Fatima ama il calcio, le donne e Dio. Tra banlieue, fede e desiderio, cerca sé stessa, affrontando contraddizioni senza mai smettere di sperare. Espandi ▽
Cresciuta nelle banlieue parigine e in seno a una famiglia musulmana, di origine algerina, Fatima non sa dove ‘mettersi’. Ama il calcio e le donne, la sua famiglia e dio, senza riuscire a conciliarle e a riconciliarsi con se stessa. Per fare ordine balla sul dancefloor o dialoga con l’Imam, attraversando senza paura le sue contraddizioni. Adattamento del romanzo omonimo (e autobiografico) di Fatima Daas, La petite dernière è un gesto di cinema di grande purezza. Per Hafsia Herzi è prima di tutto una questione d’amore, di emancipazione e costruzione personale di una ragazza musulmana che ama le donne e abita un ambiente religioso, sociale e familiare intrinsecamente intollerante. Hafsia Herzi resta sobria, eludendo pathos e caricatura, e trovando un’attrice ispirata che dona a Fatima la complessità necessaria. Dal punto di vista formale, il film resta misurato, nessuna oscillazione della m.d.p., nessuna illusione documentaristica ma un’attenzione costante alla grana della realtà. Recensione ❯
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Una sfida vinta: Enyedi affronta con originalità l'impresa di relazionare esseri umani con il mondo vegetale. Drammatico, Germania, Francia, Ungheria2025. Durata 145 Minuti.
Un vecchio albero racconta cosa accade intorno a lui. Espandi ▽
2020. Un neuroscienziato proveniente da Hong Kong giunge come visiting professor in un'università della Germania. La sua specializzazione consiste nello studiare la mente dei neonati. Qui inizia un esperimento sul grande albero mentre il Covid si diffonde.
1908. Sempre nello stesso ateneo assistiamo alla non facile ammissione alla facoltà di Botanica della prima ragazza. La stessa trova un impiego come assistente presso un fotografo e scopre tutte le potenzialità del mestiere.
1972. Due giovani studenti iniziano una relazione che vede al centro la cura e lo studio delle reazioni di un geranio a quanto gli accade intorno.
Ildikó Enyedi dà nuovamente prova della sua originalità affrontando un tema insolito sul quale innesta riflessioni sul ruolo dell'essere umano nel contesto della Natura. Non si presentava come semplice l'impresa di relazionare esseri umani con il mondo vegetale ma la regista ungherese c'è riuscita affrontando anche i mutamenti nella relazione maschio femmina nel corso del tempo. Recensione ❯
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Il film liberamente tratto dal romanzo Stabat Mater di Tiziano Scarpa. Espandi ▽
Primi del Settecento. L'Ospedale della Pietà è il più grande orfanotrofio di Venezia, ma è anche un'istituzione che avvia le orfane più brillanti allo studio della musica. La sua orchestra è una delle più apprezzate al mondo. Cecilia ha vent'anni, vive da sempre alla Pietà ed è una straordinaria violinista. L'arte ha dischiuso la sua mente ma non le porte dell'orfanotrofio; può esibirsi solo lì dentro, dietro una grata, per ricchi mecenati. Questo fino a che un vento di primavera scuote improvvisamente la sua vita. Tutto cambia con l'arrivo del nuovo insegnante di violino. Il suo nome è Antonio Vivaldi. Recensione ❯
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Ambientato nella Parigi degli anni '60 e basato su una storia vera, il film racconta di una madre di sei figli che rifiuta di accettare una diagnosi medica secondo cui suo figlio non camminerà mai e sfida invece difficoltà insormontabili per guidarlo verso la vita che immagina per lui attraverso l'ottimismo e la fede. Recensione ❯
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A partire dalla storia del rione Pilastro a Bologna, il film indaga le contraddizioni dello sviluppo urbano e il rapporto tra spazi e vita quotidiana. Espandi ▽
Il rione Pilastro comincia la sua storia a partire dagli anni Sessanta, con un nucleo di case popolari edificato a pochi chilometri dal centro storico di Bologna in risposta alle richieste di alloggi per il crescente numero di immigrati nel secondo dopoguerra.
All'ombra del "Virgolone", uno dei più grandi complessi residenziali della città, cresce un quartiere di quasi settemila abitanti, oggi purtroppo spesso al centro dell'attenzione dei media solo per crimini e fatti di cronaca nera.
Il film indaga la storia del quartiere e dei suoi abitanti, il rapporto tra spazi cittadini ed esperienze quotidiane, in un contesto dove sono evidenti sfide e contraddizioni nello sviluppo urbano. Recensione ❯
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Dopo la rivolta ungherese del 1956, la visione idealizzata del padre defunto di un ragazzino viene infranta quando un uomo grezzo si presenta come suo vero padre. Espandi ▽
Andor cresce nell'Ungheria del secondo dopoguerra e, dopo il tentativo di rivolta represso nel sangue del 1957, si ritrova a confrontarsi con la memoria di un genitore così come gli viene raccontata dalla madre e un altro uomo che pretende di esserne il padre biologico. Recensione ❯
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Cronaca di sopravvivenza e romanzo di formazione. La regista si riappropria del proprio passato. Drammatico, Francia, Paesi Bassi2025. Durata 98 Minuti.
Un film tra l'autobiografico e il poetico in cui la protagonista rivisita traumi del passato e si chiede se sia possibile spezzare il ciclo della violenza. Espandi ▽
Rievocazione autobiografica degli eventi che hanno segnato l’infanzia della regista Vladlena Sandu, nata in Crimea e poi trasferitasi con i nonni a Grozny, in Cecenia.Tra deportazioni e scontri letali, la vita della ragazza verrà sconvolta e la costringerà a spostarsi ancora, stavolta nella Russia post-sovietica. Tramite il sapiente uso dei codici visivi e della prospettiva personale del voice over, la regista trova una chiave originale per dar voce alle sue memorie, in un trattato che è al tempo stesso romanzo di formazione e cronaca di sopravvivenza con un tocco di autoanalisi. Sfruttando un’accattivante estetica contemporanea l’autrice si riappropria del passato, mentre l’orrore viene raccontato in un presente ciclico. Pezzi eterogenei di un racconto che una volta assemblato ci appare come l’autopsia di un’infanzia, fatta di folklore rivisitato, simboli che ritornano, e di un’apprezzabile verve mimetica nella messa in scena. Recensione ❯
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Una bambina trascorre l'estate nella campagna russa sullo sfondo di una guerra che ditrugge vite umane. Espandi ▽
Katya ha otto anni e trascorre l'estate con i nonni nella campagna russa. Il tempo si ferma, gli adulti tacciono e sullo sfondo una guerra distrugge vite umane. Intanto, i bambini crescono e le nuvole volano. Recensione ❯
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Un flusso di immagini ed emozioni che non teme l'indicibile e il conturbante. Alla sua opera prima Stewart mostra di saper osare. Biografico, Drammatico - Francia, Lettonia, USA2025. Durata 128 Minuti.
Lidia cresce tra abusi e dolore. Nuoto e scrittura sono vie di fuga, ma tra lutti e dipendenze il percorso verso la salvezza sarà lungo e incerto. Espandi ▽
Lidia è una bambina che cresce tra il nuoto e una famiglia in frantumi. Una borsa di studio per il nuoto è la promessa di una vita migliore, ma Lidia dovrà imparare tutto da capo. Ad amare, a rapportarsi agli altri in modo non violento, a sopravvivere a un lutto grave e alle dipendenze multiple in cui finisce per gettarsi. Affamata di vita, intravede nella scrittura una forma di salvezza. È un film viscerale, carnale, appassionato e malato, The Chronology of Water di Kristen Stewart. Un film fuori dall’ordinario che osa portare in scena una storia “scandalosa”, raccontata nell’omonimo romanzo autobiografico di Lidia Yuknavitch. Un flusso amniotico di immagini ed emozioni che non teme l’indicibile e il conturbante. Alla sua opera prima Stewart dimostra di avere maturato negli anni una sua chiara idea di cinema e uno stile nuovo con cui proporla sullo schermo, lontana dalla retorica e dal didascalismo. Un cinema che non deve e non vuole essere rassicurante, intento a raccontare i sentimenti estremi di chi ha subito traumi troppo grandi da elaborare. Recensione ❯
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Nel nord del Messico, il giovane ribelle Veneno convince un camionista a dargli un passaggio. Il viaggio svela intimità e pericolosi fantasmi del passato. Espandi ▽
Lungo le autostrade del Messico, il giovane Veneno fa il suo cammino tra una stazione di servizio e un ristorante, scroccando passaggi dai camionisti e offrendo sesso come moneta di scambio o come semplice passatempo. L'incontro con Muñeco si rivelerà più duraturo, con i due uomini che sono diversi per età e provenienza ma che fanno un patto per aiutarsi a vicenda, specialmente quando Muñeco si offre di aiutare a smerciare la cocaina che Veneno si porta dietro. Ci sarà anche spazio per una certa familiarità e una scoperta reciproca, che è però sempre a rischio in un ambiente in cui il pericolo è dietro l'angolo.
Una fotografia on the road del Messico profondo girato con stile contemporaneo e attenzione allo sguardo queer, che si mescola ai codici del genere thriller. È il quarto lavoro del regista messicano David Pablos. C'è l'impressione diffusa di un cinema fatto secondo formula, dosando i necessari ingredienti arthouse e provocatori su una base attenta a rimanere accessibile e patinata anche nei suoi momenti più brutali. Si tratta però di un prodotto solido per Pablos - la cui poetica si mette sempre più a fuoco - e con sufficiente capacità di evocare un luogo e il peculiare equilibrio umano che lo popola. Recensione ❯
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Dopo otto anni dal Canto uno e sei dall'Intermezzo, i personaggi ritornano, cristallizzati nel loro presente. Drammatico, Francia2025. Durata 134 Minuti.
Amin torna a casa nel sud della Francia e si riconnette con la sua famiglia, gli amici d'infanzia, suo cugino Tony e la sua migliore amica Ophelie. Espandi ▽
Stessa spiaggia, stesso mare: proseguono le avventure di quell’estate del 1994 a Sète, tra gli altri con Amin che vuole fare cinema, vive a Parigi ed è tornato per le vacanze, e Ophélie che sta per sposarsi con Clément ma è segretamente incinta di Tony, cugino scapestrato di Amin, e vuole andare a Parigi per abortire. E poi il ristorante tunisino, la grande famiglia allargata, gli amici e i flirt, le interminabili serate di festa. La novità è l’arrivo dell’attrice americana Jessica Patterson e di suo marito, il produttore Jack, che si interessa alla sceneggiatura scritta da Amin e invita spesso i due cugini nella sua villa.
L’elemento del destino c’era in fondo sempre stato, e lo aveva individuato lo stesso Abdellatif Kechiche quando - reduce dal successo de La vita di Adele - decise di girare una grande saga dedicata all’idea del “mektoub”, che in arabo rappresenta “ciò che è scritto”.
Il primo film, Canto uno, arrivò nel 2017 come un capolavoro folgorante. Cristallizzati nel loro presente, i personaggi riprendono da dove avevano lasciato - ma forse con un po’ meno di quello smalto che rendeva il naturalismo di Kechiche così fluido e abbacinante, e l’educazione sentimentale di una gioventù bellissima così luminosa. Un regista che aveva il dono di governare e modellare lo scorrere del tempo si trova ora a inseguire quello perduto. Recensione ❯
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Nel cantiere notturno di un quartiere futuristico, operai iniziano a sparire. Vincent sospetta un insabbiamento, ma il mistero si fa più oscuro. Espandi ▽
Vincent lavora di notte nel cantiere di un quartiere futuristico ribattezzato Grand Ciel. Quando un operaio scompare, Vincent e i suoi colleghi sospettano che il caposquadra abbia nascosto il suo corpo da qualche parte nel gigantesco cantiere. Quando un altro lavoratore scompare altrettanto misteriosamente, Vincent comincia anche ad assistere a strane ed inquietanti manifestazioni. Recensione ❯
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Una famiglia si ritrova a condividere una vecchia casa nella Normandia rurale. Espandi ▽
Nella Francia di oggi, un gruppo di sconosciuti viene riunito in quanto discendente di Adèle, donna di fine ottocento che dalla Normandia era partita alla volta di Parigi in cerca della madre che l’aveva abbandonata. Dovendo ispezionare la casa in rovina di Adèle per decidere cosa fare della proprietà, gli emissari del gruppo - Guy, Céline, Seb e Abdel - mettono insieme pezzo dopo pezzo il lontano passato della loro famiglia. Parallelamente, durante la Belle Époque, Adèle si avventura nella grande città assieme ai nuovi amici Lucien e Anatole, scoprendo una capitale nel vortice del cambiamento, tra zone ancora rurali e i salotti della borghesia moderna, e tra le arti figurative e l’avvento della fotografia.
Con La venue de l’avenir, il regista francese ritrova uno smalto che gli mancava da un po’, dirigendo con brio un grande cast corale che si rincorre dalle taverne di una Montmartre fin de siècle ancora campagnola fino ai mosaici digitali di una riunione su Zoom, passando per la prima mostra dei pittori impressionisti raggiunta da viaggi nel tempo psichedelici grazie a un trip di ayahuasca. Recensione ❯
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Un'interpretazione moderna diretta da Alain Chabat e Fabrice Joubert. Espandi ▽
Roma vuole disperatamente conquistare l'ultimo villaggio indipendente della Gallia, casa di Asterix e Obelix. Il segreto della superiorità in battaglia dei Galli è una pozione magica, ma quando il creatore della pozione perde la memoria, gli abitanti del villaggio vengono lasciati a loro stessi contro la potenza di Roma. Recensione ❯
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Lilian, psicanalista in crisi, inizia a indagare sulla misteriosa morte di una paziente. Ipnotizzata, scopre un passato segreto che la lega alla defunta. Espandi ▽
Lilian Steiner è una psicanalista di origini americane, perfettamente integrata nell’ambiente della borghesia parigina. Rigida, nervosa, chiaramente bloccata, non ascolta più veramente i suoi pazienti. Se ne accorge il giorno in cui muore una di loro, Paula, e lei comincia a lacrimare copiosamente. La scettica dottoressa finisce così da un’ipnotista, che la guida dentro una storia segreta, che la riguarda e la lega alla donna scomparsa. Chi ha ucciso la paziente di Lilian? È stata la figlia, resa folle dalla gravidanza? Il marito, che sembra avere un’arma al posto dello sguardo? O è stata Lilian stessa, sbagliando qualcosa? Giallo psicologico, morbido come il vino rosso che i personaggi bevono con piacere, il film può sembrare ambire a contenere troppe anime al suo interno, ma è proprio in questa non facile compresenza di accenti diversi, e nel modo in cui maneggia l’obiettivo personale e quello d’intrattenimento, che sta il suo maggiore interesse. Recensione ❯
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