alby84
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martedì 1 febbraio 2011
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ottimo
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Veramente un bel film, romanzato bene ed eseguito ad arte, bella la scelta di lasciar i sottotitoli dei dialoghi francesi per rimarcare le diversità fra i personaggi non solo a livello di età ma anche di nazionalità.
Un film che non annoia!!!
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kingarras
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giovedì 17 febbraio 2011
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che superficiale...
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Se il film non fosse di Clint Eastwood credo che sarebbe stato un flop totale... Affronta il tema della morte senza dire assolutamente niente... Il personaggio interpretato da Matt Damon (uno dei miei attori preferiti) mi sembra abbastanza mal riuscito (direi abbastanza ridicolo ma non voglio esagerare...). Anche invictus, prima di questo, mi era sembrato un film piuttosto noioso e banale, ma questo è peggio: è proprio vuoto di contenuti. Si salva la storia dei due fratelli, che è abbastanza commuovente, e comunque in generale il film è vedibile (anche se privo di grandi emozioni e di trovate geniali). Peccato, Clint resta comunque un mito!
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morgana
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martedì 30 agosto 2011
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dov'è il dramma?
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Dov'è il dramma?
Proprio le tre storie che si intrecciano costituiscono il fattore banalità.
Tecnica di narrazione vista e stravista.E che non costituisce niente di eccezionale.
Alla fine(molto alla fine)i personaggi si incontrano:ma che gran stupore!
Per concludere cosa?Il bimbo parla con suo fratello:wow.
Il protagonista maschile finisce,portato a viva forza,innamorato dell'unica protagonista femminile rimasta.Doppio Wow.
Eppure il sensitivo stupido ed ottuso che non accetta o apprezza la sua dote ha scocciato:chiunque pagherebbe per avere un dono del genere,senza farne necessariamente una professione e cavarne soldi:questo non impedisce di riconoscere l'eccezionale valore del dono,come in maniera insidiosa il regista vorrebbe sostenere.
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Dov'è il dramma?
Proprio le tre storie che si intrecciano costituiscono il fattore banalità.
Tecnica di narrazione vista e stravista.E che non costituisce niente di eccezionale.
Alla fine(molto alla fine)i personaggi si incontrano:ma che gran stupore!
Per concludere cosa?Il bimbo parla con suo fratello:wow.
Il protagonista maschile finisce,portato a viva forza,innamorato dell'unica protagonista femminile rimasta.Doppio Wow.
Eppure il sensitivo stupido ed ottuso che non accetta o apprezza la sua dote ha scocciato:chiunque pagherebbe per avere un dono del genere,senza farne necessariamente una professione e cavarne soldi:questo non impedisce di riconoscere l'eccezionale valore del dono,come in maniera insidiosa il regista vorrebbe sostenere.
La facoltà in più può essere usata in mille direzioni,anche soltanto esplicate nella propria mente..Invece di stare a sentire ed a risentire i pezzi di romanzi letti e straletti dello stesso,medesimo,unico autore.Qui la povertà intellettuale,umana
e la poca curiosità del protagonista è evidente.La componente religiosa,poi,in questa faccenda dell'aldilà che è anche aldiquà:dov'è,nel film?Senza essere credenti ma non volendo essere miopi,dato che c'è ed è da struzzi ignorarla.Liquidarla così,sostenendo che i preti e le suore vogliono avere l'esclusiva nel trattare l'argomento,mi sembra un po' limitativo..e limitante.
Tanto entusiasmo per la "novità"della lingua francese e delle tre nazioni,America,Gran Bretagna e Francia,che affrontano il problema.Perchè non mettere anche i sottotitoli in americano ed in inglese,allora?Perchè soltanto in francese?Perchè è l'unica lingua che "fa fascino"?
Che banalità nel pensare che la soluzione a tutto sia sempre l'amore.
Ma davvero si va avanti dopo la morte così,come fanno banalmente i protagonisti di questo film?
C'è da spararsi!Senza voler andare incontro alla morte,per carità,ma come gesto di rifiuto.
Non regge la tesi inverosimile che l'unica donna con cui George possa rifarsi una vita sia quella che ha provato la morte.E neppure che abbia cominciato a guardare al"futuro" soltanto con lei.Se è per questo sognava l'amore pure nel caso dell'aspirante cuoca.
E chi gli dice che con la giornalista andrà meglio?Perchè,non può vedere i defunti anche con lei,magari in un Hereafter2?Non mi stupirei...È inverosimile pensare che lei non glielo chieda,dato che il bimbo ha avuto la geniale idea di urlarlo,in libreria,che egli era il famoso sensitivo.E poi,se dobbiamo essere precisi,la prima visione che il medium ha avuto della giornalista è stata della sua morte...quindi non cambia molto,anche in questo caso,
la prima impressione nella sostanza..Morte e sempre morte...In seguito poi,approccio carnale e sensuale(i romantici preferiscono pensare subito all'amore)con lei ma con qualsiasi donna..
Alla stregua di quello che provava con l'aspirante cuoca che desiderava baciare
e di cui ha accettato l'invito a casa.Non mi sembra una novità la sua.
Banale il cercare dei vivi del sapore della vita in un corso sciatto di cucina .
Tutti i fan del regista entusiasti per la visione dolce della morte:ma perchè il paradiso
è una novità?
Tutti a dire che Clint Eastwood non dà risposte e tutti euforici per questo:ma se racconta persino com'è l'aldilà attraverso il resoconto del fratellino morto e la solita panzana consolante e non esaustiva del "sono dentro di te!"
Altro che serenità,il film lascia con un grande senso di insoddisfazione,perchè l'aldiquà lo conoscevamo ed è stato anche banalmente raccontato,
non era neccessario storcerlo con tanto grigiore così.
Sull'aldilà nel vero senso del termine,poi,nessuna riflessione interessante.
La scena del bacio è la più stucchevole e poco realistica mai vista finora...Amore perchè?
Per una appena vista e di cui si sono lette le prime pagine del libro da lei scritto?
Un po' adolescenziale,alla Federico Moccia oserei dire.
Ma se poi il sensitivo la morte non l'ha mai amata!?
Come fa ad innamorarsi di chi ha vissuto la morte?
Se non ha mai voluto accogliere i messaggi di chi,morto,tramite lui,cercava di porsi in contatto con i suoi cari?
Forse che schifo volerne fare la sua professione,vivere di questo?
E perchè l'ha fatto prima?Mancanza di personalità,di acume o finta ingenuità?
Davvero non avrebbe mai potuto immaginare come avrebbero potuto precipitare gli eventi?
Forse il messaggio finale è che si può ascoltare un morto o chicchessia soltanto per amore?
Pretestuoso...
Come sostenere che si può ascoltare una persona soltanto se la si ama..
A questo punto ci sono ben poche speranze a questo mondo
ed i docenti universitari possono darsi all'ippica.
Niente eccessi:altro merito attribuito al regista.
Invece il suo atteggiamento americano che finge di essere un lord inglese,
che conserva la sua eleganza e pochezza persino di fronte alla morte è poco realistico.
Ed analitico soltanto,casomai,di quella che può essere una superficie,
l'apparenza patinata dietro la quale si nascondono dolore e ben altro.
Ma chi è che vive la morte in maniera così fredda ed equilibrata,spenta,composta,
con a stento una lacrima,senza tormento interiore,di pensieri,di cuore che si spacca in pezzi,
di emozioni che dominano e che offuscano la mente,di tendini che non fanno altro
che esser continuamente tesi verso qualcosa che vogliono afferrare?
Dopo l'esperienza della morte,vissuta in senso stretto o in senso lato,si scrive composti un libro,si rifiuta la possibilità di conoscere chi la morte l'ha conosciuta e si cerca il sensitivo?
Questa è la reazione alla morte,secondo il regista?
Ma davvero Clint ci fa così banali e superficiali,noi umani?O realmente crede
questi modi stucchevoli di reagire i più comuni,gli unici giusti,o i soli possibili?
Più che di delicatezza e grazia parlerei di superficialità e cattivo gusto.Povertà di contenuti senz'altro e mancato approfondimento dei pochi che ha deciso di trattare.
Eppure il materiale a cui attingere era tanto,gli spunti di riflessione molteplici,anche su quel poco che ha proposto.Pigrizia mentale del caro Clint?
È facile nascondere il tutto dietro l'alibi delle tinte pastello e dei tocchi impressionisti...Quelli erano artisti che davvero,con tocchi leggeri,svisceravano la realtà delle cose:ma qui il dramma
o anche"la realtà dopo la morte",che egli pretende di raccontare,dov'è?
In esperienze così lontane ed inverosimili?
Di chi da piccolo perde suo fratello e ne ha così tanta coscienza?
In genere i bambini dimenticano e la storia del bimbo che cerca il fratello morto in una nuvola,in una stella o in una voce,in un cappello o in un segnale è trita e ritrita se non stucchevole.
E meno male che alla fine incontra un sensitivo vero,perchè altrimenti poteva finire come chi ha sperimentato Vanna Marchi.
Di chi sopravvive allo tsunami e si limita soltanto a scrivere un libro?
E di sensitivi che rifiutano banalmente il loro dono quando potrebbero semplicemente gestirlo diversamente,non ne abbiamo già visti?Che c'è di eccezionale o anche di condivisibile in questo?
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fabio1957
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giovedì 28 maggio 2015
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non il migliore di eastwood
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Il tema trattato da questo film è impegnativo e importante.E' vecchio come il mondo e non troverà mai risposte.Il regista lo gestisce con meticolosa cura,come è nelle sue corde,tuttavia il film non coinvolge, lascia,spiace dirlo, un pò freddi come se ci si trovasse davanti ad un puro esercizio di stile, ma senza grande pathos.Naturalmente gli effetti e l'emozione che suscita un'opera comunque di rilievo, sono i più svariati a seconda di chi la guarda,probabilmente qualcun'altro l'ha trovato toccante,ma personalmente non sono riuscito a compenetrarmi nei personaggi e nella storia.
Estwood non si discute, ma questa digressione nell'al di là non è il suo lavoro migliore.
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elgatoloco
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lunedì 2 marzo 2020
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formidabile clint , e forse è poco
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IN"Hereafter"(2010), basato su una sceneggiatura -e soggetto-di Peter Morgan, Clint Eastwood mostra non la sua"dark side"(nulla di"orrorifico", nel film)ma invece la ricerca, che è quella che da secoli(anzi milleanni, ovviamente) interroga filosofi, scienziati, teologi e scrittori, quella sull'"after tehe life", connessa, però, attraverso il"medium"George allo"here"(dove si intende una dimensione spaziotemporale, nella nostra epoca comunque segnata dalla rivoluzione einsteiniana), UNa dimensione particolarissima, "impalpabile", che Eastwood non con ritrosia ma con la giusta discrezione, non cedendo mai a nessuna suggestione parapsicologica(o para-qualcosa d'altro.
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IN"Hereafter"(2010), basato su una sceneggiatura -e soggetto-di Peter Morgan, Clint Eastwood mostra non la sua"dark side"(nulla di"orrorifico", nel film)ma invece la ricerca, che è quella che da secoli(anzi milleanni, ovviamente) interroga filosofi, scienziati, teologi e scrittori, quella sull'"after tehe life", connessa, però, attraverso il"medium"George allo"here"(dove si intende una dimensione spaziotemporale, nella nostra epoca comunque segnata dalla rivoluzione einsteiniana), UNa dimensione particolarissima, "impalpabile", che Eastwood non con ritrosia ma con la giusta discrezione, non cedendo mai a nessuna suggestione parapsicologica(o para-qualcosa d'altro...)o religiosa(film anche perfettamente"laico", purché ci si intenda sul termine in questione)esplora per quanto il cinema riesca a fare, La vicenda della scrittrice-giornalista francese sconvolta dallo Tsunami, quella del ragazzino inglese che, nel degrado familiare(madre ttossicomane)ha visto morire il fratello maggiore, quella del medium-ponte George, operario nordamericano che ha"poteri", vengono unite magistralmente con l'uso di una fotografia che entra con molta prudenza nella dimensione"crepuscolare"dell'"oltre", rimanendo sempre nell'"al di qua". Le prove interpretative di Matt Damon e Cécile de France(che all'inizio e anche nella parte mediana del film parla francese)sono noteovlissime, dove si vede anche il talento incredibile di Eastwood regista-autore,, capace di scegliere gli/le interpreti adatti/e ai rispettivi ruoli. Diversamente da Hitchcock, Clint ha una concezione non certo negativa dell'attore(attrice), anche proprio per la sua esperienza semantica, che l'ha visto dapprima come puro interprete(l'epoca di Sergio Leone e non solo), poi come autore e anche interprete e ora(generalmente)come regista, conscio però sempre dell'importanza degli/delle interpreti. El Gato
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jens80
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giovedì 6 gennaio 2011
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cosa c'è aldilà della vita?
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Un operaio (George - americano) con poteri soprannaturali, una giornalista (Marie - francese) all'apice della carriera scampata per miracolo alla morte, un ragazzo (Marcus - inglese) appena dodicenne che nella perdita del fratello gemello ha perso le sue poche certezze. Il nuovo film di Eastwood ruota intorno a questi tre personaggi, così diversi per età, estrazione sociale e ambientazione, ma uniti da esperienze sul filo tra la vita e la morte. Il primo ha avuto un passato da sensitivo che vuole lasciarsi alle spalle ma che inesorabilmente lo rincorre e che gli rende difficili i rapporti con il prossimo, con l'altro sesso e ancor di più con se stesso. La giornalista scampata allo tsunami, non trova nessuno nell'ambiente lavorativo, tanto meno nel suo compagno, che saprà assecondarla nella sua ricerca su cosa c'è dopo la morte e su cosa lei ha vissuto in quei momenti, che così profondamente l'hanno segnata.
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Un operaio (George - americano) con poteri soprannaturali, una giornalista (Marie - francese) all'apice della carriera scampata per miracolo alla morte, un ragazzo (Marcus - inglese) appena dodicenne che nella perdita del fratello gemello ha perso le sue poche certezze. Il nuovo film di Eastwood ruota intorno a questi tre personaggi, così diversi per età, estrazione sociale e ambientazione, ma uniti da esperienze sul filo tra la vita e la morte. Il primo ha avuto un passato da sensitivo che vuole lasciarsi alle spalle ma che inesorabilmente lo rincorre e che gli rende difficili i rapporti con il prossimo, con l'altro sesso e ancor di più con se stesso. La giornalista scampata allo tsunami, non trova nessuno nell'ambiente lavorativo, tanto meno nel suo compagno, che saprà assecondarla nella sua ricerca su cosa c'è dopo la morte e su cosa lei ha vissuto in quei momenti, che così profondamente l'hanno segnata. Infine Marcus, che ricorda moltissimo (esteticamente e caratterialmente) il ragazzo di "Un mondo Perfetto", è alla ricerca disperata di qualcuno che lo metta in contatto con l'adorato fratello, per avere risposta alle tante domande sulla morte che lo tormentano, ma che si imbatterà in continuazione in ciarlatani e venditori di fumo. Fino a quando la passione per i romanzi di Dickens di George e la presentazione del nuovo libro di Marie, porteranno i tre a intrecciare le loro vite e le loro inquetudini a Londra.
Le due ore abbondanti del film scorrono velocemente, merito di una sapiente regia (l'ispettore Callaghan come il buon vino invecchia con il passare degli anni), tra momenti di grande cinema che il regista americano ci regala. Dalle scene apocalittiche dello tsunami in indonesia, che prendono lo spettatore direttamente al petto, ai momenti di suspense che un Matt Damon ormai in gran sintonia con il regista, ci regala nelle sue sedute.
Il film riesce a parlarci della "linea sottile", che c'è tra la vita e la morte senza cadere nel retorico e nel già visto, merito anche di tre protagonisti pienamente a segno nei propri ruoli, tanto da immedesimarci noi nei loro tormenti e nelle loro angosce.
Non possiamo quindi far altro che augurare lunga vita al regista di "Gran Torino", sperando che nel prossimo film si lasci una parte per lui, per regalarci ancora quegli sguardi di ghiaccio che ci accompagnano sin da quando eravamo bambini e che valgono davvero il prezzo del biglietto.
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morpheusgm
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giovedì 6 gennaio 2011
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imparare a leggere le pieghe della vita.
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Un film pulito, corretto, emozionale ed umano. Regia perfetta nel dislocare le emozioni nelle tre storie (sicuramente quella del bambino la migliore) e nel sapere ottenere il massimo dagli attori. Damon calibrato e mai eccessivo. Nel complesso un film utile per interpretare gli avvenimenti della vita che possono aiutarti a capire quale sia la tua strada, la via da seguire. Quando si riceve un dono bisogna saperne leggere l'utilizzo! Nota negativissima è la scelta della distribuzione Warner Bros Italia: da impiccare. Ci sono intere parti della pellicola recitate in francese carenti assolutamente dei sottotitoli questo risulta assai dispiacevole in quanto lo spettatore o è poliglotta o non capisce come mai uno dei protagonista ha cambiamento a seguito di un avvenimento drammatico.
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Un film pulito, corretto, emozionale ed umano. Regia perfetta nel dislocare le emozioni nelle tre storie (sicuramente quella del bambino la migliore) e nel sapere ottenere il massimo dagli attori. Damon calibrato e mai eccessivo. Nel complesso un film utile per interpretare gli avvenimenti della vita che possono aiutarti a capire quale sia la tua strada, la via da seguire. Quando si riceve un dono bisogna saperne leggere l'utilizzo! Nota negativissima è la scelta della distribuzione Warner Bros Italia: da impiccare. Ci sono intere parti della pellicola recitate in francese carenti assolutamente dei sottotitoli questo risulta assai dispiacevole in quanto lo spettatore o è poliglotta o non capisce come mai uno dei protagonista ha cambiamento a seguito di un avvenimento drammatico. Mi dico ma alla Warner mancano i soldi per due sottotitoli. Anche Zalone li ha inseriti nell'ultima pellicola. Già in Invictus ed in Gran Torino (nemmeno una didascalia sulla canzone di chiusura della pellicola) la Warner aveva toppato!!!
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werner
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venerdì 7 gennaio 2011
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clint al meglio
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Bellissimo questo hereafter, con cui eastwood si riprende dopo film (gran torino, million dollar baby) a mio gusto troppo spinti sul versante del patetico. Sembra di essere tornati alle emozioni potenti perchè trattenute del capolavoro i ponti di madison county. Il tutto appoggiato saldamente su una chiara visione della vita, che emerge spontaneamente dalla storia e dai personaggi senza che si percepisca imposta come sovrastuttura estranea alla narrazione. Bellissima la scena dell'incontro tra i tre personaggi, acme di un percorso fatto di movimento e di montaggio tutto teso a questo fatale ricongiungimento.
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simon
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venerdì 7 gennaio 2011
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la dolcezza dell'aldilà
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Clint Eastwood ci ha senza dubbio fatto il più bel regalo per questo Natale 2010, riuscendo a colpirci direttamente al cuore con la sua ultima opera Hereafter. Attraverso il racconto di tre personaggi che in luoghi distanti e in momenti diversi vivono, loro malgrado, l'esperienza del dolore legato alla morte, ci comunica la sua personale idea dell'aldilà, come un mondo dolce e tranquillo, sereno e privo di gravità, un mondo dove, al momento opportuno, si può avere il contatto con quello dove si viveva precedentemente, se si presenta la necessità di salvare la vita a chi sta ancora soffrendo per la nostra scomparsa; tutto appare assolutamente rilassato e non traumatico, e lo spettatore condivide con gli interpreti straordinari, questo naturale seppur doloroso passaggio.
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Clint Eastwood ci ha senza dubbio fatto il più bel regalo per questo Natale 2010, riuscendo a colpirci direttamente al cuore con la sua ultima opera Hereafter. Attraverso il racconto di tre personaggi che in luoghi distanti e in momenti diversi vivono, loro malgrado, l'esperienza del dolore legato alla morte, ci comunica la sua personale idea dell'aldilà, come un mondo dolce e tranquillo, sereno e privo di gravità, un mondo dove, al momento opportuno, si può avere il contatto con quello dove si viveva precedentemente, se si presenta la necessità di salvare la vita a chi sta ancora soffrendo per la nostra scomparsa; tutto appare assolutamente rilassato e non traumatico, e lo spettatore condivide con gli interpreti straordinari, questo naturale seppur doloroso passaggio.
Come nelle sue opere precedenti, questo attore-regista che ha del magico, riesce a raccontare senza forzature, melodrammi o situazioni scontate, riesce a sorprendere ed emozionare, ti cattura con inquadrature mozzafiato, ti fa innamorare con scene dolcissime e sorprendenti ( indimenticabile quella dell'assaggio a occhi bendati )ti regala attimi insostituibili.
Grazie Clint, ancora una volta.
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alice33gra
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lunedì 10 gennaio 2011
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quando la poesia incontra il grande schermo!!
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Quanado la poesia incontra il grande schermo nasce un capolavoro. Pare incredibile che una persona di ottanta anni, ormai non tanto lontana dall'appuntamento con la morte (e speriamo che sia il più lontano possibile così che possa regalare a tutti noi ancora grandi emozioni)riesca a descrivere quello che non si può conoscere con tanta pacatezza e poesia.
Un film eccellente da vedere e rivedere per cogliere tutte le sfumature di colore che ad una prima visione possono essere oscurate dalle tinte più accese della storia dei tre personaggi. Mi ha colpito per esempio la paura della massa di affrontare questi argomenti al confine tra la vita e la morte, tra quello che è noto e l'ingnoto che il regista sottolinea, tuttavia, in modo non grave con un commento di una studiosa atea.
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Quanado la poesia incontra il grande schermo nasce un capolavoro. Pare incredibile che una persona di ottanta anni, ormai non tanto lontana dall'appuntamento con la morte (e speriamo che sia il più lontano possibile così che possa regalare a tutti noi ancora grandi emozioni)riesca a descrivere quello che non si può conoscere con tanta pacatezza e poesia.
Un film eccellente da vedere e rivedere per cogliere tutte le sfumature di colore che ad una prima visione possono essere oscurate dalle tinte più accese della storia dei tre personaggi. Mi ha colpito per esempio la paura della massa di affrontare questi argomenti al confine tra la vita e la morte, tra quello che è noto e l'ingnoto che il regista sottolinea, tuttavia, in modo non grave con un commento di una studiosa atea. La recitazione di Damon meriterebbe l'oscar.
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