E' possibile raccontare i campi di sterminio nazisti come una favola che ti strappa qualche sorriso? Prima de "La vita è bella" di Roberto Benigni avremmo risposto di no. Poi lui l'ha fatto e ha vinto pure gli oscar. La stessa formula, o stesso delicato equilibrio di elementi narrativi è ora utilizzata dalla sceneggiatrice Laila Stieler nello script di "Rabyie Kurnaz Vs George W. Bush" che esce in Italia con il titolo "Una mamma contro G.W. Bush", giustamente premiata con l'orso d'argento al Festival di Berlino di quest'anno. Ma per fare funzionare "La vita è bella" non bastava la penna di Viceno Cerami, ci voleva anche l'interpretazione inimitabile di Benigni. Fatte le debite proporzioni, lo stesso accade nel film di produzione franco-tedesca.
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E' possibile raccontare i campi di sterminio nazisti come una favola che ti strappa qualche sorriso? Prima de "La vita è bella" di Roberto Benigni avremmo risposto di no. Poi lui l'ha fatto e ha vinto pure gli oscar. La stessa formula, o stesso delicato equilibrio di elementi narrativi è ora utilizzata dalla sceneggiatrice Laila Stieler nello script di "Rabyie Kurnaz Vs George W. Bush" che esce in Italia con il titolo "Una mamma contro G.W. Bush", giustamente premiata con l'orso d'argento al Festival di Berlino di quest'anno. Ma per fare funzionare "La vita è bella" non bastava la penna di Viceno Cerami, ci voleva anche l'interpretazione inimitabile di Benigni. Fatte le debite proporzioni, lo stesso accade nel film di produzione franco-tedesca. Infatti anche la protagonista Meltem Kaptan, esordiente "di peso" sul grade schermo dopo una carriera come comica televisiva in Germania, ha vinto un orso d'argento per la migliore interpretazione femminile alla Berlinale 2022. L'unico film in gara alla kermesse berlinese ad aggiudicarsi due premi, approda ora nelle sale italiane con il patrocinio di Amnesty International, a dare il suo sigillo di garanzia sua correttezza della ricostruzione di questa vergognosa e complicata pagina di storia recente, raccontata anche da un intensa canzone di patti Smith, "Without Chains".
All'indomani dell'attacco delle torri gemelle, nel 2002 un ragazzo tedesco di origine turca viene arrestato in Pakistan e senza alcuna prova detenuto e torturato per anni a Guantanamo Bay. La madre, una semplice, simpatica casalinga di Brema, si trasforma a poco a poco in una madre-coraggio sempre più determinata a salvare il figlio. Con l'aiuto di un avvocato idealista arriverà a sfidare persino il presidente americano. Tra un sorriso e una lacrima, il film coinvolge con un mix di elementi che vanno dal legal thriller alla commedia degli equivoci, dal film di denuncia (anche delle gravi responsabilità politiche) alla commedia sentimentale di taglio familiare. Insomma un film un po' fuori dai canoni, che al netto di qualche ridondanza, tiene avvinti fino ala fine e lascia un sapore buono di rinnovata fiducia nel genere umano. Da vedere.
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