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ce1973
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martedì 15 febbraio 2011
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davvero un bel film, forse da oscar
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il film è bellissimo
un pugno nello stomaco per lo spettatore
in lingua originale merita certamente di essere visto dato che la portman è bravissima
e Cassel anche
la catarsi di una ragazza/donna e il suo distacco dalle insicurezze
e contestualmente la trasformazione da cigno bianco a cigno nero
il tutto reso con una forza una durezza che davvero ho visto di rado.
capolavoro.
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epidemic
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venerdì 18 febbraio 2011
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una sicura riconferma: aronofsky
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visto lunedì in anteprima al dal verme a Milano.
Tanta l'attesa pienamente ripagata. Aronofsky regista immenso. Un film di un'intensità crescente minuto dopo minuto, un'agonia continua, degli indiscussi rimandi a Cronenberg in determinate scene. Natalie Portman sfodera espressioni, Il lago dei cigni si scopre non così candido e idilliaco. Cassel sprona come solo lui sa fare e l'exploit Mila Kunis aggiunge quel brio che rende tutto più vero.
Oramai sono anni che guardo film su film al cinema e non mi è difficile pronosticare che Black Swan sarà nella top 5 del 2011....personalmente il mio voto è molto alto e non sono solito a dare giudizi a casaccio...
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joker 91
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sabato 19 febbraio 2011
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la portman è strepitosa
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la prova più intensa di natalie portman dotata di una pazzia che farebbe invidia persino a JACK NCHOLSON,un film dove il nostro ARONOVSKY gioca con la psicologia di questa mina sotto tutti gli aspetti e ci mostra la doppia faccia della malattia di questa donna,stupenda la parte di danza in cui la portman porta il cigno nero sul palco verso la fine dove è veramente da brividi. UN FILM CHE SONO LA CRITICA ITALIANA POTEVA BACCHETTARE VISTO CHE è STATO BEN ACCOLTO IN TUTTO IL MONDO ED è CANDIDATO A 5 OSCAR ED LA PORTMAN VINCERà SICURAMENTE. FORSE I CRITICI ITALIANI NON SONO CONSAPEVOLI DELLA SITUAZIONE DEL NOSTRO CINEMA
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reservoir dogs
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domenica 20 febbraio 2011
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kafka secondo aronofsky
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Al New York City Ballet hanno in programma di portare sul palco una versione alternativa a "Il lago dei cigni" dove la principessa Odette trasformata in cigno bianco si suicida dopo che la sorella Odile, il cigno nero, seduce il principe che la doveva liberare dall'incantesimo.
Nina (Portman), una giovane ballerina che si applica costantemente alla danza, sogna il ruolo importante nell'opera che la possa portare alla perfezione ma per avere la parte è necessaria la delicatezza del cigno bianco e la sensualità di quello nero che Nina solo in parte ha.
Una madre possessiva e disturbata (Hershey), la continua pressione artistica ed erotica del coreografo Leroy (Cassel) e l'arrivo di Lily (Kunis), una nuova ballerina disinibita, avversaria nel balletto e segreto sogno erotico, farà cadere Nina in un limbo tra allucinazione e persecuzione in una continua scoperta di se stessa e della propria sessualità.
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Al New York City Ballet hanno in programma di portare sul palco una versione alternativa a "Il lago dei cigni" dove la principessa Odette trasformata in cigno bianco si suicida dopo che la sorella Odile, il cigno nero, seduce il principe che la doveva liberare dall'incantesimo.
Nina (Portman), una giovane ballerina che si applica costantemente alla danza, sogna il ruolo importante nell'opera che la possa portare alla perfezione ma per avere la parte è necessaria la delicatezza del cigno bianco e la sensualità di quello nero che Nina solo in parte ha.
Una madre possessiva e disturbata (Hershey), la continua pressione artistica ed erotica del coreografo Leroy (Cassel) e l'arrivo di Lily (Kunis), una nuova ballerina disinibita, avversaria nel balletto e segreto sogno erotico, farà cadere Nina in un limbo tra allucinazione e persecuzione in una continua scoperta di se stessa e della propria sessualità.
In un continuo gioco di specchi fra Bene e Male (vestito rispettivamente di bianco e di nero) troviamo la risposta di Aronofsky a "La metamorfosi" di Kafka in una trasformazione fisica conseguente ad una mentale più profonda e radicata; il percorso lesivo di una ragazza votata alla perfezione artistica.
Il tema del Doppio è aiutato considerevolmente dalla grossa (forse esagerata) quantità di effetti speciali che spesso alternano il genere thriller a quello dell'orrore.
Una cinepresa molto fisica, quasi anatomica descrive i corpi dei personaggi, in primis quello di Nina in una serie di dettagli e primi piani restando insistentemente alle spalle della ragazza come elemento di costante osservazione e soggezione.
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giacomogabrielli
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domenica 20 febbraio 2011
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we love aronofsky! *****
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Dopo THE WRESTLER, Aronofsky torna più fresco che mai con quello che è un capolavoro dei giorni nostri che farà sicuramente incetta di Oscar! Immagini e musica, passione e violenza, erotismo e amore, sesso e paura, il bianco e il nero. Ecco ciò che è IL CIGNO NERO. Una Natalie Portman mai esagerata, che porta sullo schermo un personaggio profondo e controverso, difficile e determinato. Bellissima in ogni sua sfumatura anche la sceneggiatura, che non racconta nient'altro che una storia di passione e voglia di farcela che col tempo diventano ossessione e paura per se stessi. Un film visionario al punto giusto, che fa un uso perfetto anche della CGI. Insomma, un film come non se ne sono mai visti e come solo Aronofsky e la sua meravigliosa macchina da presa sanno fare.
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Dopo THE WRESTLER, Aronofsky torna più fresco che mai con quello che è un capolavoro dei giorni nostri che farà sicuramente incetta di Oscar! Immagini e musica, passione e violenza, erotismo e amore, sesso e paura, il bianco e il nero. Ecco ciò che è IL CIGNO NERO. Una Natalie Portman mai esagerata, che porta sullo schermo un personaggio profondo e controverso, difficile e determinato. Bellissima in ogni sua sfumatura anche la sceneggiatura, che non racconta nient'altro che una storia di passione e voglia di farcela che col tempo diventano ossessione e paura per se stessi. Un film visionario al punto giusto, che fa un uso perfetto anche della CGI. Insomma, un film come non se ne sono mai visti e come solo Aronofsky e la sua meravigliosa macchina da presa sanno fare. Girato in 16mm, ancor più funzionale a questo che non è un film, ma un'esperienza da vivere fino in fondo, lasciandosi trascinare anche dalle meravigliose musiche, intense e mixate ancor meglio con le bellissime riprese. Vi terrà sicuramente incollati alla poltrona! WE LOVE ARONOFSKY! *****
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gianmarco.diroma
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lunedì 21 febbraio 2011
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il cigno nero/ istruzioni per l'uso
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Prendete una ragazza che durante gli anni dell'adolescenza ha sofferto di bulimia. Una ragazza che durante gli anni della sua giovinezza si è rovinata i piedi durante ore e ore di prove di danza. Prendetela e non curandovi del fatto che questa ragazza è riuscita a risolvere i suoi problemi da sola, senza l'ausilio di alcun psicoanalista o medicinale, portatela a vedere Il cigno nero. Il risultato? Dovrete lasciare la sala alla fine del primo tempo, perché la ragazza in questione ha trascorso la prima metà del film piangendo, singhiozzando, in preda ad una continua crisi di ansia. Perché? Perché Il cigno nero è a tutti gli effetti un film malsano.
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Prendete una ragazza che durante gli anni dell'adolescenza ha sofferto di bulimia. Una ragazza che durante gli anni della sua giovinezza si è rovinata i piedi durante ore e ore di prove di danza. Prendetela e non curandovi del fatto che questa ragazza è riuscita a risolvere i suoi problemi da sola, senza l'ausilio di alcun psicoanalista o medicinale, portatela a vedere Il cigno nero. Il risultato? Dovrete lasciare la sala alla fine del primo tempo, perché la ragazza in questione ha trascorso la prima metà del film piangendo, singhiozzando, in preda ad una continua crisi di ansia. Perché? Perché Il cigno nero è a tutti gli effetti un film malsano. Un film che ruota intorno al prezzo da pagare per raggiungere la perfezione artistica, un dazio che prende le forme di forbicine che squarciano unghie, di unghie che squarciano pelle, di pelle ridotta in carne viva, di un'ansia di prestazione che assume i connotati della patologia, di corpi contratti a tal punto da perdere l'equilibrio e rompersi in mille pezzi. In questo senso Il lago dei cigni assume un valore paradigmatico perché mette a confronto l'anima fredda e razionale (e perché no, anche frigida?!?) e quella passionale (nascosta sotto strati e strati di anni trascorsi insieme ad una madre iper protettiva fino all'ossessione) costringendole ad affrontarsi in uno scontro mortale di cui farà le spese il personaggio di Nina, interpretato da un'incantevole Natalie Portman (meritatamente candidata all'Oscar come Miglior Attrice Protagonista). Nulla di nuovo, ma raccontato con l'apporto di una fotografia che, da un punto di vista squisitamente tecnico, mostra una predilezione per tonalità nere, grigie e bianche, costruendo uno spazio scenico in cui il corpo di Nina risulta incatenato al suo percorso di (insopportabile) dolore da vivere, sostenere e guardare. La fredda geometria in cui il corpo di Nina si dibatte alla ricerca della strada del cuore e dell'imperfezione (imperfezione artistica che al suo interno racchiude il vero fulcro della perfezione) è uno spazio angusto per l'anima, dove le paure e le fobie assumono i connotati dell'orrore. Ancora una volta non solo cinema da vedere ma anche cinema da vivere ed esperire.
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zoom e controzoom
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lunedì 28 febbraio 2011
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un bel tutù non fa un film
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Le coreografie di un balletto non possono fare un film.
Sceneggiatura confusa e prolissa. Regia mediocre. Interpreti di cartongesso.
Si salva appena la fotografia, ma molto penalizzata dalla pesantezza del nulla.
Sogno e realtà mal concepiti nei passaggi e nel ritmo.
Film privo di identità e di carattere sul quale non vale la pena di dilungarsi ne nei contenuti da telenovelas, ne sugli aspetti tecnici banalizzati.
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paride86
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sabato 23 luglio 2011
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magnifico
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Un bellissimo ritratto psicologico di una ballerina anoressica in stile horror.
Secondo me si tratta del miglior film di Aronofsky, almeno finora.
Natalie Portman è stata talmente brava in questo film che non mi spiego come sia stato possibile assegnare ad un'altra attrice la Coppa Volpi a Venezia; per fortuna gli Oscar hanno reso giustizia alla sua poliedrica interpretazione.
Le uniche pecche di questo film sono, forse, alcuni eccessi nelle scene di sesso e certi effettacci horror che si sarebbero potuti evitare.
Resta comunque uno dei migliori film della stagione: coinvolgente e ben realizzato.
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brucemyhero
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domenica 24 luglio 2011
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black swan
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Capolavoro del cinema contemporaneo, il film si dipana in un crescendo interpretato da una Portman mostruosamente brava, che travolge, impietrisce e infine lascia attoniti. La storia di Nina è quella di un'aspirante prima ballerina del Royal Ballet di New York. Il sogno è il ruolo principale in una rivisitazione
della Morte del Cigno sotto la direzione dLeroy, un grande Vincent Cassel 'pratico' e intelligente coreografo. Da 4 anni vede infatti in Nina il perfetto 'cigno bianco', a cui manca però il lato oscuro, la sensualità che come lui le spiega, non può nascere dalla perfezione dei passi, ma dalla liberazione interiore.
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Capolavoro del cinema contemporaneo, il film si dipana in un crescendo interpretato da una Portman mostruosamente brava, che travolge, impietrisce e infine lascia attoniti. La storia di Nina è quella di un'aspirante prima ballerina del Royal Ballet di New York. Il sogno è il ruolo principale in una rivisitazione
della Morte del Cigno sotto la direzione dLeroy, un grande Vincent Cassel 'pratico' e intelligente coreografo. Da 4 anni vede infatti in Nina il perfetto 'cigno bianco', a cui manca però il lato oscuro, la sensualità che come lui le spiega, non può nascere dalla perfezione dei passi, ma dalla liberazione interiore. La Portman, qui un'esplosione di sensi, è trattenuta, quasi resa sessualmente fobica da una madre ex-danzatrice che la schiaccia, e che ha riversato su di lei tutte le aspirazioni non raggiunte. Ed è qui che il regista compie un vero capolavoro, nel miscelare realtà e visione con somma bravura. L'aria di casa, e lo si evince dal fare della madre ma anche da altri particolari, ha spinto fin da piccola verso l'ossessione della perfezione tecnica Nina. Qualcosa che vorrebbe essere la purezza, ma che porta la protagonista a scontrarsi con problematiche psichiche, allorchè è forzata a tirare fuori l'altra parte di se. Il lato oscuro che ognuno ha. Il regista esplora e sonda le ripercussioni postume, con una espliciticità che potrebbe far storcere il naso, ma che invece, grazie alla regale bellezza e pulizia della Portman, diviene poesia elevata all'ennesima essenza. La Nataliè sembra nata per questo ruolo, tale è la sua estraneità non solo alla cinepresa durante le riprese, ma per un passato 'classico' e per ragioni di DNA. Bella ma quasi sacramente pulita, fulgido sogno ma anche realtà sensualissima. Grande ma difficilissimo da spiegare, va visto...
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cassandra85
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martedì 6 settembre 2011
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la perfezione, uccide!
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«È difficile mantenersi a lungo in uno stato di perfezione, e per legge naturale ciò che non può progredire regredisce» scriveva Velleio Patercolo, e sembra essersi ispirato proprio a questa massima Darren Aronofsky in Black Swan (2010). Nina (Natalie Portman), una gracile ballerina del New York City Ballet, ottiene l’ambita parte della protagonista del riadattamento del Lago dei Cigni ad opera dell’affascinante coreografo Thomas Leroy (Vincent Cassel). Così raccontata, potrebbe apparire la solita storia del backstage di un Balletto fatto di piroette, anoressia, tulle bianco e competizione. È molto di più. Di narrativo c’è ben poco, si tratta di un’ispezione introspettiva, di una discesa al grado zero del corpo e della mente dell’attore, per rinascere personaggio.
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«È difficile mantenersi a lungo in uno stato di perfezione, e per legge naturale ciò che non può progredire regredisce» scriveva Velleio Patercolo, e sembra essersi ispirato proprio a questa massima Darren Aronofsky in Black Swan (2010). Nina (Natalie Portman), una gracile ballerina del New York City Ballet, ottiene l’ambita parte della protagonista del riadattamento del Lago dei Cigni ad opera dell’affascinante coreografo Thomas Leroy (Vincent Cassel). Così raccontata, potrebbe apparire la solita storia del backstage di un Balletto fatto di piroette, anoressia, tulle bianco e competizione. È molto di più. Di narrativo c’è ben poco, si tratta di un’ispezione introspettiva, di una discesa al grado zero del corpo e della mente dell’attore, per rinascere personaggio. È questa la vera storia del film: seguire le vicissitudini della spasmodica ricerca di aderenza al personaggio da interpretare, in una lotta col proprio io per divenire altro da sé che non lascia scampo. La perfezione non si raggiunge laddove il ruolo calza a pennello per inclinazione naturale; così Nina, splendido e delicato cigno bianco, farà a pugni con la propria leggiadria e con la propria vita per incarnare la passionalità, la forza e la sicurezza del cigno nero. Cresciuta tra nastri rosa e bambole di pezza, da una madre frustrata, Nina comincia ad esplorare il proprio corpo, mediante saffiche relazioni, ispirate dalla competizione con la rivale, la carnale e passionale Lily, nel ruolo di Odile, il cigno nero. Una ricerca del personaggio tutta giocata sugli eccessi del sesso, della droga, dell’autolesionismo, dell’omicidio. Una climax inquietante e vorticosa capace di tenere lo spettatore in bilico tra ansia angosciosa e smania malinconica. Salvo scoprire solo in conclusione si trattasse di elucubrazioni mentali. Il finale autodistruttivo non vuole certo essere ad effetto, piuttosto un vademecum per l’esercizio dell’attore; non più l’arte fine a sé stessa, ma l’arte come incarnazione: uccisione e rinascita. Una prova d’attore senza pari, quella di Natalie Portman che con la sua faccia pulita ha dimostrato non solo di essere all’altezza del ruolo, e lo palesa il meritatissimo premio oscar come migliore attrice, che tra l’altro non è l’unico ottenuto in questo ruolo, ma anche di aver raggiunto quella “perfezione” tanto ambita dal suo personaggio. L’intero cast, da Mila Kunis (Lily) a Vincent Cassel (T. Leroy), a Winona Ryder (Beth Macintyre) ha servito il ruolo, pur essendo i personaggi da loro interpretati psicologicamente meno sviluppati o appena accennati rispetto alla protagonista intimamente scandagliata e dipinta per sfumature. Al di là di qualsiasi classificazione in generi, il film non lascia spazio ai “so and so”, l’apprezzamento non può che essere totale.
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