Cold War |
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Un film di Pawel Pawlikowski.
Con Joanna Kulig, Tomasz Kot, Borys Szyc, Agata Kulesza, Cédric Kahn.
continua»
Titolo originale Zimna wojna.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
b/n
durata 85 min.
- Polonia 2018.
- Lucky Red
uscita giovedì 20 dicembre 2018.
MYMONETRO
Cold War ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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La Storia e la storia
di cardclauFeedback: 10255 | altri commenti e recensioni di cardclau |
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venerdì 21 dicembre 2018 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il film di Pawel Pawlikowski Cold War è un magnifico film in bianco e nero su una splendida, per quanto travagliata, storia d’amore, nella Polonia dell’immediato dopoguerra. Il regista lo dedica ai suoi genitori, per cui noi spettatori non possiamo non considerarlo anche una potente riflessione autobiografica, della propria storia, personalissima, in cui sopravvivenza e vita se la giocano a rimpiattino. Il bianco e nero, sapientissimo, conferisce alle immagini quella essenzialità necessaria per non essere “distratti” dalle immagini, e per “sentire” il film nella sua globalità. La Polonia dell’immediato dopoguerra? Non è un caso che l’estrema difficoltà ad elaborare quel difficilissimo e terribilissimo periodo storico venga a galla in continuazione. Testimoniata dalle tematiche ad essa inerenti che emergono, che ne sono in qualche modo correlate, o che la fanno da padrona, nei film polacchi. Anche a più di 85 anni da quel periodo di tenebra, dove le forze del male sembravano decisamente prevalere, e avere un invincibile sopravvento. Ma proviamolo rapidamente a rivederlo, col massimo rispetto per le innumerevoli vite umane, in gran parte ignote, da essa fisicamente e spiritualmente frantumate. L’inarrestabile dramma comincia con l’invasione nazista della Polonia nel 1939, con il contributo dei bolscevichi di Stalin. Hitler e i suoi accoliti considerano gli slavi una razza subumana, da rendere schiava ai bisogni del Terzo Reich, per non parlare degli ebrei. Dal 1939 alla primavera del 1945, con una impressionante organizzazione e pervicacia criminale che non presenta alcun momento di requie, malgrado gli insuccessi al fronte dal 1943, fanno morire, con una anaffettività e sadismo assoluto, circa tre milioni di Polacchi e circa tre milioni di Ebrei Polacchi, cercando inoltre di spazzarne via, totalmente, la classe dirigente. In questo vengono aiutati da Stalin, come testimonia l’orrore degli avvenimenti di Katyn. Stalin inoltre si rimangerà le promesse fatte a Churchill a Yalta nel febbraio 1945, di una Polonia democratica, fondata sul pluralismo delle forze politiche. Fa arrestare e internare nei gulag sovietici i rappresentanti delle forze politiche a lui non ossequienti, e provvede a fare della Polonia una serva obbediente della dittatura sovietica. Il film comincia da qui, e come ci possiamo immaginare, i personaggi partono con le ossa già rotte in partenza, ma non desiderano solo sopravvivere, ma anche vivere. La storia d’amore di Zula (una splendida Joanna Kulig) e Wiktor (uno splendido Tomasz Kot) è avvincente, malgrado la comprensibile discontinuità per la Storia (sociale) e per la storia (personale). Pur nella drammaticità costante, non mancano dei momenti strepitosi, come quando lei, in un momento di intimità, gli dice che fa la spia sul suo conto, per volere delle autorità, lui si allontana mandandola a quel paese, lei cerca di seguirlo, poi lo manda a sua volta a quel paese, poi si tuffa nel fiume vicino e facendo il “morto” canta una canzone dolcissima. L’essere umano può essere sorprendente.
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