Storia romantica di formazione tratta dal romanzo YA di Marc Klein. Espandi ▽
Dopo aver perso l'amore della sua vita in un tragico incidente, un'adolescente con il cuore infranto si convince che lui le stia inviando segnali dall'aldilà. Recensione ❯
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Una commedia ambientata nel 1994, ispirata al cinema di quel periodo, girata come fossimo in quegli anni. Commedia, Italia2022. Durata 100 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Il racconto di formazione di una generazione. Espandi ▽
Gli anni belli segna il debutto alla regia di finzione per Lorenzo d’Amico De Carvalho, che ha un passato come aiuto regista di autori di rilievo e coregista di un paio di documentari. Qui d’Amico De Carvalho firma anche il soggetto, la cosceneggiatura (con Anne-Riitta Ciccone, con cui aveva scritto anche il copione di I’m - infinita come lo spazio) e il montaggio. E fa un tentativo metalinguistico interessante: girare un film ambientato negli anni Novanta come se fosse un film girato proprio in quel periodo, ovvero non limitandosi a ricreare gli ambienti e i costumi dell’epoca, ma adottando lo stesso linguaggio filmico, a cominciare dalle musiche (di Nuno Malò) e le inquadrature “vanziniane”. Recensione ❯
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Un romanzo sentimentale imbevuto di musica e cultura in cui si avverte il tono della grande produzione europea. Drammatico, Repubblica Ceca, Italia, Slovacchia2022. Durata 140 Minuti.
Il film ricostruisce le avventure del grande compositore settecentesco Josef Myslivecek, al tempo più ricercato di Mozart da corti e teatri d'Italia. Espandi ▽
Vita, arte e amori di Josef Myslivecek, «il boemo», musicista del XVIII secolo, che da Praga, dove era nato da una famiglia di mugnai, arriva a Venezia nel 1763 e da lì, muovendosi abilmente nel mondo dell’aristocrazia italiana, tra l’amore di una giovane dama e il piacere offerto da una potente marchesa, si afferma come uno dei principali musicisti dell’epoca.Il film del boemo Petr Václav (selezionato per aprire il Trieste Film Festival), interpretato da un cast di attrici e attori italiani, tra cui Barbara Ronchi, Elena Radonicich, Lana Vladi, Lino Musella e Diego Pagotto, si sofferma sulle composizioni del protagonista e sulle esibizioni delle sue opere, mostra il lavoro di imprenditori, promotori delle arti e critici musicali del Settecento, provando a far comprendere la «lirica seria» allo spettatore non specializzato. Le fonti sulla personalità di Myslivecek, a differenza di quelle sulla produzione musicale, sono in realtà poche, ricavate da frammenti di lettere sopravvissute all’oblio. Per questo il regista e sceneggiatore sceglie di costruire il biopic su basi sostanzialmente apocrife, immaginando i passaggi perduti della vita del protagonista e dedicando buona parte del racconto alle sue avventure sentimentali ed erotiche. Recensione ❯
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Serie tv basata sui romanzi di "Jack Reacher" di Lee Child. Espandi ▽
Rinasce per la TV il personaggio ideato da Lee Child, in una versione molto più fedele alle pagine dei romanzi ma priva del carisma di Tom Cruise, a cui la serie cerca di supplire con un ambiguo surplus di violenza. Per tener viva la tensione durante otto episodi, la vicenda deve inevitabilmente rivoltarsi più volte, offrendo un flusso costante di antagonisti per le scene d'azione che sono il sale della serie. Alla fine la trama starebbe anche relativamente in piedi, però il manicheismo la disinnesca: non solo i cattivi sono così cattivi che sembrano usciti da un horror estremo, ma hanno anche facce che ne denunciano immediatamente la natura malvagia e corrotta. Vorrebbero insomma essere quei personaggi che "si ama odiare", ma non hanno né il carisma né l'approfondimento sufficiente. Lo showrunner Nick Santora è inoltre un veterano di serie Tv d'azione però anche da questo punto di vista Reacher, che avrebbe potuto essere un nuovo Banshee visto il soggetto estremo, riesce a brillare solo in alcuni momenti. La sensazione è che si cerchi quella violenza ma senza il coraggio di abbracciarla davvero, riportandola con ipocrisia in una sfera per nulla disturbante e del tutto hollywoodiana. Recensione ❯
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Un soldato deve ritrovare la propria quotidianità una volta tornato a casa. Espandi ▽
Lynsey, un ingegnere militare, è appena tornata negli Stati Uniti. Ha una lesione cerebrale debilitante dovuta all’esplosione di un ordigno in Afghanistan e, grazie a un’infermiera, ha iniziato un lento recupero; deve infatti riprendere a camminare e ha dei vuoti di memoria. Quando le sue condizioni fisiche migliorano, rientra a casa sua a New Orleans dove a va vivere a casa della madre con cui ha un rapporto conflittuale. Vorrebbe riprendere a fare il suo lavoro, ma il suo medico è diffidente. Nel frattempo trova un altro impiego come addetta alla pulizia delle piscine. Un giorno il suo pick-up si rompe. In officina conosce il meccanico James Aucoin che non è mai riuscito a superare il senso di colpa legato a una tragedia familiare. Sono entrambe due persone sole. Entrano gradualmente in confidenza e passano sempre più tempo insieme. Una sera però, un violento litigio sembra separarli.
L’opera prima della regista teatrale Lila Neugebauer sembra attraversata da una persistente monotonia che invece è la qualità nascosta del film, perché rivela progressivamente i due protagonisti, semina alcuni indizi e ne tiene sottotraccia altri.
Causeway, che si fonda prevalentemente sulla recitazione e una marcata impostazione teatrale, richiama, in apertura, la tradizione del cinema sui reduci di guerra, per poi diventare, anche grazie alla recitazione di Jennifer Lawrence, il racconto di un lento e progressivo ritorno alla vita. Recensione ❯
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Un omaggio inusuale, leggero e a tratti ironico, in cui si racconta la vita e il percorso artistico dell'attore napoletano Massimo Troisi, a quasi 70 anni dall'anniversario della nascita. Espandi ▽
Lello Arena inizia a parlare e noi lo stiamo a sentire. Racconta di un gruppo di ragazzi che giocano per le vie di San Giorgio a Cremano, poi di un altro che fa teatro in un garage, quindi di una comitiva che si ritrova sempre per giocare a calcio. Lello racconta e noi lo stiamo a sentire, perché quei ragazzi sono lui stesso, Enzo Decaro, Alfredo Cozzolino, Carmine Faraco. E, stella polare sopra tutti, Massimo Troisi. Ma non il Troisi degli incassi miliardari, della Coppa Volpi, della cultura di massa, no, piuttosto il Massimo vien 'cca, quello degli amici, dell'intimità, delle radici. E ad aprire e chiudere i ricordi, l'unica persona che ci ha fatto vedere com'era un tempo Massimo Troisi e come sarebbe potuto essere adesso: Gerardo Ferrara, la sua controfigura ne Il postino.
La cascata di ricordi, ma soprattutto, emozioni e sentimenti che ne consegue, è lasciata al puro fluire dei presenti, siano essi davanti alla cinepresa o di riporto tramite filmati di repertorio, spezzoni televisivi, interviste pregresse.
La scelta di non mostrare nessun fotogramma della filmografia di Troisi è un qualcosa che prima invispisce, a lungo andare perde mordente proprio perché non sostenuta da nessun'altra invenzione formale, colpo d'occhio, sterzata compositiva. Recensione ❯
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Romantic drama tratto dall'omonimo film campione d'incassi e fenomeno culturale di vent'anni fa. Espandi ▽
Antonia è sposata con Massimo: una storia d'amore solida e felice. Ma Massimo si innamora di Michele, e quell'amore domanderà il suo spazio. Quando Massimo sta per prendere una decisione, un incidente di moto lo ferma per sempre, lasciando un vuoto immenso in Antonia e Michele. Finché un quadro non mette Antonia sulla strada di casa dell'amante di suo marito, abitata anche dalla famiglia elettiva sui generis del giovane uomo: un gruppo di "impiccioni, invadenti e sciroccati", uno spaccato di umanità vibrante e colorato. E le dinamiche fra tutti i presenti si svilupperanno all'insegna dell'unica regola che conta: "L'amore non guarda in faccia nessuno".
Ferzan Ozpetek trasforma l'idea centrale del film Le fate ignoranti, da lui diretto nel 2001, e le regala il respiro lungo della serialità, compiendo una delle rare operazioni utili in questo settore, perché il film originale era già una storia corale, e si sarebbe voluto sapere di più di ognuno dei personaggi accennati.
La sceneggiatura di Ozpetek e Romoli è materia elastica, e il cast si cala in questo universo teatrale con fiducia, pronto a mostrare i suoi colori inediti: primo fra tutti l'ottimo Eduardo Scarpetta nel ruolo centrale di Michele. C'è persino un "coro greco" composto da tre vicine chiacchierone che commentano le entrate in scena (o in casa) dei personaggi. Recensione ❯
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Un dramedy contemporaneo in equilibrio tra realtà e finzione, performance e documento storico. Con una straordinaria Meltem Kaptan. Commedia drammatica, Germania, Francia2022. Durata 119 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La storia vera di una donna qualsiasi che sfidò il governo americano dopo l'arresto del figlio accusato di terrorismo. Espandi ▽
Rabiye Kurnaz è una signora tedesca di origini turche dalla vita tanto normale quanto frenetica. Contro ogni previsione, dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 suo figlio Murat viene accusato di terrorismo ed è uno tra i primi a essere spedito nel campo di prigionia di Guantanamo. Per Rabiye è l’inizio di una battaglia che dal suo mondo la porterà a sfidare i potenti del mondo. La forza del film sta nella sua interprete, Meltem Kaptan, comica, conduttrice, autrice, vera e propria mattatrice: la sua figura apparentemente anonima genera un corto circuito tra realtà e finzione, performance e documento storico. Rabiye Kurnaz vince – a prescindere dal risultato della sua battaglia – perché riesce a diventare personaggio in un mondo che nemmeno che la considererebbe come interlocutrice; impone la sua normalità e la sua fisicità prorompente come elementi disturbanti, distruttivi, affrontando i potenti con la sua ingenuità e ingegnosità. Non solo: la stessa Kaptan, forte della fama in patria, trasforma il dramma giudiziario in una commedia, sfidando la storia sul piano dello sberleffo e giocando con le attese dello spettatore che ne conosce la comicità. Recensione ❯
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La parola ai bambini, nell'esercizio di dialogo di una classe elementare romana. Prove di socialità di un cinema 'della verità'. Documentario, Italia2022. Durata 108 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +10
Alcuni bambini ridono, discutono su delle domande universali, formando di volta in volta un cerchio dove insieme si relazionano, si ascoltano e scoprono qualcosa di nuovo, anche su loro stessi. In poche parole: crescono. Espandi ▽
Roma, 2015, quartiere Esquilino, scuola Daniele Manin. I genitori accompagnano i bambini al primo giorno di scuola elementare. Per i più piccoli della prima inizia un ciclo di apprendimento, ma oltre alle canoniche lezioni frontali previste dal programma, per loro è previsto un momento extra didattico, parimenti, se non più formativo: seduti a terra, in cerchio, in mezzo ai banchi, in presenza dell'insegnante, accettano di essere ripresi dalla regista Sophie Chiarello mentre ragionano su tante questioni, ponendosi domande molto diverse tra loro.
Cinema documentario e scuola stanno in un rapporto estremamente fecondo, potenzialmente infinito, estremamente ricco di spunti narrativi e di occasioni di liberazione emotiva.
Chi guarda è catapultato, ma senza ricatti o facili strizzate d'occhio, nella condizione forse mai completamente abbandonata di avere dieci anni, come nella canzone di Alain Souchon. Un'esperienza di scoperte affascinanti. Recensione ❯
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Nuova serie originale italiana di Netflix tratta dall'omonimo romanzo di Marco Missiroli Espandi ▽
Finalmente. Dobbiamo iniziare con questa parola il commento alla nuova serie Netflix realizzata da un cast tecnico e artistico interamente italiano; finalmente una storia sull’amore e non d’amore; finalmente un ragionato impiego delle risorse, sia economiche ma anche e soprattutto attoriali, che il nostro paese ha, forti e concrete, lasciate in attesa da troppo tempo e troppo spesso in sospeso; e finalmente Milano, soprattutto Milano, che sorge più che in ogni altra (anche piuttosto recente) serie prodotta dai colossi dello streaming compulsivo. Scordatevi le classiche storie d’amore all’italiana e addentriamoci in una relazione stabile e (im)perfetta, dove sono i dettagli a fare la differenza. E scordatevi quella distraente necessità di trasferire l’eterogeneità linguistica tutta italiana in un chiassoso pot-pourri di dialetti e accenti, una “fonologia” troppo spesso confluente nel romano e oggi quasi sempre causa di facili stereotipizzazioni. Che siate voi in coppia, single o poliamorosi, che apprezziate o meno (come chi scrive) il soggetto narrativo dell’amore, Fedeltà è una serie riuscita da ogni punto di vista, che merita una visione attenta da parte di un pubblico esteso. Recensione ❯
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Un conduttore radiofonico, durante una diretta, riceve la chiamata di un ascoltatore anonimo che minaccia di uccidere lui e la sua famiglia e lo catapulterà in una lotta adrenalinica per la sopravvivenza. Espandi ▽
Mel Gibson interpreta il conduttore radiofonico di successo Elvis Cooney. Durante una diretta, la chiamata di un ascoltatore anonimo minaccia di uccidere lui e la sua famiglia e lo catapulterà in una lotta adrenalinica per la sopravvivenza. Recensione ❯
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Una commedia generazionale - lieve e disimpegnata - che si fa portavoce di un momento storico delicato, dove l'ansia dilaga. Drammatico, Italia2022. Durata 88 Minuti.
Il dramma di una giovane donna che scopre se stessa dopo un dolore indicibile. Espandi ▽
Sole Santoro ha 25 anni, è pugliese e soffre da sempre di disturbi di ansia. Quando perde la sua migliore amica scrive una lista di piccole grandi paure da affrontare.
Pochi film risultano più attuali di quello tratto dal romanzo "Per lanciarsi dalle stelle". Affrontare a viso aperto il tema dell'ansia delle nuove generazioni è una sfida narrativa in cui in pochissimi si cimentano.
Funziona la scelta narrativa di porre al centro della storia una protagonista niente affatto vincente, una ragazza con mille problemi con cui parte del pubblico potrà facilmente identificarsi, e parte finirà per tifare per lei. Perché il film si fa portavoce - lieve e disimpegnato - di un momento storico delicato, in cui gli adolescenti (spettatori) aggiungono alla 'tradizionale' ricerca dell'identità e tensione nel trovare un proprio posto nel mondo anche tutte le paure accumulate durante la pandemia. Recensione ❯
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Giornalismo serrato, in tempo reale. Un documento destinato a diventare riferimento per altri film a venire. Documentario, USA2022. Durata 98 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Alexei Navalny ripercorre la storia del suo avvelenamento in Russia. Espandi ▽
Agosto 2020. Dopo una trasferta in Siberia “per fare un bel film sulla corruzione locale”, Alexei Navalny, avvocato russo fondatore del movimento Russia del futuro e della Fondazione anti corruzione, aperto oppositore di Putin, si sente male mentre è sul volo con cui da Tomsk sta rientrando a Mosca. Qualche giorno poco emerge la causa: avvelenamento da Novichok, agente nervino, in uso nell’esercito russo. Approfittando della riabilitazione di Navalny in un paesino della Foresta nera, il regista Daniel Roher coglie l’occasione di intervistarlo. Apologia di un self made man, testimone di Chernobyl, eroe fin troppo solitario (lo suggerisce la sequenza nella neve, ripresa dall’alto), instant movie, inchiesta collaborativa, Navalny è documento destinato a diventare punto di riferimento per altri film a venire. Recensione ❯
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Tratto dalla vera storia di un uomo che escogitò un sistema per combattere vittoriosamente contro il nemico e difendere la patria ceca. Espandi ▽
La storia di un personaggio leggendario ceco del XIV secolo: il signore della guerra Jan Zizka, che sconfisse gli eserciti dell'Ordine Teutonico e del Sacro Romano Impero. Recensione ❯
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Una rivisitazione contemporanea dell'omonimo romanzo di Choderlos de Laclos. Espandi ▽
L'intellettuale Célène appena arrivata a Biarritz si innamora del ribelle Tristan, ignara di essere parte di una sua crudele scommessa con la regina dei social Vanessa. Recensione ❯
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