Titolo originale | Zimna wojna |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Polonia |
Durata | 85 minuti |
Regia di | Pawel Pawlikowski |
Attori | Joanna Kulig, Tomasz Kot, Borys Szyc, Agata Kulesza, Cédric Kahn, Jeanne Balibar Adam Woronowicz, Adam Ferency, Jacek Rozenek, Martin Budny. |
Uscita | giovedì 20 dicembre 2018 |
Tag | Da vedere 2018 |
Distribuzione | Lucky Red |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,64 su 26 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 5 aprile 2019
Nella Polonia comunista degli anni Cinquanta/Sessanta due giovani si amano ma devono affrontare gli ostacoli dell'epoca. Il film ha ottenuto 3 candidature a Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Cannes, 1 candidatura a David di Donatello, 4 candidature a BAFTA, 5 candidature agli European Film Awards, 1 candidatura a Cesar, 1 candidatura a Critics Choice Award, ha vinto un premio ai Goya, In Italia al Box Office Cold War ha incassato 1,2 milioni di euro .
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Nella Polonia alle soglie degli anni Cinquanta, la giovanissima Zula viene scelta per far parte di una compagnia di danze e canti popolari. Tra lei e Wiktor, il direttore del coro, nasce un grande amore, ma nel '52, nel corso di un'esibizione nella Berlino orientale, lui sconfina e lei non ha il coraggio di seguirlo. S'incontreranno di nuovo, nella Parigi della scena artistica, diversamente accompagnati , ancora innamorati. Ma stare insieme è impossibile, perché la loro felicità è perennemente ostacolata da una barriera di qualche tipo, politica o psicologica.
Il formato quadrato e la riconferma del bianco e nero, che era già stato di Ida, fanno risplendere la prima parte del racconto di Pawlikowski, ispirato dalla vicenda dei suoi genitori e dedicato alla loro memoria.
Come figure di un'icona, i corpi di Zula e Wiktor, irrigiditi dalla norme di comportamento e dai dettami dell'omologazione ideologica, brillano di luce propria, arroventati dal sentimento amoroso, a contrasto con un fondo scuro, che è quello delle scenografie dei teatri in cui si esibiscono ma anche quello del vuoto di libertà, della chiusura al futuro. Dentro le pareti del formato quattro terzi non c'è spazio per il resto del mondo: il quadro ritaglia l'oggetto d'amore, la bellezza infantile e l'energia destabilizzante di Zula (si dice che abbia ucciso il padre), e tutto il resto finisce fuori, non importa più.
Nella seconda parte la magia si perde. Nella Parigi della felicità obbligata, Zula non riesce ad allinearsi, ha alti e bassi, come una Zelda d'altri tempi e altri luoghi. Non capisce le metafore (non ne ha mai incontrata una prima), né lo spleen che è proprio del jazz e che Wiktor sente invece affine e incarna naturalmente. La sua energia emerge incontrollata, fuori luogo, e per ritrovarsi non le resta che tornare sui suoi passi. Sul loro amore si profila l'ombra dell'auto condanna.
Anche il film di Pawlikowski, però, a questo punto rischia di smarrire la propria singolarità e di camminare, sul piano visivo e narrativo, su un selciato già battuto. Il bianco e nero della soffitta bohémien sui tetti appartiene ad un altro genere di romanticismo iconografico, patinato e seriale. Ma è una tappa del percorso, non il suo approdo.
Nonostante il senso di predestinazione irreggimenti il film dentro una partitura più lirica che jazz, un romanzo per immagini, Pawlikowski conferma lo sguardo acuto sulla psicologia femminile e la capacità di associare i movimenti del suo cinema all'inquietudine dei protagonisti.
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Ho mandato una recensione su “Cold War” poco prima della mezzanotte del 31, ma deve essere stata inghiottita nel buco nero del Capodanno. Poco male, posso scriverne un'altra dopo aver lasciato sedimentare le mie impressioni per qualche giorno in più, anche se il film sembra opporre resistenza a una disamina “fredda” lasciandomi quelle sensazioni proprie di una [...] Vai alla recensione »
Una storia d’amore così non la vedevo al cinema dai tempi di “Jules e Jimes” del 1962! Così l’incipit del film di Truffaut: «M'hai detto: ti amo. Ti dissi: aspetta. Stavo per dirti: eccomi. Tu m'hai detto: vattene». “Cold war”, girato in un magnifico bianco e nero in formato 4:3, narra le vicende del tormentato rapporto d’amore [...] Vai alla recensione »
Film polacco girato in bianco e nero con sequenza a schermo quadrato quasi a voler definire con certezza la narrazione scenica e, chissà, forse anche con intenti esclusivi, nel senso di escludere dallo schermo ogni orpello che si rivelasse estraneo alla vicenda di cui si stava occupando l’opera d’arte. E’ completamente incentrato sul racconto di una grande e potente storia [...] Vai alla recensione »
Film affascinante per mille motivi; capisci perchè premiato a Cannes e come film europeo e candidato agli Oscar. Regia mostruosa per me, con riprese bellissime nella scelta, ormai consueta, del regista, anche Ida era così, di un bianco e nero pieno di colori e un formato quadrato (penso sia un 4:3) che sembra come un 16:9 tanto non lo noti.
Ottimo film per quanto riguarda l'aspetto della regia e dell'eccellente stile in bianco e nero della pellicola. La trama ci descrive la storia di due perenni innamorati il cui amore è costantemente ostacolato dalle barriere ideologiche e politiche della loro epoca e soprattutto dalla volontà di lei di non abbandonare la propria notorietà artistica per fare posto, con determinazi [...] Vai alla recensione »
Magnifico film, va detto senza indugio, "Cold War" è esemplare testimonianza di un cinema d'autore di matrice europea che rinasce dalle sue radici culturali più profonde per rilanciare un progetto espressivo di notevole spessore, complessità e impegno. Uno degli elementi di pregio che più unanimemente gli sono stati riconosciuti [...] Vai alla recensione »
Cold War mantiene quasi sempre lo stesso tono, ma ogni tanto si accende come avviene nella parte iniziale che appare più riuscita. Il film appare però impenetrabile: ci sono delle ombre kafkiane, dove Parigi diventa claustrofobica, ma in cui vengono lasciati tutti i segni di una ricostruzione che formano quadri esemplari come quello del coro sullo sfondo dell’immagine di Stalin. Un [...] Vai alla recensione »
È la donna della mia vita” ripete più volte il musicista Wiktor nel corso del film. Ma di questa donna, Zula, interpretata dalla magnetica Joanna Kulig, che attrae qualsiasi sguardo, sia che il regista la collochi al centro sia che la spinga ai bordi dell’inquadratura, sappiamo fin dall’inizio – e lo sa anche Wiktor - che ha subito un danno.
Cold War è un film esteticamente molto bello. Bianco e nero contrastato, grande cura delle inquadrature, dei veri e propri quadri d'autore. Il formato è sempre un 4:3 come in Ida, ma in Cold War ci sono molto più movimenti di macchina, mentre Ida era costruito quasi interamente da inquadrature fisse con i personaggi che si muovevano all'interno di ogni quadro.
Quando forma e contenuto non possono essere scisse e diventano una cosa sola - e non capita spesso – allora, solo allora, si crea una magia. La magia della bellezza più pura. Così lo sguardo di Zula che seduce per la prima volta Wictor lo vedi riflesso nello specchio durante una festa e mi riporta alla mente, anche se con l’immagine ribaltata, il bar delle Folies-Bergére di Monet.
Un uomo e una donna, un musicista compositore e una cantante, si amano e si rincorrono nell'Europa del dopoguerra passando e ripassando dolorosamente i confini ella cortina di ferro. Non possono vivere separati nè ce la fanno a vivere assieme perché troppo alte sono le aspettative del loro amore che si scontra con i compromessi della realtà ("l'amore è [...] Vai alla recensione »
Nella Polonia del dopoguerra le macerie non sono solo quelle materiali ma anche quelle morali e spirituali, anzi queste sono ancora più devastanti pechè molto più irriducibili e riguardano il linguaggio, la comunicazione. Le parole hanno perso un significato comune e alla guerra armata è subentrata la "guerra fredda" e un nuovo dominio, ancora più [...] Vai alla recensione »
Pawlikowski, che ci aveva deliziato con il bianco e nero di Ida, ritorna con un'opera nel dna romantica. Non un capolavoro, ma sicuramente un bel film, che attraversa gli anni e i confini della Cortina, percorrendo il desiderio dei “due cuori” con un futuro geograficamente incerto. Il più grande difetto delle pellicole colme di ellissi temporali è la sensazione [...] Vai alla recensione »
In primo piano personaggi un po’ strambi, popolani e/o contadini, intonano nenie e canti tradizionali con l’accompagnamento di fisarmoniche ed organetti; sembra di assistere alla tradizionale “Pasquella di Natale” cantata, suonata e ballata tuttora nei paesi del centro-Italia. In secondo piano un bambino di famiglia borghese benestante, intabarrato in un caldo cappotto contro [...] Vai alla recensione »
Il titolo del fim è alquanto fuorviante, nel senso che l'ambientazione della guerra fredda è del tutto inessenziale. E' un film d'amore, e potrebbe essere ambientato in un qualunque periodo storico (a patto che questo periodo storico provochi ogni sorta di difficoltà all'amore dei due, come d'altra parte ben sapeva un certo Alessandro Manzoni).
Il film di Pawel Pawlikowski Cold War è un magnifico film in bianco e nero su una splendida, per quanto travagliata, storia d’amore, nella Polonia dell’immediato dopoguerra. Il regista lo dedica ai suoi genitori, per cui noi spettatori non possiamo non considerarlo anche una potente riflessione autobiografica, della propria storia, personalissima, in cui sopravvivenza e vita se la [...] Vai alla recensione »
All’indomani della fine della seconda guerra mondiale un gruppo di artisti comincia una selezione di cantanti e danzatori per formare il Mazowsz, compagnia che porterà in giro per la Polonia musica e balli della tradizione. Tra Wiktor, che è il direttore d’orchestra e Zula, una giovane talentuosa cantante, sboccia una travolgente passione.
La guerra fredda del titolo, ripresa tramite un bianco e nero rigoroso -in tutti i sensi- ha probabilmente una doppia valenza semantica, che abbraccia la sfera privata e quella pubblica. L amore tra i due protagonisti, sul piano del contenuto come anche formale, attraversa sentieri distanti da stereotipi de-l-genere, raccontando un sentimento risulta intenso, quanto viverlo risulta impegnativo. [...] Vai alla recensione »
come putroppo non se ne vedono più, curato in ogni minimo dettaglio: da vedere per capire cos'è il cinema
Basterebbe la raffinatezza della parte Parigina a dare un alto spessore di dignità a questo film.
Giocato soprattutto sull'uso del bianco e nero e del taglio quadrato; una storia d'amore che rimane fredda, non comunica autentiche emozioni. Il protagonista è inespressivo: per tutto il film con la stessa faccia. Un po' meglio lei ma non si va' lontano. La musica è interessante ma non basta a colmare i vuoti.
Oggi ho visto un bel film, "Cold War" di Pawel Pawlikowski, il regista che già ci aveva sorpreso ed entusiasmato con "Ida". Nessuna delusione. Tutt'altro. Una grande storia d'amore, senza sdolcinature, contrastata, con più ombre che luci, nella sostanza, nelle anime e nei corpi, e nei modi narrativi. Un inno alla bellezza della musica, in tutte le sue [...] Vai alla recensione »
Il bianco e nero è lo sfondo magistrale di questo film, ma è anche il tema, la storia, i paesaggi ed i meravigliosi primi piani e dettagli ad esso sottesi. Menzione particolare ai primi balli folkloristici ingenui e felici sottolineati da stupendi controluce e costumi, diventati dopo rigidi rituali della propaganda del PCUS.
COLD WAR decisamente perfetto sul piano formale, attrice bravissima ma freddo, non trasmette l'intensità e il senso della storia d'amore né del cambiamento storico epocale in cui è contestualizzata .... deludente rispetto alle aspettative e dimenticabile, da vedere come una bella mostra di fotografia.
È la donna della mia vita” ripete più volte il musicista Wiktor nel corso del film. Ma di questa donna, Zula, interpretata dalla magnetica Joanna Kulig, che attrae qualsiasi sguardo, sia che il regista la collochi al centro sia che la spinga ai bordi dell’inquadratura, sappiamo fin dall’inizio – e lo sa anche Wiktor - che ha subito un danno.
splendida fotografia, primi piani originali, nessuna gioia solo dolore per la mancanza di libertà che spunta fuori in ogni piccola espressione .La protagonista Zula, che sa cantare e ballare, non riesce ad apprezzare quello che ha con la sua arte, forse meglio del buio che ha preceduto la sua vita. S rincorrono i due amanti fra la cortina di ferro e l'occidente ma non rescono a pacificarsi [...] Vai alla recensione »
Io e te un grande amore e niente più... è solo una canzone di Peppino De' Capri, per coloro che avendo numerose decine d'anni ebbero la fortuna di ascoltarlo. Il grande amore che qui il talentuoso regista polacco Pawel Pawlikowski – Oscar 2015 al miglior film straniero con Ida, stessa protagonista Joanna Kulig – ha voluto trasporre è quello tra i suoi [...] Vai alla recensione »
Un amore travagliato e dirompente, le ferite ancora aperte di una guerra appena conclusa, il gelido grigiore di una società sovietizzata, l'alcool come forma di ebbrezza e di oblio, spirali di fumo addensate in sofisticati localini notturni. Difficile definire un film come Cold War: un romanzo sentimentale raccontato per ellissi? L'onirica rievocazione di una memoria altrui? Un melo congelato? Un omaggio [...] Vai alla recensione »
Quindici anni di amore e di fughe per evocare la disperazione e la tragica bellezza, malgrado tutto, di un'epoca scomparsa. Quindici anni di canzoni folk, spesso bellissime, di spettacoli di regime, di bassezze e compromessi, per resuscitare un mondo sepolto dall'oblio e dai luoghi comuni. Il tutto attraverso un grande amore liberamente ispirato a quello dei genitori del regista, polacco cresciuto [...] Vai alla recensione »
L'inizio è in una chiesa col tetto sventrato, il funzionario osserva il cielo. Polonia, 1949, comunismo post bellico e cattolicesimo integralista cercando l'«anima popolare»: potrebbe già essere una dichiarazione di intenti. Wiktor è un musicista con la moglie girano nei villaggi alla ricerca dei canti tradizionali e popolari che registrano facendo cantare e suonare vecchi e bambini - un po' come faceva [...] Vai alla recensione »
Si chiamavano Wiktor e Zula, i genitori di Pawel Pawlikowski, come i protagonisti di Cold War (Zimna wojna, Polonia, Francia e Gran Bretagna, 2018, 85'). A loro, morti nel 1989, poco prima della caduta del Muro, il regista polacco racconta d'aver pensato scrivendo il film. Sono i personaggi più interessanti che abbia mai incontrato, aggiunge, forti e meravigliosi come persone, «come coppia un disastro [...] Vai alla recensione »
Non era mai successo che i cinque film nominati come miglior pellicola per gli European Film Awards fossero stati presentati tutti a Cannes: tre in concorso e due nella sezione "Un certain regard". I tre film in concorso erano: due film italiani ossia Dogman di Matteo Garrone e Lazzaro felice di Alice Rohrwacher, l'altro film era Cold War di Pawel Pawlikowski.
Il soggetto è antico quanto il mondo, ma "Cold War" suscita sentimenti così intensi da fare sì che irrompano nel cuore dello spettatore nel preciso momento in cui lo sta vedendo. L'aspetto più stupefacente, però, del film del polacco emigrato a Londra Pale Pawlikowski -già gratificato dal meritato successo mondiale di "Ida"- sta nel fatto che sembra sia riuscito a scolpire un'incandescente storia d'amore [...] Vai alla recensione »
Che non si muore per amore è una gran bella verità? Comunque la pensiate, in sala c'è un film che fa per voi, Cold War del polacco Pawel Pawlikowski. All'ultimo Festival di Cannes ha conquistato il premio per la migliore regia; ai recenti European Film Awards ha trionfato con cinque statuette: film, regia, sceneggiatura, attrice e montaggio; ai prossimi Oscar è l'unico a poter impensierire Roma di [...] Vai alla recensione »
Oscar 2015 per il miglior film straniero con Ida - splendido film su una novizia che scopre la tragedia della sua famiglia -, con Cold War il regista polacco Pavel Pawlikowski ha ottenuto il gran premio della giuria a Cannes e ha trionfato agli Efa. In questa opera si ispira alla relazione tra i suoi genitori (a cui il film è dedicato) "terribile" eppure a suo modo straordinaria, ma torna a raccontare [...] Vai alla recensione »
Il sipario strappato dell'amore è il tema del misterioso, musicalmente magnifico e visivamente incantevole film di Pawel Pawlikowski, ambientato nella Polonia della fine degli anni quaranta. È un'ellittica ed episodica storia di prigionia e fuga, di respiro epico. Una storia d'amore ferito che fiorisce nel cuore oscuro della Polonia. Il pianista e compositore Wiktor viaggia nella campagna polacca insieme [...] Vai alla recensione »
LA STORIA - Polonia 1949, tre giovani ricercatori registrano, presso la disastrata comunità rurale di Lesko, alcuni brani popolari ("da noi ogni ubriaco canta"). Saranno il fondamento della compagnia di canto e ballo Mazurek, dalla prestigiosa e lunga carriera per i teatri dell'Est Europa, sino a trasformarsi in megafono (per gli stalinisti) e fiore all'occhiello del regime comunista.
Zula e Viktor si amano. La musica li unisce - lui suona, lei canta - ma la guerra fredda li divide in una rincorsa a ritroso al di qua e al di là della famigerata cortina. I sentimenti fanno a pugni con la politica... ma Zula e Viktor non sono personaggi di fantasia. Riflettono i genitori del regista che a loro si è ispirato per raccontare l'amore in un bianco e nero emozionante con musiche suggestive. [...] Vai alla recensione »
Dopo Ida, candidato all'Oscar con la sua storia di cadaveri non eccellenti, ma innocenti, nella Polonia comunista anni '60, Pawlikowski scava nella storia d'amore dei suoi genitori, lei cantante, lui musicista. Il bianco e nero e il formato 1:33 impongono anche qui un'immagine tetra ed evocativa, questa volta tra il Blocco Sovietico degli artisti di regime e la Parigi esistenzialista del jam borghese. [...] Vai alla recensione »
Ha avuto dal Festival di Cannes "solo" il premio per la regia di Pawel Pawlikowski, ma meritava la Palma d'oro Cold War (si è rifatto pochi gironi fa con l'Efa a Siviglia), che potrebbe avere come sottotitolo "un amore ai tempi della guerra fredda". Lui (Tomasz Kot) è un compositore di musica, un intellettuale che lavora nell'apparato propagandistico dello Stato.
L'amore e una ragazza che ti volta le spalle e se ne va per sempre: poi esita, si ferma, torna indietro correndo. E ti bacia come se fosse la prima volta, oppure l'ultima. Infine si gira e va via di nuovo, riprendendo la sua strada col ricordo di quell'emozione ancora viva sulle labbra. L'amore e quella cosa li: un film in bianco e nero e in 4:3, come una volta, e Adriano che canta in sottofondo [...] Vai alla recensione »
Dopo l'Oscar per Ida, Pawel Pawlikowski firma un altro grande film in bianco e nero, ancora una volta adottando l'aspect ratio 1:1.37. E torna alla Polonia dell'immediato dopoguerra, nel 1949, quando dal nulla di villaggi rurali seminascosti dal bianco inghiottente della neve e del cielo, iniziò il reclutamento di quello che da lì a poco divenne il "Mazowsze", corpo di balli e canti popolari nato [...] Vai alla recensione »
Dal viaggio verso il passato di Ida - con cui Pawlikowski ha vinto l'Oscar come miglior film straniero nel 2015 - a quello verso il futuro di Cold War, premio per la miglior regia al 71° Festival di Cannes. Da quel film lo stile del cineasta polacco si è radicalmente modificato rispetto la fisicità di opere come My Summer of Love. Inquadrature fisse, bianco e nero.
Polonia, 1949. Wiktore Irena sono due etnomusicologi -una doppia versione socialista di Alan Lomax - che viaggiano per le campagne registrando canti popolari, alla ricerca di melodie ancestrali in grado di creare le fondamenta di una nuova identità nazionale per il neonato stato comunista. Il risultato è l'istituzione del Mazowsze, una sorta di accademia di musica popolare in procinto di diventare [...] Vai alla recensione »
Se ogni storia d'amore può essere raccontata come una guerra, allora ogni guerra può essere raccontata da una storia d'amore. Europa, metà del Novecento, nel cuore della Guerra fredda: dal 1949 al 1964, da una parte e dall'altra della cortina di ferro, tra la Polonia stalinista e la Berlino est del socialismo reale, il Check Point Charlie e la Parigi esistenzialista, la Zagabria di Tito e poi ancora [...] Vai alla recensione »
Da Ida a Cold War, dalla storia della novizia con zia comunista a quella del musicista e la cantante, la luce del fotografo Lukas Zal è grigia, netta, cupa, densa, e non distingue l'inverno dalle altre stagioni, un tempo senza domani. Anche il formato dello schermo, stretto (4/3), suggerisce il senso esistenziale, e ideologico, delle due regie di Pawel Pawlikowski, in Polonia nel dopoguerra.
1949: nella ricostruzione post bellica della Polonia, così come in molti stati del blocco sovietico, Wiktor, Irena e Kaczmarek, tre musicisti e ricercatori, stanno raccogliendo testimonianze di musica folclorica (si potrebbe pensare sul modello dell'esperienza di Kodaly e Bartók), per creare un collettivo, Mazurek, per la promozione della musica popolare.
Potrebbe sembrare estremamente discontinuo il lavoro dell'autore polacco Pawe Pawlikowski, che ha iniziato con un cinema documentario attento più all'attualità che non alla ricercatezza stilistica (Serbian Epics, 1992, in cui compare la figura ambigua di Limonov), ha proseguito con una serie di titoli da cinema indipendente europeo, fin troppo carichi di invenzioni formali (Last Resort, 2000, e My [...] Vai alla recensione »
L'amore al tempo della guerra fredda è invece il filo con-duttore di Zimna Wojna, Cold War, del polacco Pawel Pawlikowski, anche questo ieri in concorso. All'indomani della Seconda guerra mondiale, scoppiata perché la Polonia non finisse sotto Hitler, il Paese si ritrova occupato dalla Russia di Stalin, una dittatura al posto di un'altra. Nell'opera di ricostruzione, la tradizione musicale nazionale [...] Vai alla recensione »
Bisognava aspettare il quarto giorno della 71esima edizione del Festival di Cannes per renderci conto di essere veramente qui, a quello che insieme a Venezia si gioca il ruolo di rassegna cinematografica più importante al mondo. Tra troppe polemiche infatti, disservizi continui e film in concorso che fino ad ora sembrano essere stati scelti per ragioni diverse dalla pura qualità o usciti da sezioni [...] Vai alla recensione »
Pawlikowski è noto per Ida, film di testa che fingeva di non esserlo: in Cold war invece, proprio mentre sembra voler giocare, dimostra una grande serietà. Il protagonista Viktor raccoglie canti popolari nei villaggi polacchi per creare un grande spettacolo folcloristico, diciamo tra Bella Ciao e il musical. Durante i casting s'innamora della volitiva e affascinante Zula (Joanna Kulig, possibile candidata [...] Vai alla recensione »