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Matthew McConaughey racconta Interstellar

L'attore a Roma per parlare del film di Nolan. Dal 6 novembre al cinema.
di Paola Casella

In foto l'attore Matthew McConaughey in una scena del film.
Matthew McConaughey (Matthew David McConaughey) (54 anni) 4 novembre 1969, Uvalde (Texas - USA) - Scorpione. Interpreta Cooper nel film di Christopher Nolan Interstellar. Al cinema da lunedì 15 aprile 2024.

domenica 2 novembre 2014 - Incontri

Matthew McConaughey è a Roma per presentare il nuovo kolossal di Christopher Nolan, Interstellar, di cui è protagonista nei panni di un ex pilota della Nasa che, in un futuro prossimo venturo, si ritrova a viaggiare fra le dimensioni dello spazio e del tempo, nella speranza di salvare il mondo e assicurare un avvenire ai suoi figli.
Disinvolto, alla mano, Matthew risponde con la sua parlata velocissima dall'accento texano, senza dimenticare di guardare dritto negli occhi chi gli parla.
"Durante il mio primo incontro con Chris (Nolan, ndr) non abbiamo parlato né della sceneggiatura né del mio ruolo, ma di cosa vuol dire essere padri e uomini", ricorda McConaughey, fresco di Oscar come miglior attore per la sua interpretazione in Dallas Buyers Club. "Credo che volesse sincerarsi che ero il tipo di uomo che si era immaginato fossi. E probabilmente voleva anche capire se si sarebbe trovato a suo agio a buttarsi con me nell'avventura di Interstellar".

Una sfida non da poco, quantomeno dal punto di vista fisico.
In realtà è stata tanto impegnativa mentalmente quanto fisicamente. Certo, camminare sui ghiacciai islandesi con scarponi da roccia da 20 chili non è stato una passeggiata, bisognava stare attenti a non fare passi falsi, perché se scivoli lì col cavolo che qualcuno riesce a salvarti. E ritrovarsi appesi a 25 metri da terra per ore non è il massimo, soprattutto se hai la cattiva idea di guardare giù. Ma è stato soprattutto uno sforzo mentale.
Difficile tenere a mente tutti i concetti scientifici di cui è affollata la storia di Interstellar? Sì, dovevo e volevo capire tutto quello che il mio personaggio, che è un ingegnere, conosce nel film, e questo ha voluto dire prendere da parte Kip Thorne (il fisico teorico sul cui trattato scientifico è basata la storia del film, ndr) e farsi spiegare ogni dettaglio, poi tornare da Chris e chiedergli di ripetermi le regole della gravità e dello spaziotempo. Finché sono durate le riprese mi è sembrato di capire, ma subito dopo ho rimosso quasi tutto.
È più pronto oggi a raccontare questa storia di quanto non fosse vent'anni fa in Contact, che trattava di tematiche simili?
Sì, perché oggi ho più di quarant'anni, il momento migliore perché un uomo si ponga domande sulla propria identità. E oggi ho una famiglia, dunque capisco molto meglio il dramma del mio personaggio nel lasciare i propri figli alle spalle per assicurare loro un futuro.
Quanto pesa l'essere padre sulla sua interpretazione?
Non saprei dirlo razionalmente, ma istintivamente so di aver portato molto del mio essere genitore nella vita a questo ruolo. Credo che abbia dato peso alla mia recitazione, e aggiunto pathos alla storia.
Una storia in cui le lacrime si sprecano...
Tutte quelle che vedete sullo schermo sono vere! Ho dovuto imparare a lasciarmi andare completamente all'emotività, e devo dire che dopo un bel pianto ci si sente davvero rilassati. Ma ho chiesto a Chris di non preannunciarmi la mia principale scena di pianto, in modo da avere la reazione più spontanea possibile. E ho sperato che fosse buona la prima. Lo è stato, per fortuna.
Crede che il pianeta terra meriti di essere salvato?
Lo spero, è il migliore che conosco! Certo, sarebbe meglio preservarlo facendo un po' più di attenzione all'ambiente, invece che doverlo salvare in extremis.
Lei ha girato un'infinità di commedie leggere prima di cimentarsi con ruoli drammatici. Perché questa svolta?
I film drammatici ti permettono di spingerti fin dove vuoi tu, verso la profondità o verso la leggerezza, mentre le commedie sono leggere per natura e anche tu che le interpreti devi rimanere in superficie. Oggi cerco quei ruoli che mi permettono di dire qualcosa che lasci il segno a proposito dell'essere umano.
Anche lei farebbe le scelte che fa il suo personaggio nel film?
Cooper sceglie la via più difficile e più coraggiosa. Io non so come mi comporterei, perché so che ogni scelta comporta conseguenze importanti.
Quindi lei, per parafrasare il film, si sente più esploratore o più guardiano?
Un po' tutti e due: devo essere un guardiano per i miei tre figli, e da quando sono nati loro ho dovuto imparare ad esplorare in modi diversi. Prima se mi andava di scappare in Africa partivo con dieci ore di preavviso. Oggi mi porto dietro i figli dappertutto, i loro passaporti sono pieni di timbri. Ma ci vuole un po' più di organizzazione.
Qual è secondo lei il messaggio di Interstellar?
Che le nostre aspettative devono essere più grandi di noi. Che la capacità di resistenza dell'essere umano è molto più grande di quanto pensiamo. E che si impara qualcosa di noi stessi solo quando ci si separa da ciò che si conosce. Io ho imparato molto su di me quando mi sono perduto e ho dovuto ritrovarmi, così come ho imparato molto di più sull'America ogni volta che me ne sono allontanato.

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