felicity
|
lunedì 30 marzo 2020
|
per un pubblico cinefilo
|
|
|
|
Cold War mantiene quasi sempre lo stesso tono, ma ogni tanto si accende come avviene nella parte iniziale che appare più riuscita.
Il film appare però impenetrabile: ci sono delle ombre kafkiane, dove Parigi diventa claustrofobica, ma in cui vengono lasciati tutti i segni di una ricostruzione che formano quadri esemplari come quello del coro sullo sfondo dell’immagine di Stalin.
Un film imploso, forse per segnare metaforicamente tutta la persistente oppressione.
Girato con eleganza impeccabile, in formato 4:3, splendidamente fotografato in un bianco e nero ora denso e lattiginoso, ora in grado di sovrimprimere un senso di graficità ai paesaggi e alle persone, Cold War è un film indirizzato prevalentemente a sedurre un pubblico cinefilo sempre alla spasmodica ricerca di un nuovo “classico” da celebrare.
[+]
Cold War mantiene quasi sempre lo stesso tono, ma ogni tanto si accende come avviene nella parte iniziale che appare più riuscita.
Il film appare però impenetrabile: ci sono delle ombre kafkiane, dove Parigi diventa claustrofobica, ma in cui vengono lasciati tutti i segni di una ricostruzione che formano quadri esemplari come quello del coro sullo sfondo dell’immagine di Stalin.
Un film imploso, forse per segnare metaforicamente tutta la persistente oppressione.
Girato con eleganza impeccabile, in formato 4:3, splendidamente fotografato in un bianco e nero ora denso e lattiginoso, ora in grado di sovrimprimere un senso di graficità ai paesaggi e alle persone, Cold War è un film indirizzato prevalentemente a sedurre un pubblico cinefilo sempre alla spasmodica ricerca di un nuovo “classico” da celebrare.
Si registra però qualche squilibrio, tra la parte iniziale, così sorprendente e tutta incentrata sulla ricerca musicale e sulla sua, inevitabile, rielaborazione e una seconda parte che ha inizio proprio con l’attraversamento del confine tra le due Germanie.
Da lì in poi, l’amour fou tra i due protagonisti prevale, con il perpetuo ritrovarsi, non sempre convincente, dei due amanti.
Cold War finisce per annacquare la forza prorompente delle idee che lo governano per scivolare verso una sorta di Giulietta e Romeo ai tempi della cortina di ferro.
Mentre inoltre nella prima parte del film sembra prevalere un afflato sincero di ricerca e divulgazione di una tradizione popolare, con l’emergere insistente della love story quel che viene a disvelarsi è proprio l’intero meccanismo che accompagna il film come operazione a tavolino: la rielaborazione di un immaginario perduto, fatta un po’ con il cuore, un po’ con la memoria, molto di certo con l’ambizione di dar vita sul grande schermo a un nuovo, e forse impossibile, classico senza tempo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a felicity »
[ - ] lascia un commento a felicity »
|
|
d'accordo? |
|
cinefila part time
|
martedì 23 luglio 2019
|
passione al calor bianco
|
|
|
|
Un uomo e una donna, un musicista compositore e una cantante, si amano e si rincorrono nell'Europa del dopoguerra passando e ripassando dolorosamente i confini ella cortina di ferro. Non possono vivere separati nè ce la fanno a vivere assieme perché troppo alte sono le aspettative del loro amore che si scontra con i compromessi della realtà ("l'amore è amore" dice lui; "io so solo che non sarei mai partita senza di te" risponde lei).
Un film asciutto e nitido come il bianco e nero con cui è costruito, dove la forte passione che lega i protagonisti non cade mai nel sentimentalismo stucchevole in quanto bastano qualche sguardo, due parole, i silenzi per descrivere il legame tra i due (non per niente ha ricevuto un premio per la regia).
[+]
Un uomo e una donna, un musicista compositore e una cantante, si amano e si rincorrono nell'Europa del dopoguerra passando e ripassando dolorosamente i confini ella cortina di ferro. Non possono vivere separati nè ce la fanno a vivere assieme perché troppo alte sono le aspettative del loro amore che si scontra con i compromessi della realtà ("l'amore è amore" dice lui; "io so solo che non sarei mai partita senza di te" risponde lei).
Un film asciutto e nitido come il bianco e nero con cui è costruito, dove la forte passione che lega i protagonisti non cade mai nel sentimentalismo stucchevole in quanto bastano qualche sguardo, due parole, i silenzi per descrivere il legame tra i due (non per niente ha ricevuto un premio per la regia).
Non finisce bene, vi avverto, semplicemente finisce come deve finire.
Il regista dice che è un distillato della storia dei suoi genitori; alla fine sui titoli di coda mentre si aspetta di leggere i nomi delle canzoni della colonna sonora, si spera solo che per loro sia andata meglio che per Wiktor e Zula, i bellissimi dannati protagonisti di Cold War.
Nota di costume: nell'unico altro film del regista che ho visto "Ida", una delle canzoni della colonna sonora era 24000 baci di Celentano e anche in questo film se ne sentono 5 secondi... Una canzone molto amata nei paesi dell'Est.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a cinefila part time »
[ - ] lascia un commento a cinefila part time »
|
|
d'accordo? |
|
francesco2
|
sabato 6 luglio 2019
|
bel film, ma preferisco ida
|
|
|
|
La guerra fredda del titolo, ripresa tramite un bianco e nero rigoroso -in tutti i sensi- ha probabilmente una doppia valenza semantica, che abbraccia la sfera privata e quella pubblica. L amore tra i due protagonisti, sul piano del contenuto come anche formale, attraversa sentieri distanti da stereotipi de-l-genere, raccontando un sentimento risulta intenso, quanto viverlo risulta impegnativo. Il piano pubblico, invece, riguarda due mondi chem per decenni si sono visti in cagnesco
I cromatismi ricordano molto da vicino quelli dell eccellente Ida, non sono neanche luci soffuse ma un nero che qui, alle volte, viene illuminato da una musica accennata quanto al contempo sensuale.
[+]
La guerra fredda del titolo, ripresa tramite un bianco e nero rigoroso -in tutti i sensi- ha probabilmente una doppia valenza semantica, che abbraccia la sfera privata e quella pubblica. L amore tra i due protagonisti, sul piano del contenuto come anche formale, attraversa sentieri distanti da stereotipi de-l-genere, raccontando un sentimento risulta intenso, quanto viverlo risulta impegnativo. Il piano pubblico, invece, riguarda due mondi chem per decenni si sono visti in cagnesco
I cromatismi ricordano molto da vicino quelli dell eccellente Ida, non sono neanche luci soffuse ma un nero che qui, alle volte, viene illuminato da una musica accennata quanto al contempo sensuale. Del resto, questo ultimo aggettivo dice molto sulla protagonista. -almeno- in questo diversissima dalla protagonista del film precedente, vicina semmai alla zia. Il non detto, o appena accennato, si estende anche a sentimenti negativi, auali l incontro scontro, lieve in apparenza quanto tagliente. Anche questo momento privato potrebbe avere quella valenza doppia di pubblico e privato cui accennavo prima, fungendo da metafora per uno scontro -sot-teso tra due ordini mondiali, protrattosi per decenni.
La -ri-congiunzione finale, se nel film premiato con l Oscar riguardava i tentativi di -fuori-uscire da un adolescenza votata all ascetismo, qui coinvolge una donna incline alle trasgressioni che nel -ri-abbracciare l immanente, si ricongiunge per un attimo con il trascendente> Lasciando in chi scrive la sensazione che Idam pur magari con personaggi un poco meno credibili, volasse piu in alto.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a francesco2 »
[ - ] lascia un commento a francesco2 »
|
|
d'accordo? |
|
gbavila
|
domenica 2 giugno 2019
|
la fune a scimmia
|
|
|
|
Nella Polonia del dopoguerra le macerie non sono solo quelle materiali ma anche quelle morali e spirituali, anzi queste sono ancora più devastanti pechè molto più irriducibili e riguardano il linguaggio, la comunicazione. Le parole hanno perso un significato comune e alla guerra armata è subentrata la "guerra fredda" e un nuovo dominio, ancora più devastante perchè si rivolge alle coscienze per un esclusivo bisogno ideologico. In questa guerra la difesa è la chiusura, l'erezione di muri, impedire gli sconfinamenti morali e materiali. Ne fanno immediatamente le spese i sentimenti di passione di due innamorati che non riescono a vivere la loro unione senza ferirsi continuamente fino a risolversi con l'autodistruzione.
[+]
Nella Polonia del dopoguerra le macerie non sono solo quelle materiali ma anche quelle morali e spirituali, anzi queste sono ancora più devastanti pechè molto più irriducibili e riguardano il linguaggio, la comunicazione. Le parole hanno perso un significato comune e alla guerra armata è subentrata la "guerra fredda" e un nuovo dominio, ancora più devastante perchè si rivolge alle coscienze per un esclusivo bisogno ideologico. In questa guerra la difesa è la chiusura, l'erezione di muri, impedire gli sconfinamenti morali e materiali. Ne fanno immediatamente le spese i sentimenti di passione di due innamorati che non riescono a vivere la loro unione senza ferirsi continuamente fino a risolversi con l'autodistruzione. Pawlikoski mette in evidenza il contesto a partire dalle scene iniziali in cui la ricerca musicologica di Wiktor percorre la tradizione folcloristica dove figure poverissime sono diventate fantasmi di una memoria che non produce felicità, gli strumenti musicali sono stravolti (la fisarmonica è alimentata da mantici a pedale) e i canti sono freddi e tragici. Un bimbo (il regista?) li contempla perplesso senza acun divertimento e i suoni sembrano uscire da automi insensibili. In questo clima Zula, che fugge da una triste vicenda famigliare e con la libertà vigilata, e Wiktor vivono la loro continua caduta nonostante la possibilità di salvarsi e arrivare a una felicità sia a portata di mano. Ma il linguaggio non li aiuta e Zula scopre troppo tardi il significato della metafora, del senso delle parole della sua canzone: "il pendolo ha ucciso il tempo", spiega la poetessa, "che il tempo non conta quando si è innamorati".
Mi è tornato in mente un capitolo del Moby dick, "la fune a scimmia", dove i balenieri si legavano in coppia ai due capi di una fune e alla cintura col patto d'onore di non tagliarla nel caso funesto conseguente alla pericolosa lavorazione della balena dove uno dall'alto della nave garantiva il fragile equilibrio dell'altro sulla groppa della balena. L'immagine riprendeva quella dei suonatori di organetto legati alla scimmietta che ballava.
Qesto legame indissolubile porta i due amanti alla loro inevitabile conseguenza che richiama la scena iniziale del bimbo (ancora il regista?) con la stessa perplessità. Ora ci accorgiamo che questo sviluppo storico è anche il nostro, dei nostri tempi, nell'assurdo gemellaggio non solo con la Polonia, ma anche con molti altri popoli, che non riescono a trovare un linguaggio comune e nuovi muri si alzano per rendere le metafore sempre più incomprensibili.
Bellissime le musiche, fino alla fine, con le "Variazioni Goldberg" di Bach eseguite da Glenn Gould. Grande film e grande regia.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gbavila »
[ - ] lascia un commento a gbavila »
|
|
d'accordo? |
|
clod
|
lunedì 15 aprile 2019
|
un grande classico
|
|
|
|
come putroppo non se ne vedono più, curato in ogni minimo dettaglio: da vedere per capire cos'è il cinema
|
|
[+] lascia un commento a clod »
[ - ] lascia un commento a clod »
|
|
d'accordo? |
|
michelino
|
giovedì 31 gennaio 2019
|
michelino va al cinema
|
|
|
|
Basterebbe la raffinatezza della parte Parigina a dare un alto spessore di dignità a questo film.
|
|
[+] lascia un commento a michelino »
[ - ] lascia un commento a michelino »
|
|
d'accordo? |
|
fabio
|
martedì 22 gennaio 2019
|
solo immagini e poco più
|
|
|
|
Giocato soprattutto sull'uso del bianco e nero e del taglio quadrato; una storia d'amore che rimane fredda, non comunica autentiche emozioni. Il protagonista è inespressivo: per tutto il film con la stessa faccia. Un po' meglio lei ma non si va' lontano. La musica è interessante ma non basta a colmare i vuoti.
|
|
[+] lascia un commento a fabio »
[ - ] lascia un commento a fabio »
|
|
d'accordo? |
|
cinefoglio
|
lunedì 21 gennaio 2019
|
istantanea di cold war
|
|
|
|
Pawlikowski, che ci aveva deliziato con il bianco e nero di Ida, ritorna con un'opera nel dna romantica. Non un capolavoro, ma sicuramente un bel film, che attraversa gli anni e i confini della Cortina, percorrendo il desiderio dei “due cuori” con un futuro geograficamente incerto.
Il più grande difetto delle pellicole colme di ellissi temporali è la sensazione nello spettatore di essersi perso qualcosa tra un salto e l'altro, o non aver avuto abbastanza tempo e attenzione per fluire con gli avvenimenti.
[+]
Pawlikowski, che ci aveva deliziato con il bianco e nero di Ida, ritorna con un'opera nel dna romantica. Non un capolavoro, ma sicuramente un bel film, che attraversa gli anni e i confini della Cortina, percorrendo il desiderio dei “due cuori” con un futuro geograficamente incerto.
Il più grande difetto delle pellicole colme di ellissi temporali è la sensazione nello spettatore di essersi perso qualcosa tra un salto e l'altro, o non aver avuto abbastanza tempo e attenzione per fluire con gli avvenimenti. Cold War si dimostra ben bilanciato, e trova il suo punto di forza in un delicato “colore”, e da inquadrature moderne e sensibili dove il formato corto non riesce pienamente a comprimere ed ingabbiare la volontà dei protagonisti nell'inseguire il sentimento più nobile.
Ma difatti, la musica è la vera protagonista della pellicola, sia come elemento che unisce la cantante al suo autore, sia come eredità di quel folklore scosso dalla guerra, che prima era memoria, poi strumento del partito e lode al grande leader. Quella musica che descrive la solitudine dei più poveri e il clima dei salotti parigini, dalla tradizione immutabile all'avanguardia del jazz, ai primi passi ballati sul rock and roll e sulle canzonette estive, alla maestosità del teatro.
Tornando a casa sul treno, impossibile non riascoltare la colonna sonora, immaginando la neve, ricordando i suoni, desiderando di vivere quella storia ancora una volta.
21/12/2018
[-]
|
|
[+] lascia un commento a cinefoglio »
[ - ] lascia un commento a cinefoglio »
|
|
d'accordo? |
|
|
lunedì 21 gennaio 2019
|
appassionante
|
|
|
|
storia appassionante filmata con maestria di regia, di immagini e di musica. da non perdere
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
lbavassano
|
sabato 19 gennaio 2019
|
un film che ti scava dentro
|
|
|
|
Oggi ho visto un bel film, "Cold War" di Pawel Pawlikowski, il regista che già ci aveva sorpreso ed entusiasmato con "Ida". Nessuna delusione. Tutt'altro. Una grande storia d'amore, senza sdolcinature, contrastata, con più ombre che luci, nella sostanza, nelle anime e nei corpi, e nei modi narrativi. Un inno alla bellezza della musica, in tutte le sue forme. Uno spunto per riflettere sul senso della libertà, nella Storia e nelle vite più intime, private. Un finale tanto asciutto quanto emozionante, perfetto, verrebbe da dire. Oggi ho visto un gran bel film, di quelli che ti scavano dentro e lasciano traccia.
[+]
Oggi ho visto un bel film, "Cold War" di Pawel Pawlikowski, il regista che già ci aveva sorpreso ed entusiasmato con "Ida". Nessuna delusione. Tutt'altro. Una grande storia d'amore, senza sdolcinature, contrastata, con più ombre che luci, nella sostanza, nelle anime e nei corpi, e nei modi narrativi. Un inno alla bellezza della musica, in tutte le sue forme. Uno spunto per riflettere sul senso della libertà, nella Storia e nelle vite più intime, private. Un finale tanto asciutto quanto emozionante, perfetto, verrebbe da dire. Oggi ho visto un gran bel film, di quelli che ti scavano dentro e lasciano traccia.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a lbavassano »
[ - ] lascia un commento a lbavassano »
|
|
d'accordo? |
|
|