricordo terribile e struggente.
Tre nomi, quelli dei suoi attori feticcio per eccellenza (e che oggi sono i rappresentanti cinematografici di un'era italiana che non esiste più), che hanno saputo, di titolo in titolo, incarnare personaggi classici fra il candido e il burino, castranti, insicuri, catacombali, teneri, ingenui, poco cattolici.
Tutto divisero il regista e il suo attore: la vita di borgata coi compagni di strada, gli amori calcistici, i tanti compagni di scena. Cimeli, sogni e ricordi che si intrecciarono con amori, passioni personali e con il percorso di una vita d'artista che si concluse in una casa a Fiumicino, lontano dal palcoscenico, ma palcoscenico ideale per una carriera finita, per un uomo che si voltò e fece i conti col tempo e con la malattia.
Citti fu maschera di satira sociale, di cattiveria. Portò in scena lo spirito di quel presente lontano, variando nomi e identità e facendosi "grande". Dai più mefistofelici esseri soprannaturali legati a generi più "favolistici" e a un candore (anche sessuale) che è stato bandito nel nostro mondo a quelli più irresistibilmente supertrucidi, colorati e dalla caciarona volgarità e cafoneria, senza limiti e senza vergogna. Personaggi speculari che si è portato dentro fino alla fine, forse perché furono parte di lui fin dal principio.
I mostri, ogni mostro che raccontò, parve risolto e concluso nel modo in cui Pasolini la catturò sullo schermo. L'identità cambiava, ma lo spirito che volle catturare Citti, il loro dna, ancora vive nel qui e ora.
Fratello di Sergio Citti
Franco Citti nacque il 23 aprile 2014 a Roma, figlio di Santino Citti (che in ben due pellicole apparve proprio accanto a lui in veste di attore) e fratello dello sceneggiatore e regista Sergio Citti.
Il sodalizio artistico pasoliniano
Cresciuto nelle borgate romane, venne scoperto proprio in quei luoghi da Pier Paolo Pasolini e venne scelto dal grande Maestro del cinema italiano degli Anni Sessanta e Settanta per impersonare il protagonista in Accattone (1961), un ruolo che sarebbe dovuto andare a Franco Interlenghi. Riuscì ad aderire così bene al personaggio che fu nominato al BAFTA come miglior interprete straniero (premio che però poi venne assegnato a Burt Lancaster per L'uomo di Alcatraz) e al Nastro d'Argento come miglior attore protagonista (che invece premiò Marcello Mastroianni per Divorzio all'italiana). Il loro rapporto professionale andò di pari passo con la loro amicizia: il regista fece di Citti il suo attore prediletto, al pari di Ninetto Davoli. Fu per questo che Citti diventò un protettore in Mamma Roma (1962), Edipo nel film Edipo Re (1967), un antropofago in Porcile (1969), Ser Ciappelletto in Il Decameron (1971), Satana in I racconti di Canterbury (1973), un jinn in Il fiore delle Mille e una notte (1974). Pellicole che lo inserirono prepotentemente all'interno del panorama cinematografico italiano.
Altri film
Ma non solo Pasolini nel suo cinema. Non mancarono i film diretti da Valerio Zurlini (Seduto alla sua destra, 1968, dove interpreta un mercante d'armi in Somalia), da Brunello Rondi (Una vita violenta e Ingrid sulla strada), da Marcel Carné (Parigi proibita, 1963), da Fellini (Roma, 1972), da Franco Giraldi (Colpita da improvviso malessere), da Elio Petri (Todo modo, 1977), da Bernando Bertolucci (La luna, 1979) e da Francesco Maselli (Il segreto, 1989).
Diretto da Sergio
Negli Anni Settanta, quando il fratello Sergio optò per una carriera da regista, si mise a sua completa disposizione recitando in: Ostia (1970); Storie scellerate (1973); Casotto (1977); eIl minestrone (1981).
Calò nella saga de Il padrino
Fra i suoi film americani, invece, non si possono non citare Il padrino (1972) e Il padrino - Parte III (1990), dove fu Calò diretto da Francis Ford Coppola.
Cartoni animati
Nel 1998, realizzò, con l'aiuto del fratello, il suo primo e unico film da regista Cartoni animati con Fiorello come protagonista.
Documentari
È presente in due documentari A futura memoria (1985) di Ivo Barnabò Micheli e Pier Paolo Pasolini e la ragione di un sogno (2001) di Laura Betti.
Teatro
Attivo anche a teatro, Citti interpretò opere come "I giganti della montagna" e "Tamerlano" per la regia di Carlo Quartucci, ma fu un formidabile San Giovanni in "Salomé" (1983) di Carmelo Bene.
Televisione
In televisione, prese parte alla miniserie I promessi sposi (1989) di Salvatore Nocita e alla fiction Le ragazze di Piazza di Spagna (1998) di José María Sánchez.
Malattia e morte
Colpito da ripetuti ictus, visse i suoi ultimi anni di vita nella sua casa di Fiumicino. Morì il 14 gennaio 2016, compianto dal suo migliore amico Ninetto Davoli.