algernon
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venerdì 7 gennaio 2011
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oltre la morte
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un tema difficile, affrontato con semplicità e tenendosi a debita distanza dalla religione e dalla scienza. che cosa ci sia oltre la morte, al di là, è proposto con un certo alone di mistero, ma in fondo è un pretesto per descrivere ciò che succede al di qua, nell'Universo visibile, ovvero in vita, e per raccontare le vite dei tre personaggi del film: una giornalista francese scampata per poco alla morte, un ragazzo inglese che ha perso la persona per lui più importante, e un operaio americano che suo malgrado riceve messaggi e comunicazioni dall'altra parte. sono tre personaggi profondi, descritti dal regista in modo magistrale. tutto il film è diretto con grande maestria.
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un tema difficile, affrontato con semplicità e tenendosi a debita distanza dalla religione e dalla scienza. che cosa ci sia oltre la morte, al di là, è proposto con un certo alone di mistero, ma in fondo è un pretesto per descrivere ciò che succede al di qua, nell'Universo visibile, ovvero in vita, e per raccontare le vite dei tre personaggi del film: una giornalista francese scampata per poco alla morte, un ragazzo inglese che ha perso la persona per lui più importante, e un operaio americano che suo malgrado riceve messaggi e comunicazioni dall'altra parte. sono tre personaggi profondi, descritti dal regista in modo magistrale. tutto il film è diretto con grande maestria. visione aasolutamente consigliabile.
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sincity
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venerdì 7 gennaio 2011
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eastwood-damon "ci fan vedere il paradiso"
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Pare che ormai, i due grandi artisti Americani stiano stringendo un grande sodalizio. Dopo l'indimenticabile successo di Invictus, Hereafter è solo un'altra grande perla cinematografica che Eastwood ci regala. Un film che ci da dono di frasi e scene memorabili, di interpretazioni da oscar e di sceneggiatura da brivido, una trama originale e che non lascia alcun dubbio e/o punto in sospeso! Tre trame che attraversano il film come tre linee parallele pronte ad incontrarsi in un finale tra i più lodevoli degli ultimi anni! Era da tempo che non uscivo dalla sala così soddisfatto, così entusiasta. -Delle tre trame quella più interessante è sicuramente quella di Marcus- Il film riesce a tenerti con il fiato sospeso fin dalle prime scene, una volta finito si ha la sensazione di non voler smettere di guardarlo.
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Pare che ormai, i due grandi artisti Americani stiano stringendo un grande sodalizio. Dopo l'indimenticabile successo di Invictus, Hereafter è solo un'altra grande perla cinematografica che Eastwood ci regala. Un film che ci da dono di frasi e scene memorabili, di interpretazioni da oscar e di sceneggiatura da brivido, una trama originale e che non lascia alcun dubbio e/o punto in sospeso! Tre trame che attraversano il film come tre linee parallele pronte ad incontrarsi in un finale tra i più lodevoli degli ultimi anni! Era da tempo che non uscivo dalla sala così soddisfatto, così entusiasta. -Delle tre trame quella più interessante è sicuramente quella di Marcus- Il film riesce a tenerti con il fiato sospeso fin dalle prime scene, una volta finito si ha la sensazione di non voler smettere di guardarlo. Credo,che non diventerà il film più amato del 2011, ma di certo potrà strappare qualche nomination agli oscar ( e perchè no, anche qualche vittoria) e (come già ha dimostrato in America) un ottimo Box office.
Come suggerisce anche il mio titolo, credo che il film c'abbia davvero fatto" vedere il paradiso", si contano (purtroppo) sulla punta delle dita le pellicole che riescono a trattare lucidamente vari argomenti con lucidità, e HereAfter rientra in questa categoria. in due ore o poco più riesce a trattare, le esperienze post-morte,La morte,Atti terroristici,Catastrofi naturali, Ciarlatani,Amore (espresso in vari modi) e chi più ne ha più ne metta.
In quanto La Colonna sonora non so davvero cosa dire, rappresenta la poesia della musica nella sua essenza!E Anche se non risulta essere nel mio genere descrittivo di un film , loderei anche gli effetti speciali delle prime scene (tsunami) , che sono state rese in maniera "splendidamente splendide".
L'anno si può dire dunque cominciato alla grande con l'uscita di Hereafter nelle sale, e (tanto per finire volontariamente su frasi banali e monotone)speriamo che ben presto arriveranno nei nostri cinema nuovi capolavori di questo livello.
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immanuel
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sabato 8 gennaio 2011
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l'aldilà per un pugno di dollari
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Raccontare della vita dopo la morte ricorrendo alla parapsicologia può sembrare in un certo modo, visti il fascino e la suggestione che certi argomenti parascientifici ci sucitano, scontato o, se vogliamo (considerando le fanfaronate delle quali siamo imbevuti), costituisce tappa obbligata nella narrazione di ciò che sta al di là del mondo dei vivi. Forse perché siamo a corto di strumenti per scoprire quello che potrebbe esserci dopo la morte, proabilmente perché è più facile che qualcuno ci metta in comunicazione diretta o de relato - e corrobori in tal modo la nostra percezione di una "non fine" - con un universo del quale solo possiamo ipotizzare i contorni.
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Raccontare della vita dopo la morte ricorrendo alla parapsicologia può sembrare in un certo modo, visti il fascino e la suggestione che certi argomenti parascientifici ci sucitano, scontato o, se vogliamo (considerando le fanfaronate delle quali siamo imbevuti), costituisce tappa obbligata nella narrazione di ciò che sta al di là del mondo dei vivi. Forse perché siamo a corto di strumenti per scoprire quello che potrebbe esserci dopo la morte, proabilmente perché è più facile che qualcuno ci metta in comunicazione diretta o de relato - e corrobori in tal modo la nostra percezione di una "non fine" - con un universo del quale solo possiamo ipotizzare i contorni. Eastwood cade, così, nella trappola del cliché di un oltretomba a tutti noto. In fondo, il film non racconta nulla che lo spettatore abbia già sentito o letto, su riviste, libri o in programmi televisi. Sicché l'idea semplicistica, banale e anche un po' prosaica, di qualcuno che faccia da tramite tra noi e un mondo che sentiamo lontano, imperscrutabile, e del quale siamo spaventati, ci alletta troppo, ci induce ad autoconvincerci dell'affermazione per cui sia possibile che, in un mondo o in un altro, si possa trovare una traccia (un collegamento) di qualcosa che non potremo (e non possiamo) conoscere, se non quando passeremo le soglie della fine della vita biologica, prima ancora che spirituale. Per il resto, il film intraprende la china del lezioso racconto delle dinamiche umane, delle problematiche sociali, dei temi comuni ai più noti feuiletton: il tradimento, la storia d'amore (con tanto di armonia di violini a suggello del bell'epilogo), l'infatuazione, il riscatto. Tutte cose già viste e conosciute e che nulla hanno da spartire con il nerbo della storia, con ciò che avrebbe dovuto innervare l'intera pellicola, e da cui, non si sa se per scarsa sensibilità o mancanza di originalità, si è voluto scantonare. Tirando le somme, il risultato è un prodotto asfittico, carente, privo di efficacia, a tratti tedioso, e guardando ai contenuti più che alle forme, ingenuamente consolatorio, dal momento che ha voluto propugnare l'idea che un oltretomba, se si vuole o si può desiderare, se si vuol credere, si può farlo con molto poco e, sopratutto, senza scomodare i massimi sistemi.
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milore
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sabato 8 gennaio 2011
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rimasto troppo aldiquà
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La scena superba dello tsunami, la perdita di coscienza della protagonista che lascia spazio alla sua visione, illudono lo spettatore di trovarsi di fronte ad un capolavoro crescente nel ritmo ed affondante in profondità in un argomento che continua a rimanere la più grande inquietudine umana. Niente di tutto questo, purtroppo la lentezza con cui i protagonisti vivono la loro vita (seppure a tratti commovente e toccante), trascina il film con un ritmo cantilenante senza costrutto. Pochi superficiali e poco scenografici riferimenti ad un aldilà di cui in pratica non si parla per nulla, nessuna vera riflessione, nessuno spunto ad interrogarsi sul motivo per cui non circolano poche notizie sugli episodi premorte che sono studiati ormai da venti anni.
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La scena superba dello tsunami, la perdita di coscienza della protagonista che lascia spazio alla sua visione, illudono lo spettatore di trovarsi di fronte ad un capolavoro crescente nel ritmo ed affondante in profondità in un argomento che continua a rimanere la più grande inquietudine umana. Niente di tutto questo, purtroppo la lentezza con cui i protagonisti vivono la loro vita (seppure a tratti commovente e toccante), trascina il film con un ritmo cantilenante senza costrutto. Pochi superficiali e poco scenografici riferimenti ad un aldilà di cui in pratica non si parla per nulla, nessuna vera riflessione, nessuno spunto ad interrogarsi sul motivo per cui non circolano poche notizie sugli episodi premorte che sono studiati ormai da venti anni.
La giornalista coinvolta in prima persona da tale esperienza è tiepidamente toccata dal fenomeno che più che illuminarla pare recarle danno, vista la carriera andata in fumo quando decide di raccontare ciò che ha vissuto scrivendo un libro...,si salverà in corner grazie all'aiuto di un editore che decide di pubblicarle l'opera. Marcus, perde il fratello gemello, con il quale condivideva la tragedia familiare di una madre tossica, si trova addirittura abbandonato dalla stessa ed inizia un percorso di penosa ricerca di qualcuno che possa aiutarlo a dare un senso alla morte del gemello, ricerca che termina quando finalmente incontra George, sensitivo in grado di contattare i defunti. A questo punto ci si aspetterebbe di trovare finalmente il senso profondo, il messaggio tanto atteso...ma George liquida Marcus con la descrizione del fratello, la descrizione di come sia riuscito a salvarlo dall'attentato tramite il berretto fatto volare di proposito, e gli comunica che ora sarà solo!...credo che Marcus lo avesse già capito! George perseguitato in passato e distrutto dal suo dono, continua a sottrarsi al suo "destino" per paura fino a quando finalmente incontra la giornalista e che succede alla fine del film? Si baciano. Insomma una trama non lascia il segno, non porta nulla di nuovo, e risulterebbe anacronistico a volerlo interpretare in chiave "new age".
E' bello da vedere ma pare più un film drammatico con un liento fine piuttosto banale, non di certo un capolavoro visto che è rimasto troppo "aldiquà".
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yoricca
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domenica 9 gennaio 2011
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fan di clint
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Delicato, bello, non si lancia in ipotesi drammatiche o consolatorie.
Godibile proprio perchè non ti impone una soluzione ma lascia solo il discreto e lieve suggerimento di una possibilità.
Bravo Clint, che non delude mai....
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volpao
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domenica 9 gennaio 2011
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di nuovo un grande capolavoro!!!
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Film potenstissimo, stupendo e imperdibile sia per i fans di Clint Eastwood che non! Il regista riesce a comunicare la sua immagine e riflessione sull'aldilà in un modo incredibilmente diretto e chiaro che arriva immediatamente allo spettatore. La narrazione è ben scorrevole e la storia estremamente interessante (non è un film d'azione quindi non è una cosa scontata!!) Mi ha molto colpito anche l'effetto sugli spettatori che erano nella sala, molte persone son rimaste sedute qualche minuto al termine della proiezione...come per realizzare bene quello che si è appena visto! Un'esperienza bellissima! Clint Eastwood si rincoferma a mio parere un vero artista! Grazie Clint!!
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anna1
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martedì 11 gennaio 2011
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il confine
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Il confine più difficile da valicareè la morte.il passaggio è affrontato inquesto film non in termini di affetto o di sentire religioso, ma in termini di identificazione. L'identità della persona impone, pur in modo diverso, ai tre protagonisti di superare quel confine: il proprio modo di essere impone un contatto, una contiuità, una con-fusioneper ritrovare se stessi. Questa situazione vedo nella giornalista che sperimentando una situazione esistenziale ai limiti della vita e - anche del razionale - prende le distanze da un mondo fatto di gratificazioni economiche e di affenmazione pubblica per seguire la via incompresa e impopolare della ricerca sul tema dei contatti con l'aldilà; il veggente vive la condanna del contatto con l'aldilà, ma anche la sua ineluttabilità, questa sensibilità è parte di sè; il bambino cerca disperatamente il gemello-parte di sè, e trova i presupposti per ilreinserimento quando lo trova, nell'incidente della metro e nell'incontro con il sensitivo.
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Il confine più difficile da valicareè la morte.il passaggio è affrontato inquesto film non in termini di affetto o di sentire religioso, ma in termini di identificazione. L'identità della persona impone, pur in modo diverso, ai tre protagonisti di superare quel confine: il proprio modo di essere impone un contatto, una contiuità, una con-fusioneper ritrovare se stessi. Questa situazione vedo nella giornalista che sperimentando una situazione esistenziale ai limiti della vita e - anche del razionale - prende le distanze da un mondo fatto di gratificazioni economiche e di affenmazione pubblica per seguire la via incompresa e impopolare della ricerca sul tema dei contatti con l'aldilà; il veggente vive la condanna del contatto con l'aldilà, ma anche la sua ineluttabilità, questa sensibilità è parte di sè; il bambino cerca disperatamente il gemello-parte di sè, e trova i presupposti per ilreinserimento quando lo trova, nell'incidente della metro e nell'incontro con il sensitivo.
La storia produce come lieto fine la ricomposizione di queste vite altre in un ritorno alla realtà, che non rinnega e dimentica l'alterità di partenza. Anzi l'approdo alla realtà è reso possibile dalla piena consapevolizza dell'alterità, dall'averla accettata e vissuta a pieno. Questo passaggio è descritto con grande delicatezza, senza sfumature sdolcinate, con poesia, come sottolinea re recensione del sito. Bella recitazione nei tre protagonisti, nelle espressioni anticonvenzionali di dolore.
Il film ha una valenza, al dilà del tema specifica affrontato, nella valorizzazione di stati d'animo ai confini della realtà, nella accettazione di alterità difficilmente comprensibili. rispetto e comprensione per vite diverse
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paulettebouledefeu
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mercoledì 12 gennaio 2011
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l'oppio dei popoli
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Eastwood sta invecchiando, è innegabile. E comincia ad aver paura della morte, così tanto da doverla esorcizzare rifugiandosi nella speranza di un aldilà paradisiaco. Be', è banale. Lo era già quando Marx disse che "la religione è il singhiozzo di una creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione priva di spirito. È l'oppio dei popoli." Insomma, bisogna aggrapparsi a qualcosa per poter affrontare la morte. A parte questo, molte scene risultano forzate, molte altre superflue. Il modo in cui si incontrano i tre protagonisti è ridicolo. E vogliamo parlare della scena in cui Matt Demon sogna a occhi aperti di baciare Cécile De France senza averla mai conosciuta? Cos'ha
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Eastwood sta invecchiando, è innegabile. E comincia ad aver paura della morte, così tanto da doverla esorcizzare rifugiandosi nella speranza di un aldilà paradisiaco. Be', è banale. Lo era già quando Marx disse che "la religione è il singhiozzo di una creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione priva di spirito. È l'oppio dei popoli." Insomma, bisogna aggrapparsi a qualcosa per poter affrontare la morte. A parte questo, molte scene risultano forzate, molte altre superflue. Il modo in cui si incontrano i tre protagonisti è ridicolo. E vogliamo parlare della scena in cui Matt Demon sogna a occhi aperti di baciare Cécile De France senza averla mai conosciuta? Cos'ha a che vedere questo film con altri come Million Dollar Baby, Changeling o Gran Torino?
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sonnycorleone
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martedì 18 gennaio 2011
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non c'è vita senza morte...
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Clint, hai ottant'anni. La sera ti addormenti e pensi alla tua vita: gli esordi nel cinema, il genere che hai inventato (insieme al grande Leone), gli anni '70 e la 44 magnum di Challagan, le risposte al mondo di un uomo giovane, bello, famoso, ricco...Poi gli anni passano. Anche la vita più piena, più densa di esperienze di gioia e successo, nasconde le sue inquietudini. Mystic River è lo specchio del pensiero debole dei nostri tempi. Gli Spietati non ti trovano più con la voglia di "prendere a calci in bocca" qualche insolente pistolero ma, tutto sommato, ti spingono a riflettere sul punto di vista di chi muore sulla tazza del cesso, ucciso da un ragazzino.
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Clint, hai ottant'anni. La sera ti addormenti e pensi alla tua vita: gli esordi nel cinema, il genere che hai inventato (insieme al grande Leone), gli anni '70 e la 44 magnum di Challagan, le risposte al mondo di un uomo giovane, bello, famoso, ricco...Poi gli anni passano. Anche la vita più piena, più densa di esperienze di gioia e successo, nasconde le sue inquietudini. Mystic River è lo specchio del pensiero debole dei nostri tempi. Gli Spietati non ti trovano più con la voglia di "prendere a calci in bocca" qualche insolente pistolero ma, tutto sommato, ti spingono a riflettere sul punto di vista di chi muore sulla tazza del cesso, ucciso da un ragazzino. Due vittime e una vendetta che non ha più senso (e non lo ha mai avuto). Million Dollar Baby ha il sapore del tramonto che cominci ad intravedere, la voglia di amare una figlia e di trasmettere un'eredità...ma la vita è insospettabilmente crudele e non riesci a farlo. In Gran Torino questo seme lo sviluppi ed è il rscatto: offri la tua vita e demandi ai posteri il cuore di un Challagan "pentito".
Hereafter è vicino più che mai. No, non l'hai scritto tu il copione. Plausibilmente, quel furbacchione di Spielberg c'ha messo lo zampino. Ma ti ha colpito, altro che.
Hai realizzato un romanzo per immagini: si, si, grande Damon, l'attualità, l'intreccio, dici senza dire, confuti senza affermare...
Ma quel che conta è: non c'è vita senza morte.
I personaggi non sono affatto dei titani. Non governano gli eventi, non risolvono. Esattamente come te, quando ti addormenti chiedendoti se domani sarà un altro giorno.
La domanda dovrebbe soffocarti la gola ma, col tuo passo elegante, leggero e quella poesia che ti sei scoperto dentro in tarda età, ciò non avviene.
Il sensitivo afferma che non ce la fa più a vivere nella morte. Ma il suo dono è il tramite per la futura vita che lo attende con la giornalista. Senza non l'avrebbe mai incontrata.
E lei è chiaro che vivrà da ora e per sempre nella prospettiva di tornare in "quel posto" perchè c'è stata, è una testimone diretta (e fa la giornalista): quale connubio perfetto per divulgare il messaggio. Senza "quel posto", senza "perchè" non ha senso nulla.
Gli scienziati lo sanno: ma della morte non si parla. Tantomeno di ciò che gli sopravvive. Non si venderebbero più telefonini e dentifici.
E ora anche il ragazzino lo sa bene. Coraggio gli si chiede. Coraggio anche tu, Clint.
Malcolm sa di non essere solo ora. Può sorridere. E non perchè c'è chi pensa, vivie e decide per lui. No. Saremmo burattini.
Ma perchè il senso è vivere "per" e non vivere e basta.
E il suo amato fratello lo sa perchè...è solo un pò più avanti a lui.
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ethan89
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mercoledì 19 gennaio 2011
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morte o futuro?
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Basta così poco per essere sempre il miglior regista? Siamo talmente abituati a suoi capolavori che ci accontentiamo di poco? Me lo chiedo perchè in molti parlano di emozioni forti, di commozione inarrestabile, di poesia. Ma non c'è niente di tutto questo in Hereafter. E questo perchè, a mio giudizio, non è un film sulla morte.
Eastwood della morte sa moltissimo, e sa come metterla in scena: se pensiamo all'espressione di Sean Penn in Mystic River (la scena in cui viene tenuto dai poliziotti), alla tensione che crea la stanza dell'ospedale in Million dollar baby, e alla stessa morte dell'attore/regista di Gran Torino, ci accorgiamo che in quei film abbiamo pianto, sofferto, patito.
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Basta così poco per essere sempre il miglior regista? Siamo talmente abituati a suoi capolavori che ci accontentiamo di poco? Me lo chiedo perchè in molti parlano di emozioni forti, di commozione inarrestabile, di poesia. Ma non c'è niente di tutto questo in Hereafter. E questo perchè, a mio giudizio, non è un film sulla morte.
Eastwood della morte sa moltissimo, e sa come metterla in scena: se pensiamo all'espressione di Sean Penn in Mystic River (la scena in cui viene tenuto dai poliziotti), alla tensione che crea la stanza dell'ospedale in Million dollar baby, e alla stessa morte dell'attore/regista di Gran Torino, ci accorgiamo che in quei film abbiamo pianto, sofferto, patito. Allora sembra impossibile che in un film interamente sulla morte e sull'aldilà le emozioni passino così in sordina.
Per non parlare di momenti del film piuttosto bizzarri, a volte quasi ridicoli: la scena in cui il bambino riabbraccia la madre o l'immaginazione del sensitivo di baciare la ragazza, sarebbero demolite dalla critica se non fossero fatte da Eastwood.
Ma credo che queste mancanze siano piuttosto rivelatrici di qualcosa di magnifico. Se questo film non fosse sulla morte, ma fosse solamente ambientato in un'atmosfera in cui la morte è molto presente?Allora bisognerebbe rivedere tutto il film in ottica diversa.
Provate a immaginare che il film parli del FUTURO. E' per tutti i personaggi del film qualcosa di incerto, drammaticamente a rischio, che porta un disagio forte dentro se stessi, ma altrettanto debole in ciò che si mostra agli altri: e allora per questo le emozioni trasmesse dal film non sono potenti, ma volutamente accompagnano delicatamente la storia di tutti i personaggi.
Magicamente tutto sembra avere più senso: il pianto della ragazza incontrata al corso di cucina non è dovuto alla morte, ma ad un trauma subito in precedenza e mai del tutto superato (forse superato proprio grazie a questo pianto liberatorio). E ancora un personaggio che compare per pochi secondi, il precedente figlio adottivo della coppia che ospita il ragazzino: rappresenta il futuro (il superamento del tauma del ragazzino che perde il fratello).
I tre protagonisti vanno quindi visti come persone che non sanno nulla del proprio futuro, e che hanno paura di non farcela, di rimanere soli: non a causa della morte, ma a causa della vita, di ciò che hanno attorno,di cui non si sentono parte.
Allora per me sta qui la grandezza del film e di Clint Eastwood: creare un sottotesto in un film che sembrerebbe già completo così, e dare a noi spettatori, che poco sappiamo sul nostro futuro (specialmente in questi tempi), una consolazione e una speranza: che non ci sono vicoli ciechi, e che è sempre possibile rialzarsi.
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