Ascona, un villaggio tranquillo sul Lago Maggiore, 1900: mentre nelle grandi città europee i mutamenti economici e sociali sembravano insostenibili, una situazione non tanto diversa da quella odierna, un gruppo di pensatori radicali, in testa Henry Oedenkoven e Ida Hofmann, Otto Gross (uno dei pupilli di Sigmund Freud) e Gusto Gräser, compra la cima di un colle, e getta le basi per una comunità che avrebbe voluto cambiare il mondo. Nasce il Monte Verità. Il primo gesto a segnare uno strappo con il mondo patriarcale e borghese da cui provengono è un falò degli abiti che hanno portato con sé, i reggiseni innanzitutto. Mentre gli abitanti del Monte sperimentano il veganismo, il nudismo, il libero amore e il femminismo, il mondo esterno (a partire dalle famiglie di provenienza) non si dimostra granché disposto alla novità. Questo non impedisce a personaggi come Freud, Jung, Lenin, Hermann Hesse, Rudolf Steiner e Mary Wigman di frequentare quel luogo. Carl Javér dà al personaggio della Hofmann un ruolo di narratrice, scegliendo uno stile di animazione che integra reenactment e materiali di repertorio in maniera leggera e non priva di ironia.