Ha messo il mantello rosso con la grande S sopra e la tuta blu per la prima volta nella sua vita nel 1978, anche senza entrare dentro una cabina telefonica, e fu un grandissimo successo. Poi l'anima e la schiena strappata... e l'arrivo di un ruolo assai diverso da quello che finora lo aveva reso celebre: quello del disabile. Gentile e schivo, inseparabilmente legato alla figura di Superman questo è stato Christopher Reeve.
«Miss Hepburn, io non penso che vivrò così a lungo...»
Christopher Reeve nasce a New York City, il 25 settembre del 1952. All'età di 4 anni, purtroppo, i suoi genitori - la giornalista Barbara Johnson e lo scrittore F.D. Reeve - divorziano, motivo che spingerà lui e suo fratello Benjamin a trasferirsi nel New Jersey, a Princeton, per seguire la loro madre e il suo nuovo compagno, un banchiere con il quale, anni più tardi, convolerà a nozze. Fu a Princeton che cominciò a recitare, entrando in una piccola compagnia teatrale a soli 9 anni d'età. La recitazione diventò immediatamente pane per i suoi denti, coltivandola con la stessa attenzione che impegnerà per altre arti, come il canto e la musica. Una volta diplomatosi, si iscrive alla Cornell University, anche se nel frattempo comincia a lavorare come attore professionista. È il lontano 1974 quando, assieme a Robin Williams, fra migliaia di candidati, viene scelto per frequentare la prestigiosa Julliard School of Performing Arts di New York. Non se lo fa ripetere due volte e si trasferisce a Risley Hall, trovando di che vivere con apparizioni televisive. Per esempio, con il film tv Enemies (1974) di Kirk Browning e Ellis Rabb o telefilm come Love of Life (1974-1976) e Wide World Mystery (1975) di Gloria Monty e Robert Precht. È grazie al suo forte carisma e alla grazie dei suoi movimenti che nel 1976, viene preferito a molti altri attori esordienti per affiancare Katharine Hepburn nello spettacolo teatrale "A Matter of Gravity", diventando grande amico della grande star. I due erano soliti parlare del ritiro dell'attrice dalle scene e indiscrezioni dicono che lui fosse consueto dirle queste parole: «Miss Hepburn, io non penso che vivrò così a lungo». Una frase che si dimostrò tristemente autoprofetica.
Il successo con Superman
Nel 1978, riesce a ottenere un piccolo ruolo accanto a Charlton Heston ne Salvate il Gray Lady, ma il vero grande botto avviene qualche mese più tardi, quando viene scelto per interpretare il mitico eroe dei fumetti Superman (1978) nel film omonimo diretto da Richard Donner e accanto a Gene Hackman, Ned Beatty, Glenn Ford, Marlon Brando, Susannah York, Margot Kidder, Jackie Cooper, Trevor Howard e Terence Stamp. Christopher Reeve consegna così il suo volto e i suoi muscoli alla storia del cinema. Il film diventa un cult e il suo nome andrà a collocarsi fra i sei nomi degli attori che in tutta la storia del cinema e della televisione hanno recitato nel ruolo del protettore di Metropolis e del suo alter ego Clark Kent: Kirk Alyn, George Reeves, Dean Cain, Tom Welling e Brandon Routh. La saga continuerà con Superman II (1980) sempre con Stamp e Hackman e così via fino al flop di Superman IV (1987) dove nemmeno lui e un Lex Luthor che ha la verve di Hackman riescono a salvare la produzione da un sicuro fiasco al botteghino, mettendo così la parola fine su tutta la serie. Nonostante questo, Christopher Reeve è stato amatissimo dal pubblico che lo ha voluto premiare con un BAFTA, ma anche con plurinominations ai Saturn Award. Non basta? Hal Ketchum scrive per lui la canzone "Hang in There, Superman"!
Il matrimonio e l'amicizia con Jane Seymour
Nonostante il grande fascino, ha pochissime storie con le donne. Da una di queste, e in particolare quella con la supermodella Gae Exton, nasceranno due figli Matthew e Alexandra Reeve. Un legame però rimane indissolubile, oseremo dire ovunque nel tempo: quello con l'attrice Jane Seymour con il quale lavorò al cinema. La Seymour sarà una delle più grandi amiche di Reeve, tanto è vero che non solo darà il suo nome a suo figlio Christopher Keach, ma vorrà che Reeve ne diventi il padrino.
I rifiuti della sua carriera
Imponente, sensuale, delicato e pulito, disgraziatamente, non riuscirà a togliersi mai più il personaggio di Superman di dosso. E di certo, Reeve sbaglia parte della sua carriera nelle scelte professionali, andando a rifiutare pellicole eccezionali. Non vuole fare American Gigolo (1980) così il ruolo andrà dritto dritto nelle mani di Richard Gere - similmente accadrà con Pretty Woman (1990) per via di certi screzi precedentemente avuti con Julia Roberts -, così come rifiuta categoricamente la parte di Fletcher Christian ne Il Bounty (1984) che andrà a Mel Gibson. Si sente inadatto alle scene spinte di Brivido caldo (1981) che faranno però la fortuna di William Hurt e non ne vuole sapere nulla del personaggio di Jack T. Colton de All'inseguimento della pietra verde (1984) che andrà invece a bussare alla porta di casa di Michael Douglas. Non basta... gli vengono offerti due ruoli che invece faranno faville nella filmografia di Arnold Schwarzenegger: L'implacabile (1987) e Atto di forza (1990). Ma attenzione, non fu il successo raggiunto con Superman a fargli montare la testa. Un comportamento del genere lo ebbe molto prima, per esempio quando pose il veto sul ruolo di Mark Harris ne Man from Atlantis (1977) che andò a Patrick Duffy. E lo ebbe anche dopo, quando rifiutò il ruolo di Mason Vergen che andò invece a Gary Oldman in Hannibal (2001).
Attivista politico in Cile
Si accontentò invece di ruoli marginali in pellicole come Trappola mortale (1982) con Michael Caine e in film tv come Anna Karenina (1985), cui seguono due pellicole firmate dal grande James Ivory I bostoniani (1984) con Vanessa Redgrave e Quel che resta del giorno (1993) con Anthony Hopkins. Cerca invece di sfruttare la sua fama per sostenere la pace nel mondo. Non molti ricordano che nel 1987, si reca in Cile, racchiuso nella stretta di Pinochet, per manifestare contro l'imprigionamento di intellettuali cileni.
Altri lavori
La sua carriera però continua a zoppicare incredibilmente. Viene nominato ai razzie Award come peggior attore non protagonista per Cambio marito (1988) con Kathleen Turner e Burt Reynolds e per un lungo periodo di tempo si impegna soprattutto in televisione con i film tv La rosa e lo sciacallo (1990) e Sogni di morte (1991), senza contare qualche episodio de Racconti di mezzanotte (1992). Riprende un po' di brio ne Rumori fuori scena (1992) con Michael Caine, ma lo rende ancora più felice il matrimonio con Dana Morosini che diventerà la signora Reeve nel 1992 con tanto di nuovo figlio al seguito, Will Reeve. Nel frattempo, l'ex Superman, che ormai ha messo via il mantello, recita nel film tv La nave fantasma (1993) e in una puntata di Frasier (1993), poi torna protagonista nel 1995 di un film: Il villaggio dei dannati di John Carpenter... Forse la carriera di Reeve sta per spiccare ancora il volo?
La tetraplegia
No, l'anno successivo ha un incidente che gli cambia radicalmente la sua vita. Durante i trials di equitazione del Commonwealth Dressage and Combined Training Association, viene disarcionato dal suo cavallo e cade, procurandosi la lesione a due vertebre cervicali. La paralisi dal collo in giù è certa: è tetraplegico. Finché può cerca di pagarsi le cure da solo, ma quando la sua famiglia rischia il lastrico, arrivano molti attori hollywoodiani, fra cui Robin Williams, che decidono di autotassarsi per aiutare il collega. Non riesce a stare senza far niente, se non può dedicarsi alla recitazione si impegnerà in altro. E così si da daffare nella beneficenza e supporta attivamente lo studio dei traumi del midollo spinale. Fonda la Christopher Reeve Foundation con il fine di aiutare psicologicamente le persone affette da lesioni alla colonna vertebrale.
Il ritorno sulle scene
Con un pacemaker polmonare, inaspettatamente ritorna a recitare. È il 1998 e ad attenderlo c'è il ruolo di Jason Kemp nel remake televisivo del capolavoro di Hitchcock La finestra sul cortileintitolato Rear Window, per il quale è nominato ai Golden Globe. È l'inizio di una nuova carriera. Recita in The Practice - Professione avvocato (2003) e la parte del Dr. Virgil Swann ne Smallville (2003-2004), il telefilm che tratta dell'adolescenza di Clark Kent-Superman.
Regista e scrittore
Diventa persino regista dirigendo Mary Elisabeth Mastrantonio e Lacey Chabert nel film tv The Brooke Ellison Story (2004), seguito dal cartone animato digitale Piccolo grande eroe (2006) che firmerà con Colin Brady e che sarà doppiato da attori come William H. Macy, Rob Reiner, Robert Wagner, Mandy Patinkin, Forest Whitaker e Whoopi Goldberg. Si dedica anche alla scrittura con la biografia "Still Me" che diventerà un best seller e vincerà persino un Grammy per la versione audiolibro del suo libro, all'interno del quale protestava contro la politica sanitaria del governo americano. Negli Anni Duemila, fonda il Christopher and Dana Reeve Paralysis Resouce Center, un ospedale di Short Hills, dove viene insegnato ai paraplegici ad avere una vita più indipendente possibile. Insomma, quella S non era solo sul suo mantello, ma anche sul cuore.
La morte
Disgraziatamente, anche l'uomo d'acciaio si piega. Il 10 ottobre 2004, a 52 anni, viene ricoverato per un attacco cardiaco, conseguente a una grave infezione provocata da una piaga da decubito. Muore al Norther Westchester Medical Center di New York, vicino alla moglie Dana... e forse a tutti gli altri supereroi come Capitan America, Spider Man e Batman che appaiono tutti per dirgli addio in un cartone animato commemorativo... Persino il vero Superman, dopo aver letto la notizia della morte di Reeve sul Daily Planet sussurra "He was my hero"... Lui era il mio eroe... E poco più tardi, si reca sulla tomba dell'attore per lasciare dei fiori.