andrea1967
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giovedì 13 gennaio 2011
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film profondo, riflessivo, pienamente eastwoodiano
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Hereafter è un film profondo, riflessivo, pienamente eastwoodiano. Ricordo Eastwood in una vecchia intervista:“fondamentalmente realizzo delle storie per me, compatibili con il fatto che non amo i cinema vuoti”. Alla luce di questa interpretazione autentica non si dovrebbe mai dimenticare che Eastwood è un uomo adulto; poco interessato a solleticare il botteghino esibendo acrobazie Ninja (rivolgersi a Tarantino) o comunità di benestanti annoiati (Allen), o spacciando allucinazioni (Lynch). Come esiste una letteratura per i ventenni (Hemingway) e una per la maturità (Tolstoj), esiste il cinema di Eastwood, che non può essere compreso con strumenti adolescenziali, quando manca il vissuto che ne costituisce la base elaborativa.
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Hereafter è un film profondo, riflessivo, pienamente eastwoodiano. Ricordo Eastwood in una vecchia intervista:“fondamentalmente realizzo delle storie per me, compatibili con il fatto che non amo i cinema vuoti”. Alla luce di questa interpretazione autentica non si dovrebbe mai dimenticare che Eastwood è un uomo adulto; poco interessato a solleticare il botteghino esibendo acrobazie Ninja (rivolgersi a Tarantino) o comunità di benestanti annoiati (Allen), o spacciando allucinazioni (Lynch). Come esiste una letteratura per i ventenni (Hemingway) e una per la maturità (Tolstoj), esiste il cinema di Eastwood, che non può essere compreso con strumenti adolescenziali, quando manca il vissuto che ne costituisce la base elaborativa.
Eastwood è un osservatore tanto "in divenire", quanto disinteressato alle mode prevalenti. Ciò lo rende avversato e poco capito sin dall’ispettore Callahan, personaggio già molto complesso. Peccato, perché egli da 40 anni segue fedelmente un filo conduttore; storie di persone che lottano per costruire se stessi al cospetto del fato e di un mondo pauroso e perciò conformista. Il venditore di scarpe che lascia la città per fondare un “wild west show” (Bronco Billy); la lotta interiore di Will Munny, conteso tra la via del duro lavoro e il baratro della violenza; la determinazione di Maggie (Million dollar baby) che si allena giorno e notte per sfuggire ad un piatto destino. Lei non combatte per denaro, ma per una vita piena, per rendersi utile ai suoi cari, per vivere la grandezza dell’affetto di un cane, per scoprire la traduzione di Mo Cùishle.
Anche George, Marie e Marcus volano alto sopra la banalità. George perché costretto, Marcus per questioni biologiche (specialità dei gemelli), Marie perché il destino le ha aperto una porta su una angoscia immensa, che annichilisce ogni quotidianità. Non sono nati “minoranza”, lo diventano perché ora portano un fardello indivisibile. I quesiti che li attanagliano richiedono cammini solitari, liberi dai conformismi. Come quello del fratello di George, che vorrebbe monetizzarne le facoltà, non per avidità, ma solo per carenza empatica e per strabismo culturale. Quello della TV, che accoglie ciarlatani di ogni confessione, purchè truffino entro “le regole”; ma non tollera la parola “morte”, perchè deprime i consumi. Quello dell’assistenza sociale inglese, che si avvale di protocolli e funzionari inappuntabili, ma incapaci di fermarsi un istante a relazionarsi con Marcus nella sua individualità.
E per una volta, nella roulette del caso, la disperata difesa dei protagonisti viene premiata. Non trovano le risposte, ma ognuno trova un lembo di terraferma: dei rapporti umani nuovi sui quali costruire un futuro in questo mondo. Hereafter è un nuovo, delicatissimo posarsi della farfalla Eastwood nella cristalleria della filosofia morale. I suoi protagonisti non hanno patria né sesso, sono solo adulti veri: dirty Harry sorride carico di tenerezza (dura un fotogramma) verso un collega onesto; Robert Kincaid non mangia carne, perché sa quanta sofferenza essa nasconde. Il folk singer di Honkytonk man sacrifica la sua vita solo per non essere vissuto invano. In Herafter c’è tutto, perfino lo spettatore entrato in sala per vedere un videoclip di bellocci con laurea in astrofisica e superpoteri. E’ la ragazza del corso di cucina. Piena di formicolio new age insiste perché George la osservi nel profondo; ma nel profondo ci si annega. Quanto poi alle perentorie certezze sulla morte che il film non da, si dice che “l'intelligente sa poco e l'imbecille sa tutto”. E su Clint, lo conferma la modestia che mostra nelle interviste, ci sono ben pochi dubbi.
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laulilla
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sabato 15 gennaio 2011
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la vita qui e ora
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Non ero molto attratta da questo film: molto ne avevo letto e mi ero convinta che non fosse fatto per me. Da tempo, per esperienza ahimé, ero persuasa che elaborare un lutto significasse fondamentalmente riuscire a superare la nostra dipendenza dalla persona defunta. Chi abbia visto morire persone care e abbia provato, a un certo punto sollievo nel liberarsi di oggetti, che, pur sacri alla memoria, erano in grado di bloccare con la loro presenza l'urgenza di tornare a vivere, avrà immediatamente compreso la scena, atroce, ma di grandissima pregnanza metaforica, del piccolo Marcos, sopravvissuto al proprio gemello Jason, che si libera, malvolentieri, del berretto che era appartenuto al fratellino.
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Non ero molto attratta da questo film: molto ne avevo letto e mi ero convinta che non fosse fatto per me. Da tempo, per esperienza ahimé, ero persuasa che elaborare un lutto significasse fondamentalmente riuscire a superare la nostra dipendenza dalla persona defunta. Chi abbia visto morire persone care e abbia provato, a un certo punto sollievo nel liberarsi di oggetti, che, pur sacri alla memoria, erano in grado di bloccare con la loro presenza l'urgenza di tornare a vivere, avrà immediatamente compreso la scena, atroce, ma di grandissima pregnanza metaforica, del piccolo Marcos, sopravvissuto al proprio gemello Jason, che si libera, malvolentieri, del berretto che era appartenuto al fratellino. Forse, non si può chiedere a chi non ha ancora avuto esperienza di queste cose, di comprenderle, ma certo questa scena, a mio avviso, contiene la chiave interpretativa dell'intero film. C'è anche un'altra scena, per me straordinaria e memorabile che ci aiuta a capire il film: gli allievi del corso di cucina possono gustare, solo bendati, gli ingredienti di certi piatti. La benda, l'oscurità che si deve produrre per apprezzare appieno la bontà e il gusto delle cose, non è che un invito a evitare di voler conoscere ciò che ci può rovinare la vita: chi, incautamente, prova a farlo, ne porterà le amare conseguenze, perché, in questo caso, si tratta di un sapere regressivo e subalterno. Certo, la visione che complessivamente emerge dal film non è ottimistica, né consolante: la vita, che è soggetta a rischi inimmaginabili e del tutto casuali, va vissuta e goduta sapendo che si tratta di una brevissima esperienza irripetibile al termine della quale non sappiamo né se esisterà qualche cosa, né se quelle che sono universalmente considerate visioni pre- morte possano in qualche misura promettere alcunché di plausibile o di reale. Non sappiamo nulla, questo è il vero problema, e perciò dobbiamo trovare il coraggio di assaggiare al buio le esperienze dolci, amare, sapide, insipide che la vita ci presenterà; il resto è malattia e morbosa curiosità: il "dono" del giovane George, che potrebbe essere una miniera di guadagno per lui, nasce da una malattia, provocata da un intervento umano, che avrebbe dovuto riportare il giovane in salute e anche questo, secondo me ha un significato evidentemente metaforico. Che poi i protagonisti del film confluiscano tutti insieme a Londra, alla presentazione del libro di Marie, e che quindi si trovino lì spinti, con motivazioni diverse, da un interesse comune, non credo costituisca un importante oggetto di indagine e di riflessione: è certo che, se i tre vorranno continuare a vivere dovranno pensare al loro futuro qui e ora, non "dopo", perché il dopo, comunque si presenterà, non ha nulla davvero da comunicare ai vivi. I sensitivi non sono buoni o cattivi, sono per lo più avidi sfruttatori del bisogno di consolazione di chi non ha il coraggio di vivere; George non lo farà, perché sa che dal dolore altrui non può nascere il gusto della vita; Marcos neppure, perché ha capito e alla fine ha ritrovato la madre; si spera che anche Marie rinunci alle sue indagini, per riuscire anche lei, finalmente a vivere serenamente la sua esistenza. Il film è bello, benissimo raccontato, pulito e classico nelle immagini, sufficientemente teso per mantenere viva l'attenzione e anche la commozione degli spettatori. Gli attori sono tutti molto bravi e diretti con mano fermissima (ma occorre dirlo?) da un Eastwood, più giovane che mai.
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cannabbal
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sabato 15 gennaio 2011
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un film che esplora la vita dopo la morte
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Dopo il poco convincente Invictus, Clint Eastwood e la star Matt Damon ci riprovano con Hereafter, un melodramma soprannaturale scritto da Peter Morgan e prodotto da Steven Spielberg. Un film ben confezionato con una trama che riesce a bilanciare attentamente l’ossessione della morte per l'umanità con la speranza nel “Hereafter” (l’aldilà). Il regista di Mystic River, con il suo stile indiscusso, riesce, senza mai smarrirsi, a condurre lo spettatore in un viaggio che si snoda verso la luce. Potrebbe essere una delusione per chi si aspetta un tradizionale film costruito sulla scia del Sesto Senso ma accontenterà l’altra parte di pubblico che si aspetta un film riflessivo con dei personaggi ben delineati
Il film è strutturato in tre storie ambientate in diversi paesi che finiscono per intersecarsi portando i protagonisti di ogni una a incontrarsi e aiutarsi per trovare le risposte che cercano da tempo.
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Dopo il poco convincente Invictus, Clint Eastwood e la star Matt Damon ci riprovano con Hereafter, un melodramma soprannaturale scritto da Peter Morgan e prodotto da Steven Spielberg. Un film ben confezionato con una trama che riesce a bilanciare attentamente l’ossessione della morte per l'umanità con la speranza nel “Hereafter” (l’aldilà). Il regista di Mystic River, con il suo stile indiscusso, riesce, senza mai smarrirsi, a condurre lo spettatore in un viaggio che si snoda verso la luce. Potrebbe essere una delusione per chi si aspetta un tradizionale film costruito sulla scia del Sesto Senso ma accontenterà l’altra parte di pubblico che si aspetta un film riflessivo con dei personaggi ben delineati
Il film è strutturato in tre storie ambientate in diversi paesi che finiscono per intersecarsi portando i protagonisti di ogni una a incontrarsi e aiutarsi per trovare le risposte che cercano da tempo. Il film si apre con la sequenza - che non ha nulla da invidiare a quelle realizzate da Roland Emmerich - di un disastro naturale in cui sopravvive la giornalista francese Marie (Cecile de France) che comincia a riflettere sulla sua esperienza pre-morte mentre vive una dualità tra il suo fidanzato e il suo editore.Nella seconda storia troviamo George (Damon), un operaio di San Francisco, appassionato dei romanzi di Charles Dickens e della cucina italianache vive una specie di "maledizione", quella di mettere in contatto i vivi con i loro cari perduti, mentre si sforza di creare una relazione romantica con una donna (Bryce Dallas Howard). La trama della terza parte si svolge a Londra, e vede il giovane Marcus che, dopo la morte di suo fratello gemello Jason, deve far fronte a una mamma tossicodipendente.
Una buona prestazione per Matt Damon, differentemente dalla sua collega belga Cecile de France, che appare molto concentrato, come lo fu in The Departed, dimostrando di trovarsi più suo agio nei panni di un vegente che in quelli di una stella del rugby sudafricano. Inoltre convincono buona anche la presenza dei fratelli McLaren, dimostrando che, come accadde in Changeling, Eastwood con la sua persuasione sa trarre delle buone performance anche dagli attori più giovani.
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farne
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lunedì 17 gennaio 2011
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hereafter...
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Sarà stato l'ottantesimo compleanno a far decidere a Clint Eastwood di toccare un tema come l'aldilà o sarà stata voglia di stupire di essere sempre originale e fuori dagli schemi ma il regista compie l'ennesimo capolavoro. Il ritmo del film è il solito apparentemente lento ma è denso di particolari, è come leggere bel un libro. La morte,o meglio la vita dopo la morte, viene toccata con enorme rispetto e senza giudizi religiosi che potevano esser facilmente coinvolti e ne restano fuori. Nel film la protagonista è l'anima dell'uomo e la sua immortalità.
Chi crede di andare al cinema per vivere emozioni forti fatte da fantasmi o "morti viventi" che compaiono dal nulla può cambiare tranquillamente sala ma, chi vuol vedere una storia che lascia dentro un qualcosa, un pensiero, un interrogativo.
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Sarà stato l'ottantesimo compleanno a far decidere a Clint Eastwood di toccare un tema come l'aldilà o sarà stata voglia di stupire di essere sempre originale e fuori dagli schemi ma il regista compie l'ennesimo capolavoro. Il ritmo del film è il solito apparentemente lento ma è denso di particolari, è come leggere bel un libro. La morte,o meglio la vita dopo la morte, viene toccata con enorme rispetto e senza giudizi religiosi che potevano esser facilmente coinvolti e ne restano fuori. Nel film la protagonista è l'anima dell'uomo e la sua immortalità.
Chi crede di andare al cinema per vivere emozioni forti fatte da fantasmi o "morti viventi" che compaiono dal nulla può cambiare tranquillamente sala ma, chi vuol vedere una storia che lascia dentro un qualcosa, un pensiero, un interrogativo...questo è il film giusto.
Prezzo pieno del biglietto.
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gianluca bazzon
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mercoledì 15 giugno 2011
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clint e la morte
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Clint Eastwood non è più un giovanotto e coerentemente con i problemi della sua età, si mette a riflettere, o semplicemente a raccontare, della morte.
La morte può essere un problema di rilevanza politica e lo si era visto in un suo precedente film, “Million dollar baby”.
In questo caso prova a congetturare l'esistenza dell'aldilà.
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Clint Eastwood non è più un giovanotto e coerentemente con i problemi della sua età, si mette a riflettere, o semplicemente a raccontare, della morte.
La morte può essere un problema di rilevanza politica e lo si era visto in un suo precedente film, “Million dollar baby”.
In questo caso prova a congetturare l'esistenza dell'aldilà. Il titolo è una parola composta inglese che, a ben guardare, letteralmente significa qui-dopo. In effetti della morte non possiamo che parlarne qui e ora e l'aldilà non è pensabile se non nell'aldiquà, cioè nella contingenza, pur ammettendo, con tutta la fede possibile, una trascendenza.
Clint Eastwood non scivola nel dogmatismo parlando di un argomento che è un vero e proprio tabù della nostra civiltà e che lo è nella misura in cui non si ha nessuna conoscenza scientificamente provata della cosiddetta vita dopo la morte, e non eminentemente per le emozioni che vi sono collegate: paura, terrore, dolore, sentimento di lutto.
Ma veniamo al film: le storie che disegnano la trama sono tre: c'è Marie Lelay, giornalista e scrittrice di fama parigina che, trovandosi in Valparaiso del Cile viene travolta letteralmente dallo tsunami in una delle sequenze più straordinarie del cinema eastwoodiano: la potenza dell'onda è espressa in tutta la sua forza distruttrice e spettacolarità. La donna viene salvata miracolosamente ma racconterà di essersi trovata in un luogo tra la vita e la morte e di aver avuto delle visioni. Dopo questo fatto, come è ovvio prevedere, non sarà più la stessa, nonostante mantenga tutte le facoltà che aveva in precedenza. È come (di)staccata dalle faccende quotidiane e per questo viene allontanata dal suo impiego e spinta a scrivere un libro di tipo politico (su Mitterrand). Riuscirà invece, non senza problemi, a farsi pubblicare il libro che testimonia la sua esperienza di morte, mancando i propositi politici.
Poi c'è George (Matt Damon), ex sensitivo con un fratello talmente poco sensibile (scusate il gioco di parole) da cercare continuamente di riportarlo alla sua “vocazione”, che per George, più che un dono costituisce una vera condanna, mentre per il fratello significava una fonte di reddito. George vorrebbe una vita normale ma tutti i tentativi per ottenerla (si iscrive ad un corso di cucina da un simpatico chef italiano) sembrano vani.
Infine c'è Markus, ragazzino intelligente e introverso che perde l'inseparabile fratello gemello, Jason, e viene affidato dagli assistenti sociali ad una famiglia adottiva, data l'indigenza della madre, alcolizzata, tossico-dipendente e in lutto per la perdita di un figlio. Markus non si da pace e cerca di ricontattare in ogni modo il fratellino, facendo visita a medium e sensitivi di ogni sorta, senza risultati soddisfacenti.
Alla fiera del libro di Londra le storie dei tre personaggi si intrecciano, per certi versi in maniera indelebile. Il finale scioglie la trama e offre un lieto fine, nonostante Eastwood inserisca un elemento di mistero: il contenuto della lunga lettera che George fa recapitare a Marie nella stanza del suo Hotel londinese rimane ignoto, come ignota e misteriosa rimane la questione dell'aldilà.
Lo scetticismo che colpisce normalmente le persone di fronte a un medium è tenuto ben presente dal regista che riconosce la malafede di certi “ciarlatani”. Ma George, oltre ad essere completamente disinteressato, possiede davvero un potere, quello di entrare in contatto con gli spiriti. E nonostante l'effetto benefico che procura alle persone, George rifiuta questo dono che sente come un peso e come una lontananza dalla vita, dimenticando quanto questo dono costituisca la sua identità. Il nostro regista ci regala un personaggio ai limiti della realtà ma allo stesso tempo buono e lo inserisce in un contesto reale, contornato da eventi storicamente accaduti ( lo tsunami, gli attentati di Londra a Charing Cross ). Non ci è dato sapere se ciò sia la testimonianza di una vera e sincera apertura all'aldilà ( fatto nuovo nel suo cinema ) o se sia una semplice ipotesi spinta dalla ricerca di un senso in un età in cui la morte, o meglio la sua idea, è sempre più minacciosa.
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cinemalife
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venerdì 12 agosto 2011
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un tema conosciuto per clint eastwood
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L’aldilà. È questo il tema su cui ruota l’ultima pellicola da Eastwood diretta e prodotta. E scorrendo la filmografia più recente del grande regista la morte torna sempre, seppur in vesti diverse. Fra i suoi film personalmente visti e indubbiamente più celebri, Mystic river – del 2003 – si interroga sul male delle persone e sui suoi imprevedibili effetti; tre anni più tardi Flags of our fathers e Lettere da Iwo Jima irrompono violentemente con la crudeltà della guerra a testimonianza del fatto che l’odio è più forte del senso della vita; il capolavoro, infine, che ha stupito il mondo intero su ogni piano cinematografico – Million dollar baby – è uno spettacolare connubio senza eguali fra lo sport e i legami affettivi che uniscono persone apparentemente distanti sulla visione della vita e della morte.
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L’aldilà. È questo il tema su cui ruota l’ultima pellicola da Eastwood diretta e prodotta. E scorrendo la filmografia più recente del grande regista la morte torna sempre, seppur in vesti diverse. Fra i suoi film personalmente visti e indubbiamente più celebri, Mystic river – del 2003 – si interroga sul male delle persone e sui suoi imprevedibili effetti; tre anni più tardi Flags of our fathers e Lettere da Iwo Jima irrompono violentemente con la crudeltà della guerra a testimonianza del fatto che l’odio è più forte del senso della vita; il capolavoro, infine, che ha stupito il mondo intero su ogni piano cinematografico – Million dollar baby – è uno spettacolare connubio senza eguali fra lo sport e i legami affettivi che uniscono persone apparentemente distanti sulla visione della vita e della morte.
Hereafter, seppur qualitativamente inferiore rispetto alle pellicole di cui sopra, ma in generale in rapporto ai film cui ci ha abituato Eastwood – citando, fra gli altri, Invictus e Gran Torino – rientra stilisticamente negli schemi del suo regista e narra le vicende parallele di tre persone accomunate dalla loro vicinanza con la morte e del loro casuale incontro.
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lucio
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domenica 25 settembre 2011
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il mistero della vita
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Chi nasce muore. Chi muore rinasce? C'è un'altra vita dopo il trapasso? In tutti i libri di religione e di filosofia sono scritte tre domande a cui ancora nessuno ha dato una risposta definitiva: chi siamo, dove andiamo, quanto ci resta ancora da vivere. I credenti si affidano a Dio. Gli atei si consolano tra di loro facendo finta di essere felici e di non pensarci. In realtà ci pensano tutti, in un modo o nell'altro. E tutti aspettano che dal cielo scenda il Signore dei fedeli e degli scettici per dire, una volta per sempre, cosa ci stiamo a fare su questo strano pianeta. In attesa della venuta celeste l'uomo riflette, ha congizione di sé, raggiunge vette elevate di pensiero, scruta l'infinito, osserva le stelle e si domanda: chi ha creato il Creato? Perchè la Terra è sospesa nello spazio invece di precipitare negli abissi dell'universo? Cosa sono i buchi neri? A tali impossibili domande ha tentato di dare una risposta, con l'ausilio della macchina da presa, un ottantenne americano che di mestiere fa il regista: Clint Eastwood.
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Chi nasce muore. Chi muore rinasce? C'è un'altra vita dopo il trapasso? In tutti i libri di religione e di filosofia sono scritte tre domande a cui ancora nessuno ha dato una risposta definitiva: chi siamo, dove andiamo, quanto ci resta ancora da vivere. I credenti si affidano a Dio. Gli atei si consolano tra di loro facendo finta di essere felici e di non pensarci. In realtà ci pensano tutti, in un modo o nell'altro. E tutti aspettano che dal cielo scenda il Signore dei fedeli e degli scettici per dire, una volta per sempre, cosa ci stiamo a fare su questo strano pianeta. In attesa della venuta celeste l'uomo riflette, ha congizione di sé, raggiunge vette elevate di pensiero, scruta l'infinito, osserva le stelle e si domanda: chi ha creato il Creato? Perchè la Terra è sospesa nello spazio invece di precipitare negli abissi dell'universo? Cosa sono i buchi neri? A tali impossibili domande ha tentato di dare una risposta, con l'ausilio della macchina da presa, un ottantenne americano che di mestiere fa il regista: Clint Eastwood.
Il suo "Hereafter" è un viaggio avventuroso nei luoghi inesplorati dell'aldilà. Un ragazzo vive con angoscia la morte del suo fratello gemello e vuole poter parlare con lui. Una giornalista francese, in vacanza con il fidanzato in Indonesia, viene travolta dalle onde anomale di uno tsunami e vede la morte da vicino. Forse la "tocca" e la "sente" mentre è immersa nel mare che ogni cosa mette a soqquadro. Sopra di lei un orsacchiotto di pezza la guarda (è una scena memorabile, da cineteca) fluttuare in un labirinto di acqua, di ricordi e di sensazioni mai provate prima. In un'altra parte del mondo un giovanotto con delle capacità soprannaturali rinuncia ad esse nel tentativo di vivere come una persona normale. Il caso fa incontrare queste tre persone in Inghilterra in un alternarsi di vicende davvero straordinarie. "Hereafter" è uno di quei film che fanno bene alle mente e al cuore.
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renato c.
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domenica 4 ottobre 2015
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argomento difficile!
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Il bravo Clint Easwood stavolta affronta un argomento difficile: la vita dopo la morte! Lo fa trattando tre persone diverse che alla fine si incontrano: una donna che sopravvive miracolosamente ad uno tsunami, un sensitivo che ha che fare con la morte dei cari dei suoi pazienti e quindi ne condivide dolori e sofferenze, ed un ragazzo che purtroppo ha visto la morte di un fratello gemello investito da un auto! Cosa ci aspetta dopo la morte? E' una domanda, la cui risposta varia a seconda della religione in cui una crede, e dall'educazione ricevuta! Triste però pensare che con la morte del corpo termini completamente l'esistenza! Io, da credente cattolico, sono certo che la vita continui spiritualmente fino alla fine dei tempi, alla risurrezione della carne! Altri credono
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Il bravo Clint Easwood stavolta affronta un argomento difficile: la vita dopo la morte! Lo fa trattando tre persone diverse che alla fine si incontrano: una donna che sopravvive miracolosamente ad uno tsunami, un sensitivo che ha che fare con la morte dei cari dei suoi pazienti e quindi ne condivide dolori e sofferenze, ed un ragazzo che purtroppo ha visto la morte di un fratello gemello investito da un auto! Cosa ci aspetta dopo la morte? E' una domanda, la cui risposta varia a seconda della religione in cui una crede, e dall'educazione ricevuta! Triste però pensare che con la morte del corpo termini completamente l'esistenza! Io, da credente cattolico, sono certo che la vita continui spiritualmente fino alla fine dei tempi, alla risurrezione della carne! Altri credono nella reincarnazione! Altri in altre cose! Certamente penso che tutti, comunque abbiano in fondo al cuore il desiderio di ritrovare i propri cari! Complimenti Clint! Anche come musicista! E complimenti a Matt Damon!
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elibook
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martedì 15 dicembre 2015
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hereafter.
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Cleant Eastwood, vorrei chiedergli dove ha imparato a fare il regista, ma non credo esista una scuola per fenomeni. Clint regista ha quasi piu' mira del 'monco', Mistic river, Potere assoluto!. Gran Torino e The million dollar baby non mi sono piaciuti particolarmente, ma in questo Hereafter riesce a toccare le corde piu' profonde dell'snimo umano. Tre storie che come un triangolo perfetto, hanno in comune l'indicibile. Bellissima Marie', brava, credibile, lo tsunami segna la sua vita costringendola a riflettere su un tema che da sempre crea nell'uomo paura, mistero, bisogno di sperare. Il caso limite di una madre tossica, ma che ha avuto in dono due ragazzini magici.
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Cleant Eastwood, vorrei chiedergli dove ha imparato a fare il regista, ma non credo esista una scuola per fenomeni. Clint regista ha quasi piu' mira del 'monco', Mistic river, Potere assoluto!. Gran Torino e The million dollar baby non mi sono piaciuti particolarmente, ma in questo Hereafter riesce a toccare le corde piu' profonde dell'snimo umano. Tre storie che come un triangolo perfetto, hanno in comune l'indicibile. Bellissima Marie', brava, credibile, lo tsunami segna la sua vita costringendola a riflettere su un tema che da sempre crea nell'uomo paura, mistero, bisogno di sperare. Il caso limite di una madre tossica, ma che ha avuto in dono due ragazzini magici. Bourne e' un ricordo, che lascia il posto ad un Matt maturo, e come sempre bravo. I destini finiranno per incrociarsi pur partendo lontani, in ogni senso. Questo non e' solo cinema, e' la quinta essenza di quest'arte. Stupendo, sembra scritto da una mente che ha realmente vissuto queste tre esperienze, tanto e' fatto bene. Poesia..
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great steven
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mercoledì 25 novembre 2020
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intimista e introspettivo: bersaglio centrato!
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HEREAFTER (USA, 2010) di CLINT EASTWOOD. Interpretato da MATT DAMON, CéCILE DE FRANCE, BRYCE DALLAS HOWARD, FRANKIE MCLAREN, GEORGE MCLAREN, LYNDSEY MARSHAL, DEREK JACOBI, THIERRY NEUVIC, JAY MOHR, RICHARD KIND ● Tra i produttori esecutivi di questo psicodramma figura anche Steven Spielberg, mentre la sceneggiatura è farina del sacco di Peter Morgan, inglese. La storia è ambientata in tre luoghi diversi del mondo in cui agiscono altrettanti personaggi, tutti aventi un rapporto diretto con la morte o la sofferenza. 1.) A San Francisco l’operaio meccanico George Lonegan possiede un dono che lui considera una condanna: tramite il contatto fra le sue mani e quelle di un essere umano che ha subito una grave perdita, riesce a collegarsi con la mente del defunto, leggergli dentro, riportare i suoi pensieri e le sue emozioni; desideroso di abbandonare un passato che, nonostante gli abbia garantito fama e stabilità finanziaria, gli ha anche causato un forte dolore, è però spinto dal fratello Billy a imperversare nella sua attività di sensitivo; 2.
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HEREAFTER (USA, 2010) di CLINT EASTWOOD. Interpretato da MATT DAMON, CéCILE DE FRANCE, BRYCE DALLAS HOWARD, FRANKIE MCLAREN, GEORGE MCLAREN, LYNDSEY MARSHAL, DEREK JACOBI, THIERRY NEUVIC, JAY MOHR, RICHARD KIND ● Tra i produttori esecutivi di questo psicodramma figura anche Steven Spielberg, mentre la sceneggiatura è farina del sacco di Peter Morgan, inglese. La storia è ambientata in tre luoghi diversi del mondo in cui agiscono altrettanti personaggi, tutti aventi un rapporto diretto con la morte o la sofferenza. 1.) A San Francisco l’operaio meccanico George Lonegan possiede un dono che lui considera una condanna: tramite il contatto fra le sue mani e quelle di un essere umano che ha subito una grave perdita, riesce a collegarsi con la mente del defunto, leggergli dentro, riportare i suoi pensieri e le sue emozioni; desideroso di abbandonare un passato che, nonostante gli abbia garantito fama e stabilità finanziaria, gli ha anche causato un forte dolore, è però spinto dal fratello Billy a imperversare nella sua attività di sensitivo; 2.) Durante una vacanza in un’isola del Pacifico, l’influente giornalista della televisione francese Marie Lelay rischia di affogare a causa di un violento tsunami, ma sopravvive; tornata a Parigi, racconta in un libro quei pochi minuti da lei vissuti in bilico fra la vita e la morte nella speranza di ricavarne una storia edificante, ma né il suo editore né i suoi colleghi della redazione la appoggiano. 3.) In un quartiere di Londra, il piccolo e introverso Marcus, figlio di una madre tossicomane, perde in un incidente stradale il fratello gemello Jason, e non si rassegna ad elaborare il lutto; l’affido presso una famiglia estranea al suo nucleo d’origine non serve a nulla, ma un giorno, alla fiera del libro di Londra dove anche Marie si è recata per l’anteprima internazionale del suo volume, incontra George, di cui ha visto un annuncio sul web. E così le loro tre vicende si intrecciano, con esiti sorprendenti. Molti critici, all’inizio dello scorso decennio, vollero vedervi il "capolavoro" di Eastwood, ma io preferisco definirlo il suo miglior film dal 2000 in poi, per la sensibilità, l’originalità, la qualità dello stile, l’attenzione ai dettagli più importanti, la malinconia di fondo riscattata da una positività permeante e la minuziosa descrizione psicologica dei comportamenti. È una pellicola in cui la rodata vecchiaia registica di Eastwood produce i suoi frutti più generosi e squisiti. Il tema dell’aldilà è anche la sua componente più discutibile: mancano il tempo e lo spazio per spiegarlo, analizzandolo. Ma l’idea di partenza di un rapporto umano con la cessazione della vita, scevra da qualsiasi pretesa religiosa o etica, connesso giocoforza al bisogno di fornire un senso al dolore, è il suo motore principale, un’anima creatrice che non perde un colpo in un esame spietato dell’umanità che, di fronte all’incomunicabilità e all’incompatibilità di carattere, statura morale e aspettative fra simili, si rende davvero molto credibile ed efficace. Con una colonna sonora come sempre composta dal suo stesso regista, e sagaci effetti speciali (maestosa la sequenza d’apertura con l’ondata oceanica che travolge e distrugge il villaggio), è un’opera ammirevole anche per le figure di contorno, fra cui spiccano senza dubbio il paziente e fiducioso giornalista di T. Neuvic e la tenera, sensibile frequentatrice del corso culinario di B. Dallas Howard.
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