jacopo b98
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mercoledì 30 aprile 2014
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film estremo e coraggioso, con una grande portman
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Nina (Portman), ballerina classica a New York, ottiene la parte principale ne Il lago dei cigni di Tchaikovsky. Succube di una madre (Hershey) estremamente protettiva e delle sue paure, l’allenamento estremo per interpretare sia il cigno bianco che quello nero la farà crollare psicologicamente. Alla fine sarà perfetta ma pagherà la perfezione con la vita. Sceneggiato da Andrès Heinz, Mark Heyman e John McLaughlin, è un film che vuole suscitare e suscita scandalo per numerosi motivi: innanzitutto le numerose scene di masturbazione molto esplicite, accompagnate da esagerate scene di sesso, anche saffico, e autolesionismo. Ha aperto in concorso Venezia 67 e ha partecipato agli Oscar con cinque nomination, miglior film, regia, fotografia, montaggio e attrice protagonista, l’unico poi riconosciuto dall’Academy, peraltro meritatamente, ad una Portman memorabile che in una sofferta interpretazione mette tutta se stessa, impegnandosi anche in complesse scene di ballo.
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Nina (Portman), ballerina classica a New York, ottiene la parte principale ne Il lago dei cigni di Tchaikovsky. Succube di una madre (Hershey) estremamente protettiva e delle sue paure, l’allenamento estremo per interpretare sia il cigno bianco che quello nero la farà crollare psicologicamente. Alla fine sarà perfetta ma pagherà la perfezione con la vita. Sceneggiato da Andrès Heinz, Mark Heyman e John McLaughlin, è un film che vuole suscitare e suscita scandalo per numerosi motivi: innanzitutto le numerose scene di masturbazione molto esplicite, accompagnate da esagerate scene di sesso, anche saffico, e autolesionismo. Ha aperto in concorso Venezia 67 e ha partecipato agli Oscar con cinque nomination, miglior film, regia, fotografia, montaggio e attrice protagonista, l’unico poi riconosciuto dall’Academy, peraltro meritatamente, ad una Portman memorabile che in una sofferta interpretazione mette tutta se stessa, impegnandosi anche in complesse scene di ballo. Difficile è attribuire un genere a questa controversa regia di Aronofsky, è un horror? In parte, sono molte le scene davvero inguardabili, ma non solo. Ci sono il melodramma e il thriller, oltre a numerosi sottogeneri. Quello che però è innegabile è che Il cigno nero è un’opera piena di ambizioni e che in realtà l’horror è solo una via per raccontare una storia di frustrazione psicologica, la storia di una bambina mai cresciuta grazie ad una madre troppo protettiva. In fondo non è esagerato dire che il film è un racconto di formazione. Un crudo racconto di formazione, in cui Aronofsky sicuramente si prende le sue discutibili libertà, ma realizza un film di abissale profondità che coinvolge, inquieta, spaventa e fa riflettere. Grazie poi alla magnifica colonna sonora di Clint Mansell, che riarrangia splendidamente le musiche di Tchaikovsky, il finale raggiunge davvero una dimensione epica e quell’ultima battuta del copione, quell’era perfetto!,raggiunge davvero alti livelli di emozione e partecipazione. Ottima fotografia di Matthew Libatique. Tutti bravissimi gli attori e, a parte la Portman di cui abbiamo già parlato, anche la Kunis si fa notare e vince il Premio Mastroianni a Venezia come attrice esordiente. Oltre all’Oscar la Portman, per la sua magistrale prova, ha ricevuto altre decine di riconoscimenti internazionali, tra cui Golden Globe e BAFTA. Il coreografo del film, Benjamin Millepied (che compare anche in una piccola parte), nel 2012 ha sposato la Portman.
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stefano capasso
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mercoledì 28 maggio 2014
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la conoscenza dell'ombra
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Nina è un ottima ballerina; il suo limite è la rigidità emotiva che la rende poco espressiva nei momenti in cui è importante lasciarsi andare al sentimento prima ancora che ballare bene. Per questo non è la principale candidata ad interpretare “Il lago dei cigni” dove se riesce bene nel cigno bianco grazie alla sua perfezione stilistica, manca nell'impatto emotivo del cigno nero. Riesce grazie alla sua tenacia ad ottenere comunque la parte; inizia da questo momento un lungo e drammatico conflitto col suo cigno nero, la sua ombra, tutta la sua parte emotiva repressa che dovrà riuscire a conoscere ed integrare.
Il film di Aronofsky può essere interpretato su diversi piani di lettura.
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Nina è un ottima ballerina; il suo limite è la rigidità emotiva che la rende poco espressiva nei momenti in cui è importante lasciarsi andare al sentimento prima ancora che ballare bene. Per questo non è la principale candidata ad interpretare “Il lago dei cigni” dove se riesce bene nel cigno bianco grazie alla sua perfezione stilistica, manca nell'impatto emotivo del cigno nero. Riesce grazie alla sua tenacia ad ottenere comunque la parte; inizia da questo momento un lungo e drammatico conflitto col suo cigno nero, la sua ombra, tutta la sua parte emotiva repressa che dovrà riuscire a conoscere ed integrare.
Il film di Aronofsky può essere interpretato su diversi piani di lettura.
E’ il racconto di una borderline, che si infligge ferite di ogni genere per riuscire a “sentire” qualcosa, a percepirsi come entità corpo emozione. Come lei tutti quelli che gli sono intorno oscillano continuamente tra il bianco e il nero. A cominciare dalla madre che se da una parte vorrebbe vederla trionfare laddove lei non è riuscita dall’altra la soffoca, la opprime e ne è gelosa. E poi le sue colleghe; una su tutte, Lilly, che diventa colei che la accompagna tra amicizia e rivalità, nel passaggio dalla Nina pudica e rigida a quella che riesce a liberare tutta la sua passionalità.
Fondamentalmente tutte le figure che le ruotano intorno non sono altro che proiezioni della sua difficolta di integrare le due parti. E il suo percorso di preparazione allo spettacolo fino al giorno della prima diventa la trasposizione reale di quello che lei interpreta; i suoi percorsi emotivi e le difficoltà ad esso collegate sono quelle della storia che dovrà interpretare e che come nell’opera arriveranno ad un epilogo drammatico che comporterà il sacrificio della bambina incerta e perfezionista che ne limita la crescita.
C'è molta carne al fuoco, sia come contenuti che come stile narrativo, forse troppa. Se “Il cigno nero” mantiene alta la tensione grazie la forte impatto thrilling di base, il carico eccessivo di strutture ne limita la possibilità di una elaborazione soddisfacente.
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evildevin87
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sabato 6 dicembre 2014
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lucida follia negli occhi dello spettatore
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Aronofsky mette in scena ancora una volta l'essere schiavi di un'ossessione, in questo caso la maniacale ricerca dell'ossessione, i mostri interiori e la rivalità.
Nina (Natalie Portman) è una ballerina modello, precisa, brava ed elegante. Ha un unico limite: è sempre e solo in cerca della perfezione e questo la rende rigida e non si lascia mai andare all'amore per il ballo. Questo suo problema verrà fuori quando si ritroverà a dover essere sia la protagonista che l'antagonista (il cigno nero appunto) dello spettacolo "Il Lago dei Cigni" di Tchaikovsky. Ebbene, per interpretare il cigno nero come vuole il suo insegnante Thomas (Vincent Cassel) Nina dovrà far uscire fuori il suo lato oscuro e affrontare le sue paure più recondite, il che però la porterà alla follia e infine all'autodistruzione.
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Aronofsky mette in scena ancora una volta l'essere schiavi di un'ossessione, in questo caso la maniacale ricerca dell'ossessione, i mostri interiori e la rivalità.
Nina (Natalie Portman) è una ballerina modello, precisa, brava ed elegante. Ha un unico limite: è sempre e solo in cerca della perfezione e questo la rende rigida e non si lascia mai andare all'amore per il ballo. Questo suo problema verrà fuori quando si ritroverà a dover essere sia la protagonista che l'antagonista (il cigno nero appunto) dello spettacolo "Il Lago dei Cigni" di Tchaikovsky. Ebbene, per interpretare il cigno nero come vuole il suo insegnante Thomas (Vincent Cassel) Nina dovrà far uscire fuori il suo lato oscuro e affrontare le sue paure più recondite, il che però la porterà alla follia e infine all'autodistruzione.
Il film mette in scena in maniera clamorosa tutta l'ossessione e la follia della protagonista, interpretata in maniera magistrale dalla Portman, al punto da immergere lo spettatore nella sua psicologia contorta con immagini forti e disturbanti. Una messa in scena davvero eccelsa da parte di Darren Aronofsky, che mette sù un film perennemente in bilico tra follia e lucidità efficacissimo nel dichiarare i suoi intenti grazie ad una regia eccelsa e curata nei minimi dettagli.
Pellicola davvero forte e ben fatta, psicologica ma non particolarmente difficile da decifrare, il che la rende alla portata di tutti.
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the_film_collector
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giovedì 8 giugno 2017
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onirico meraviglioso inquietante , lucente e scuro
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Opera importante ( il lago dei cigni )
ma che in questo film nello specifico ne sottolinea in chiave conflittuale il contrapporsi tra luce e tenebre in maniera ambivalente e tremendamente riuscita.
Capolavoro dal sapore onirico e meravigliosamente inquietante con una tensione costante che ne segue serrata il filo del film e a tratti spaventa anche appena un pò ma con classe.
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Opera importante ( il lago dei cigni )
ma che in questo film nello specifico ne sottolinea in chiave conflittuale il contrapporsi tra luce e tenebre in maniera ambivalente e tremendamente riuscita.
Capolavoro dal sapore onirico e meravigliosamente inquietante con una tensione costante che ne segue serrata il filo del film e a tratti spaventa anche appena un pò ma con classe. La pellicola fonde perfettamente la bellezza dell'arte raffinatissima del ballo e le turbe psichiche e contrastati di un alter ego malvagio..il cigno nero, appunto che lotta per affermare la sua parte in una lotta intensa ma sfuggevole e impalpabile tra bianco e nero come in un gioco di ombre parallele che non si incontrano mai.
Recitazione straordinaria e veramente all'altezza quella dell'attrice protagonista Natalie Portman nell'impersonificare Nina Sayers, meritatissimo l'Oscar vinto come miglior attrice oltre che per la sua parte di per se , se si tiene ulteriormente anche conto del personaggio per niente facile da "indossare" tale da strutturare una doppia maschera complessa passionale controversa e divisa.
Consigliato vivamente!
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minnie
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domenica 25 giugno 2017
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e chi ballerà più il lago dei cigni?
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Qualsiasi film sulla danza, come maledetto sortilegio, non può prescindere dal meraviglioso Scarpette rosse, di Powell e Pressburger, dove una ballerina rossa di capelli e di scarpette esprime la danza classica al meglio, come non si è ripetuto più ma poi ecco questo Cigno nero, noir, horror allo stato puro, che mescola ambizione e cattiveria, rivalità e voglia di emergere, perfezione in palcoscenico (con un trucco da Oscar) e miseria e follia nella vita. Un contrasto che dà anche ai nervi in molte parti del film per esempio in metro e in discoteca, dove tutto il marciume di un sogno malato viene espresso con mano salda dal regista, nell'esporre una discesa agli inferi di questa favola che, come molte fiabe, infrange molte certezze, come lo specchio su cui finisce l'avventura della povera Nina.
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Qualsiasi film sulla danza, come maledetto sortilegio, non può prescindere dal meraviglioso Scarpette rosse, di Powell e Pressburger, dove una ballerina rossa di capelli e di scarpette esprime la danza classica al meglio, come non si è ripetuto più ma poi ecco questo Cigno nero, noir, horror allo stato puro, che mescola ambizione e cattiveria, rivalità e voglia di emergere, perfezione in palcoscenico (con un trucco da Oscar) e miseria e follia nella vita. Un contrasto che dà anche ai nervi in molte parti del film per esempio in metro e in discoteca, dove tutto il marciume di un sogno malato viene espresso con mano salda dal regista, nell'esporre una discesa agli inferi di questa favola che, come molte fiabe, infrange molte certezze, come lo specchio su cui finisce l'avventura della povera Nina. Bellissima la sigla con quella piuma nera sul bianco che diventa poi bianca su piume nere, come a voler dire che il riscatto è avvenuto solo dopo un'immersione nel dolore più bruciante. E chi avrà il coraggio di ballare ancora Il lago dei cigni? Visione caldamente sconsigliata alle ballerine...
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ediesedgwick
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mercoledì 16 settembre 2020
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bellissimo thriller d''autore
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Il quinto lungometraggio di Aronofsky è una malsana parabola sulle aspettative psico-attitudinali martorianti di una predestinata vittima del perfezionismo, sul piano di una dicotomia insanabile fra luce e oscurità caratteriale, un percorso che nasce dall'elezione di un obiettivo in virtù del proprio talento innato (il successo, la glorificazione degli sforzi compiuti) fino all'angoscia del fallimento, attraverso le suggestioni più spiacevoli e penetranti a cui man mano il regista si lascia andare, descrivendo un'alienazione ai limiti del masochismo - penso alla colluttazione con quella che è frutto dell’allucinazione in cui Nina cade in preda a sé stessa, dietro le quinte, nel proscenio della più grande e forse unica opportunità della sua vita di eccellere le sue fragilità, idiosincrasie e paure che si acutizzano fino alla catarsi dell'epilogo.
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Il quinto lungometraggio di Aronofsky è una malsana parabola sulle aspettative psico-attitudinali martorianti di una predestinata vittima del perfezionismo, sul piano di una dicotomia insanabile fra luce e oscurità caratteriale, un percorso che nasce dall'elezione di un obiettivo in virtù del proprio talento innato (il successo, la glorificazione degli sforzi compiuti) fino all'angoscia del fallimento, attraverso le suggestioni più spiacevoli e penetranti a cui man mano il regista si lascia andare, descrivendo un'alienazione ai limiti del masochismo - penso alla colluttazione con quella che è frutto dell’allucinazione in cui Nina cade in preda a sé stessa, dietro le quinte, nel proscenio della più grande e forse unica opportunità della sua vita di eccellere le sue fragilità, idiosincrasie e paure che si acutizzano fino alla catarsi dell'epilogo.
Nina Sayers è una giovane di belle speranze, una promessa del balletto, frequenta con assiduità sfibrante la New York Academy of Ballet e un giorno viene scelta dal direttore artistico, Leroy (Cassel), come prima ballerina per la nuova stagione, inaugurata dallo spettacolo “Il Lago dei Cigni” di Čajkovskij. Il personaggio di Cassel si delinea subito come severo intermediario della realizzazione artistica di Nina, che stabilirà un legame cruciale nello sviluppo psicofisico che deve affrontare, nelle sue restrizioni emotive, alla vigilia della necessaria metamorfosi artistica/mentale a cui viene messa di fronte fin da subito. Le scene di ambientazione preparatorie della danza sono descritte in modo iperrealistico, dettagliato e disturbante: inquadrature sulle nocche in punta di piedi, il rumore delle ossa che digrignano, la nitidezza snervante con cui si sofferma sull'esercizio e lo stress della danza in un ambito competitivo simile, che disumanizza per prerogativa e tende ad 'alienare' le giovani aspiranti nel fiore del perfezionismo e dell'età, facendone un'ossessione. Nina appare fisicamente infaticabile ma debole di spirito, eccetto che per quanto rappresenta per sé stessa un adempimento liberatorio: una ragazza semi-adulta, fragile per via delle lacune e degli stimoli della madre, che si intuiscono nel loro rapporto vizioso, in virtù dei suoi tratti sensibili della personalità. Un carattere affettuoso, inquieto e bisognoso, delusionale e triste che la costringe a rispettare le aspettative di una madre che ha fallito lì dove pretende che sua figlia abbia successo, per compensare l'amara realtà, psicologicamente differita sulle spalle di Nina, a prescindere dall’effetto di ribellione generato da quest’aspettativa in controluce al suo 'angelo di casa'. E’ come se l’agonismo non permettesse altro che questo rapporto in cui consolazione e frustrazione si richiamano nel tentativo di eccellere le defezioni che traspaiono dalla difficoltà di Nina a relazionarsi con il resto della compagnia. A questo punto entra in scena la sua antagonista/rivale: Lily, una sostituta papabile di Odette con la quale Nina stringe un rapporto di apprensione e di confidenza, con cui il cerchio dei comprimari si chiude, insieme alla figura dell'ex-prima ballerina del corpo di ballo, ormai in decadenza psicofisica e di qui preclusa al rinnovamento del ruolo, Beth (Winona Ryder).
Sulla carta, un thriller astinenziale sull’incubo da prestazione, ambientato in un lasso di bulimia e turbe immaginarie in cui la realtà si assottiglia sempre di più verso un febbrile stato di paranoia, cauzione emotiva, insicurezze, ostilità, rimostranze, fino al parossismo (notare come in alcune allucinazioni il riflesso disobbedisca alla realtà percepita da un movimento) in vista della première, la consacrazione, la luce della ribalta finale, che si preannuncia come punto di risolvimento psicologico e vede una trasfigurazione nelle caratteristiche negative del cigno nero, la sublimazione del doppio ruolo. Nel ritrovarsi in competizione con il fantasma della rinuncia (la madre, in occasione di uno screzio, imputa il suo fallimento al concepimento di Nina come ragione di rivalsa di una carriera interrotta, che lei dovrà espiare), Nina sembra non soccombere mai alla tensione viscerale ed espressiva (che la Portman rispecchia con un'immedesimazione assoluta, straordinaria, si può parlare di "metodo Stanislavskij") sottoponendosi ad una prova psico-attitudinale massacrante. Film a dir poco fegatoso, con implicazioni degne di nota sulla morbosità del ruolo, sulla repressione comportamentale e sulla 'maturazione' catartica del carattere tramite la propria aspirazione artistica. Voto: 8.5/10
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fabrizio friuli
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giovedì 14 marzo 2024
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una ballerina per un duplice ruolo
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Una giovane ballerina americana si impegna ossessivamente per raggiungere l' agognata (e utopica) perfezione affinché possa ottenere un ruolo fondamentale nella futura rappresentazione coreografica del famoso balletto russo intitolato Il Lago Dei Cigni, peccato che lei non riesca in un primo momento ad essere un adeguato cigno nero, pur essendo reputata idonea per incarnare la figura del cigno bianco : delicata come un fiore e fragile come il vetro. Purtroppo, la giovane ballerina ha una madre opprimente che è convinta di avere una pargola e non una giovane donna dotata di talento ma che si sentirà minacciata dalla figura passionale di una giovane ballerina di nome Lily che ha le doti giuste per impersonare il cigno nero : ardente come il fuoco e forte come il metallo ( anche se in realtà sembra essere una persona gentile ) e col tempo, lei scoprirà chi la minaccia realmente.
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Una giovane ballerina americana si impegna ossessivamente per raggiungere l' agognata (e utopica) perfezione affinché possa ottenere un ruolo fondamentale nella futura rappresentazione coreografica del famoso balletto russo intitolato Il Lago Dei Cigni, peccato che lei non riesca in un primo momento ad essere un adeguato cigno nero, pur essendo reputata idonea per incarnare la figura del cigno bianco : delicata come un fiore e fragile come il vetro. Purtroppo, la giovane ballerina ha una madre opprimente che è convinta di avere una pargola e non una giovane donna dotata di talento ma che si sentirà minacciata dalla figura passionale di una giovane ballerina di nome Lily che ha le doti giuste per impersonare il cigno nero : ardente come il fuoco e forte come il metallo ( anche se in realtà sembra essere una persona gentile ) e col tempo, lei scoprirà chi la minaccia realmente.
Il Cigno Nero è un connubio tra il thriller , il drammatico ed anche l' orrore ( dato che le allucinazioni della protagonista sono simili alle scene paranormali viste nei film dell' orrore ), e non può essere considerato un film di qualità, esso è il film di qualità del grande regista Darren Aronofsky ( regista del tragico Requiem For A Dream ) ed è sicuramente la sua opera d'arte, non soltanto per la storia ben scritta e per la sceneggiatura curata ma anche per come hanno saputo lavorare le attrici principali , specialmente la famosa Natalie Portman che si è rivelata non soltanto un' attrice di talento, lei è stata l' 'etoile che ha ammaliato gli spettatori reali e gli spettatori che hanno preso parte al film impersonando gli spettatori che ( purtroppo ) non sono stati consapevoli del fatto che Nina ha raggiunto la perfezione morendo realmente come la sventurata Odette che nella morte ha trovato la libertà e forse, anche lei morendo tragicamente nell' ultimo atto ha trovato la sua libertà ( dato che la danza era presumibilmente o sicuramente ciò che le permetteva di sopportare quella vita tossica che conduceva o che le faceva condurre la madre cancerogena ). Oltre a Natalie Portman, anche la seconda attrice Mila Kunis ha dimostrato di non essere inferiore alla prima attrice, anche se il suo personaggio è poco approfondito ( solo perché il personaggio di Nina ha un' importanza nettamente superiore alla sua ), mentre Vincent Cassel interpretata un personaggio tipicamente austero ma che sembra essere attratto da Nina oppure, cerca soltanto di estrarre il suo estro che appare ingabbiato come un uccello. Analizzati i tre personaggi principali, è tempo di concentrarsi sulla scena iconica del film : la scena dove Nina si trasforma in un' arpia o in una sirena greca ( che condivide il corpo da uccello dell' arpia ) perché in quel momento lei stessa si esibisce in maniera mostruosamente sbalorditiva riuscendo ad ammaliare il pubblico senza usare la voce da sirena ma le sue movenze da cigno nero, e lei ha creduto di essersi trasformata nel cigno nero ( la nemica del cigno bianco ) e prima della fine dello spettacolo, capisce che lei non ha mai ucciso Lily ferendola mortalmente durante un litigio, lei ha ucciso mortalmente la sua vera nemica : lei stessa.
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bobdex
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sabato 19 febbraio 2011
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la follia della psiche
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Aronofsky ci ha spesso abituati a immagini crude e forti (come in Requiem for a dream), a visioni schizofreniche della realtà (Pi greco), alla solitudine e alla deriva del corpo e della mente (The Wrestler). Ed è appunto unendo queste componenti che nasce Black Swan, il Cigno Nero. Tutto gira intorno alla psiche della protagonista, Nina, interpretata da una bravissima, nonchè bellissima e perfetta per il ruolo, Natalie Portman. La sua mente, terrorizzata dalle insicurezze provocategli da una madre troppo apprensiva e da qualche disturbo infantile, crea immagini e situazioni illusorie, che distorgono la realtà dei fatti non solo nel suo personaggio, ma anche negli occhi dello spettatore, che viene continuamente sollecitato a chiedersi se si tratti di illusione o realtà.
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Aronofsky ci ha spesso abituati a immagini crude e forti (come in Requiem for a dream), a visioni schizofreniche della realtà (Pi greco), alla solitudine e alla deriva del corpo e della mente (The Wrestler). Ed è appunto unendo queste componenti che nasce Black Swan, il Cigno Nero. Tutto gira intorno alla psiche della protagonista, Nina, interpretata da una bravissima, nonchè bellissima e perfetta per il ruolo, Natalie Portman. La sua mente, terrorizzata dalle insicurezze provocategli da una madre troppo apprensiva e da qualche disturbo infantile, crea immagini e situazioni illusorie, che distorgono la realtà dei fatti non solo nel suo personaggio, ma anche negli occhi dello spettatore, che viene continuamente sollecitato a chiedersi se si tratti di illusione o realtà. La domanda rimarrà in parte senza risposta, molti interrogativi rimangono su alcune scene e situazioni che possono solo essere soggettivamente interpretate, ma una cosa è certa: Aronofsky ha lavorato molto per far vibrare le corde della tensione e della riflessione sul dolore, sulla paura, sull'insicurezza, sull'orgoglio e l'agonismo, sulla guerra interiore che bisogna affrontare per rimanere lucidi. Nina ha perso quella guerra, non riuscendo più a focalizzare una realtà troppo pressurizzata, troppo claustrofobica per la sua immaginazione, che la obbligherà ad esplodere in una follia incontrollabile, facendola trasformare dal cigno bianco, frigida e distaccata ragazza, a un cigno nero, imprevedibile, folle e autodeleteria donna.
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lhoss
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lunedì 21 febbraio 2011
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black swan: l'incubo della perfezione
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Il film è incentrato sul personaggio di Nina (Natalie Portman), una ballerina del New York City Ballet, piena di grazia e leggerezza. La ragazza è scelta dal coreografo Leroy (Vincent Cassel) come nuova stella del corpo di ballo. In una nuova versione del “Lago dei Cigni” dovrà interpretare non solo la parte di Odette, il cigno bianco, ma anche quella di Odile, sua malvagia gemella, il cigno nero. Nina appare fin da subito perfetta nell’interpretazione della prima. Il suo problema è la parte del cigno nero: non è abbastanza sensuale, provocante, insidiosa. Comincia la ricerca della perfezione che porterà alla luce una seconda personalità.
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Il film è incentrato sul personaggio di Nina (Natalie Portman), una ballerina del New York City Ballet, piena di grazia e leggerezza. La ragazza è scelta dal coreografo Leroy (Vincent Cassel) come nuova stella del corpo di ballo. In una nuova versione del “Lago dei Cigni” dovrà interpretare non solo la parte di Odette, il cigno bianco, ma anche quella di Odile, sua malvagia gemella, il cigno nero. Nina appare fin da subito perfetta nell’interpretazione della prima. Il suo problema è la parte del cigno nero: non è abbastanza sensuale, provocante, insidiosa. Comincia la ricerca della perfezione che porterà alla luce una seconda personalità.
Il Cigno Nero è arte che comunica attraverso l’arte. Suggestivo, magico, sensuale. Un viaggio attraverso la psiche di una ballerina colma di talento, fragile e delicata come l’uccello che rappresenta. Il film si concentra sul personaggio, interpretato da una strepitosa Natalie Portman. La ragazza entra in un meccanismo spietato. La tensione cresce, il mondo che la circonda non sembra più quello di sempre. Una madre oppressiva, una rivale provocante, un direttore artistico brutale. La ballerina cambia. Non è più la stessa. Diverse Nina convivono in lei sorrette dall’odio, dalla violenza emotiva della situazione, dalla volontà di riscatto e di autonomia, dalla fragilità. Le tinte fosche della cinepresa seguono il cambiamento, le scene sono instabili, si muovono, si scontrano, si fondono nella luce e nell’ombra, si sdoppiano, sfumano l’una nell’altra in un crescendo emotivo. Il climax è ascendente. Dalla calma nasce la tempesta. Raggiunge una terribile potenza evocativa. Culmina negli ultimi trenta minuti, estenuante, tesa, magica, irreale, surreale. Le gesta vibrano nel palcoscenico, i fari accecano, gli sguardi guizzano di ombre strane. Ecco l’occhio del ciclone. La calma tesa della perfezione.
Le scene trascinano lo spettatore nella tempesta emotiva, lo affaticano, lo torturano con crudeltà, lo calano all’interno di una realtà allucinata e allucinante, fino alla catarsi finale. Raramente un film è capace di tanto.
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karmaelo
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venerdì 29 aprile 2011
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il cigno nero
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Darren Aronofsky continua a sondare il rapporto genitore/figlio con un lungometraggio ambientato nel mondo della danza classica. Dopo "The Wrestler" con un Mickey Rourke da oscar in cui emergono i conflitti tra padre e figlia nella fase post-divorzio, Aronofsky ci parla di Nina, ballerina classica di una compagnia di New York, e il suo rapporto con una madre iperprotettiva e con un alter-ego immaginario, la sua compagna Lily.
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Darren Aronofsky continua a sondare il rapporto genitore/figlio con un lungometraggio ambientato nel mondo della danza classica. Dopo "The Wrestler" con un Mickey Rourke da oscar in cui emergono i conflitti tra padre e figlia nella fase post-divorzio, Aronofsky ci parla di Nina, ballerina classica di una compagnia di New York, e il suo rapporto con una madre iperprotettiva e con un alter-ego immaginario, la sua compagna Lily.
Nina, interpretata da una sorprendente Natalie Portman, viene scelta per il ruolo di Odette (cigno bianco) ne "Il lago dei cigni" ma il direttore Thomas (Vincent Cassell) decide di rivisitare l'opera e concentrarsi sulla figura di Odile (cigno nero).
Nina dovrà interpretare i due ruoli e tirar fuori il suo lato oscuro e ben presto si ritroverà divisa tra le preoccupazioni di una madre che vede ancora in lei "la sua bambina" , il suo cigno bianco, e le trasgressioni della sua compagna Lily, incarnazione del cigno nero, che la spinge a perdere la sua innocenza.
Il film ricorda molto lo stile di David Lynch, in particolare il film Mullholland Drive in cui lo spettatore si perde tra la dimensione onirica e il reale. Il richiamo più significato è poi la scena in cui Nina si masturba che ricorda molto quella di Betty (Naomi Watts) nel film di Lynch.
Se non fosse per il fatto che Aronofsky sta lavorando a "Tha Wolverine", direi che siamo dinanzi al secondo episodio di una trilogia, ma non si sa, magari qualcosa bolle in pentola.
Bravissima Natalie Portman che conferma il motivo per cui il nostro cinema annaspa nel voler raggiungere i livelli di quello americano : ad Hollywood gli attori sanno ballare come in questo caso (vedi anche Richard Gere, Christopher Walker, Kevin Spacey per citarne alcuni), sanno cantare (Gwyneth Paltrow, Renée Zellwegger, Catherine Zeta Jones, Maryl Streep) e sanno soprattutto recitare. Un ruolo come questo che mette alla prova la protagonista nel dover mostrare due aspetti contrastanti, poche attrici italiane sarebbero state in grado di interpretarlo, pochissime.
Un plauso per la scelta di Wynona Rider per il ruolo di Beth che è sempre a suo agio con registi e sceneggiature "noir"
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