Una commedia fantascientifica in cui l'umanità instupidita dalla tecnologia finisce prigioniera delle intelligenze artificiali che ha creato. Espandi ▽
A sette anni dall’ultimo film
Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet, Jean-Pierre Jeunet torna con uno strano ibrido di commedia domestica e fantascienza che ironizza sulla società del presente e immagina di conseguenza un futuro in cui l’umanità è piacevolmente soggiogata alla robotica.
Big Bug è una pochade ambientata nel futuro, la commedia stupidina, fatta delle gelosie, degli innamoramenti, delle isterie, delle liti fra i personaggi (una moglie e un marito divorziati, una nuova amante per lui, un nuovo possibile amore per lei, due ragazzini alla scoperta del sesso, una signora non più giovane invaghita di un drone…), di un regista non più giovane, non certo ispirato come un tempo, che oggi si diverte con l’estetica piatta ed evanescente del digitale, così come un tempo si divertiva con le scenografie pesanti, i corpi deformati, gli appetiti carnali di
Delicatessen. Inevitabilmente, l’effetto di Big Bub non può essere più lo stesso dei passati lavori di Jeunet: il grottesco si fa parodia demente, la distorsione surreale una premonizione banale, l’innocenza della fantasia immaginario piatto e, per l’appunto, vecchiotto.