Cold War

In concorso Pawlikowski firma il suo La La (Po)Land

Pawlikowski è noto per Ida, film di testa che fingeva di non esserlo: in Cold war invece, proprio mentre sembra voler giocare, dimostra una grande serietà. Il protagonista Viktor raccoglie canti popolari nei villaggi polacchi per creare un grande spettacolo folcloristico, diciamo tra Bella Ciao e il musical. Durante i casting s'innamora della volitiva e affascinante Zula (Joanna Kulig, possibile candidata come miglior attrice); ma ben presto il regime impone un uso propagandistico del folclore, l'atmosfera si fa asfissiante e i due decidono di passare all'Ovest. Nel corso di 15 anni (dal 1949 al 1964) si segue il loro amore con i brevi incontri in vari paesi. Un viaggio che è anche una storia dell'Europa divisa attraverso la musica: poi infatti arriveranno il jazz (con effetto La La PoLand) e il rock. Ovviamente, c'è dietro anche tanto cinema: Wajda, Polanski, Antonioni, la prima nouvelle vague. Mai citati direttamente, però (l'unico film che s'intravede è I vampiri di Freda): Pawlikowski usa i modelli del passato, lo stile retro col formato quadrato e il bianco e nero, per calarsi nell'epoca e per raccontare una storia. Il ritmo è da novella più che da romanzo, con nette ellissi temporali, e colpisce per la novità dell'ambiente narrato nella prima parte, e per l'intelligenza della costruzione.
Da La Repubblica, 12 maggio 2018


di Emiliano Morreale, 12 maggio 2018