Titolo originale | La peste |
Anno | 2022 |
Genere | Drammatico |
Durata | 87 minuti |
Regia di | Francesco Patierno |
Attori | Alessandro Preziosi, Francesco Di Leva, Francesco Mandelli, Cristina Donadio Andrea Renzi, Antonino Iuorio, Peppe Lanzetta, Francesca Romana Bergamo. |
Tag | Da vedere 2022 |
MYmonetro | 3,37 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 2 maggio 2023
La rilettura contemporanea di "La peste" di Albert Camus, che racconta il disorientamento generato dalla pandemia. In Italia al Box Office La Cura ha incassato nelle prime 8 settimane di programmazione 2,8 mila euro e 1,9 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Una troupe cinematografica decide di girare un adattamento de "La peste" di Albert Camus, ma viene sorpresa dalla peste contemporanea, ovvero la pandemia coronavirus, e tutti i personaggi del romanzo di Camus trovano il loro alter ego fra i personaggi della modernità che ruotano attorno al set della finzione filmica. Dall'algerina Orano si passa alla Napoli dei giorni nostri, Bernard Rieux diventa un medico partenopeo, Jean Tarrou il figlio di un magistrato, Raymond Rambert un prim'attore arrivato da Milano, Padre Paneloux un prete di quartiere, e così via. Attraverso le parole di Camus, (ben) rielaborate in forma di dialoghi contemporanei, la storia della peste degli anni Quaranta viene a sovrapporsi a quella della pandemia del 2020, a sottolineare che le dinamiche e le interazioni umane di fronte ad un flagello sono molto spesso le stesse.
È stata un'ottima idea ambientare "La peste" nella Napoli blindata dal lockdown da parte di Francesco Patierno che firma la regia e la sceneggiatura insieme allo scrittore napoletano Andrej Longo e a Francesco Di Leva, che interpreta il ruolo centrale del medico.
E sarebbe stata una buona idea anche quella di creare un parallelo fra la finzione cinematografica e la realtà fuori dalle scene: peccato però che questo parallelismo, e il suo grande potenziale metacinematografico, si perdano perché quasi tutta l'attenzione è spostata sulle vicende che si svolgono fuori dal set: un'alternanza maggiore fra spettacolo e vita vera, fra testo originale e adattamento aggiornato all'oggi, avrebbe raggiunto un risultato artistico più interessante. Patierno sa dove posizionare la cinepresa e i suoi attori, soprattutto Di Leva e Antonino Iuorio, sanno come calarsi nel dramma interiore come in quello che li circonda. Insieme restituiscono per dialoghi e immagini lo scoramento di fronte all'inimmaginabile, e comunicano un messaggio di solidarietà e di resistenza al male peggiore di tutti, l'indifferenza. "Bisogna prestare la massima attenzione", ammonisce Patierno citando alla lettera Camus, "perché l'uomo giusto... è quello che si distrae il meno possibile".
Ci sono modifiche alla trama del romanzo francese, una delle principali riguardante la sorte visibile di "Tarrou", che lo rende così meno eroe cavalleresco: del resto il film di Patierno si intitola La cura e non La peste, e il regista non indugia sui lutti: manca però il bagno dell'amicizia condivisa, il che forse è indicazione invece di quel destino compiuto. La Napoli desertificata dal Covid è coprotagonista di questa storia di strazio privato e pubbliche negligenze, che non fa sconti all'omertà con cui la pandemia è stata accolta e all'opportunità politica in nome della quale è stata minimizzata, nel momento in cui sono mancate "regole, permessi, uomini, tempi". E il contrasto tra scienza e fede rimane quello enunciato da Camus nel suo capolavoro.
E' sempre un impresa coraggiosa rivisitare e ripresentare un classico della letteratura. Da Orano a Napoli, dai primi anni 40 ai nostri giorni mantendo inalterata la struttura linguista, conservando le stesse parole che risuonano cosi contemporanee. E ripercorrere l'incredulità di un evento che mai avremmo pensato di potere vivere, quello di una pandemia.
Film davvero noioso, intervallato da scene ricostruite di Alberto piccolo.La cosa più deludente: quanti primi piani e pose da star ( in finale con completo a righe e cagnolino) del regista, nonchè nipote del grande Alberto.Si salvano le interviste a chi lo ha conosciuto.Li mortacci!!Delusissima
Una Napoli struggente, ferita e comunque bellissima, ma che poteva essere - in quel drammatico periodo - una qualsiasi altra città. Protagonisti (tutti bravissimi) con una vita quotidiana che (purtroppo) è stata quella di tutti noi. Una vera e propria "simbiosi" tra attori e pubblico in sala. E quando il film finisce, è difficile alzarsi dalla poltrona perché ti [...] Vai alla recensione »
Ritengo sia un documento molto importante dopo il periodo che abbiamo vissuto. Un qualcosa che rivedendo negli anni a venire ci darà ancora e sempre i brividi.
La cura è un film coraggioso che prende le fila da un libro forte e significativo per arrivare ai giorni nostri attraverso un morbo misterioso e potente capace di tirare fuori, ora come allora, il peggio e il meglio di ognuno di noi. Il regista è bravo a non spettacolarizzare il dolore e camminare in punta di piedi nelle paure più profonde di ognuno di noi; la malattia e la morte.
Film molto bello, intenso, emozionante e profondo. Girato magnificamente in una Napoli affascinante con attori tutti bravi, in particolare Francesco Di Leva. Nel film ci sono poi dei dialoghi molto istruttivi sulla figura del medico, una professione che viene portata ad esempio di vita.
Sala piena un film che parla con la pancia e ti fa rivivere in maniera intensa il lockdown
Film molto bello, intenso, emozionante e profondo. Girato magnificamente in una Napoli affascinante con attori tutti bravi, in particolare Francesco Di Leva. Nel film ci sono poi dei dialoghi molto istruttivi sulla figura del medico, una professione che viene portata ad esempio di vita.
Dopo aver diretto i documentari Diva! (2017) e Camorra ( 2018) e dopo il riconoscimento come migliore regia al Roma fiction festival nel 2009 per la serie Donne Assassine, adattamento italiano del format argentino Mujeres Asesinas, diretta a quattro mani con Alex Infascelli, Patierno torna sul grande schermo con una rilettura contemporanea di La peste di Albert Camus richiamando lo spettro, mai del [...] Vai alla recensione »
Il lockdown, esperienza mai vissuta dalle nostre generazioni in epoca moderna, ha profondamente segnato non solo i tratti esteriori delle nostre società attraverso una sperimentazione di quella distopia che avevamo solo letto nei libri o visto al cinema, ma ha anche segnato i nostri sguardi sulla quotidianità e frantumato molte certezze. Il racconto quotidiano di una dolorosissima ecatombe e l'inarrestabile [...] Vai alla recensione »
La Cura, girato a Napoli in pieno lockdown non è un semplice adattamento del celebre capolavoro di Camus, La peste. Parte dalla storia originariamente ambientata in Algeria nel 1947 per raccontare in chiave attuale i mesi che hanno cambiato il mondo e le persone. I tempi del lockdown nella pellicola di Francesco Patierno. Nella sezione Progressive cinema - visione per il mondo di domani, tra i sedici [...] Vai alla recensione »
Ritrovare uno sguardo nuovo sugli uomini e sulle cose. In questa espressione utilizzata da Padre Paneloux - un infervorato Peppe Lanzetta - si può riassumere il percorso narrativo de La cura di Francesco Patierno, presentato alla 17esima edizione della Festa del Cinema di Roma. Meglio, il decorso narrativo: trattandosi di una rigenerazione dello sguardo che parta dall'epidemia.
Cinema nel cinema, ma anche cinema sul cinema. E la teoria di preposizioni può continuare: cinema per il cinema, cinema dal cinema, cinema del cinema. La Cura è un film che nasce tutto dentro il dispositivo, un laboratorio sul fare un film in quest'epoca, strumento teorico nelle mani di un autore che nelle sue migliori sortite sa muoversi tra realtà e finzione.
"Fratelli, la sventura vi ha colpito. Fratelli, ve lo siete meritato". La voce di Peppe Lanzetta nei panni di Padre Paneloux rimbomba anche nella sua predica sullo sfondo dei palazzi di Napoli. La città è deserta e l'apocalisse sembra vicina. Una troupe gira un film nei giorni più duri del lockdown. La vita privata degli attori s'intreccia con quella dei loro personaggi.
Napoli, oggi. O forse appena ieri. Oppure una distopia futuribile tutta italiana. Un virus misterioso colpisce la popolazione, portando spesso alla morte. La città entra in lockdown. Nessuno può entrare né tantomeno uscire. Si cerca disperatamente un rimedio a questa implacabile malattia, che pare un'influenza ma è molto più infida e letale. Una realtà paragonabile al peggiore degli incubi, che tutti [...] Vai alla recensione »