giovanni m. di sanchirico
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martedì 11 gennaio 2011
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non oltre il marketing della superstizione
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Grandi mezzi e alto talento contaminati dalla tesi che la narrazione della morte, della sua spiegazione e del suo seguito, può diventare spettacolo fascinante.
Il trascendente può e deve essere affrontato con altri strumenti e racconti che non siano quelli dei raffinati episodi del paranormale che vengono messi in scena nel film. Il tentativo è superbo e luciferino quanto fallimentare : narrare la morte ed il "dopo" in contesti assolutamente privi di Dio, in una società incredibilmente totalmente atea. Il film cerca così risposte alla antica fondamentale domanda sull'aldilà ispirandosi alla più spettacolare e modaiola superstizione.
Alla crescente domanda di trascendenza il pur grande e geniale Eastwood dà una efficace, in termini di botteghino, risposta di marketing, pericolosa quanto inesatta, dragando scientificamente tendenze spiritualiste ingenue e superficiali.
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Grandi mezzi e alto talento contaminati dalla tesi che la narrazione della morte, della sua spiegazione e del suo seguito, può diventare spettacolo fascinante.
Il trascendente può e deve essere affrontato con altri strumenti e racconti che non siano quelli dei raffinati episodi del paranormale che vengono messi in scena nel film. Il tentativo è superbo e luciferino quanto fallimentare : narrare la morte ed il "dopo" in contesti assolutamente privi di Dio, in una società incredibilmente totalmente atea. Il film cerca così risposte alla antica fondamentale domanda sull'aldilà ispirandosi alla più spettacolare e modaiola superstizione.
Alla crescente domanda di trascendenza il pur grande e geniale Eastwood dà una efficace, in termini di botteghino, risposta di marketing, pericolosa quanto inesatta, dragando scientificamente tendenze spiritualiste ingenue e superficiali.
Basso spessore culturale, appiattimento su ricerche di marketing Usa sul mercato dello spirito.
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samwood
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mercoledì 12 gennaio 2011
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noi e l'aldilà..
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forse non il miglior Clint di sempre( visti i suoi standard è difficile migliorare) ma resta pur sempre Eastwood ed è una garanzia... perchè solo lui poteva riuscire ad affrontare un tema del genere tale veridicità,concentrando l'attenzione sul terreno e non ricadendo nel banale. Come tutti i suoi film lascia sempre riflettere a distanza, ripensandoci a freddo si capiscono ancor di più profondità e significati di determinate sequenze. ottimo...
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giorgio47
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mercoledì 12 gennaio 2011
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l'enigma della morte in un finale da film d'amore
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Un film bellissimo! Di grande spessore e girato magistralmente! Un argomento ostico e non certo accattivante affrontato con una lucidità intellettuale scientifica e con mano sicura. Parlare dell’aldilà e della morte senza cadere nel banale o nel religioso, anzi avendo la capacità di spazzare il campo dalla religione con due inquadrature da nemmeno un minuto, è solo geniale! La bravura di affrontare e amalgamare con mano ferma ed artistica, un argomento inquietante e complesso come la morte, all’interno di tre storie che confluiscono in un finale degno di un classico film d’amore, è un altro merito del regista. Eastwood continua a stupirmi e a regalarmi pagine di grande cinema, con il più il merito di, anche non essendo un film spettacolare o d’azione, non annoiarmi… tutt’altro! Insomma un film di idee, tolta la scena iniziale dello Tsunami, di cui una volta eravamo maestri.
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Un film bellissimo! Di grande spessore e girato magistralmente! Un argomento ostico e non certo accattivante affrontato con una lucidità intellettuale scientifica e con mano sicura. Parlare dell’aldilà e della morte senza cadere nel banale o nel religioso, anzi avendo la capacità di spazzare il campo dalla religione con due inquadrature da nemmeno un minuto, è solo geniale! La bravura di affrontare e amalgamare con mano ferma ed artistica, un argomento inquietante e complesso come la morte, all’interno di tre storie che confluiscono in un finale degno di un classico film d’amore, è un altro merito del regista. Eastwood continua a stupirmi e a regalarmi pagine di grande cinema, con il più il merito di, anche non essendo un film spettacolare o d’azione, non annoiarmi… tutt’altro! Insomma un film di idee, tolta la scena iniziale dello Tsunami, di cui una volta eravamo maestri. E’ triste vedere che mentre il cinema USA cerca di allargare i propri spazi, noi diventiamo sempre più provinciali e gretti. Bastava vedere le locandine con i film in programmazione nella multisala per avere un senso di scoramento.
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alex41
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domenica 16 gennaio 2011
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un eastwood più filosofo che mai.
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Chiariamo subito una cosa: se qualcuno si aspetta di avere delle risposte sulla morte rimarrà abbastanza deluso. Questo film non spiega la morte e neanche il paradiso, tuttavia la rende il soggetto interno del film e coinvolge tre personaggi di questo film: un medium (Damon) con il dono (o come dice lui "una condanna") di avere contatti con i morti, una donna francese (De France) e un bambino rimasto orfano. Questi tre personaggi nel film reagiscono in storie completamente differenti da loro, e il regista non crea alcun collegamento tra questi, ma proprio fino a quando ci prova....il film ha termine. Forse è proprio come con la morte, dove mancano le risposte e quando finisce il film ti chiedi "perchè è successo".
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Chiariamo subito una cosa: se qualcuno si aspetta di avere delle risposte sulla morte rimarrà abbastanza deluso. Questo film non spiega la morte e neanche il paradiso, tuttavia la rende il soggetto interno del film e coinvolge tre personaggi di questo film: un medium (Damon) con il dono (o come dice lui "una condanna") di avere contatti con i morti, una donna francese (De France) e un bambino rimasto orfano. Questi tre personaggi nel film reagiscono in storie completamente differenti da loro, e il regista non crea alcun collegamento tra questi, ma proprio fino a quando ci prova....il film ha termine. Forse è proprio come con la morte, dove mancano le risposte e quando finisce il film ti chiedi "perchè è successo". Il messaggio di Clint è chiaro, forte e soprattutto reale, ecco perchè a molti non è piaciuto (o meglio quelli che si aspettavano un film 3D sul paradiso e cose così). Il film è intenso, molto lento e qualche volta rischia di essere un po' troppo noioso, ma molte scene del film sono realistiche e sbalorditive (lo tsunami, la morte dei personaggi), e gli attori sono stati bravi (su tutti Cecile De France). Buona anche la regia, anche se Hereafter non è un capolavoro come i vecchi "Mystic River" o "Million Dollar Baby", non è certo da buttare via. Anzi.
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apsara84
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domenica 16 gennaio 2011
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hereafter: aspettative deluse
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Le grandi aspettative a cui Clint Eastwood ha abituato con i suoi precedenti lungometraggi sono state purtroppo deluse con "Hereafter".
Il tema portante del film sarebbe stato vincente se soltanto affrontato in maniera più organica; le vicende dei tre protagonisti infatti (il sensitivo/operaio Matt Damon, la scrittrice/presentatrice Cécile De France e George McLaren, il ragazzino "orfano") son amalgamate grossolanamente, così soggette alla casualità degli eventi da risultare poco credibili. E' ammirevole la cura di alcuni particolari come ad esempio la meticolosità descrittiva della vita domestica dei gemelli con la madre tossicodipendente o la scena della ricerca di documentazione all'interno della casa di riposo, ma non sufficiente a togliere la sensazione di disarticolato che si avverte tra le tre vicende.
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Le grandi aspettative a cui Clint Eastwood ha abituato con i suoi precedenti lungometraggi sono state purtroppo deluse con "Hereafter".
Il tema portante del film sarebbe stato vincente se soltanto affrontato in maniera più organica; le vicende dei tre protagonisti infatti (il sensitivo/operaio Matt Damon, la scrittrice/presentatrice Cécile De France e George McLaren, il ragazzino "orfano") son amalgamate grossolanamente, così soggette alla casualità degli eventi da risultare poco credibili. E' ammirevole la cura di alcuni particolari come ad esempio la meticolosità descrittiva della vita domestica dei gemelli con la madre tossicodipendente o la scena della ricerca di documentazione all'interno della casa di riposo, ma non sufficiente a togliere la sensazione di disarticolato che si avverte tra le tre vicende. Il film appare “spezzato e attaccato” in certi momenti, creando così anche delle discronie temporali.
L'interpretazione degli attori così ben sfumata, ottima per Matt Damon che appare cresciuto, le musiche e gli effetti speciali che accompagnano la pellicola non bastano a mantenere alto il livello d'attenzione dello spettatore. La trama, inoltre, risulta alquanto prevedibile, probabilmente a causa del vincolo posto dal "vitale" lieto fine, non troppo in antitesi con gli speranzosi spiragli di vita e di dopo-vita che accompagnano queste avventure.
La “novità” dell’argomento lo rende un film da vedere, riuscendo a rimaner ben lontano dal genere horror, ma non con eccesive aspettative… forse questa volta Clint s’è voluto spingere troppo, magari abbagliato dagli incassi che un film così “limite” per l’argomento ma commerciale per l’esposizione prospettava; probabilmente se avesse intrecciato la narrazione di solo due delle storie curando di più e in maniera totalitaria ciascuna delle stesse, ma soprattutto collegandole meglio la pellicola ne avrebbe guadagnato.
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annalisa.giu
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martedì 18 gennaio 2011
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carino, anche se...
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Partiamo subito dicendo che questo film di Clint Estwood non entusiasma, come già era stato per il troppo smielato Invictus. Certo, non deve essere facile soddisfare le alte, altissime aspettative di un pubblico che lo ha visto firmare pellicole come Mystic River, Million Dollar Baby, Gran Torino, Changeling o Lettere da Iwo Jima. È strano, perché il film non è brutto, non è noioso, in molti punti commuove fin anche alle lacrime però... non dice molto. Il tema è quello della vita dopo la morte, inteso non tanto come aldilà, vita ultraterrena ecc, ma proprio come aldiqua, vita di chi tocca con mano la morte, il “qui dopo” che il titolo ci ricorda.
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Partiamo subito dicendo che questo film di Clint Estwood non entusiasma, come già era stato per il troppo smielato Invictus. Certo, non deve essere facile soddisfare le alte, altissime aspettative di un pubblico che lo ha visto firmare pellicole come Mystic River, Million Dollar Baby, Gran Torino, Changeling o Lettere da Iwo Jima. È strano, perché il film non è brutto, non è noioso, in molti punti commuove fin anche alle lacrime però... non dice molto. Il tema è quello della vita dopo la morte, inteso non tanto come aldilà, vita ultraterrena ecc, ma proprio come aldiqua, vita di chi tocca con mano la morte, il “qui dopo” che il titolo ci ricorda. Troviamo così i tre personaggi principali: il sensitivo che vive il suo dono come una condanna, la giornalista scampata alla morte che per un po’ è stata nel famoso tunnel bianco, e il ragazzino dalla vita problematica aggravata da un tremendo lutto. Nonostante ci si riesca ad immedesimare con i loro stati d’animo e con le loro difficoltà, la sensazione che lascia è che non ci resti dentro qualcosa di significativo o di non banale sul tema.
Detto questo però è giusto dire che a livello di immagini è molto bello. Non parliamo certo di un pivellino alla regia e questo senz’altro si vede. Merita il cinema più che l’home video, perché l’unica cosa che lascia il segno – e credetemi, lascia davvero il segno! –, è lo strepitoso inzio. Raramente si assiste ad effetti speciali così suggestivi come quelli che raccontano i momenti catastrofici dello tsunami. Non solo immagini roboanti, tecnicamente perfette ma prive di anima, parliamo di un’esperienza unica di suoni, silenzi, battiti e attese che penetrano dentro, parliamo di grandissimo cinema.
Carino anche se... l'intero film non è all'altezza del suo inizio... peccato davvero.
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oigres62
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giovedì 20 gennaio 2011
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confezione ineccepibile
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La storia di un ragazzo: un moderno "Oliver Twist". La storia di una giornalista: una odierna e cresciuta "Little Dorrit" a libri invertiti... prima ricchezza poi "povertà" ovvero, ai giorni nostri, prima fama e illuso amore poi insuccesso e vero amore. La storia di un sensitivo paradigma de' "Un uomo perseguitato e il patto col fantasma".
In questo omaggio a Charles Dickens, abbondantemente e didascalicamente citato, Ea(s)twood usa la tecnica di scioccare potentemente, mediante immagini ripescate dal repertorio mediatico dei nostri giorni - lo Tsunami nei luoghi di vacanza di noi occidentali, con buona pace di chi a stento ci vive, l'attentato di Londra e la realtà del sottoproletariato dei suoi sobborghi e la crisi economica del Bush-Welfare - per poter scuotere il sentire e preparare, per così dire, il letto ad un messaggio di pace e speranza eterna, nella miglior tradizione “dickensiana” salvandoci nel contempo da interrogativi un po’ più spinosi di cui i giorni nostri sono carichi.
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La storia di un ragazzo: un moderno "Oliver Twist". La storia di una giornalista: una odierna e cresciuta "Little Dorrit" a libri invertiti... prima ricchezza poi "povertà" ovvero, ai giorni nostri, prima fama e illuso amore poi insuccesso e vero amore. La storia di un sensitivo paradigma de' "Un uomo perseguitato e il patto col fantasma".
In questo omaggio a Charles Dickens, abbondantemente e didascalicamente citato, Ea(s)twood usa la tecnica di scioccare potentemente, mediante immagini ripescate dal repertorio mediatico dei nostri giorni - lo Tsunami nei luoghi di vacanza di noi occidentali, con buona pace di chi a stento ci vive, l'attentato di Londra e la realtà del sottoproletariato dei suoi sobborghi e la crisi economica del Bush-Welfare - per poter scuotere il sentire e preparare, per così dire, il letto ad un messaggio di pace e speranza eterna, nella miglior tradizione “dickensiana” salvandoci nel contempo da interrogativi un po’ più spinosi di cui i giorni nostri sono carichi. Un "Canto di Natale" - i fantasmi che ci ammoniscono e ci rassicurano - ben confezionato: non per niente Eastwood si è formato alla scuola di Sergio Leone della cui poetica esistenziale però non v’è traccia in questo "lavoro" a differenza di altri passati come Million Dollar Baby etc.
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alexia62
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domenica 23 gennaio 2011
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clint ritenta!
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Film più che discreto,se non altro per la regia e sceneggiatura,ma deludente per le aspettative che la firma di Eastwood imponeva!
Certo il tema dell'aldilà è uno dei più difficili da trattare,e la scelta di condurre 3 storie parallele che solo alla fine si intrecciano non è facile ma il film manca di verve e di coinvolgimento. Non siamo ai livelli di Million dollar baby o Gran Torino! Clint ritenta e fai in fretta...(l'età avanza!)
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annelise
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domenica 30 gennaio 2011
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il confine tra la vita e la morte
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Tre storie si intrecciano .Tre personaggi e tre città diverse e lontane tra loroche sono fotografati con maestria.
Un operaio sensitivo, George, dà angoscia alla sua vita se non abbandona la capacità di incontrare i morti . Marie, sopravvissuta, allo tsunami, cambia la sua vita ed il suo lavoro per parlare della sua esperienza oltre il confine,al limite tra la vita e la morte. Marcus ,invece, sospende la sua vita, quando rimane solo alla morte del fratello gemello e cerca disperatamente qualcuno che possa metterlo in contatto con lui.
I tre personaggi nella loro disperazione e solitudine si incontrano a Londra e sembrano risolvere la loro infelicità con il reciproco aiuto.
La tematica del film è indubbiamente complessa e gli interrogativi sono certamente non risolvibili in quanto rappresentano l'essenza più misteriosa della vita, cieè il suo rapporto con la morte.
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Tre storie si intrecciano .Tre personaggi e tre città diverse e lontane tra loroche sono fotografati con maestria.
Un operaio sensitivo, George, dà angoscia alla sua vita se non abbandona la capacità di incontrare i morti . Marie, sopravvissuta, allo tsunami, cambia la sua vita ed il suo lavoro per parlare della sua esperienza oltre il confine,al limite tra la vita e la morte. Marcus ,invece, sospende la sua vita, quando rimane solo alla morte del fratello gemello e cerca disperatamente qualcuno che possa metterlo in contatto con lui.
I tre personaggi nella loro disperazione e solitudine si incontrano a Londra e sembrano risolvere la loro infelicità con il reciproco aiuto.
La tematica del film è indubbiamente complessa e gli interrogativi sono certamente non risolvibili in quanto rappresentano l'essenza più misteriosa della vita, cieè il suo rapporto con la morte.
In questa prospettiva ,la valutazione del film si potrebbe orientare sula riflessione sui sentimenti dei personaggi , asul loro desiderio di cambiamento e alla volontà di sopravvivere a eventi tragici, piuttosto che porsi l'interrogativo relativo alla veridicità delle esperienze "sensitive prima e dopo la morte"
Il piccolo Marcus, infelice e bloccato riceve ,per bocca del sensitivo, "il permesso " per liberarsi del pesante fardello rappresentato dalla morte del fratello.Marie affronta un' importante prova , orientando la vita privata e lavorativa su una tematica tanto delicata ed affascinante, quanto rischiosa.
George, infine,sembra passare dalle tenebre alla luce,pensando al futuro e non al passato, con gli esseri umani.
Questa potrebbere essere una delle tante interpretazioni soggettive alla sceneggiatura e agli interrogativi che suscita.
Attori validi e regista sensibile e coraggioso.Rischia,,però, di essere valutato per la sceneggiatura non eccezionale più che per la regia.
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jayan
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mercoledì 2 febbraio 2011
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un altro capolavoro, sull'al di là e la morte
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Un altro capolavoro di Clint Eastwood, stavolta sull'al di là e la morte. Il regista ha la grande capacità di trattare un tema così delicato in modo quasi marginale, ma senza perdere di incisività. Non vuole fare proseliti, cercare di convincere lo spettatore che l'al di là esiste e che con la morte non finisce ogni cosa. Presenta questa possibilità narrando la storia di un sensitivo che riesce a entrare in contatto con i defunti. Non vuole più fare questo tipo di sedute e le rifiuta a ogni persona che glielo chiede. Ma poi sarà coinvolto in certe situazioni e farà alcune sedute. Ci sono più storie, una donna che, presente durante lo tsunami dell'oceano indiano, quasi muore, ma alla fine sopravvive, pur avendo avuto un'esperienza momentanea dell'al di là.
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Un altro capolavoro di Clint Eastwood, stavolta sull'al di là e la morte. Il regista ha la grande capacità di trattare un tema così delicato in modo quasi marginale, ma senza perdere di incisività. Non vuole fare proseliti, cercare di convincere lo spettatore che l'al di là esiste e che con la morte non finisce ogni cosa. Presenta questa possibilità narrando la storia di un sensitivo che riesce a entrare in contatto con i defunti. Non vuole più fare questo tipo di sedute e le rifiuta a ogni persona che glielo chiede. Ma poi sarà coinvolto in certe situazioni e farà alcune sedute. Ci sono più storie, una donna che, presente durante lo tsunami dell'oceano indiano, quasi muore, ma alla fine sopravvive, pur avendo avuto un'esperienza momentanea dell'al di là. Allora la sua vita cambia totalmente. Un ragazzo perde il fratello in un incidente. A lui è molto legato e cercherà il sensitivo per contattarlo. Sono tanti quadri in cui la morte viene presentata in agguato, in qualsiasi momento possiamo morire, ma anche come apportatrice di trasformazione, quando il sensitivo rivela ai parenti o amici del defunto ciò che lui ha percepito. Grandiosa la fotografia, l'interpretazione di Matt Demon e Cecile De France, ma anche del ragazzo. Su tutti eccelle Eastwood, che si rivela tra i più grandi registi della storia del cinema, anche in un film come questo, abbastanza difficile. Un film da non perdere e da collezionare.
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