Christopher Reeve è un attore statunitense, regista, è nato il 25 settembre 1952 a New York City, New York (USA) ed è morto il 10 ottobre 2004 all'età di 52 anni a Mount Kisco, New York (USA). Al cinema il 10 ottobre 2024 con il film Super/Man - The Christopher Reeve Story.
Superman vola nei cieli ed è dotato di poteri straordinari, ma la sua vita non è più facile per questo, anzi. Christopher Reeve era bello, coraggioso, sensibile e dotato, ma la sua vita non è stata più facile di quella degli altri, anzi. Il suo fisico imponente, così in contrasto con il volto delicato, e quell’espressione “pulita”, invece di spianargli la strada del successo, ha finito con il relegarlo in certi ruoli. Reeve, uno dei pochi attori che ha pagato per la sua bellezza, era un professionista sottovalutato. Nato a New York il 25 settembre 1952, aveva cominciato a lavorare come attore molto presto, riscuotendo ottimi risultati. Non a caso, fu scelto, insieme con Robin Williams, tra migliaia di candidati, per frequentare l’ambitissima Juilliard School of Performing Arts di New York.
Il suo esordio vero fu in tv, nei panni di Ben Harper in Love of Life , nel 1974. Al cinema debuttò nel 1977, con Salvate il Gray Lady di David Greene, con Charlton Heston. Ma il pubblicò imparò a conoscerlo l’anno dopo, quando diede per la prima volta il volto all’eroe dei fumetti Superman. Da quell’anno la sua carriera non si era mai fermata. E, accanto ai quattro Superman , Christopher Reeve aveva interpretato anche film di spessore: da Trappola mortale di Sidney Lumet (1982) a I Bostoniani di James Ivory (1984) a Rumori fuori scena di Peter Bogdanovich (1992). Vale senz’altro la pena di citare anche Quel che resta del giorno di James Ivory, con Anthony Hopkins ed Emma Thompson, in cui l’attore dà vita all’inglesissimo Mr. Jack Lewis, alle cui dipendenze lavora il maggiordomo Hopkins. Nel 1988 prese parte al remake di Prima Pagina , Cambio Marito di Ted Kotcheff, con Burt Reynolds e Kathleen Turner. Ma Reeve lavorò anche con la Comédie Française e con il National Theatre di Londra.
Il destino di Christopher Reeve, però, si chiamava Eastern Express, il cavallo che il 29 maggio 1995 si fermò davanti al terzo ostacolo, facendo volare l’attore oltre la siepe. Reeve non riuscì a liberare le mani dalle briglie e si procurò una lesione alla colonna vertebrale che lo paralizzò dal collo in giù. L’incidente distrusse il corpo, ma non la mente. E, appena le cure gli permisero di fare a meno del respiratore artificiale per qualche ora, tornò a lavorare. Nel 1997 debuttò come regista, con In the Gloaming , con Glenn Close nel ruolo della madre di un gay che muore di Aids. L’anno dopo, recitò in Rear Window di Jeff Bleckner, remake del celebre capolavoro di Hitchcock La finestra sul cortile . Reeve era nei panni che furono di James Stewart, il giornalista costretto su una sedia a rotelle. E adesso, ora che il Superman più amato della storia è caduto in coma, qualcuno ha staccato la spina.
Da Il Messaggero, 12 ottobre 2004
Aveva solo 26 anni quando aveva sbaragliato la concorrenza di centinaia di contendenti per diventare Superman su grande schermo per la regia di Richard Lester. Un trionfo planetario. Per ottenerlo Christopher aveva dovuto rinvigorirsi, mettendo su una quindicina di chili. Poi, per quattro volte era stato supereroe. Al punto da rimanere artisticamente intrappolato dalla tutina. Non che non avesse cercato altre strade attraverso ruoli diversi (e molti li aveva fatti cadere lui stesso), ma il confronto con quel blockbuster e quell'immagine così prepotente era impari. Eppure Christopher non è un novellino. Ha fatto la gavetta e le scuole, cominciando a recitare sin da bambino. La svolta decisiva avviene all'università, a Cornell, dove già lavora come attore professionista e al momento della laurea viene selezionato insieme a un compagno di studi, Robin Williams, per andare a New York e perfezionarsi presso la prestigiosa Juilliard School of Performing Arts.
Dopo averlo portato alla fama con un solo ruolo e avergli in qualche modo impedito di liberarsene, il destino ha progettato per lui una svolta micidiale. Il 21 maggio del 1995 esce negli Stati uniti un film che lo vede protagonista: Al di sopra di ogni sospetto, un thriller in cui Christopher interpreta la parte di un poliziotto paralizzato. Meno di una settimana dopo, durante una gara d'equitazione in Virginia, Christopher cade rovinosamente da cavallo. Per diversi giorni lotta con la morte. Sopravvive, ma la spina dorsale non ha retto, rimane completamente paralizzato. Deve utilizzare macchinari anche per respirare. Successivamente Reeve ha confessato di avere anche pensato alla morte in quei momenti come via d'uscita per una situazione insostenibile. Qui entra in scena Dana Morosini, sua moglie da qualche anno. E' lei a ridargli fiducia e a spingerlo a combattere. La coppia realizza il Christopher and Dana Reeve Paralysis Resource Center, un centro di supporto, sostegno e informazione per tutte le persone affette da paralisi. Nel progetto vengono investiti 22 milioni di dollari. Ma Christopher non si limita a questo. Combatte in ogni direzione. Si sottopone a diversi interventi chirurgici e terapie. Presenzia a manifestazioni pubbliche, compresa la notte degli Oscar, invitando i suoi colleghi più fortunati a non dimenticare l'impegno sociale. Proprio venerdì scorso John Kerry, nel dibattito televisivo con George Bush, ha citato Reeve per la sua attività a favore della ricerca sulle cellule staminali, e ha definito l'attore oggi come «un vero eroe americano» e «una fonte d'ispirazione per tutti noi». La ricerca sulle cellule staminali era diventata letteralmente una ragione di vita e di speranza per Reeve, che si era trovato così coinvolto anche nel confronto politico, vista l'opposizione repubblicana all'uso degli embrioni. Gli amici di Christopher sono unanimi nel ricordare come fosse convinto che, prima o poi, grazie a queste ricerche, sarebbe riuscito a mollare la sedia a rotelle. Forse un eccesso di ottimismo, ma è pur vero che sino a qualche anno fa la paralisi veniva considerata una condizione assolutamente senza ritorno, oggi invece quell'idea è completamente superata, e la ricerca è in corso per trovare il modo per offrire possibili vie d'uscita. In questo senso il centro fondato con la moglie è una risorsa decisiva sia per la capacità propulsiva e divulgativa, sia perché in grado di offrire informazioni e assistenza. Grazie agli sforzi e alle terapie Christopher è stato in grado di lavorare (ha diretto dei lavori televisivi, ha dato la voce come narratore e ha interpretato il remake televisivo di La finestra sul cortile) e di parlare per quindici minuti senza ricorrere al respiratore. Progressi che al momento dell'incidente sembravano pure illusioni da fantascienza. Ora sembra quasi facile dire che Reeve si sia comportato da vero Superman nella realtà, confrontandosi con una situazione difficilissima e cercando di uscirne per sé e per gli altri. «Un giorno potrò camminare» amava ripetere. Ora sappiamo che quel giorno non ci sarà ma chissà che l'impegno di Christopher e Dana in questi anni non porti qualcun altro a poter camminare dopo avere vissuto l'incubo della paralisi. E sarebbe straordinario se dovesse essere ricordato per questo piuttosto che come attore. Per il momento è proprio Dana che ringrazia «i milioni di fan di tutto il mondo, che hanno sostenuto e amato mio marito in tutti questi anni».
Da Il Manifesto, 12 ottobre 2004
Strano destino quello di Reeve, comunque dominato da una costante: quella dell'eroismo, prima nel cinema e poi nella vita e nella malattia. Christopher Reeve era nato a New York nel 1952, figlio di una giornalista e di uno scrittore: laureato alla prestigiosa Cornell University di Itaca venne poi ammesso, insieme al grande amico Robin Williams (che gli sarà sempre vicino, aiutandolo anche economicamente nella malattia), all'ambitissima Julliard School of Performing Arts di New York. Nel’76 l'esordio a Broadway, al fianco della grande Katharine Hepburn in A matter of gravity, e ben presto il debutto a Hollywood nel’78 con Salvate il Gray Lady con Charlton Heston. Ma proprio in quell'anno gli venne offerto il ruolo che, nel bene o nel male, segnò la sua carriera. Con quel fisico imponente e quella faccia da persona pulita, chi meglio di lui poteva impersonare l'eroe più amato dagli americani, Superman? E così nel’78 arrivò il grande successo con il primo Superman cui seguirono Superman II nel 1980, Superman III nell'83 e Superman IV nell'87. Un po' imprigionato da quell'immagine di superoe Reeve recitò anche in film più impegnativi come I bostoniani di James Ivory dell'84 e Quel che resta del giorno nel’93, oltre che sul palcoscenico della Comédie francaise e del National Theatre di Londra.
Ma il suo strano destino lo attendeva al varco. Nel 1995 durante una gara d i corsa ad ostacoli, fu sbalzato dal suo cavallo e si ritrovò a terra con due vertebre cervicali spezzate e il corpo paralizzato. Da lì iniziò la seconda vita da eroe «vero». Reeve non si diede per vinto ed iniziò una battaglia per ridare speranza a tutti i malati come lui, affiancato dall'amatissima moglie e dai tre figli. Costretto su una sedia a rotelle e collegato a un respiratore artificiale senza cui non poteva sopravvivere, si sottopose come cavia volontaria a diverse terapie Nel’99 creò una fondazione per lo studio della paralisi, finanziò la ricerca medica, organizzò eventi sportivi per disabili, si mise alla testa del movimento per la ricerca sulle cellule staminali, intraprese l'opera di lobbying per far approvare dal Congresso Usa norme sul reinserimento dei disabili nel lavoro attivo e sui sussidi a loro favore. Nel’98 ritornò persino a recitare nel remake televisivo de La finestra sul cortile di Hitchcock, mentre come regista aveva diretto nel’97 Glenn Close in In the gloaming. Sempre pieno di iniziative, Reeve nel maggio scorso stava pensando di tornare alla regia con un film sulla storia di una ragazza paraplegica alle prese con gli studi di Harvard. Solo la malattia è riuscita a fermare, domenica pomeriggio, il suo entusiasmo per la vita.
Da L’Avvenire, 12 ottobre 2004