Interstellar |
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Un film di Christopher Nolan.
Con Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain, Michael Caine.
continua»
Fantascienza,
Ratings: Kids+13,
durata 169 min.
- USA 2014.
- Warner Bros Italia
uscita lunedì 15 aprile 2024.
MYMONETRO
Interstellar
valutazione media:
3,87
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Interstellar (SPOILER)di KillBillvol2Feedback: 351 | altri commenti e recensioni di KillBillvol2 |
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martedì 3 marzo 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Si esce frastornati dopo la visione dell'ultimo film di Christopher Nolan. A causa delle tre ore di film, dall'accumularsi infinito di eventi e colpi di scena, dalle immagini meravigliose che ci opprimono solo come lo spazio (ovvero l'unico luogo senza fine che conosciamo) riesce a fare. Intrattenimento, digressioni a volte futili, ma, soprattutto, ambizione spropositata. E' proprio questa che a tratti rischia di tarpare le ali ad Interstellar, che gli impedisce di essere un'unica e definita cosa, in favore di molte altre, meno complicate di quanto vogliano sembrare, più vaghe e derivative. Ma è proprio grazie a questa ambizione e al coraggio legato ad essa, entrambi enormi come il buco nero dove Cooper si lascia precipitare, che da semplice opera di intrattenimento commerciale come erano stati gli ultimi film del regista, Interstellar si trasforma in qualcosa di più, in vero cinema. Le cadute di stile sono molteplici, come quelle di tensione, così anche le incongruenze e gli episodi inopinati, ma tutto è funzionale, tutto fa parte dell'imbroglio che è il cinema, tutto è volto ad estasiare. Per questo non ha errato del tutto Tarantino, citando Malick e Tarkovskij, paragone che, nonostante rimanga azzardato (siamo lontani dalla perfezione stilistica dei due autori), risulta più veritiero di quanto possa sembrare in apparenza. Nolan è riuscito nella non facile impresa di congiungere e (quasi) fondere intrattenimento e buonismo Spielberghiano alla visionarietà e alla teorica del Kubrick di 2001, evidente onte di ispirazione (il riflesso del buco nero sul vetro del casco indossato da Cooper è preso di peso dal capolavoro del 1969). Ma, prima che i puristi si scandalizzino, spieghiamo meglio: Nolan non vuole "fare" Kubrick, ma sa perfettamente che, girando una space opera intimista e esistenzialista, non si può non confrontare e scontrare con il genio del cinema. Perciò, invece di nascondere l'ispirazione, la mette in scena e in bella vista, in modo assolutamente inequivocabile. Ma, così facendo, non eccede, non pecca di tracotanza, ma al contrario, si inchina umilmente al maestro, probabilmente sapendo di non poterlo mai eguagliare del tutto. Perché, nonostante tutto, Nolan è pur sempre Nolan, e il regista londinese sa sempre tutto, persino cosa c'è nella quinta dimensione e chi l'ha creata. Sa che gli uomini si evolveranno e riusciranno a salvarsi dalla distruzione e sa che cosa c'è oltre l'ignoto. Forse sta proprio qui il difetto che molti accusano in Interstellar e in molto cinema del regista: il bisogno di spiegare tutto e di non lasciare niente di irrisolto e irrisolvibile. Così anche in Inception, altra opera che cadeva quando mirava alla SPIEGaziONE di quanto di più inspiegabile e misterioso, paragonabile solamente allo spazio infinito, appunto. Ma questo è lo stile e l'ossessione del regista, così come il tempo: che si avvolge, si capovolge, si comprime, si dilata e si annulla. Il tempo è fondamentale in Interstellar ed è la chiave per capire tutto ciò che accade: non a caso, la risoluzione dell'enigma viene comunicata proprio attraverso un orologio rotto. Enigma, però, facilmente prevedibile e risolvibile molto prima della metà della pellicola (sinceramente, si può capire anche dopo una sola mezz'ora di film), cosa che tradisce la natura semplice, ma non sempre semplicistica, del lungometraggio. Il messaggio è sempre quello: l'amore trascende il tempo e lo spazio. Ma la decisione, seppur non originale, di rappresentare questo amore come quello asessuato e puro tra padre e figlia (e non tra uomo o donna, nonostante la possibilità ci fosse), è vincente. Forse è proprio per questo che il film accumula twist narrativi e cambi di prospettiva (il più azzeccato è quello legato al personaggio di Michael Caine): a tratti si vergogna di essere un intrattenimento familiare e già visto. Ma grazie alla mano di Nolan, che, qualsiasi cosa si dica, dietro la macchina da presa ci sa fare (meravigliose le inquadrature statiche sull'astronave mentre intorno ad essa succede il putiferio), ciò che è già visto ci appare, se non nuovo, rinato e affascinante. Un po' (senza fare paragoni) come le frasi fatte presenti in The Tree Of Life (è perciò si ritorna all'intervento di Tarantino). Non troppo convincente l'episodio eccessivamente lungo e abbastanza confuso dedicato a Matt Damon, il quale però riesce a dare il giusto spessore al personaggio. Però, al di sopra di tutto il cast, si trova Matthew McConaughey, in evidente stato di grazia: basta la sua reazione all'assistere impotente ai 23 anni di vita del figlio (il quale viene però dimenticato per strada) che passano inesorabilmente su uno schermo per applaudire. Schermo anch'esso molto simile a quello dell'Odissea Nello Spazio, con il quale però non condivide l'avversità per le macchine e per la tecnologia: qui il computer di bordo è un simpaticone che sa far dell'ironia (mai invasiva), cosa che riconduce Interstellar all'intrattenimento per famiglie dal quale disperatamente cerca di prendere le distanza e al quale inevitabilmente approda. Ma bisogna ricordarsi di una cosa: siamo pur sempre davanti a un film prodotto da una major hollywoodiana che ha speso milioni di dollari per realizzarlo. Qualcosa non funziona, qualcosa non torna, qualcosa è scontato, ma davanti a un'opera fiume (sono pur sempre 169 minuti) come questa, munita e fiera del suo grandissimo coraggio (non è mica facile propinare minuti di inquadrature silenziose di pianeti alle platee di oggi), bisogna soltanto prenderla, accettarla e godersela.
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