paolocarburi
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lunedì 10 gennaio 2011
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in sospeso...
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Questa volta no....questa volta il film non si può definire un capolavoro. Clint Eastwood costruisce un film privo di una svolta che riconnetta tutti gli input che vengono lanciati di volta in volta. Tutto il lavoro risulta essere un accavallarsi d'immagini che riguardano tutte le stesso argomento ma che non trovano una sintesi che chiuda il discorso. Per esempio: l'intervento di vari personaggi nella trama durante film risultano effimeri. Sembra quasi che la trama della storia proceda a tastoni nel buio più totale con il risultato sia un finale scontato, per i più buoni, o vuoto di senso, per i più cattivi. Va bene, è vero il tema della morte deve lasciare necessariamente tantissimi interrogativi ma bisognava impegnarsi di più per far si che venisse fuori qualcosa di veramente forte.
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Questa volta no....questa volta il film non si può definire un capolavoro. Clint Eastwood costruisce un film privo di una svolta che riconnetta tutti gli input che vengono lanciati di volta in volta. Tutto il lavoro risulta essere un accavallarsi d'immagini che riguardano tutte le stesso argomento ma che non trovano una sintesi che chiuda il discorso. Per esempio: l'intervento di vari personaggi nella trama durante film risultano effimeri. Sembra quasi che la trama della storia proceda a tastoni nel buio più totale con il risultato sia un finale scontato, per i più buoni, o vuoto di senso, per i più cattivi. Va bene, è vero il tema della morte deve lasciare necessariamente tantissimi interrogativi ma bisognava impegnarsi di più per far si che venisse fuori qualcosa di veramente forte.
Conclusione: Il film vi terrà incollati per tutto il tempo ma non pensiate mai nemmeno un momento che ad un certo punto decolli. 3 stelle per Clint perchè se lui ha sperimentato, io non l'ho capito.
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gabriella
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mercoledì 22 agosto 2012
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esistenze sospese
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Dell'ultimo film di Clint Eastwood è stato detto e scritto tanto, così che alla fine il pubblico si è spaccato in due, da una parte chi lo esalta e dall'altra chi lo denigra, Certo che chi si aspettava un film sul paranormale, ( come certa stampa lo ha presentato,) è rimasto deluso, ma chi conosce il famoso attore e regista americano, non cade in certi tranelli, capisce che si tratta di una boutade pubblicitaria, sa bene che Eastwood non è certo il tipo di prestarsi a facili espedienti per attirare il pubblico al cinema, ha sempre trattato temi profondi di riflessione e quest'ultimo lavoro non è da meno.
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Dell'ultimo film di Clint Eastwood è stato detto e scritto tanto, così che alla fine il pubblico si è spaccato in due, da una parte chi lo esalta e dall'altra chi lo denigra, Certo che chi si aspettava un film sul paranormale, ( come certa stampa lo ha presentato,) è rimasto deluso, ma chi conosce il famoso attore e regista americano, non cade in certi tranelli, capisce che si tratta di una boutade pubblicitaria, sa bene che Eastwood non è certo il tipo di prestarsi a facili espedienti per attirare il pubblico al cinema, ha sempre trattato temi profondi di riflessione e quest'ultimo lavoro non è da meno. Il tema affronta con estrema delicatezza e pudore la domanda a cui nessuno sa dare una risposta, cosa ci sia oltre questa vita. Se lo chiede Marie, giornalista francese d'assalto, donna di successo,( il suo volto è su tutti i cartelloni di Parigi) in vacanza in Indonesia, scampa miracolosamente a uno tsunami e si trova per qualche istante in una situazione di premorte, se lo chiede Marcus, ragazzino londinese a cui è morto il fratello gemello, investito da un camion per sfuggire a una babygang. Chi non vuole più chiederselo è George, sensitivo di New York che accetta un lavoro in fabbrica per liberarsi dal pesante fardello di riuscire a comunicare con l'aldilà. Persone che avvenimenti tragici e traumatici hanno cambiato radicalmente le loro esistenze e che si trovano a guardare la vita da un'altra prospettiva. Così è per Marie, cui non può più bastare di andare in tv e fare a pezzi il politico o l'industriale di turno, non può più bastare la relazione sentimentale con il suo capo, il quale, tra l'altro, non trova di meglio che sostituirla nel cartellone e nel letto, perchè o si continua a cavalcare l'onda, o si è tagliati fuori.
E la vita di Marcus non potrà più essere la stessa, diviso dal fratello, il più intraprendente dei due, quello che sapeva sempre cosa dire e cosa fare, anche gestire e accudire la loro madre, donna fragile dipendente da droghe e alcool.
Anche George cerca di sopravvivere in qualche modo cercando la normalità, come quella di iscriversi a un corso di cucina italiana, lì farà la conoscenza di una ragazza che inizialmente sarà attratta dal giovane, ma poi scapperà da lui spaventata.
Sarà Londra dove i tre protagonisti s'incontreranno, Marie, venuta a presentare il libro in cui parla della sua esperienza, George, appassionato di Dickens , desideroso di conoscerne il narratore che ascolta sempre in cassetta , Marcus riconoscerà George, il quale, impietosito dal ragazzo, accetta di fargli una seduta, durante la quale riuscirà a comunicare con Jason, il fratello morto. E' una delle scene più commoventi del film, George alla fine troverà le parole giuste per Marcus, che se la deve cavare da solo, che non potrà mai più contare sull'aiuto del fratello. Sarà quello di cui Marcus ha bisogno di sentirsi dire, che importa se le parole sono di Jason o per interposta persona quelle di George, nessun assistente sociale è riuscito a relazionarsi in questo modo con lui, solo servizi tecnici di assistenza. "Dovì è adesso Jason?domanda Marcus a George__ NOn lo so__ ma tu hai fatto tante di quelle sedute__ e ancora non lo so_. Non ha la pretesa di dare una possibile risposta, il regista, sa bene che sarebbe impossibile, a meno che non voglia avventurarsi nel surreale, così come ha fatto Vincent Ward in "Aldilà dei sogni", film infarcito di filosofie newage e incursioni dantesche.
George conoscerà Marie e per la prima volta si troverà a fantasticare su un possibile futuro ( bellissima la scena del bacio finale), e guardare alla vita, non alla morte.
Perchè il film di Eastwood parla di vita, non di morte, di come la vita vada vissuta nonostante sia attraversata dal dolore, dalla sofferenza, e la vita va vissuta solamente guardando avanti, con coraggio, con forza, evitando le insidie dei ciarlatani, dei falsi santoni che speculano sul dolore altrui vendendo illusioni, ben sapendo che la disperazione cerca appigli ovunque, come cerca inizailmente il piccolo Marcus, prima d'incontrare George.
Il paragone che è stato fatto con i film di Shyamalan è grossolano, oltre che improprio, il regista di "Il sesto senso", gioca da illusionista, ingannando l'occhio e la mente dello spettatore, che alla fine è costretto a riavvolgere il nastro e rivedere il film a ritroso per darvi una spegazione.
Con questo film siamo ritornati al cinema "epidermico, quello di "million dollar baby", di "Mistic river", di "Gran Torino", dopo la leggera incrinatura di "Invictus", che dovendo raccontare una biografia ha dovuto per forza di cose seguire una traccia obbligata che in qualche modo ha penalizzato il film, almeno dal punto di vista emotivo.
Hereafter ha avuto anche una nomination all'oscar per gli effetti speciali, non che Clint abbia bisogno di stupirci con gli effetti, semmai la necessità di rendere credibile la forza devastante di uno tsunami. L'effetto maggiore è nelle emozioni, perchè riesce a toccare corde molto profonde, si esce dal cinema con la voglia di discuterne, di condividere, di sicuro con qualcosa in più di quando si è entrati.
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filmicus
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domenica 9 gennaio 2011
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l'al di la' ma anche d'ora in poi.
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La parola che da il titolo al film è, in inglese ma anche in francese,un sostantivo ed un avverbio: l'al di la' e d'ora in poi. Questo è il film. Non va visto solo come interrogativo sulla morte ma anche e soprattutto come una domanda: come continuare a vivere. Il film è un'opera di pregio e resiste a critiche: non va visto come esercitazione filosofica o riflessione amara sulla condizione umana. 'E prodotto di un artista che sa parlare alla mente ed all'animo dello spettatore: come tale omaggio alla vita, alla creatività, all'impegno. Il regista ha un'età in cui potrebbe permettersi una lunga ed ininterrotta vacanza in una paradisiaca villa californiana: continua invece a lavorare, a vivere dicendo ed insegnando cose.
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La parola che da il titolo al film è, in inglese ma anche in francese,un sostantivo ed un avverbio: l'al di la' e d'ora in poi. Questo è il film. Non va visto solo come interrogativo sulla morte ma anche e soprattutto come una domanda: come continuare a vivere. Il film è un'opera di pregio e resiste a critiche: non va visto come esercitazione filosofica o riflessione amara sulla condizione umana. 'E prodotto di un artista che sa parlare alla mente ed all'animo dello spettatore: come tale omaggio alla vita, alla creatività, all'impegno. Il regista ha un'età in cui potrebbe permettersi una lunga ed ininterrotta vacanza in una paradisiaca villa californiana: continua invece a lavorare, a vivere dicendo ed insegnando cose. Ci ricorda un grande italiano Benedetto Croce che continuando a studiare ed a scrivere in età avanzata diceva: non ci faremo cogliere dalla morte con le mani in mano. Il regista lancia il suo monito: proprio perchè l'uomo si interroga da sempre sul significato della morte deve cercare di vivere e di vivere nel modo più dignitoso. Il monito parte dalle grandi capitali europee ed americane, dai territori del benessere, dai luoghi in cui anche i disadattati ed i lavoratori licenziati hanno cultura e macchine nuove. Territori in cui il pensiero della morte, le inadeguate risposte,anche religiose, ed il conseguente disperato ricorso a sensitivi (e ciarlatani) possono agevolmente affermarsi e prevalere. Circoscrivendo in modo così rigoroso il contesto forse il regista ci vuole dire anche che il mondo è più grande: lo stesso tema in altri continenti, alle prese con terribili problemi che affliggono gran parte, se non tutta, la popolazione sarebbe stato trattato diversamente. Piace pensare che questa potrebbe essere una delle prossime opere di questo grande ed amato artista.
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ginofac
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lunedì 10 gennaio 2011
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bell'inizio, ma poi...
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Il tono di voce è quello degli ultimi film di Clint Eastwood, ma in generale qui c'è meno potenza.
Tre storie che scorrono parallele, e che troppo forzosamente finiscono per intrecciarsi.
L'inizio di ciascuna delle tre storie è forse il momento migliore del film: lo tsunami, la seduta al greco, la visita degli assistenti sociali. COn grande forza piombiamo in queste tre vite, con meno forza vi restiamo.
Forse troppo surreale la parte di Matt Damon, che riempie tutto il film di un alone di assurdità.
Film comunque in generale piacevole.
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filibro
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lunedì 17 gennaio 2011
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lentezza, noia e banalità
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Delusione Eastwood ... il film è decisamente al di sotto delle aspettative, terribilmente lento e noioso, oltre che banale nei contenuti.
Le storie sono viste e riviste, così come la lacrimuccia facile; il tema della vita oltre la vita è appena sfiorato e chi si è un minimo informato sull'argomento non troverà nulla di nuovo.
Matt Damon è parecchio legnoso e, come nel "Codice Da Vinci", i dialoghi in francese sono inspiegabilmente e fastidiosamente in lingua originale e sottotitolati.
Pollice verso.
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queen-lizard
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venerdì 7 gennaio 2011
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deludente
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Una grandiosa ouveture: uno tsunami in una località esotica e paradisiaca.
Un sensitivo con un vero dono, non un ciarlatano, che stabilisce un vero contatto con la moglie defunta.
Ma a questo punto, il film perde forza, si trascina avanti a stento.
Nonostante le buone performance degli attori, la discreta fotografia e la regia ottima, la trama è debole, senza fondamenta.
Il tema dell'aldilà, a mio parere, è portato avanti in modo ridondante e poco approfondito, cede il posto come centralità del film alle storie dei protagonisti, tra cui, impossibile non citare quella del povero bimbo orfano che,come spesso succede nelle storie drammatiche, divide il pubblico in sala:
da una parte vecchiette commosse, dall'altra scetticismo.
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Una grandiosa ouveture: uno tsunami in una località esotica e paradisiaca.
Un sensitivo con un vero dono, non un ciarlatano, che stabilisce un vero contatto con la moglie defunta.
Ma a questo punto, il film perde forza, si trascina avanti a stento.
Nonostante le buone performance degli attori, la discreta fotografia e la regia ottima, la trama è debole, senza fondamenta.
Il tema dell'aldilà, a mio parere, è portato avanti in modo ridondante e poco approfondito, cede il posto come centralità del film alle storie dei protagonisti, tra cui, impossibile non citare quella del povero bimbo orfano che,come spesso succede nelle storie drammatiche, divide il pubblico in sala:
da una parte vecchiette commosse, dall'altra scetticismo.
Mielosa, scontata, poco credibile.
Dopo una intricatissima vicenda che, finalmente, fa riunire i tre protagonisti, lo spettatore si aspetta che il tema dell'aldilà torni a galla, che due ore e dieci di visione acquistino senso.
Invece, il film finisce e, amareggoiati, si esce dal cinema.
Deludente.
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sabatino
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domenica 9 gennaio 2011
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i bei tempi di clint sono già nell'aldilà
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Mio caro Clint, questa volta è no. Dopo due storie con la esse maiuscola con Gran Torino e Million Dollar Baby, questo Hereafter non riporta i segni della passione per le sceneggiature forti, tipiche dei film diretti da Eastwood. Se il film si perde già in un esplicitato triangolo di storie che arriveranno a eguale destinazione, le singole trame appaiono esili, poco raccontate, per nulla vissute, sviscerate, scavate. Mettendo da parte un doppiaggio alle volte scandaloso (la mamma dei due gemellini ne è un esempio lampante), un elemento di cattivo gusto è il piùchepresente product placement travestito da intersezione nella storia. La scena dei video di YouTube da bocciatura, la nuova testimonial del Blackberry da ridere, l'onnipresente Google in qualsiasi computer del film è assai poco credibile, e infine un aereo Virgin Airlines.
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Mio caro Clint, questa volta è no. Dopo due storie con la esse maiuscola con Gran Torino e Million Dollar Baby, questo Hereafter non riporta i segni della passione per le sceneggiature forti, tipiche dei film diretti da Eastwood. Se il film si perde già in un esplicitato triangolo di storie che arriveranno a eguale destinazione, le singole trame appaiono esili, poco raccontate, per nulla vissute, sviscerate, scavate. Mettendo da parte un doppiaggio alle volte scandaloso (la mamma dei due gemellini ne è un esempio lampante), un elemento di cattivo gusto è il piùchepresente product placement travestito da intersezione nella storia. La scena dei video di YouTube da bocciatura, la nuova testimonial del Blackberry da ridere, l'onnipresente Google in qualsiasi computer del film è assai poco credibile, e infine un aereo Virgin Airlines...quasi da spot.
Dialoghi deboli, livello attoriale decente, profondità dei personaggi minima, regia classico style di Clint, fotografia davvero normale.
Insomma a me pare che i bei tempi di Clint, con quest'ultimo titolo è il caso di dire siano parecchio "aldiquà" delle aspettative.
Non ci resta che sperare nel prossimo.
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uòlter
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martedì 11 gennaio 2011
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uno sguardo sulla morte con gli occhi della vita
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Se è vero che le storie si possono ascoltare un po' tutte con la riserva magari di non condividerle,è anche vero che la capacità di raccontarle sembra essere una dote riservata a pochi eletti.Ogni stupido chiacchiericcio si spegne nella sala dopo poche sequenze,e le anime più scettiche e materialiste sgonfiano le loro piccole intemperanze sopraffatte dal magico impatto con le emozioni più profonde.Mentre la nostra intima commozione comincia il suo viaggio legata allo svolgersi degli eventi narrati. Nessuno può allontanarsi troppo dalle vicende illustrate perchè in fondo ne diventa partecipe,e la magica leggerezza di Eastwood conquista la nostra indissolubile attenzione per aiutarci a gettare uno sguardo sulla voragine che ci separa dal nulla del "dopo".
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Se è vero che le storie si possono ascoltare un po' tutte con la riserva magari di non condividerle,è anche vero che la capacità di raccontarle sembra essere una dote riservata a pochi eletti.Ogni stupido chiacchiericcio si spegne nella sala dopo poche sequenze,e le anime più scettiche e materialiste sgonfiano le loro piccole intemperanze sopraffatte dal magico impatto con le emozioni più profonde.Mentre la nostra intima commozione comincia il suo viaggio legata allo svolgersi degli eventi narrati. Nessuno può allontanarsi troppo dalle vicende illustrate perchè in fondo ne diventa partecipe,e la magica leggerezza di Eastwood conquista la nostra indissolubile attenzione per aiutarci a gettare uno sguardo sulla voragine che ci separa dal nulla del "dopo".Come a dire che le risposte le possiamo trovare soltanto dando una direzione ai nostri passi terreni,senza oltrepassare una soglia che forse ci lascerebbe soltanto cadere nel vuoto. La fede impregna le anime semplici coprendo le umane insicurezze,ma chi nasce incapace di credere nel soprannaturale deve interpretare la vita per avere la speranza che esista una dimensione dove si possa raccogliere una pur piccola parte di quel che si è seminato. Anche nei limiti di una collocazione assolutamente eterea ed impalpabile. Nessuna certezza (come si potrebbe darne?)ma il colpo sulla coscienza lascia il segno,e il mistero della vita sembra rassicurarci,in un finale nel quale si muovono le tracce di qualche speranza perduta che riaffiora. Forse siamo ancora in tempo,chissà...Tentare di frenare le lacrime sul primo piano del piccolo gemello rimasto solo mi sembra francamente impossibile,e devo dire ,a conti fatti,che sarebbe in fondo rinunciare alla nostra parte migliore.Non abbiate timore di piangere,probabilmente state guardando nella direzione giusta...
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reservoir dogs
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mercoledì 12 gennaio 2011
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mostrare e non dimostrare
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Esistenze diverse ma accomunate dalla solitudine che il contatto diretto o indiretto con la morte scatena.
George (Damon) è un operaio che ha rinunciato alla sua vita da sensitivo ma non al suo potere, la cui vita è stata schiacciata in passato da quel dono che può somigliare ad una condanna.
Marie (De France) è un nota giornalista francese che in viaggio alle Hawaii viene travolta dallo tsunami che la uccide per breve tempo.
Marcus (F. McLaren) è un ragazzo che si sente uccidere al telefono il fratello gemello Jamson da un furgone.
C'è chi in un corso di cucina italiana scoprirà un potenziale amore che come ogni altro rapporto è cieco (o bendato) e bruciando bruscamente tutte le tappe di quel rapporto grazie al dono si vede sfuggire l'opportunità di una vita ordinaria ritirandosi in un viaggio con tappa alla casa di Dickens.
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Esistenze diverse ma accomunate dalla solitudine che il contatto diretto o indiretto con la morte scatena.
George (Damon) è un operaio che ha rinunciato alla sua vita da sensitivo ma non al suo potere, la cui vita è stata schiacciata in passato da quel dono che può somigliare ad una condanna.
Marie (De France) è un nota giornalista francese che in viaggio alle Hawaii viene travolta dallo tsunami che la uccide per breve tempo.
Marcus (F. McLaren) è un ragazzo che si sente uccidere al telefono il fratello gemello Jamson da un furgone.
C'è chi in un corso di cucina italiana scoprirà un potenziale amore che come ogni altro rapporto è cieco (o bendato) e bruciando bruscamente tutte le tappe di quel rapporto grazie al dono si vede sfuggire l'opportunità di una vita ordinaria ritirandosi in un viaggio con tappa alla casa di Dickens.
C'è chi invece si documenterà sui contatti con l'aldilà (Hereafter) avendoli vissuti sulla propria pelle, perdendo lavoro e compagno ma trovando qualcosa di più grande come una dottoressa (il cui dialogo suona come universale per il fruitore che sente parlare l'unica volta Marie in una lingua diversa dal francese) la cui ricerca di una vita induce allo scrivere un libro più profondo di quello precedentemente progettato.
Infine c'è chi ricerca la certezza che il fratello perduto sia ancora al proprio fianco a vegliare su di lui in un ultimo contatto dove una bugia detta a fin di bene da la forza per proseguire il cammino da soli, sorridendo.
L'accettazione del Dono e la stretta di mano è il passo successivo per un vita ordinaria con chi ha avuto un esperienza straordinaria.
Come diceva André Bazin. "Mostrare e non dimostrare", l'aldilà non deve essere dimostrato, ci viene mostrato come sconosciuto, come i volti di George e Marcus durante la seduta, divisi perfettamente da luce ed ombra, espressione visiva di incompleta comprensione sullo stadio successivo alla morte; un aldilà fuori-fuoco con delle sagome le cui affermazioni ci possono aiutare o meno "dalla nostra parte".
Un Eastwood sempre più profondo ma non demagogico che nella tematica del contatto con l'aldilà nasconde il suo senso di responsabilità che i genitori adottivi o meno (Gran Torino) hanno nei confronti dei figli; genitori che chiedono, in questo caso, scusa dall'aldilà per gli errori che in vita hanno versato sui figli, genitori che non riescono a comprendere un figlio appena adottato alla ricerca di una risposta sul fratello e sulla vita.
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fabio2
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mercoledì 16 febbraio 2011
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clint, quando finirai di stupirci?
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Dopo Million Dollar Baby e Gran Torino, avevo notato una lieve flessione con Invictus ed invece qui Clint riprende quota. L'intreccio di 3 vite con il comune denominatore della morte viene trattato con un eleganza fuori dal comune. Bravissimo il ragazzino inglese, ottima l'interpretazione della giornalista, specie se si lasciano in VO i dialoghi in francese. Matt Damon, riporta sulla sua espressione tutta l'insicurezza del suo grande dono di cui è in possesso. I dialoghi vanno da una semplicità disarmante ad acute riflessioni e domande sull'aldilà sul senso dell'esistenza. La scena finale del bacio, penso che sia una delle più dolci scene d'amore puro, mai realizzate.
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Dopo Million Dollar Baby e Gran Torino, avevo notato una lieve flessione con Invictus ed invece qui Clint riprende quota. L'intreccio di 3 vite con il comune denominatore della morte viene trattato con un eleganza fuori dal comune. Bravissimo il ragazzino inglese, ottima l'interpretazione della giornalista, specie se si lasciano in VO i dialoghi in francese. Matt Damon, riporta sulla sua espressione tutta l'insicurezza del suo grande dono di cui è in possesso. I dialoghi vanno da una semplicità disarmante ad acute riflessioni e domande sull'aldilà sul senso dell'esistenza. La scena finale del bacio, penso che sia una delle più dolci scene d'amore puro, mai realizzate. Non si tratta di un solo uomo ed una sola donna, ma di una umanità intera vogliosa di ritrovarsi con la persona amata, nell' (Hereafter) aldilà e questa volta per sempre senza mai lasciarsi.
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