Quando ci si avvicina ad un film di Nolan ci si dovrebbe attrezzare mentalmente come quando ci si avvicina ad un'opera d'arte.
Con quest'ottica le inesattezze e le mancanze di questo film non hanno più il ruolo centrale, ma diventano accessorie all'aspetto artistico di questa opera.
L'apparato scientifico del film è debole senza dubbio, Il personaggio interpretato da Caine non rende onore in termini di profondità psicologica alla sua bravura interpretativa e l'eccesso filosofico attribuito ai personaggi li rende tutt'altro che realistici (come succede ormai nella quasi totalità dei film di produzione statunitense). Sicuramente ci sono numerose altre cose che Nolan potrà migliorare.
Ma restiamo al prodotto artistico: si tratta di una pellicola indiscutibilmente unica. Un racconto poetico e ricco di azione, in cui l'equilibrio non è un elemento presente nell'arco dell'intero film, ma che caratterizza le singole scene, spostando l'accento emotivo su questa o quella emozione. Una scenografia ed una fotografia di classe e di qualità accompagnano il protagonista, immergendoci in ambienti che sono specchio e produttore di emozioni: in questo modo ogni scena risulta bilanciata, armonica, ma completamente slegata dalle altre; la mia sensazione è stata quella di vedere una serie a puntate, più che un film singolo. Considero questo aspetto positivo.
La magistrale colonna sonora firmata Zimmer non fa che completare, ma forse dovrei dire "rendere possibile", questa opera di immersione e coinvolgimento totale in ogni scena come se fosse l'ultima.
La sceneggiatura risulta prevedibile in alcuni aspetti, soprattutto quelli legati ai personaggi: ne soffre la qualità dei profili di ciascuno di essi. Tuttavia le prove d'attore convincenti aiutano a far passare questo limite in secondo piano (ed anche questa cosa è praticamente una costante nel cinema statunitense degli ultimi anni: grandi attori che riescono a tirare in piedi personaggi scarsamente approfonditi). Ma in ogni caso la grande forza della sceneggiatura è la sua ambizione, il coraggio di portarci con le mani e coi piedi su altri pianeti, di spingerci dentro un buco nero, in mezzo a cinque dimensioni spaziali. Siamo nel cuore della fantascienza, quella d'altri tempi. Il paragone con Kubrik è scontato ed è legittimo. Quella di Kubrik non è un'opera sacra ed ha essa stessa i suoi difetti, di cui non sono degno di fare nota. Di certo i film sono diversi e forse Nolan paga qualcosa nel voler dare una chiusura comprensibile al film ed al suo messaggio a tutti i costi. Ma d'altra parte Nolan vince nella capacità di spingersi oltre nella fantascienza rispetto a Kubrik, regalandogli anche alcune godibili scene di omaggio.
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