pinodeluca
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martedì 25 gennaio 2011
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hereafter: non preoccupiamoci dell'aldilà
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Al termine della proiezione la sala rimane muta: pochi si alzano eppure lo schermo è buio; non ci sono titoli di coda particolari da leggere o colonne sonore da individuare. A luci accese sembra che ognuno non si preoccupi minimamente dell'altro, del vicino di posto o di alcunchè. Tutti rimangono assorti a pensare.
Il mitico Clint questa volta lascia lo spettatore rinchiuso nei propri pensieri: ma gli stessi che aveva prima della visione del film. Adesso però sembrano ritornare alla mente tanti fili logici dipersi, tante recriminazioni inutili, tanto rammarico inutilmente sprecato. Anche l'angoscia o il dolore per i nostri cari defunti sembrano acuisire una nuova luce.
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Al termine della proiezione la sala rimane muta: pochi si alzano eppure lo schermo è buio; non ci sono titoli di coda particolari da leggere o colonne sonore da individuare. A luci accese sembra che ognuno non si preoccupi minimamente dell'altro, del vicino di posto o di alcunchè. Tutti rimangono assorti a pensare.
Il mitico Clint questa volta lascia lo spettatore rinchiuso nei propri pensieri: ma gli stessi che aveva prima della visione del film. Adesso però sembrano ritornare alla mente tanti fili logici dipersi, tante recriminazioni inutili, tanto rammarico inutilmente sprecato. Anche l'angoscia o il dolore per i nostri cari defunti sembrano acuisire una nuova luce. Tutto può apparire chiaro se abbiamo la consapevolezza che l'aldilà non appartiene al mondo di tutti i giorni, al mondo dei viventi. E' proprio un'altra dimensione che possiamo forse intravedere in alcuni momenti bordeline. E l'unico conforto che garantisce il film è quello di sapere che nessuno tra i defunti sta peggio che in vita. Sono le nostre occupazioni, preoccupazioni, gioie e dolori di tutti i giorni che ci devono preoccupare più che il pensiero di chi ci ha lasciato, di chi non c'è più. E poi, sono gli stessi defunti che preferiscono essere lasciati, è il caso di dire, in pace. Solo attraverso la piena consapevolezza dello scorrere e del trascorrere del tempo che abbiamo a disposizione su questa terra (comunque e qualunque cosa si faccia o si pensi), solo attraverso la deizione alle cose che più amiamo in questa vita riusciremo ad onorare al meglio anche la memoria di chia ci ha preceduti.
Onore al piccolo attore G. McLaren: un esempio perfetto di caratterizzazione di personalità al limite dell'autismo, sempre commovente anche nei silenzi e nel dolore dell'espressività malinconica. Nell'unica battuta comica si sente solo la voce al telefono.
Matt Demon, troppo inespressivo per essere un sensistivo.
Bryce bellissima, peccato non sia protagonista. De France assurda nella parte di una giornalista che non racconta esperienze tanto sconvolgente come uno tsunami vissuto in prima persona...
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marce84
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domenica 6 febbraio 2011
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eastwood a metà
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L’ultimo film di Clint Eastwood non è un capolavoro, come ci aveva abituato ultimamente il regista premio oscar per “Gli spietati” e per “Million dollar baby”, con gli splendidi “Changeling” e “Gran Torino” e, se vogliamo, per certi versi anche con l’epico “Invictus”. Tuttavia, la materia trattata in questo caso era piuttosto spinosa: si parla di morte, di aldilà, di soprannaturale ed il rischio che venisse fuori un film senza capo né coda era alto. Hereafter, invece, grazie ancora una volta alla magnifica regia, si tiene in costante tensione, senza particolari cadute e senza troppi voli pindarici, che l’avrebbero fatto cadere nel patetico.
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L’ultimo film di Clint Eastwood non è un capolavoro, come ci aveva abituato ultimamente il regista premio oscar per “Gli spietati” e per “Million dollar baby”, con gli splendidi “Changeling” e “Gran Torino” e, se vogliamo, per certi versi anche con l’epico “Invictus”. Tuttavia, la materia trattata in questo caso era piuttosto spinosa: si parla di morte, di aldilà, di soprannaturale ed il rischio che venisse fuori un film senza capo né coda era alto. Hereafter, invece, grazie ancora una volta alla magnifica regia, si tiene in costante tensione, senza particolari cadute e senza troppi voli pindarici, che l’avrebbero fatto cadere nel patetico.
Si parla di morte, di aldilà, ma quello che più interessa a Eastwood non è dare delle risposte, bensì capire come questa esperienza, il contatto con il soprannaturale e con la morte, influenzi la vita delle persone. La risposta che cerca Eastwood non è tanto di ammettere la possibilità di una vita dopo la morte, ma come si può andare avanti, come si può continuare a vivere dopo avere avuto a che fare con la morte. E il contatto con essa, nei tre episodi, è particolarmente vicino, forte e destabilizzante. Il più grosso motore che muove la storia non è cercare delle risposte, questa è solamente l’impressione a prima vista, ma piuttosto riuscire a superare questa esperienza, ad essere come tutti gli altri. I personaggi del film vogliono essere compresi, amati, rompere questa barriera con il resto del mondo che li costringe alla solitudine e all’incomprensione. Non è un caso che il film si concluda con un bellissimo messaggio di speranza, messo in risalto da una incongruenza: se fino a quel momento il personaggio di Matt Damon vedeva cose passate, entrava nel passato di una persona, qui il sensitivo si immagina il futuro, un bellissimo bacio romantico con un altro individuo che, come lui, ha patito il peso di questa esperienza di “non vita”. Analizzando i tre episodi, il più riuscito sembra essere quello con protagonista proprio Matt Damon, autore di una interpretazione memorabile, caratterizzata da sofferenza, da voglia di riscatto, da consapevolezza di diversità nei confronti del resto della società, da claustrofobia e solitudine. Memorabili le scene con la ragazza incontrata al corso di cucina, che mandano un forte messaggio di inadeguatezza e di impossibilità di riscatto e di raggiungere la serenità. Parte bene anche l’episodio dei due gemelli con madre tossicodipendente, che cercano di riscattarsi da una situazione di forte degrado, ma poi la storia prosegue con troppe immagini già viste e tutto diventa troppo prevedibile e stereotipato. Una menzione particolare merita l’inizio del film con una sublime rappresentazione dello Tsunami indonesiano, grazie a straordinari effetti speciali, insoliti nei film di Eastwood: ma quei primi 10 minuti sono davvero uno spettacolo nel rappresentare la situazione di “quasi morte” della protagonista. Poi però proprio quell’episodio sembra il più debole dei tre, solamente abbozzato e poco approfondito. Insomma, Hereafter è ancora una volta una testimonianza della bravura registica di Clint Eastwood, tuttavia la storia, seppur difficile e problematica da trattare, lascia una sensazione di incompiuto, a volte sembra tutto troppo prevedibile e il film non spiazza, non colpisce al cuore, forse perché tutto si incastra in modo così troppo perfetto. Potremmo definirlo un Eastwood a metà. VOTO 6.5
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sono il signor wolf
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giovedì 17 febbraio 2011
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un buddha di nome clint
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ragazzi ho appena finito di vedere il film,e come ogni film di clint,non vedo l'ora di rivederlo.un capolavoro dietro l'altro.forse un pò lento vero ,ma le lecrime e i brividi non mancano mai,riesce sempre a colpirmi nel punto piu profondo.
come al solito ,mai una parola in piu o in meno,niente eccessi ,niente di 'hollywodiano'solo la vita cosi com è,in maniera essenziale e profondissima allo stesso tempo.d'altronde la vita vera è al di là delle parole e clint lo sa benissimo.
3 persone di età sesso e in circostanze diverse in posti diversi del mondo vengono sconvolti dalla morte.le loro vite ne vengono influenzate profondamente ,ma in maniera diversa,
marie ne è affascinata,george cerca di scapparne e il ragazzino piu che altro la vive in relazione alla perdita del fratello.
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ragazzi ho appena finito di vedere il film,e come ogni film di clint,non vedo l'ora di rivederlo.un capolavoro dietro l'altro.forse un pò lento vero ,ma le lecrime e i brividi non mancano mai,riesce sempre a colpirmi nel punto piu profondo.
come al solito ,mai una parola in piu o in meno,niente eccessi ,niente di 'hollywodiano'solo la vita cosi com è,in maniera essenziale e profondissima allo stesso tempo.d'altronde la vita vera è al di là delle parole e clint lo sa benissimo.
3 persone di età sesso e in circostanze diverse in posti diversi del mondo vengono sconvolti dalla morte.le loro vite ne vengono influenzate profondamente ,ma in maniera diversa,
marie ne è affascinata,george cerca di scapparne e il ragazzino piu che altro la vive in relazione alla perdita del fratello.
raramente pensiamo alla morte ,riflettiamo su di essa in maniera approfondita ,clint in questo film lo fa ,forse anche per l'età,e lo fà senza nessun elemento precostituito rispetto allo svolgimento della storia.non parla di religioni,non parla di sue eventuali idee si limita a raccontare con delicatezza e grazia ,il suo stile inconfondibile,le storie di 3 persone ,ognuno delle quali sceglie di compiere un percorso diverso rispetto ad essa.
la scena maggiormente significativa?forse quando il ragazzino chiama george per dirgli dove alloggia marie aiutandolo così a superare le proprie paure e rimettersi in 'vita'dopo che george stesso aveva aiutato il piccolo mettendolo in contatto con il fratellino morto.
vita e morte che si uniscono insieme ,2 opposti che in realtà completano uno stesso cerchio.
GRAZIE CLINT per le emozioni che mi regali
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vipera gentile
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lunedì 21 febbraio 2011
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il paradiso
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Molto bello l'argomento che sicuramente è sentito da tutti. Mi ha colpito la visione di Paradiso descritto come "fico" dal gemello deceduto e visto da Marie come un ambiente candito, con delle figure immobili; a tutta prima l'avevo scambiato con l'ospedale. Credo che il regista avrebbe potuto rappresentarlo meglio. Centrati i personaggi, deliziosa la giornalista.
Discreto.
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karmaelo
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mercoledì 4 maggio 2011
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amor vincit omia....
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Clint Eastwood continua a commuovere il pubblico con un film profondo che affronta il tema della morte. Amore e Morte, Eros e Thanotos sono i veri protagonisti di questo lungometraggio che alternandosi ne definiscono i toni. Due terribili eventi degli ultimi anni vengono vissuti dai personaggi (tsunami e attacchi a king's cross) le cui vite si incrociano per giungere assieme alla risposta: Amor vincit omnia, l'amore vince tutto, anche la morte....
Bravissimo il regista nel bilanciare sapientemente la storia fino alla fine e nell'uso degli effetti speciali
Bravo Matt Damon che grazie a ruoli come questo acquista semprè più credibilità scrollandosi l'immagine di belloccio hollywoodiano
Brava anche se poco presente Bryce Dalla
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Clint Eastwood continua a commuovere il pubblico con un film profondo che affronta il tema della morte. Amore e Morte, Eros e Thanotos sono i veri protagonisti di questo lungometraggio che alternandosi ne definiscono i toni. Due terribili eventi degli ultimi anni vengono vissuti dai personaggi (tsunami e attacchi a king's cross) le cui vite si incrociano per giungere assieme alla risposta: Amor vincit omnia, l'amore vince tutto, anche la morte....
Bravissimo il regista nel bilanciare sapientemente la storia fino alla fine e nell'uso degli effetti speciali
Bravo Matt Damon che grazie a ruoli come questo acquista semprè più credibilità scrollandosi l'immagine di belloccio hollywoodiano
Brava anche se poco presente Bryce Dallas Howard (ho un debole dopo The Village può fare quelloo che vuole sarà sempre fantastica!!)
Ma la vera rivelazione è Cecile de France che con questa interpretazione si è assicurata la fama oltreoceano
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brucemyhero
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lunedì 6 giugno 2011
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hereafter
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Una premessa: "un film di Cleant Eastwood, inteso come regista anche di se stesso.., ma non è questo il caso, è sempre da guardare con tanta attenzione".
Il film che non ti aspetti, questo è Eastwood. Una voce fuori dal coro che produce e dirige, cercando di mettere a fuoco situazioni sempre molto umane, col suo modo di interrogarsi. A prescindere da cosa piace o no allo spettatore. Un bel testone, nel senso buono del termine ovviamente. E allora o lo ami o lo detesti, perchè i suoi ritmi sono anomali, come lo è la narrazione. Il film in questione parte con una incredibile, quanto sorprendente rappresentazione dello tsunami che colpì le isole della Thailandia, provocando oltre 200.
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Una premessa: "un film di Cleant Eastwood, inteso come regista anche di se stesso.., ma non è questo il caso, è sempre da guardare con tanta attenzione".
Il film che non ti aspetti, questo è Eastwood. Una voce fuori dal coro che produce e dirige, cercando di mettere a fuoco situazioni sempre molto umane, col suo modo di interrogarsi. A prescindere da cosa piace o no allo spettatore. Un bel testone, nel senso buono del termine ovviamente. E allora o lo ami o lo detesti, perchè i suoi ritmi sono anomali, come lo è la narrazione. Il film in questione parte con una incredibile, quanto sorprendente rappresentazione dello tsunami che colpì le isole della Thailandia, provocando oltre 200.000 vittime. Questo è solo lo spunto di partenza che farebbe presupporre "altro". E invece tutto cala 'apparentemente' un pò troppo. Ma è quando i film finiscono che si tirano le somme, e tra tante produzioni sul tema, sinceramente realizzate con più piglio e spettacolo, ti sorprendi, perchè ti resta qualcosa in più seppure di spettacolo ve ne sia stato meno. Un bel tipo "quest'uomo" mi verrebbe da dire, a cui non mancano una grande dose di sensibilità e capacità introspettiva. "Se amate gli effetti e le solite cose, non fa per voi" firmato; Clint Eastwood.
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dandy
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sabato 29 settembre 2018
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l'aldilà secondo eastwood.
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Eastwood affronta l'ennesimo tema scomodo e gira l'ennesimo film magnifico.Se da un lato è vero che la morale non è certo nuova(bisogna trovare la forza di continuare e cercare sempre il meglio) e che i personaggi non vengono mai messi in dubbio,lo svolgimento è sempre sobrio,mai pietistico nè ricattatorio.Eastwood affronta le vicende dei tre protagonisti analizzandone ogni sfaccettatura,senza temere situazioni dolorose(la fine del rapporto tra George e Melaie,l'incidente di Jason)ed evita inutili spettacolarizzazioni delle parantesi paranormali.Riuscendo inoltre,usando due delle peggiori tragedie di inizio millennio,a far riflettere su temi abusati quali l'irruzione del caso nella vita quotidiana,la determinazione nel seguire le proprie scelte,l'importanza dei propri sentimenti.
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Eastwood affronta l'ennesimo tema scomodo e gira l'ennesimo film magnifico.Se da un lato è vero che la morale non è certo nuova(bisogna trovare la forza di continuare e cercare sempre il meglio) e che i personaggi non vengono mai messi in dubbio,lo svolgimento è sempre sobrio,mai pietistico nè ricattatorio.Eastwood affronta le vicende dei tre protagonisti analizzandone ogni sfaccettatura,senza temere situazioni dolorose(la fine del rapporto tra George e Melaie,l'incidente di Jason)ed evita inutili spettacolarizzazioni delle parantesi paranormali.Riuscendo inoltre,usando due delle peggiori tragedie di inizio millennio,a far riflettere su temi abusati quali l'irruzione del caso nella vita quotidiana,la determinazione nel seguire le proprie scelte,l'importanza dei propri sentimenti.Un film meraviglioso,che però potrebbe non piacere subito a chi conosce i precendenti film del regista.Sceneggiatura di Peter Morgan.Nomination agli Oscar per gli effetti speciali.Le scene dello tsunami e dell'attentato a Londra del 7/7/2005 sono straordinarie per come si differenziano.La prima usa il digitale nel modo migliore,e la mancanza di musica evita l'effetto blockbuster.La seconda riesce ad evocare col minimo indispensabile l'inconcepibilità dell'orrore umano.
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elibook
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domenica 30 settembre 2018
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hereafter.
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Incredibilmente bello, profondo, ben fatto non gli trovo un difetto. Potente con delicatezza, solleva interrogativi che travalicano il mero sondare l'aldila', per scendere oltre dentro il profondo dell'anima. Magistrale la regia e sceneggiatura, un mondo irraggiungibile che si concede solo a pochissimi, e in cui Clint e' a pieno titolo uno di questi. Ognuna delle tre storie potrebbe se sviluppata, essere un bel film. Ma il connubio da vita a qualcosa di inpensabile, di facile ricezione incanta, stupisce, addolora. Il triangolo perfetto che si chiude mettendo fine alla sofferenza, o almeno ne smorza gli effetti devastanti. Ho letto sopra qualche abbozzo di critica, che regge quanto il tempo per leggerla e niente piu'.
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Incredibilmente bello, profondo, ben fatto non gli trovo un difetto. Potente con delicatezza, solleva interrogativi che travalicano il mero sondare l'aldila', per scendere oltre dentro il profondo dell'anima. Magistrale la regia e sceneggiatura, un mondo irraggiungibile che si concede solo a pochissimi, e in cui Clint e' a pieno titolo uno di questi. Ognuna delle tre storie potrebbe se sviluppata, essere un bel film. Ma il connubio da vita a qualcosa di inpensabile, di facile ricezione incanta, stupisce, addolora. Il triangolo perfetto che si chiude mettendo fine alla sofferenza, o almeno ne smorza gli effetti devastanti. Ho letto sopra qualche abbozzo di critica, che regge quanto il tempo per leggerla e niente piu'. Ai tempi di Callagan .., siate sinceri, quanti avrebbero immaginato che dietro quel bel ghigno potesse esserci tanta sensibilita' e maestria .. Ladies and gentlemen, Clint Eastwood.
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inesperto
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sabato 15 dicembre 2018
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soft
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Tre storie che convergono, il tema dell'aldilà che le accomuna. Per quanto non si giunga ad una conclusione concettuale, lasciando aperte le problematiche sul dopo morte alla soggettiva interpretazione di ciascuno, e nonostante il film non si prefigga di raggiungere un fine quale che sia, quest'opera di Clint Eastwood si lascia piacevolmente seguire. La calma che permea la trama non è noia e le vicende, ancorchè prive di grossi slanci emozionali, si rivelano comunque toccanti perchè i personaggi entrano in punta di piedi in una materia la cui difficoltà d'inquadramento è ovvia. La visione è sicuramente consigliata.
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roga.g
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giovedì 6 gennaio 2011
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80 anni per un altro capolavoro
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La vita è fato o scelte individuali , si può guidare il destino o quello che deve accadere è già scritto ?. Clint si pone non solo la domanda "cosa c'è dopo? " ma anche quella se i nostri percorsi sono tracciati o liberi di essre percorsi in base alle nostre scelte . La scena del cappellino che cadendo salva la vita del ragazzo è l'emblema di queste domande. Clint confeziona un gioiello di opera , con qualche leggera sbavatura, ma in questo momento rasenta la perfezione peri come devono essere fatti i film . Domande sospese a cui ognuno di noi deve dare soluzione. La sofferenza che tempra gli animi e che rende il nostro compito su questa terra produttivo.
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La vita è fato o scelte individuali , si può guidare il destino o quello che deve accadere è già scritto ?. Clint si pone non solo la domanda "cosa c'è dopo? " ma anche quella se i nostri percorsi sono tracciati o liberi di essre percorsi in base alle nostre scelte . La scena del cappellino che cadendo salva la vita del ragazzo è l'emblema di queste domande. Clint confeziona un gioiello di opera , con qualche leggera sbavatura, ma in questo momento rasenta la perfezione peri come devono essere fatti i film . Domande sospese a cui ognuno di noi deve dare soluzione. La sofferenza che tempra gli animi e che rende il nostro compito su questa terra produttivo. Si vive per progradire spiritualmente , nel bene e nel male. Amore e sofferenza , felicità e disperazione, in questo capolavoro di opera. Ad maiora
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