mattia li puma
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venerdì 21 novembre 2014
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nolan & zimmer binomio insuperabile
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"Tutto quello che può accadere , accadrà" ed ecco che accade .
Christopher Nolan realizza uno dei film più spettacolari del genere , un capolavoro , che lascia lo spettatore dall'inizio alla fine col fiato sospeso o se volessimo restare in tema , col fiato tra le stelle . Quasi in apnea , come se noi , ben accomodati dall'altra parte dello schermo sulle poltrone del cinema , siamo invece tra i protagonisti , intenti a trovare come loro una soluzione per salvare la nostra Terra .
Ma la soluzione esiste? Il film supera i 120 min. e ancora non si vede uno spiraglio di luce nella buia e sconosciuta galassia .
Dopo "2001: Odissea nello spazio" sembrava non ci fossero altri limiti , altri confini da surclassare ; ma è proprio in questo film che tocca rimangiarsi la parola e rendersi conto delle potenzialità , delle sorprese , dei messaggi che questo film riesce a trasmettere dall'inizio alla fine .
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"Tutto quello che può accadere , accadrà" ed ecco che accade .
Christopher Nolan realizza uno dei film più spettacolari del genere , un capolavoro , che lascia lo spettatore dall'inizio alla fine col fiato sospeso o se volessimo restare in tema , col fiato tra le stelle . Quasi in apnea , come se noi , ben accomodati dall'altra parte dello schermo sulle poltrone del cinema , siamo invece tra i protagonisti , intenti a trovare come loro una soluzione per salvare la nostra Terra .
Ma la soluzione esiste? Il film supera i 120 min. e ancora non si vede uno spiraglio di luce nella buia e sconosciuta galassia .
Dopo "2001: Odissea nello spazio" sembrava non ci fossero altri limiti , altri confini da surclassare ; ma è proprio in questo film che tocca rimangiarsi la parola e rendersi conto delle potenzialità , delle sorprese , dei messaggi che questo film riesce a trasmettere dall'inizio alla fine . Un contadino , un padre con due figli ancora da crescere dovrà prendere una delle decisioni più importanti della sua vita in pochissimo tempo : restare sulla Terra e vederla morire con accanto i suoi figli o partire per cercare di salvarla? Niente è sicuro e prevedibile.
Sulle note da pelle d'oca dell'inimitabile Hans Zimmer , ai nostri occhi si mostra un emozionante , inaspettato e suggestivo finale !
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38ogeid
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giovedì 13 novembre 2014
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mmmm ni !!!
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A volte riuscire a soddisfare aspettative troppo alte è controproducente, sarebbe meglio "sbattere" contro al cinema "nudi" senza preconcetti o pre-opinioni. Tre ore di pellicola non sono mai facili per nessuno, mantenere alta l 'attenzione 180 minuti è un impresa veramente ardua che Nolan, a mio modo di vedere, riesce a gestire molto bene. Il film, pur non avendo repentini colpi di scena, non annoia mai…la colonna sonora in sottofondo di Hans Zimmer contribuisce fortemente a mantenere il giusto ritmo e a delineare le scene emotivamente più importanti, quello che si percepisce però è un assenza di poesia. Non si percepisce realmente la lontananza da "casa" dall'AMORE (tema VERO del film), dalla famiglia dal nostro mondo che sta per finire.
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A volte riuscire a soddisfare aspettative troppo alte è controproducente, sarebbe meglio "sbattere" contro al cinema "nudi" senza preconcetti o pre-opinioni. Tre ore di pellicola non sono mai facili per nessuno, mantenere alta l 'attenzione 180 minuti è un impresa veramente ardua che Nolan, a mio modo di vedere, riesce a gestire molto bene. Il film, pur non avendo repentini colpi di scena, non annoia mai…la colonna sonora in sottofondo di Hans Zimmer contribuisce fortemente a mantenere il giusto ritmo e a delineare le scene emotivamente più importanti, quello che si percepisce però è un assenza di poesia. Non si percepisce realmente la lontananza da "casa" dall'AMORE (tema VERO del film), dalla famiglia dal nostro mondo che sta per finire. Nolan ci ha abituati a finali in crescendo, a punti di rottura dove il film, la sceneggiatura le storia svoltano ed evolvono…in INTERSTELLAR è proprio questo che non c'è…non c'è un punto di rottura…o meglio…c'è, ma non cattura, non convince, non soddisfa le aspettative create.E così il film va verso il suo epilogo lasciando lo spettatore un po' insoddisfatto, quasi basito, non del tutto convinto, non del tutto appagato.
E' sicuramente un buon film, da vedere, da non perdere ma purtroppo per noi amanti della settima arte non di certo un capolavoro come ci hanno fatto credere : )
Diego
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parisioclaudio88
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mercoledì 12 novembre 2014
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uno dei pochissimi capolavori del cinema
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Non si può che rimanere estasiati dalla tecnica di questo regista, in grado di creare trame ad incastro tanto complicate da confondere anche i più attenti ai dettagli. Sono molteplici i film che mi tornano alla mente pensando a Nolan...Memento, The prestige, Inception, il più commerciale Cavaliere Oscuro.Questa volta, però, non si tratta solo di aver dato alla luce un film ben fatto, ma bensì di aver valicato la difficile soglia del capolavoro. Forse sono un po' di parte perché da sempre amo i film di fantascienza, ma le sensazioni che questo film hanno impresso nella mia mente e nella mia anima sono di certo indelebili. Quasi tre ore di pura arte, oltre i limiti dell'atteso, a cavallo fra la natura umana e le cristalline teorie della fisica più complessa.
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Non si può che rimanere estasiati dalla tecnica di questo regista, in grado di creare trame ad incastro tanto complicate da confondere anche i più attenti ai dettagli. Sono molteplici i film che mi tornano alla mente pensando a Nolan...Memento, The prestige, Inception, il più commerciale Cavaliere Oscuro.Questa volta, però, non si tratta solo di aver dato alla luce un film ben fatto, ma bensì di aver valicato la difficile soglia del capolavoro. Forse sono un po' di parte perché da sempre amo i film di fantascienza, ma le sensazioni che questo film hanno impresso nella mia mente e nella mia anima sono di certo indelebili. Quasi tre ore di pura arte, oltre i limiti dell'atteso, a cavallo fra la natura umana e le cristalline teorie della fisica più complessa. Tutto perfettamente diretto ed incastonato da una fotografia ed effetti speciali da Oscar. I messaggi racchiusi nella pellicola sono molteplici: l'autodistruzione a cui l'essere umano del nostro tempo sta andando incontro, l'inevitabilita' del collasso del nostro modo di vivere e sfruttare indiscriminatamente la terra e le sue risorse, la capacità' della mente umana di trovare soluzioni al limite del possibile secondo la fredda logica, ma anche la capacità dell'amore fra un padre e una figlia di vincere le ferree leggi della fisica, distorcendo il concetto di spazio e tempo e plasmano il futuro di tutta l'umanità. Perché proprio quando tutto sembra ormai perduto e l'estinzione inevitabile, solo l'amore è in grado di eludere il vuoto dello spazio profondo e collegare passato, presente e futuro in un unico eterno momento di rivincita per l' imperfezione e la limitatezza della natura umana. Qualcosa di è imponderabile e intangibile veglia su di noi, qualcosa di non misurabile guida le nostre scelte, ma anche nelle più grandi difficoltà è proprio ciò che non si comprende a fondo a fare la differenza.
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[+] quale intreccio?!
(di jules verne)
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marce84
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sabato 27 dicembre 2014
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in viaggio con nolan
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Nolan si conferma uno dei registi più interessanti della sua generazione e, dopo Inception e la trilogia de Il Cavaliere Oscuro, confeziona un altro filmone, entrando di diritto nella storia del genere fantascientifico.
Per chi è da sempre affascinato ai viaggi interplanetari, ma soprattutto ai viaggi spazio-temporali, Interstellar è il film perfetto perché riesce ad unire le due cose su base scientifica o pseudo scientifica, affidandosi alla teoria della relatività e ai buchi neri. Il filo logico che la trama segue è assolutamente lineare, pur nella sua complessità e alla fine, pur azzardando alcune scelte, risulta credibile.
La tensione drammaturgica, nonostante le tre ore, non cala mai: Nolan, infatti, non ha paura di osare e ha l’ambizione di voler meravigliare lo spettatore, stupirlo.
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Nolan si conferma uno dei registi più interessanti della sua generazione e, dopo Inception e la trilogia de Il Cavaliere Oscuro, confeziona un altro filmone, entrando di diritto nella storia del genere fantascientifico.
Per chi è da sempre affascinato ai viaggi interplanetari, ma soprattutto ai viaggi spazio-temporali, Interstellar è il film perfetto perché riesce ad unire le due cose su base scientifica o pseudo scientifica, affidandosi alla teoria della relatività e ai buchi neri. Il filo logico che la trama segue è assolutamente lineare, pur nella sua complessità e alla fine, pur azzardando alcune scelte, risulta credibile.
La tensione drammaturgica, nonostante le tre ore, non cala mai: Nolan, infatti, non ha paura di osare e ha l’ambizione di voler meravigliare lo spettatore, stupirlo. E probabilmente ci riesce, perché lo costringe all’attenzione per tre ore, in costante attesa che i fili della storia si intreccino.
La sceneggiatura, a volte si inceppa, cadendo in dialoghi particolarmente banali e privi di spessore, ma il meccanismo è così funzionante che lo spettatore quasi non se ne accorge, perché è totalmente immerso nella narrazione.
Il cast è grandioso, capeggiato da un sempre più maturo Matthew Mc Conaughey. Particolarmente efficaci sono le musiche: di grande impatto è il silenzio cosmico delle scene nella navicella spaziale contrapposte al rumore assordante delle scene d’azione.
Il film tocca e sviluppa alcune tematiche molto interessanti, quali il futuro dell’umanità, la scelta fra l’amore per i propri affetti e la salvezza della specie, la fragilità della razza umana costantemente alle prese con la tentazione. Credo però che il tema più importante e che venga sottolineato maggiormente nel film sia il tempo, che forse è il bene più prezioso per un essere umano. Il film suggerisce che se l’uomo riuscisse ad afferrarlo e manipolarlo, farebbe un salto evolutivo notevole.
Le scenografie sono davvero suggestive e sono sempre funzionali alla narrazione senza mai esagerare nel voler strizzare a tutti i costi l’occhio allo spettatore.
Un’ultima considerazione da fare è che la fantascienza di Nolan è completamente “umana”: non c’è alcuna presenza di vita aliena o extraterrestre. Probabilmente non perché il regista non creda ad essa, ma molto più plausibilmente perché in questo film ciò che interessa maggiormente è indagare le dinamiche interpersonali in situazioni estreme quali quelle di un viaggio interspaziale, è l’uomo e la sua natura ciò che interessa davvero al regista. Dove la paura, l’angoscia, la claustrofobia, la distanza dai propri affetti, l’istinto di sopravvivenza vengono amplificati e messi a dura prova. Non è un caso che un tema fondamentale del film sia l’amore, in particolare quello tra padre e figlia, ma anche quello fra l’astronauta interpretata da Anne Hathaway nei confronti di uno dei “primi pionieri spaziali”: l’amore qui è visto come forza trainante, come stimolo, come elemento in grado di superare spazio e tempo e come elemento fondamentale per la sopravvivenza. Probabilmente una morale un po’ troppo buonista e accomodante, ma forse necessaria per riannodare i fili del discorso e farci trascorrere in modo avvincente un viaggio di tre ore, riatterrando sulla terra con un sorriso sul viso e un po’ più di ottimismo nel cuore.
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snozzillo
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martedì 30 dicembre 2014
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la fisica dell'amore
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L’uomo si sentirà sempre vulnerabile di fronte all’incapacità di concepire un universoche lo circonda e che l’ha creato, di concepire l’idea di più dimensioni e il tempo come una di esse, ma anche e soprattutto di comprendere la forza dell’amore. Sono i misteri che più ci rendono inquieti, sono i confini che non riusciamo a varcare.
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L’uomo si sentirà sempre vulnerabile di fronte all’incapacità di concepire un universoche lo circonda e che l’ha creato, di concepire l’idea di più dimensioni e il tempo come una di esse, ma anche e soprattutto di comprendere la forza dell’amore. Sono i misteri che più ci rendono inquieti, sono i confini che non riusciamo a varcare. In uno schema, ancora una volta, di “quadro nel quadro del quadro”, Christopher Nolan ci vuole dare la sua personale interpretazione di questi enigmi, mescolandoli l’uno con l’altro; e in questa miscela di ingredienti, per certi versi così divergenti tra di loro, non mancano incongruenze scientifiche, che però passano in secondo piano nell’intento di scrivere e battezzare una visione così radicale. Perché in questa storia l’amore è fisicamente irrazionale, irrazionalmente fisico ed è sempre in grado di riportarci a casa.
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willywillywilly
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domenica 21 agosto 2016
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capolavoro
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Interstellar è senza dubbio un capolavoro. Non piacerà a tutti. Chi sta cercando un film tutto azione e movimento ne rimarrà probabilmente deluso e pure tanto. Ciò in quanto indubbiamente è intanto molto lungo, a tratti lento nello scorrere della trama.
Ma a chi è alla ricerca un sogno, di un futuro verosimile eppure fantastico, di una trama complessa ed intensa, di una colonna sonora straordinaria e di un cast di attori magistrali, saprà regalare emozioni che difficilmente saranno dimenticate.
L'incipit non è originale: il nostro pianeta è ormai diventato inabitabile, e ciò spinge gli scinziati a sperimentare i viaggi interstellari alla ricerca di un mondo migliore e vergine da colonizzare.
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Interstellar è senza dubbio un capolavoro. Non piacerà a tutti. Chi sta cercando un film tutto azione e movimento ne rimarrà probabilmente deluso e pure tanto. Ciò in quanto indubbiamente è intanto molto lungo, a tratti lento nello scorrere della trama.
Ma a chi è alla ricerca un sogno, di un futuro verosimile eppure fantastico, di una trama complessa ed intensa, di una colonna sonora straordinaria e di un cast di attori magistrali, saprà regalare emozioni che difficilmente saranno dimenticate.
L'incipit non è originale: il nostro pianeta è ormai diventato inabitabile, e ciò spinge gli scinziati a sperimentare i viaggi interstellari alla ricerca di un mondo migliore e vergine da colonizzare. Per una buona ora pochi effetti speciali, più che altro è possibile ammirare la straordinaria ed intensa relazione tra un padre ed una figlia piccola che saranno protagonisti per tutta la storia.
Eppure il film riesce ad incollare allo schermo, grazie alle superbe musiche che fanno da contorno allo sviluppo della trama ed all'atmosfera "onirica" che solo Nolan riesce a trasmettere.
Si tratta di un'esperienza soggettiva che traghetta verso un futuro immaginario eppure reale. Le spiegazioni scientifiche risultano credibili a chi non se intende di astrofisica, ma bisogna pure lasciarsi andare verso una storia fantastica, sognando ad occhi aperti per poter gustare fino in fondo questo meravigliso viaggio.
Nel finale si raggiungono mpmenti di eccellenza cinematografica complice la già citata meravigliosa colonna sonora e la scenaggiatura da Oscar.
Si nota pure qualche imperfezione: ad esempio il rapporto meraviglioso che lega i due protagonisti viene ridotto a comparsata nel finale e questo effettivamente stona con tutto il resto.
Ma di fronte a tanta magnificienza si tratta a mio parere di un difetto che si può perdonare.
In sintesi Nolan ha fatto centro, ha realizzato unìopera difficilmente eguagliabile, non adatta a tutti i palati, ma certamente superba ed originalissima
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fedson
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lunedì 10 novembre 2014
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interstellare!
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9° film di Christopher Nolan. Sotto una sceneggiatura altamente dettagliata, scritta dal fratello Jonathan e basata sulle teorie di uno dei maggiori esperti della relatività, Kip Thorne, il regista inglese ritorna con quella che può essere considerata la sua opera più ambiziosa. Sono pochissimi, oggi, i registi che osano come lui. Sono altrettanto pochi, sempre oggi, le grandi storie nei film fantascientifici. Sono pochi film come Interstellar. Ci troviamo in un futuro non troppo lontano, dove esistono più contadini che scienziati, vista la forte necessità di cibo (le persone vanno avanti a piantagioni di mais) e le quasi impossibili possibilità di residenza.
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9° film di Christopher Nolan. Sotto una sceneggiatura altamente dettagliata, scritta dal fratello Jonathan e basata sulle teorie di uno dei maggiori esperti della relatività, Kip Thorne, il regista inglese ritorna con quella che può essere considerata la sua opera più ambiziosa. Sono pochissimi, oggi, i registi che osano come lui. Sono altrettanto pochi, sempre oggi, le grandi storie nei film fantascientifici. Sono pochi film come Interstellar. Ci troviamo in un futuro non troppo lontano, dove esistono più contadini che scienziati, vista la forte necessità di cibo (le persone vanno avanti a piantagioni di mais) e le quasi impossibili possibilità di residenza. La Terra è continuamente martellata da forti tempeste di sabbia, il mangiare scarseggia anno dopo anno, i giovani sono costretti a studiare le basi dell'agricoltura per cercare di sopravvivere quel poco che gli resta. Cooper, ex-pilota della NASA che ha abbracciato come gli altri l'agricoltura, viene inviato, insieme al suo ridotto staff tecnico di scienziati, a compiere un viaggio interstellare per portare a termine il famigerato piano A: trasferire l'attuale popolazione terrestre su un nuovo pianeta abitabile in un'altra dimensione. Per raggiungerlo, occorre attraversare un wormhole, un buco nero. Il lungo viaggio che il protagonista affronta, mette immediatamente in accensione il cervello dello spettatore, inducendolo a seguire, passo per passo, galassia per galassia, le stesse impronte che Cooper calcherà nel corso della storia. Ed è un viaggio, quello interstellare, in cui l'essere umano tenderà non solo ad esplorare una minima parte di quello che succede fuori dal mondo, ma anche una completa e profonta analisi di sé stesso, dei suoi problemi visti mille anni luce di distanza e delle sue stesse paure. Christopher Nolan ci mostra, con immensa maestria nel narrare, come Cooper (dunque l'essere umano in tutta la sua curiosità e voglia di superarsi) affronta coraggiosamente, ma anche paurosamente, l'infinito tragitto in uno spazio buio, freddo ed indifferente come la "nostra" stessa galassia. E lo fa amalgamando una miriade di intense emozioni che lo spettatore percepisce sulla propria mente e sulla propria pelle, una dopo l'altra. Assistiamo alla sfacciataggine di Cooper quando accetta istintivamente l'arduo incarico e dunque alla sua fede che ha in sé stesso, ma che a tempo stesso conserva per coltivare la possibilità di rivedere un giorno la figlia di dieci anni e il figlio di quindici. Vediamo Cooper operare le scelte giuste, quelle sbagliate, quelle pensate e quelle improbabili. Intanto lo spettatore si fa forte di una visione registicamente potente, carica di tensione, e a tempo stesso toccante. Le lacrime che scorrono dagli occhi di Cooper - occhi ambizioni, colmi di speranza, e che vedono un futuro quasi palpabile - sono le stesse che attraversano il nostro stomaco, pronto a fare i conti con un viaggio oltre lo spazio, il tempo e l'essere umano. L'elemento che rende più "umani" del solito tutti i protagonisti è l'enorme sentimento che non sentono di chiudere in loro stessi. Al contrario. Il gruppo di esploratori apre il proprio corpo, massa che attraversa lo spazio e il tempo, ad una scia di emozioni interne che non possono fare a meno di incatenare. Li si vede ridere, alle battute che il loro robot-compagno (quasi umano quanto loro) sfoggia solo per loro, cercando di abbassare la tensione (altissima nel film), li si vede piangere mentre salutano i loro cari ad anni luce di distanza, li si assiste cercare una soluzione (anche la più assurda e impossibile) per la sopravvivenza di loro stessi e dell'intera razza umana. Un'opera, quella del regista inglese, dotata dell'immenso potenziale di trascinarci all'interno di un buco nero pieno di emozioni, sentimenti, paure, misteri e terribili verità, che vanno a mescolarsi in un percorso che durerà giorni, mesi, anni. Un film in cui la squadra di attori (capitanata da un magistrale McConaughey), narra col proprio corpo e i propri impatti emotivi (sempre intensi e ben calibrati) la strada che l'essere umano, per comprendere sé stesso e i misteri dell'universo, è destinato a percorrere per il bene della sua stirpe. Un'affresco filmico che parla in nome di una fantascienza intelligente e che oggi non c'è più. Un film, dunque, che tratta di viaggi interstellari, scoperte straordinarie, verità nascoste, domande senza risposta, che parla di come la gravità ci tiene saldi alle nostre speranze, e di come una forza matematicamente incalcolabile come l'amore possa spingerci oltre l'ignoto e la paura per il bene delle persone che amiamo e con cui condividiamo fantasmi passati, storie presenti, misteri futuri, e la vita stessa. Un elemento che, per la sua bellezza visiva e profondità, quasi non può essere catalogato nella sezione "film". Esistono i film. Esitono i film originali. E poi c'è Interstellar.
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jaylee
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lunedì 10 novembre 2014
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viaggio al termine della buona notte
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"Non andartene docile in quella buona notte..." è l'incipit e il leit motiv dell'ultimo lavoro del titanico Christopher Nolan, e del poema di Dylan Thomas, che incita l'essere umano ad andare oltre ai confini imposti dalla sua natura: lo spazio, il tempo, la mortalità.
Allo stesso modo, Interstellar racconta dell'incredibile viaggio di Cooper e del suo equipaggio alla ricerca di un mondo alternativo alla Terra, in un prossimo futuro ormai morente. Lascerà i suoi figli con la quasi certezza di non vederli mai più, ma con la convinzione che la sua missione garantirà, a loro e al resto dell'umanità, di proseguire la specie umana.
Film imbevuto di concetti di fisica quantistica, come relatività, singolarità, worm-hole, distorsioni di spazio/tempo, 5 dimensioni, Interstellar può, lo è, apprire molto ostico ad una comprensione profana dei principi e dei presupposti che di fatto ne determinano le premesse: ma superandone i tecnicismi, si mostra come un film con una poetica complessa ed evocata, suscitata dalla metafora del viaggio interstellare, esseri umani che viaggiano nella e verso l'oscurità, in un fragile contenitore.
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"Non andartene docile in quella buona notte..." è l'incipit e il leit motiv dell'ultimo lavoro del titanico Christopher Nolan, e del poema di Dylan Thomas, che incita l'essere umano ad andare oltre ai confini imposti dalla sua natura: lo spazio, il tempo, la mortalità.
Allo stesso modo, Interstellar racconta dell'incredibile viaggio di Cooper e del suo equipaggio alla ricerca di un mondo alternativo alla Terra, in un prossimo futuro ormai morente. Lascerà i suoi figli con la quasi certezza di non vederli mai più, ma con la convinzione che la sua missione garantirà, a loro e al resto dell'umanità, di proseguire la specie umana.
Film imbevuto di concetti di fisica quantistica, come relatività, singolarità, worm-hole, distorsioni di spazio/tempo, 5 dimensioni, Interstellar può, lo è, apprire molto ostico ad una comprensione profana dei principi e dei presupposti che di fatto ne determinano le premesse: ma superandone i tecnicismi, si mostra come un film con una poetica complessa ed evocata, suscitata dalla metafora del viaggio interstellare, esseri umani che viaggiano nella e verso l'oscurità, in un fragile contenitore.
Da questo punto di vista, visivo e concettuale, non può non ricordare Gravity di Cuaron, ma la somiglianza è meramente superficiale: molto di più, Interstellar è la versione aggiornata di 2001 Odissea nello Spazio di Kubrick, che di fatto ne rappresenta quasi un antefatto (il concetto di fantomatici "loro" che ci aiutano, il punto di arrivo familiare e sorprendente allo stesso tempo, il supporto delle intelligenze artificiali, qui Tars, di là era Hal) con molte sfumature derivate da Inception dello stesso Nolan (vedi i punti di contatto di più sovrapposti-anche fisicamente- uno sull'altro e accanto all'altro).
Ambizioso e riuscito, Interstellar coniuga il voler ricondurre i principi della fisica -una natura terribile, ma mai maligna, come sottolineerà uno dei personaggi- a principi filosofici universali come la vita, il tempo, il significato dell'esistenza.
Poco da aggiungere sulle streiptose capacità visive di Nolan (che ha pochi pari nell'attuale panorama cinematografico), stavolta sono lande desolate e spazi infiniti che anche si abbinano come sempre alle bellissime ed evocative musiche di Hans Zimmer e al silenzio tombale del cosmo. Tutto il film trasmette un senso di attesa, di sospensione (2h40 che scorrono sorprendevolmente bene, visto quanto, in effetti succeda "poco" sullo schermo), prima dell'arrivo. Non casualmente il progetto del film si chiama Lazarus, presagio di un trapasso, stavolta non verso la "buona notte" ma attraverso di essa.
Completa il quadro l'ottima performance di Matthew Mc Conaughey, incredibile la maturazione di questo attore negli ultimi anni, e del resto del cast, Jessica Chastain su tutti... Piccola sorpresa saranno le apparizioni di alcuni attori "vip" come personaggi minori.
In pieno stile Nolan, Interstellar è magniloquente, ambizioso, profondo e non per tutti. Ma Per coloro disposti ad affrontare tutto il viaggio con Cooper, la poesia di Thomas non potrà non riecheggiarvi per molto tempo...
“ Non andartene docile in quella buona notte,
I vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno;
Infuria, infuria, contro il morire della luce”
(www.versionekowalski.it)
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misterwinter
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mercoledì 19 novembre 2014
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immenso
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“INTERSTELLAR” di Christopher Nolan
Esaurita l'epica saga del “Cavaliere Oscuro”, Christopher Nolan torna sugli schermi con “Interstellar” confermando, ammesso ve ne fosse bisogno, uno straordinario talento narrativo e registico degno di paragonarsi al Ridley Scott della “magica” trilogia “I duellanti”, “Alien” e “Blade Runner”.
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“INTERSTELLAR” di Christopher Nolan
Esaurita l'epica saga del “Cavaliere Oscuro”, Christopher Nolan torna sugli schermi con “Interstellar” confermando, ammesso ve ne fosse bisogno, uno straordinario talento narrativo e registico degno di paragonarsi al Ridley Scott della “magica” trilogia “I duellanti”, “Alien” e “Blade Runner”.
In un futuro indefinito incombe sul pianeta terra lo spettro dell'estinzione per fame per effetto della “piaga” (il riferimento biblico ne testimonia l'oscura immanenza), un misterioso fenomeno in grado di distruggere ogni forma di coltivazione (ad eccezione del mais, ma anche questo destinato ad essere colpito dall'infezione), unica soluzione è trovare un altro pianeta abitabile in un'altra galassia raggiungibile attraversando un varco spazio temporale o “wormhole” (una reminiscenza delle bladerunneriane “porte di Tannhauser”?) misteriosamente apertosi al largo degli anelli di saturno .
Al comando del contadino (ex pilota NASA) Cooper (un esemplarmente misurato ed espressivo Matthew Mc Conaughey) l'astronave Endurance si avventurerà oltre le colonne d'ercole della galassia e dell'umana conoscenza alla ricerca della salvezza per l'umanità (o per la specie umana?) e qui mi fermo per non togliere nulla allo spettatore.
Il mistero del tempo e del destino, la mistica vastità del cosmo, la tenera trascendenza dei sentimenti, l'ipnotismo rapinoso dell'ignoto, l'esoterismo della fisica quantistica si fondono nella complessa raffinatezza del racconto cinematografico di Interstellar .
Non è possibile catalogare “Interstellar” come una semplice opera di sci – fi; il viaggio dell'Endurance è la metafora di un'anabasi senza redenzione, se non quella concessa dall'indistruttibile forza dei legami del sangue (il rapporto tra Cooper e la figlia Murph), un'introspezione nel cuore della tenebra iperspaziale seguendo le correnti cosmiche di un tempo non tempo, sospeso tra visioni di terrificante fascinazione (onde alte come montagne, cieli di ghiaccio, desolati deserti di rocce), insondabili enigmi esistenziali ed il dipanarsi, indifeso ed umanissimo, delle vicende dei (bravissimi ed intensi) protagonisti.
“Interstellar” sta alla cinematografia come “The dark side of the moon” dei Pink Floyd sta alla musica moderna; un milestone capace di offuscare anche la visionaria, inquietante grandezza di “2001 odissea nello spazio” di Kubrick (di cui pure è tributario; TARS, il robot di bordo, ha la forma di un monolite ed interagisce dialetticamente come Hal 9000), di fondare una cifra narrativa di straordinaria potenza dove la sofisticazione del plot non esonda gli argini di un effettismo visivo fine a sé stesso restando ancorata saldamente all'elemento umano con intensità che definirei shakespeariana.
Citando William Blake: «Se le porte della percezione fossero purificate, tutto apparirebbe all'uomo come in effetti è, infinito»; Interstellar apre una finestra sull'infinito lasciandoci commossi e stupiti.
Da non perdere.
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iuriv
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sabato 8 novembre 2014
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tutto è relativo
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Nolan fa le cose in grande e chiede allo spettatore quasi tre ore, dimostrando di credere molto nelle proprie capacità. E' una sfida, anche perchè l'impatto con la pellicola è molto difficile da sopportare.
Il regista si prende tutto il tempo per disegnare il contesto in cui ambientare la sua storia. Osservando la terra in rovina, il rapporto tra i personaggi e i primi passi verso lo spazio, si ha l'impressione che trascorra un'era geologica. Pare tutto inchiodato, con una trama intrappolata da dialoghi infiniti con toni che vanno dall'esistenziale all'ultra tecnico e una regia priva di guizzi che rende ancora più didascalico il racconto. Nemmeno il viaggio spaziale sembra potersi liberare dalla melassa in cui tutto questo lavoro sembra soffocare.
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Nolan fa le cose in grande e chiede allo spettatore quasi tre ore, dimostrando di credere molto nelle proprie capacità. E' una sfida, anche perchè l'impatto con la pellicola è molto difficile da sopportare.
Il regista si prende tutto il tempo per disegnare il contesto in cui ambientare la sua storia. Osservando la terra in rovina, il rapporto tra i personaggi e i primi passi verso lo spazio, si ha l'impressione che trascorra un'era geologica. Pare tutto inchiodato, con una trama intrappolata da dialoghi infiniti con toni che vanno dall'esistenziale all'ultra tecnico e una regia priva di guizzi che rende ancora più didascalico il racconto. Nemmeno il viaggio spaziale sembra potersi liberare dalla melassa in cui tutto questo lavoro sembra soffocare.
Ma quando, dopo un'ora e mezza in cui il regista sembra voler dire tante cose senza riuscire a far arrivare granchè dall'altra parte dello schermo, si sta per rimettere le speranze nel taschino, Nolan alza al massimo la rotella del volume e costruisce una sequenza con un montaggio alternato che scuote improvvisamente l'atmosfera.
E' il segnale che qualcosa sta cambiando, perché da li in poi il regista scatena le suggestioni visive che si è tenuto da parte fino a quel momento. Sostenuto da una colonna sonora azzeccatissima, il film diventa un crescendo di immagini ed eventi trascinanti. Grazie alla capacità di dare forma alla sostanza dei suoi argomenti, la sceneggiatura cambia decisamente tono, mettendo all'angolo l'irritante chiacchiericcio della prima fase per fare spazio a una pellicola di fantascienza di altissimo livello.
Le danze spaziali accompagnano una trasformazione degli avvenimenti che portano lo spettatore a godersi il climax finale, nel quale, grazie a una trovata molto accattivante, i due fratelli Nolan riescono a dare senso a tutto, ripescando nella parte più sentita della loro cinematografia, ovvero quel coincetto per il quale tutto è relativo, che in un film ambientato nello spazio trova, inevitabilmente, la sua sublimazione.
Si può trovare addirittura un che di Kubrickiano nelle atmosfere che la soluzione della storia fa uscire dallo schermo. Forse è una ricerca voluta, o forse è l'ovvio scopo di un film fantascientifico fatto come si deve, nel quale il genere è utilizzato per mostrare qualcosa di enorme, raccontando qualcosa di molto più intimo.
Certo, alcuni sentimentalismi possono risultare talmente sfacciati da risultare forzati. Resta il fatto che ogni elemento tirato in ballo nel corso della narrazione trova una corrispondenza esatta nella soluzione che Nolan ha trovato per il suo film, rendendo tutta l'esperienza incredibilmente appagante. In più, grazie probabilmente all'aiuto di qualche fisico teorico che lo ha aiutato nella stesura della sceneggiatura, le scelte narrative appaiono sufficientemente credibili e lasciano in mente un piccolo tarlo pensatore, che si divertirà un mondo a rigirarsi in testa lo spettacolo della relatività di Nolan.
E se alla fine del primo tempo la sensazione che ho provato era simile a un'amarezza stanca, alla conclusione del lavoro mi sono sentito felice di aver visto Interstellar, che magari non sarà mai 2001, ma funziona alla grande.
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