rustincohle
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lunedì 24 agosto 2015
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nolan è sempre nolan
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Quando esce un film di quel genietto di nolan ci aspettiamo sempre che sia un capolavoro. Interstellar tuttavia non penso che lo sia ma comunque è un gran bel film. Dico ciò, e supporto la mia riflessione assegnando quattro e non cinque stelle, perchè penso che con un cast così si sarebbe potuto fare di meglio e inoltre tratti del film sono un pò vuoti . Detto questo credo inoltre che interstellar vada assolutamente visto per le incredibili immagini che offrono uno spettacolo visivo non da poco. La storia poi è interessante e tralascia spunti fisici accostati dalla forza dell'amore. Insomma bisogna vederlo per il semplice motivio che si tratta di nolan.
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iuriv
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sabato 8 novembre 2014
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tutto è relativo.
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Nolan fa le cose in grande e chiede allo spettatore quasi tre ore, dimostrando di credere molto nelle proprie capacità. E' una sfida, anche perché l'impatto con la pellicola è molto difficile da sopportare. Il regista si prende tutto il tempo per disegnare il contesto in cui ambientare la sua storia. Osservando la terra in rovina, il rapporto tra i personaggi e i primi passi verso lo spazio, si ha l'impressione che trascorra un'era geologica. Pare tutto inchiodato, con una trama intrappolata da dialoghi infiniti con toni che vanno dall'esistenziale all'ultra tecnico e una regia priva di guizzi che rende ancora più didascalico il racconto. Nemmeno il viaggio spaziale sembra potersi liberare dalla melassa in cui tutto questo lavoro sembra soffocare.
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Nolan fa le cose in grande e chiede allo spettatore quasi tre ore, dimostrando di credere molto nelle proprie capacità. E' una sfida, anche perché l'impatto con la pellicola è molto difficile da sopportare. Il regista si prende tutto il tempo per disegnare il contesto in cui ambientare la sua storia. Osservando la terra in rovina, il rapporto tra i personaggi e i primi passi verso lo spazio, si ha l'impressione che trascorra un'era geologica. Pare tutto inchiodato, con una trama intrappolata da dialoghi infiniti con toni che vanno dall'esistenziale all'ultra tecnico e una regia priva di guizzi che rende ancora più didascalico il racconto. Nemmeno il viaggio spaziale sembra potersi liberare dalla melassa in cui tutto questo lavoro sembra soffocare.
Ma quando, dopo un'ora e mezza in cui il regista sembra voler dire tante cose senza riuscire a far arrivare granché dall'altra parte dello schermo, si sta per rimettere le speranze nel taschino, Nolan alza al massimo la rotella del volume e costruisce una sequenza con un montaggio alternato che scuote improvvisamente l'atmosfera.
E' il segnale che qualcosa sta cambiando, perché da li in poi il regista scatena le suggestioni visive che si è tenuto da parte fino a quel momento. Sostenuto da una colonna sonora azzeccatissima, il film diventa un crescendo di immagini ed eventi trascinanti. Grazie alla capacità di dare forma alla sostanza dei suoi argomenti, la sceneggiatura cambia decisamente tono, mettendo all'angolo l'irritante chiacchiericcio della prima fase per fare spazio a una pellicola di fantascienza di altissimo livello.
Le danze spaziali accompagnano una trasformazione degli avvenimenti che portano lo spettatore a godersi il climax finale, nel quale, grazie a una trovata molto accattivante, i due fratelli Nolan riescono a dare senso a tutto, ripescando nella parte più sentita della loro cinematografia, ovvero quel coincetto per il quale tutto è relativo, che in un film ambientato nello spazio trova, inevitabilmente, la sua sublimazione.
Si può trovare addirittura un che di Kubrickiano nelle atmosfere che la soluzione della storia fa uscire dallo schermo. Forse è una ricerca voluta, o forse è l'ovvio scopo di un film fantascientifico fatto come si deve, nel quale il genere è utilizzato per mostrare qualcosa di enorme, raccontando qualcosa di molto più intimo.
Certo, alcuni sentimentalismi possono risultare talmente sfacciati da risultare forzati. Resta il fatto che ogni elemento tirato in ballo nel corso della narrazione trova una corrispondenza esatta nella soluzione che Nolan ha trovato per il suo film, rendendo tutta l'esperienza incredibilmente appagante. In più, grazie probabilmente all'aiuto di qualche fisico teorico che lo ha aiutato nella stesura della sceneggiatura, le scelte narrative appaiono sufficientemente credibili e lasciano in mente un piccolo tarlo pensatore, che si divertirà un mondo a rigirarsi in testa lo spettacolo della relatività di Nolan.
E se alla fine del primo tempo la sensazione che ho provato era simile a un'amarezza stanca, alla conclusione del lavoro mi sono sentito felice di aver visto Interstellar, che magari non sarà mai 2001, ma funziona alla grande.
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yurigami
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sabato 8 novembre 2014
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in parte ti do ragione
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Hai ragione sul buco nero, hai ragione su alcuni nessi che a fine film ho dovuto collegare con la logica, ma il film non li precisa, la sceneggiatura non mi è sembrata malaccio, però non dirmi che in quasi tre ore di film ti aspettavi di vedere 2000 pianeti diversi, e altrettanti buchi neri? Non è come andare a spasso nel proprio quartiere, io ho appunto apprezzato che il regista abbia investito anche sui dialoghi tra i personaggi, se no sarebbe stato un documentario sulla galassia. La cosa che mi fa strano è: solo io ho notato in questo film che M. McConaughey sembra fatto in alcune scene? Ha l'espressione facciale da ebete, il film era doppiato, quindi non so della recitazione; poi un'altra cosa, come è possibile che mandano gli astronauti nello spazio senza un minimo di analisi, allenamenti psico-fisici.
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Hai ragione sul buco nero, hai ragione su alcuni nessi che a fine film ho dovuto collegare con la logica, ma il film non li precisa, la sceneggiatura non mi è sembrata malaccio, però non dirmi che in quasi tre ore di film ti aspettavi di vedere 2000 pianeti diversi, e altrettanti buchi neri? Non è come andare a spasso nel proprio quartiere, io ho appunto apprezzato che il regista abbia investito anche sui dialoghi tra i personaggi, se no sarebbe stato un documentario sulla galassia. La cosa che mi fa strano è: solo io ho notato in questo film che M. McConaughey sembra fatto in alcune scene? Ha l'espressione facciale da ebete, il film era doppiato, quindi non so della recitazione; poi un'altra cosa, come è possibile che mandano gli astronauti nello spazio senza un minimo di analisi, allenamenti psico-fisici... così, come se fosse una passeggiata. Comunque secondo me il film è fantastico, nonostante Nolan si sia cacciato in qualcosa di troppo grosso (per fare questo film perfetto nei minimi dettagli con gli approfondimenti nel buco nero ecc. ci volevano 4 ore o almeno un sequel) è riuscito a gestire il tutto più che bene. Poi i miei complimenti al montaggio sonoro.
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gian_90
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sabato 8 novembre 2014
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viaggio "interstellare" verso il cult
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L’uomo si è sempre contraddistinto per la sua capacità nel superare l’impossibile , nell’infrangere le barriere, arrivando a compiere imprese memorabili… Ma ormai l’Uomo è dimentico di tutto ciò. Una misteriosa piaga flagella l’intera umanità e non vi è spazio per cose “futili “ come il college, l’ingegneria, la Nasa… All’umanità non è dato sognare o provare a raggiungere nuove frontiere, d’altronde “ l’uomo non è mai andato sulla luna”; il mondo ha bisogno di agricoltori, non di sognatori. Il genere umano è arrivato al capolinea, ha raggiunto la sua massima evoluzione e adesso va in contro all’inesorabile regresso, alla sua fine ormai prossima… O forse no?!?! Il viaggio INTERSTELLARE attraverso un WharmHole, potrebbe essere l’unica salvezza per l’intera specie umana.
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L’uomo si è sempre contraddistinto per la sua capacità nel superare l’impossibile , nell’infrangere le barriere, arrivando a compiere imprese memorabili… Ma ormai l’Uomo è dimentico di tutto ciò. Una misteriosa piaga flagella l’intera umanità e non vi è spazio per cose “futili “ come il college, l’ingegneria, la Nasa… All’umanità non è dato sognare o provare a raggiungere nuove frontiere, d’altronde “ l’uomo non è mai andato sulla luna”; il mondo ha bisogno di agricoltori, non di sognatori. Il genere umano è arrivato al capolinea, ha raggiunto la sua massima evoluzione e adesso va in contro all’inesorabile regresso, alla sua fine ormai prossima… O forse no?!?! Il viaggio INTERSTELLARE attraverso un WharmHole, potrebbe essere l’unica salvezza per l’intera specie umana. In questa pellicola riscontriamo alcune sfaccettature di alcuni dei più grandi film di fantascienza, in particolare 2001: odissea nello spazio, uno dei film che più ha influenzato il regista Nolan ( vedi Tars, molto simile al monolite presente nella pellicola di Kubrick oppure l’assenza di musica quando ci si trova nello spazio aperto); il nostro Chris non si limita ad ispirarsi al celebre capolavoro di Kubrick, ma va oltre, cercando di spiegare ogni avvenimento scientifico che si verifica nel film con risposte concrete, senza lasciare alcun dubbio allo spettatore. Questo viaggio nello spazio è molto più di una complessa ricerca di un mondo da colonizzare, è il riscatto dell’uomo, che ritrova nelle sue capacità e nella sua intelligenza i mezzi per superare momenti bui, per evolversi sempre di più, arrivando a compiere gesta, che fino a poco prima sembravano fantascienza. In fondo, come dice l’astronauta Cooper “Troveremo una soluzione, l’abbiamo sempre fatto”. Non ci sono esserini verdi o entità celestiali a contattare o a consigliare l’uomo, ma è l’uomo stesso che si aiuta nel momento di difficoltà, fornendosi i mezzi per superarla. L’uomo è l’alieno o quantomeno l’alieno del futuro. Il richiamo all’evoluzione è forte e si manifesta all’inizio e alla fine della pellicola, in due modi completamente opposti:
- il primo vede l’evoluzione del genere umano ormai al culmine, addirittura c’è un’involuzione dove la ricerca e la tecnologia ormai sono superflue e inopportune.
- Il secondo è nella parte finale, dove l’uomo è artefice della propria evoluzione, conquistando addirittura la possibilità di controllare la gravità.
Nolan costruisce un film dalla durata di circa 3 ore, ma che riesce a catturare e ad affascinare lo spettatore per ogni singolo minuto. La trama è molto articolata, ma il regista britannico non scade neanche per un’istante nel banale… si a volte le spiegazioni scientifiche sono anche troppo dettagliate e possono lasciare lo spettatore un po’ interdetto, ma alla fine tutto si colloca nel modo giusto e lo spettatore rimane incollato alla pellicola fino all’ultimo secondo, apprezzando ogni interpretazione, che Chris ci propone di questo suo ipotetico futuro. La ottima riuscita di Interstellar è anche da attribuire all’interpretazione appassionante di Mattew McConeghy, il quale è diventato ormai una garanzia in qualsiasi ruolo si cimenti. McConeghy da sicurezza al suo personaggio e riesce a trasmette con grande patos i momenti drammatici che l’astronauta Cooper affronta nel film, facendo percepire lo straordinario rapporto che il padre ha con la figlia. Degno di nota è anche il talentuoso Hans Zimmer, il quale ha creato per questa pellicola delle straordinarie musiche ,che in simbiosi al film, sono in grado di regalare emozioni intense allo spettatore. Un ultimo elogio a Nolan , va per la sua straordinaria capacità nell’intrecciare le varie situazioni parallele del film, alternando al suspance del viaggio Interstellare, il rapporto di amore poadre-figlia tra Copper e la piccola Murphy.
Detto questo ci sono anche alcuni aspetti, che possono non trovare l’assenso di tutti. L’interpretazione di Anne Hathaway, se pur apprezzabile, è al di sotto delle aspettative e alle volte il film può risultare ostico per alcuni, soprattutto quando si parla di astrofisica e buchi neri, ma sono comunque aspetti soggettivi.
Dopo innumerevoli trailer che inneggiavano al capolavoro, le aspettative per questo film erano alle stelle. “Interstellar” per alcuni versi può aver deluso coloro che si aspettavano il miracolo cinematografico e forse non sarà considerato il capolavoro assoluto della cinematografia, ma certamente diverrà un cult, perché film sci-fi come questo ce ne sono pochi e con il tempo se ne accorgeranno anche coloro che per ora hanno serbato solo parole di disprezzo nei confronti della neo-creatura del regista britannico.
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filippo catani
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lunedì 10 novembre 2014
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bellissimo viaggio con riserva sul finale
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Nel futuro la Terra è sconvolta da una piaga che si manifesta sottoforma di tempeste di sabbia. L'umanità per sopravvivere si sta quasi completamente dedicando all'agricoltura ma più passa il tempo più calano i raccolti e la popolazione. Un ex ingegnere scopre per caso che la NASA è ancora operativa e sta allestendo delle spedizioni per cercare nuovi pianeti abitabili in altre galassie.
L'omaggio a 2001 Odissea nello spazio si respira fin dalle prime battute. Nolan però decide di infarcire la sua pellicola di diverse tematiche che si alternano lungo le quasi tre ore di pellicola. Si parte con i cambiamenti climatici e l'eccessiva popolazione sulla Terra in cerca di cibo che verrà piano piano decimata da tempeste di sabbia e carestie.
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Nel futuro la Terra è sconvolta da una piaga che si manifesta sottoforma di tempeste di sabbia. L'umanità per sopravvivere si sta quasi completamente dedicando all'agricoltura ma più passa il tempo più calano i raccolti e la popolazione. Un ex ingegnere scopre per caso che la NASA è ancora operativa e sta allestendo delle spedizioni per cercare nuovi pianeti abitabili in altre galassie.
L'omaggio a 2001 Odissea nello spazio si respira fin dalle prime battute. Nolan però decide di infarcire la sua pellicola di diverse tematiche che si alternano lungo le quasi tre ore di pellicola. Si parte con i cambiamenti climatici e l'eccessiva popolazione sulla Terra in cerca di cibo che verrà piano piano decimata da tempeste di sabbia e carestie. Insomma Nolan si iscrive al club del futuro terribile che ci stiamo apparecchiando. Si passa quindi poi a trattare fisica, astronomia, astrofisica e non si disdegna una punta di religione. La sceneggiatura è curatissima e lo spettatore ha il compito di lasciarsi trasportare dentro il buco nero alla ricerca di nuove galassie e nuovi pianeti. Deve però farlo tenendo la mente attiva perchè saranno tante le tematiche sulle quali ci si dovrà imbattere. Insomma non sarebbe un film di Nolan se non fosse complesso e multistrato (comunque niente di imparagonabile a Inception). Il tutto è accompagnato dalla strepitosa colonna sonora di Hans Zimmer. Ecco il neo di questa pellicola a mio modo di vedere si trova proprio nelle battute finali; insomma dopo aver trattegiato una signora sceneggiatura si ha la sensazione che la conclusione sia un pochino semplicistica e quasi affrettata nonostante tutti i risvolti sentimentali che esso contiene. Sicuramente un film di fantascienza ma è comunque difficile mettere un'unica etichetta a questo film che definirei quasi come una sorta di nuovo romanzo di formazione per un'umanità futura che vive in quel futuro. Cast eccellente che ha la sua punta di diamante in McConaughey seguito da una intensa Chastain. Un po' fuori posto appare la Hattaway mentre belle parti se le ritagliano Affleck e Damon. Insomma dopo essersi lasciati trasportare su nuove galassie, dimensioni e pianeti lo spettatore esce dalla sala davvero entusiasta. Penso e spero che sentiremo parlare di questo film in ottica Oscar.
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isaiavonfingan
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lunedì 10 novembre 2014
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una vicinissima distanza - (parziali spoiler)
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Christopher Nolan ci ha abituati a illusioni e colpi di teatro di ogni tipo. Da Memento, passando per The
Prestige, si è divertito a coinvolgere gli spettatori con paradossi logici e azzardi scientifici. Nella trilogia del Cavaliere Oscuro ha cominciato a mettere a tema questioni come la giustizia, la fiducia, il male e la libertà.
La grande domanda che attraversa questi film è forse quella sulla verità: come riconoscere ciò che è vero
dall'illusione? Perché mostrare la verità se questa è terribile? Non è meglio illudersi piuttosto che soffrire?
Inception ha portato all'estremo questi temi con la costruzione di un mondo onirico in cui i confini fra la
realtà e il sogno si mescolano continuamente.
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Christopher Nolan ci ha abituati a illusioni e colpi di teatro di ogni tipo. Da Memento, passando per The
Prestige, si è divertito a coinvolgere gli spettatori con paradossi logici e azzardi scientifici. Nella trilogia del Cavaliere Oscuro ha cominciato a mettere a tema questioni come la giustizia, la fiducia, il male e la libertà.
La grande domanda che attraversa questi film è forse quella sulla verità: come riconoscere ciò che è vero
dall'illusione? Perché mostrare la verità se questa è terribile? Non è meglio illudersi piuttosto che soffrire?
Inception ha portato all'estremo questi temi con la costruzione di un mondo onirico in cui i confini fra la
realtà e il sogno si mescolano continuamente. Con questo film però avviene una svolta. L'avventura di Cobb inizia quando gli viene affidata la missione di innestare nella mente di quell'uomo un'idea: l'amore è
possibile. Quell'idea trova la sua radice più profonda nella scena del bunker sulle montagne ed è il perno su
cui tutto ruota. Il padre è un uomo crudele e senza scrupoli, ma nel cuore del fragile figlio non è mai morta la
speranza che quello lo amasse veramente. Ed è proprio su questo punto che Cobb appoggia le possibilità di
successo della missione. Come sappiamo, il geniale architetto di quell'ultimo sogno riuscirà poi nell'impresa,
mettendo nella cassaforte la girandola di carta, fatta con il disegno del figlio.
Interstellar approfondisce questo stesso tema, ma ancora più esplicitamente. In questo caso la scenografia
non è costruita sui sogni, ma sulle teorie dei buchi neri. La scelta è azzeccata. Nolan può infatti continuare a
sbizzarrirsi con i trucchi che più lo appassionano: la dilatazione dello spazio-tempo, i paradossi, la narrazione
su più livelli. Ma tutto questo costituisce solamente una colossale ed incredibile scenografia, niente di più. Se
con Inception la vastità infinita era quella che si nasconde nell'intimo di ciascuno, qui ci immergiamo in
un'immensità che sta fuori, nell'infinito interstellare. Cooper è uno dei pochi uomini che non ha mai smesso
di lasciarsi attrarre da quell'immensità: «Siamo esploratori, non guardiani». E per dare alla figlia e al mondo
una vita migliore della sua, si tuffa nella fredda oscurità dello spazio.
Interstellar non è un trattato sui buchi neri, ma la storia di un padre che, per amore della figlia, si allontana
da lei, ad una distanza quasi eterna. Lei lo bestemmia perché non capisce la ragione della sua partenza. Tutti mandano messaggi alla nave spaziale, come se l'equipaggio potesse ancora sentire. Ma dal buio infinito proviene solo un lunghissimo e tetro silenzio. La scena finale è la chiave di tutto il film. Con un geniale stratagemma, Nolan dice una cosa chiarissima: quella distanza interstellare non era un'assenza, ma una presenza vicinissima seppur enigmatica, che nell'intimità della casa non aveva mai smesso di lasciare le sue tracce. La piccola Murph aveva visto giusto. Suo padre le aveva fatto una promessa che non poteva non essere mantenuta. Quell'amore non era il sogno di una bambina, l'illusione di una visionaria, ma la forza che dà vita all'universo. «Ti prego papà dimmi che manterrai la promessa. Sì piccola, un giorno ritornerò».
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alexander 1986
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lunedì 10 novembre 2014
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nolan nella storia della fantascienza
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9/11/2014
Titolo: Interstellar
Regista: Christopher Nolan
Nazione e Anno: USA, 2014
Voto: 8/10
Nel XXI secolo in nostro pianeta è ormai arrivato alla frutta. Per modo di dire, perché i cambiamenti climatici e una misteriosa 'piaga' non permettono quasi più di coltivare la terra. L'agricoltore ed ex-pilota spaziale Cooper (Matthew McConaughey) viene chiamato a partecipare alla più importante delle missioni possibili: cercare nello spazio profondo la possibile salvezza dell'umanità. Una responsabilità sovrumana, che accetta solo per il bene dei suoi figli. Nel suo percorso, però, scoprirà che la vera posta in palio è diversa e decisamente al di là di ogni sua immaginazione.
Christopher Nolan consegna ancora una volta al pubblico di tutto il mondo una pellicola di grande impatto visivo, emotivo e intellettuale.
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9/11/2014
Titolo: Interstellar
Regista: Christopher Nolan
Nazione e Anno: USA, 2014
Voto: 8/10
Nel XXI secolo in nostro pianeta è ormai arrivato alla frutta. Per modo di dire, perché i cambiamenti climatici e una misteriosa 'piaga' non permettono quasi più di coltivare la terra. L'agricoltore ed ex-pilota spaziale Cooper (Matthew McConaughey) viene chiamato a partecipare alla più importante delle missioni possibili: cercare nello spazio profondo la possibile salvezza dell'umanità. Una responsabilità sovrumana, che accetta solo per il bene dei suoi figli. Nel suo percorso, però, scoprirà che la vera posta in palio è diversa e decisamente al di là di ogni sua immaginazione.
Christopher Nolan consegna ancora una volta al pubblico di tutto il mondo una pellicola di grande impatto visivo, emotivo e intellettuale. Sì, anche quello. Con buona pace per qualche fisico pedante che gli contesta alcune imprecisioni, 'Interstellar' volgarizza (nel senso buono) temi di grande interesse scientifico fra fisica tradizionale e astronomia. Senza contare il grande interesse sempre dimostrato da Nolan verso la psicologia dei suoi personaggi. La complessità di tali temi viene trasposta in dialoghi e passaggi difficili da comprendere per chi non abbia un bagaglio culturale adeguato. Per fortuna però non è solo la scienza il cuore del film né occorre essere scienziati per goderselo.
In tanti parlano di questo come l'erede di '2001. Odissea nello spazio'. Tale elogio è stato elargito così tante volte e a sproposito che al sentirlo viene spontanea una smorfia. 'Interstellar' non ha il senso misterico e quasi mistico del capolavoro di Kubrick. Né usa il suo linguaggio. Nolan è un superbo architetto e non un poeta. Del resto il destino cosmico dell'uomo, la devastazione della Terra, i loop temporali, i viaggi planetari, i contatti con entità 'altre' rispetto a noi non sono temi mutuabili solo da '2001. Odissea nello spazio'. Anzi, non sono neppure stati inventati da quest'ultimo. Sono temi comuni a buona parte della produzione sci-fi, vecchia e recente. Il tema della interdimensionalità sembra ripreso dal libro 'Flatlandia' di Edwin Abbott (1884), l'IA amichevole somiglia molto a GERTY del piccolo film cult 'Moon' (2009). Possiamo giocarci ancora e scoprire molto altro. In questo senso Interstellar è poco originale. Non glielo si può imputare come colpa, a meno che il suo citazionismo non sia giudicato eccessivo. Le opere capaci di inventare qualcosa di radicalmente nuovo sono state pochissime e nessuna in tempi recenti. La cosa più onesta da dire è semmai che 'Interstellar' decide di muoversi nel solco di una tradizione. Da quella fonte cui si abbeverò anche Kubrick: l'idea di umanesimo scientifico promossa dagli autori di fantascienza prima che dagli stessi scienziati.
E' difficile capire quale sarà il solco tracciato da 'Interstellar' nella storia della letteratura e cinematografia di genere. Di certo eccelle in una produzione kolossal recente segnata da superficialità estrema. E segna un altro punto a favore della carriera di uno dei pochi registi hollywoodiani capaci di creare intrattenimento di qualità.
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khaleb83
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lunedì 10 novembre 2014
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peccato solo per la mancanza di coraggio
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Un film che rischiava di promettere troppo e di non mantenere, ma che invece dà anche più di quanto ci si potesse aspettare. La regia, la sceneggiatura, l'interpretazione degli attori: tutto è semplicemente sublime, con McConaughey che continua a ribadire le sue eccellenti doti e Nolan che continua a scherzare con la mente umana e con il tempo come se fossero il suo regno (degna di nota anche la Hataway, che si sta impegnando come lo stesso protagonista a togliersi di dosso la fama di attrice di filmetti da poco).
Il film è lungo, e lento, eppure dopo un avvio che non lascia capire immediatamente dove si voglia andare a parare, si rimane incollati allo schermo, spesso e volentieri non senza una vera e propria ansia, il desiderio di sapere cosa accadrà, e soprattutto come, perché è uno di quei film in cui il modo in cui avvengono le cose conta più dei fatti spesso e volentieri.
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Un film che rischiava di promettere troppo e di non mantenere, ma che invece dà anche più di quanto ci si potesse aspettare. La regia, la sceneggiatura, l'interpretazione degli attori: tutto è semplicemente sublime, con McConaughey che continua a ribadire le sue eccellenti doti e Nolan che continua a scherzare con la mente umana e con il tempo come se fossero il suo regno (degna di nota anche la Hataway, che si sta impegnando come lo stesso protagonista a togliersi di dosso la fama di attrice di filmetti da poco).
Il film è lungo, e lento, eppure dopo un avvio che non lascia capire immediatamente dove si voglia andare a parare, si rimane incollati allo schermo, spesso e volentieri non senza una vera e propria ansia, il desiderio di sapere cosa accadrà, e soprattutto come, perché è uno di quei film in cui il modo in cui avvengono le cose conta più dei fatti spesso e volentieri.
Va precisato che non è un film per tutti: nonostante sia tutto spiegato nel dettaglio, chi non ama la fantascienza più raffinata potrà avere poca dimestichezza nel familiarizzare con i concetti espressi nel film. Non pochi in sala non hanno proprio compreso cosa accadesse, ma va detto che probabilmente si trattava di tare personali: non è per niente impossibile seguire i balzi dimensionali e temporali che il film offre, se ci si concentra a sufficienza; certo, non è un film da divano, ma richiede predisposizione d'animo e concentrazione.
Unico neo: gli ultimi dieci minuti del film sono, a mio parere, aggiunti dalla produzione, per non osare un film che non soddisfasse i palati più grossolani. Ma, per quanto mi riguarda, Interstellar finisce esattamente come dovrebbe finire, prima di quella che è palesemente un'aggiunta alla sceneggiatura originale. Senza di questa, si sarebbe trattato semplicemente di un capolavoro.
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tonyruggiero
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martedì 11 novembre 2014
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la prova del 9 di nolan.
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Interstellar è il nono film di Nolan.. io ho un rapporto un pò particolare con questo regista e non posso non parlarne. Innanzitutto, è il più amato in assoluto degli ultimi anni e quando la massa glorifica qualcuno a me sta antipatico a prescindere, sò fatto così, non posso farci nulla. Soggettività a parte, l’ho sempre sopportato poco perchè credo sia un paraculo di quelli infiniti, anzi, interstellari. Il problema è che è sul serio un grandissimo regista, uno che ha un talento smisurato, che potrebbe davvero arrivare ad altissime forme artistiche ma che preferisce fare blockbuster e prendere soldi a palate.
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Interstellar è il nono film di Nolan.. io ho un rapporto un pò particolare con questo regista e non posso non parlarne. Innanzitutto, è il più amato in assoluto degli ultimi anni e quando la massa glorifica qualcuno a me sta antipatico a prescindere, sò fatto così, non posso farci nulla. Soggettività a parte, l’ho sempre sopportato poco perchè credo sia un paraculo di quelli infiniti, anzi, interstellari. Il problema è che è sul serio un grandissimo regista, uno che ha un talento smisurato, che potrebbe davvero arrivare ad altissime forme artistiche ma che preferisce fare blockbuster e prendere soldi a palate. Scemo? No ma il cinema è arte e finchè sei un cane (Snyder, Bay) ok, fatti i blockbuster per rincoglioniti e levati di torno ma se sei un potenziale padre eterno, fai cinema e mandali affanculo quando ti propongono il cavaliere al buio. Prima che mi linciate, apro una brevissima parentesi sui cinecomic dato che con Nolan è inevitabile e ci leviamo subito il pensiero: quando chiesero a Cronenberg cosa ne pensasse del successo del Cavaliere Oscuro, rispose, testuale:
La gente che dice che il Cavaliere Oscuro è una suprema forma d’arte cinematografica non sa davvero di che cazzo sta parlando.
Grazie, Maestro.. che piaccia o no, uno che va in giro col mantello a distruggere la mafia nella città più corrotta della storia va bene per un fumetto, non per il cinema. Bene, se dopo questa cosa di Batman è davvero rimasto qualcuno ad ascoltarmi, andrei pure avanti con la recensione.
Interstellar è arrivato in un momento particolare per Nolan perchè è il primo dopo Batman ed è il primo senza Wally Pfister, suo storico braccio destro e direttore della fotografia. Anche la critica a questo punto si aspettava una prova di maturità, uno scatto qualitativo che lo consacrasse autore a tutti gli effetti. Del tipo: ok, hai fatto i soldi, adesso però fai il cinema. Ebbene, Nolan, da paraculo figlio di buona donna qual è, tira fuori dal cilindro Interstellar strappandolo nientepopodimeno che a Steven Spielberg e andando a sfidare sua maestà il genio dei geni Kubrick ed il suo 2001: Odissea nello spazio. Infatti Interstellar è un film di fantascenza classica che parte da un futuro indefinito per arrivare a spingersi al di là del possibile, al di là dei confini più reconditi ed inimmaginabili dell’universo.
Partiamo dal contesto: siamo in un futuro che sa di passato, la Terra è stata colpita da una piaga che sta per portare l’umanità alla fine dei suoi giorni. Un ex astronauta scopre che la NASA sta lavorando in gran segreto per portare l’umanità su un pianeta gemello. Bisognerà attraversare un wormhole, accedere ad un’altra galassia e trovare un pianeta ospitale. A questo punto, si dovrà scegliere tra il piano A (portare materialmente l’umanità terrestre sul nuovo pianeta) o il piano B (installare una colonia genetica che svilupperà ex novo una nuova umanità). Mi fermo perchè il film è da poco uscito e non voglio spoilerare nulla.
Allora, che Nolan fosse un regista spettacolare si sapeva ma, credetemi, ho visto questo film da solo in una sala semivuota ed è stata un’esperienza visiva ed intellettuale straordinaria. Basti pensare che con un budget di 165 milioni di dollari è il film con maggior minutaggio in IMAX nativo, pellicola a 70 millimetri, una roba incredibile. Nolan trova nell’universo l’habitat naturale per sviluppare il suo cinema all’ennesima potenza. E’ Nolan, è riconoscibile, è autore ed è al massimo possibile. La sceneggiatura, scritta a quattromani col fratello, è di ferro e permette all’immancabile montaggio alternato di essere tanto intricato quanto spettacolare e perfettamente coerente. Ma il film non è solo tecnica, attenzione, i personaggi sono costruiti in maniera divina e in un oceano sconfinato di scienza riescono a comunicare sentimenti, paure.. in una sola parola: umanità. Il cast parla da solo, l’ormai indiscutibile McConaughey, il sempre adorabile Caine, la deliziosa e straordinariamente brava Mackenzie Foy. Bravo anche Matt Damon che non è propriamente il mio attore preferito mentre Anne Hathaway e l’attrice che interpreta Murph da grande non mi hanno convinto troppo. La fotografia è affidata all’olandese Van Hoytema che pur non avendo mai avuto a che fare col genere se la cava alla grandissima. Ho letteralmente adorato la scelta di utilizzare modellini e limitare la CGI a dimostrazione che quando vuole, Nolan, sa fare il regista e sa fare film degni di tale nome. Anche la scelta del supporto è da evidenziare. Nolan fa parte insieme ad altri come Tarantino ed Abrams di una lega a favore della salvaguardia della pellicola, sempre più minata dall’ascesa del digitale. Quindi si, stavolta bravo, bravo, bravo Nolan.
Torniamo a quel ragazzo da solo in sala, lo spettatore non può nulla di fronte alla grandezza di questo film, ogni cosa comunica che ci troviamo al cospetto di un opera magna da tutti i punti di vista. Intanto la durata, tre ore e non un momento di noia. Mi sono sentito letteralmente rapito da questa storia incredibile e non era facile fare un film che parlasse di galassie, buchi neri, pentadimensionalità e renderlo perfettamente comprensibile. Tutto torna, stavolta il finale c’è e anche questo era un punto che aspettavo di vedere dato che l’autorialità di Nolan sta anche nei finali tagliati e lasciati alla sensibilità dello spettatore. La trottola che gira però funziona per un film, forse due ma come potrebbe far ancora presa un finale di questo tipo se la gente già sa che ci sarà? Invece qui Nolan va all’eccesso opposto e scrive un finale che più chiuso di così è dura. Anzi, a me sarebbe addirittura piaciuto lasciarla qualcosina alla libera interpretazione. Stavolta il film spiega tutto, tutto e di più. I protagonisti cercheranno per tutto il film il segreto della gravità mentre il centro di gravità permanente dell’impianto narrativo è l’uomo, puro e semplice, l’uomo e tutto ciò che lo rende tale. Tra lo spazio infinito c’è posto per la fede, l’amore, la fede nell’amore, la casa, il senso di appartenenza, il bene superiore, il destino.. che meraviglia! C’è il melodramma, la scena dell’addio tra Cooper e la piccola Murph è potentissima e riesce a commuovere nonostante sia chiaro l’intento del regista di non calcare troppo la mano. Il rapporto padre figlia è comunque una se non la cosa più bella dell’intero film. Un’altra scena piccola, messa lì silenziosa, riuscirà ad avere una potenza disarmante. Quando i nostri quattro esploratori entreranno con la loro astronave nello spazio aperto, Cooper staccherà lentamente le mani dai comandi perchè da lì in poi l’essere umano si ferma, sta entrando in un mondo nuovo, ancora inesplorato e da lì non può che andare a vista. Come chi vede per la prima volta, come un neonato che gattona. Solo un grande regista sarebbe riuscito a comunicare qualcosa di tanto immenso con un’inquadratura di due secondi messa lì per i sensibili, per i romantici. Wow. Pensate la grandezza di mettere come protagonista di un film che parla dello spazio più sterminato l’interiorità di un essere umano. L’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo che si alternano in un tourbillon di emozioni. Finalmente, Nolan, finalmente! Il tempo, lo spazio, financhè Dio, Interstellar riesce a mettere tutto perfettamente in ordine trovando un equilibrio che è qualcosa di sconvolgente.
Avrei voluto avere più tempo per fare questa recensione perchè certi film vanno assimilati bene, vederlo più volte per cogliere a pieno tutte le sfumature. In definitiva ciò che posso dirvi è che mi ha arricchito e fatto stare proprio bene anche una volta fuori della sala quindi ve lo consiglio assolutamente. Mi sono interrogato a lungo anche sul messaggio ultimo e credo sia l’amor che muove il sole e le altre stelle, stelle appunto, come quelle di questo film che galleggiano eterne in un universo reso fialmente del tutto muto da Nolan. Ora la grande domanda: è un capolavoro? Non lo so, non credo. E’ uno di quei film che vanno fatti maturare, dare etichette ora sarebbe stupido anche se comunque non credo siamo ai livelli altri di Kubrick. Nolan però non punta all’indice ma alla luna e va benissimo così.
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veronica c
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mercoledì 12 novembre 2014
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la scoperta scientifica: amore e motore della vita
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Scienza è amore. Semplice, chiaro e immediato è il messaggio che viene prepotentemente alla luce dal nuovo film di Christopher Nolan. Al di là del budget stellare, è proprio il caso di dirlo, grazie al quale lo spettatore non dimenticherà tanto facilmente gli incantevoli, nel senso etimologico del termine, effetti speciali; al di là dei tecnicismi del mestiere che, pur potendo risultare indigesti ai non addetti ai lavori, sono del tutto intriganti; al di là, in linea definitiva, dell’impianto monumentale dell’opera, dall’intreccio a incastro come è tipico del Nolan che conosciamo, Interstellar è un film che parla di amore, motore dell’umanità.
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Scienza è amore. Semplice, chiaro e immediato è il messaggio che viene prepotentemente alla luce dal nuovo film di Christopher Nolan. Al di là del budget stellare, è proprio il caso di dirlo, grazie al quale lo spettatore non dimenticherà tanto facilmente gli incantevoli, nel senso etimologico del termine, effetti speciali; al di là dei tecnicismi del mestiere che, pur potendo risultare indigesti ai non addetti ai lavori, sono del tutto intriganti; al di là, in linea definitiva, dell’impianto monumentale dell’opera, dall’intreccio a incastro come è tipico del Nolan che conosciamo, Interstellar è un film che parla di amore, motore dell’umanità. E, perché no, dell’universo, sembra ammiccare il regista. La scienza è veicolo di amore, è infinito potenziale che l’uomo ha a disposizione per esprimere se stesso come essere che ama, per salvare, per salvarsi. Da una terra impietosa o, più semplicemente, da una terra che non è pensata per lui e che, lentamente, si riprende quello che le è stato tolto: terreno, aria e vegetazione.
Una suggestiva fotografia dai colori caldi, quasi soffocanti (a opera di Hoyte Van Horitema, recentemente molto apprezzato per il lavoro svolto in Lei), ispirata ai dipinti del pittore realista Andrew Wyeth, caratterizza la parte terrestre del film, in apertura e nelle scene successive. Lo scenario è desolante, una vera e propria waste land del corpo e dello spirito: il pianeta che ci ha dato la vita ora ci sta infliggendo la morte. Carestie, tempeste di sabbia, infertilità; niente raccolto, niente cibo. Anche il granoturco, unica coltura sopravvissuta, è destinato alla secca, all’esaurimento.
Cooper (Matthew McConaughey), una volta talentuoso ingegnere aereospaziale animato dal nobile anelito al progresso, è ora umile agricoltore, custode e guardiano di un lembo di terra dal quale nasce ancora, ma solo momentaneamente, la vita. Ma un guardiano, prima esploratore delle infinite possibilità dateci dalla ricerca scientifica, non sa arrendersi all’ apparente realtà dei fatti, non sa accettare la sopravvivenza stentata che condurrà comunque l’umanità a un destino di morte, non può cedere all’inerzia, non può sottrarsi alla ricerca della sola, pur piccola speranza di dare un futuro alla sua specie, e, più di ogni altro, alla sua famiglia. Proprio per salvare i propri figli Cooper compie la scelta più dolorosa e sofferta della propria vita: lasciarli crescere lontani da lui, per dare loro un futuro. Inizia il viaggio più coraggioso che mai sia stato fatto: nello spazio, attraverso wormholes, sulla soglia di buchi neri, in una nuova galassia, in cerca delle condizioni che redano possibile la vita.
La trama non lasci che si pensi all’ennesimo film fantascientifico; Interstellar fantascientifico lo è, e lo è egregiamente, ma è anche molto di più. Christopher Nolan è attento, quasi maniacale, nel dare al suo prodotto una solida base scientifica, servendosi del supporto di note teorie fisiche (basti pensare che il soggetto è di Kip Thorne), ma non si limita a questo. L’impronta dell’autore traspare tra gli astri, e i livelli di lettura sono molteplici. Più superficialmente si noti uno dei temi preponderanti nel film: il conflitto tra interesse personale e bene comune. Non è mai facile, per nessuno dei protagonisti coinvolti nel viaggio spaziale, come anche per chi è rimasto sulla Terra in declino, andare oltre la paura della morte, propria e di chi si ama, a favore della missione umanitaria. Non è meno difficile capire quando le due istanze possano coincidere. Si può sopprimere il proprio istinto alla sopravvivenza a favore del sacrificio per il genere umano? Non se manca un sentimento di amore. Per questo l’amore proietta l’uomo verso il futuro, gli consente di superare limiti non solo spaziali, ma anche temporali.
Proprio il tempo è l’altro, ma non scisso dal primo, nucleo tematico. Il tempo è relativo, i paradossi temporali animano il film e ne rendono la struttura a scatole cinesi (in questo risuona l’eco di Inception, seppure in Interstellar suddetta struttura emerge solo nel finale). L’uomo non è in grado di comprendere ancora la vera entità del tempo, ma potrà farlo un giorno, sarà in grado di materializzarlo nella sua dimensione fisica. Questa sorta di epifania si rivela inaspettata al protagonista; proprio quando l’orlo del baratro è vicino, essa si mostra in tutta la sua potenza visiva e lo rende consapevole di quale enorme strumento sia la scoperta. La scoperta scientifica è motore della vita. Come l’amore. La scoperta è il manifestarsi dell’amore.
Un grande omaggio all’umanità della scienza, un’esortazione a non dimenticarne mai la natura, per non rassegnarsi alla fine; questo è Interstellar.Scienza è amore. Semplice, chiaro e immediato è il messaggio che viene prepotentemente alla luce dal nuovo film di Christopher Nolan. Al di là del budget stellare, è proprio il caso di dirlo, grazie al quale lo spettatore non dimenticherà tanto facilmente gli incantevoli, nel senso etimologico del termine, effetti speciali; al di là dei tecnicismi del mestiere che, pur potendo risultare indigesti ai non addetti ai lavori, sono del tutto intriganti; al di là, in linea definitiva, dell’impianto monumentale dell’opera, dall’intreccio a incastro come è tipico del Nolan che conosciamo, Interstellar è un film che parla di amore, motore dell’umanità. E, perché no, dell’universo, sembra ammiccare il regista. La scienza è veicolo di amore, è infinito potenziale che l’uomo ha a disposizione per esprimere se stesso come essere che ama, per salvare, per salvarsi. Da una terra impietosa o, più semplicemente, da una terra che non è pensata per lui e che, lentamente, si riprende quello che le è stato tolto: terreno, aria e vegetazione.
Una suggestiva fotografia dai colori caldi, quasi soffocanti (a opera di Hoyte Van Horitema, recentemente molto apprezzato per il lavoro svolto in Lei), ispirata ai dipinti del pittore realista Andrew Wyeth, caratterizza la parte terrestre del film, in apertura e nelle scene successive. Lo scenario è desolante, una vera e propria waste land del corpo e dello spirito: il pianeta che ci ha dato la vita ora ci sta infliggendo la morte. Carestie, tempeste di sabbia, infertilità; niente raccolto, niente cibo. Anche il granoturco, unica coltura sopravvissuta, è destinato alla secca, all’esaurimento.
Cooper (Matthew McConaughey), una volta talentuoso ingegnere aereospaziale animato dal nobile anelito al progresso, è ora umile agricoltore, custode e guardiano di un lembo di terra dal quale nasce ancora, ma solo momentaneamente, la vita. Ma un guardiano, prima esploratore delle infinite possibilità dateci dalla ricerca scientifica, non sa arrendersi all’ apparente realtà dei fatti, non sa accettare la sopravvivenza stentata che condurrà comunque l’umanità a un destino di morte, non può cedere all’inerzia, non può sottrarsi alla ricerca della sola, pur piccola speranza di dare un futuro alla sua specie, e, più di ogni altro, alla sua famiglia. Proprio per salvare i propri figli Cooper compie la scelta più dolorosa e sofferta della propria vita: lasciarli crescere lontani da lui, per dare loro un futuro. Inizia il viaggio più coraggioso che mai sia stato fatto: nello spazio, attraverso wormholes, sulla soglia di buchi neri, in una nuova galassia, in cerca delle condizioni che redano possibile la vita.
La trama non lasci che si pensi all’ennesimo film fantascientifico; Interstellar fantascientifico lo è, e lo è egregiamente, ma è anche molto di più. Christopher Nolan è attento, quasi maniacale, nel dare al suo prodotto una solida base scientifica, servendosi del supporto di note teorie fisiche (basti pensare che il soggetto è di Kip Thorne), ma non si limita a questo. L’impronta dell’autore traspare tra gli astri, e i livelli di lettura sono molteplici. Più superficialmente si noti uno dei temi preponderanti nel film: il conflitto tra interesse personale e bene comune. Non è mai facile, per nessuno dei protagonisti coinvolti nel viaggio spaziale, come anche per chi è rimasto sulla Terra in declino, andare oltre la paura della morte, propria e di chi si ama, a favore della missione umanitaria. Non è meno difficile capire quando le due istanze possano coincidere. Si può sopprimere il proprio istinto alla sopravvivenza a favore del sacrificio per il genere umano? Non se manca un sentimento di amore. Per questo l’amore proietta l’uomo verso il futuro, gli consente di superare limiti non solo spaziali, ma anche temporali.
Proprio il tempo è l’altro, ma non scisso dal primo, nucleo tematico. Il tempo è relativo, i paradossi temporali animano il film e ne rendono la struttura a scatole cinesi (in questo risuona l’eco di Inception, seppure in Interstellar suddetta struttura emerge solo nel finale). L’uomo non è in grado di comprendere ancora la vera entità del tempo, ma potrà farlo un giorno, sarà in grado di materializzarlo nella sua dimensione fisica. Questa sorta di epifania si rivela inaspettata al protagonista; proprio quando l’orlo del baratro è vicino, essa si mostra in tutta la sua potenza visiva e lo rende consapevole di quale enorme strumento sia la scoperta. La scoperta scientifica è motore della vita. Come l’amore. La scoperta è il manifestarsi dell’amore.
Un grande omaggio all’umanità della scienza, un’esortazione a non dimenticarne mai la natura, per non rassegnarsi alla fine; questo è Interstellar.
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