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Joaquin Phoenix, 5 interpretazioni indimenticabili

L'attore è protagonista di Napoleon, il nuovo kolossal storico firmato da Ridley Scott. Dal 23 novembre al cinema.
di Giovanni Bogani

Joaquin Phoenix (Joaquin Raphael Phoenix) (49 anni) 28 ottobre 1974, San Juan (Portorico - USA) - Scorpione. Interpreta Napoleone Bonaparte nel film di Ridley Scott Napoleon.
venerdì 10 novembre 2023 - Celebrities

Di normale, nella sua vita, non c’è niente. Neppure le circostanze in cui si incontrarono i suoi genitori: anno del Signore – e di droghe, ribellioni, morti e resurrezioni – 1968. Lui. Il futuro padre, sta guidando un’auto. Lei fa autostop, è scappata di casa. Si innamorano, respirano a pieni polmoni la libertà: sono gli anni dei capelli lunghi fino ai piedi, del rock, di lampi e arcobaleni, di sogni lunghi, come capelli, fino all’infinito. I due vivono girovagando fra le comunità hippie, e intanto fanno dei figli: i primi due li chiamano River e Rain. Fiume, e pioggia. Lui lo chiamano Joaquin, ma i bambino non è contento: vuole farsi chiamare “Leaf”, foglia. Un altro nome legato alla natura. E intanto nascono anche Liberty e Summer.

Joaquin Phoenix cresce come in una scena di Into the Wild; o meglio ancora, per chi ha visto quel film, come nella famiglia di Viggo Mortensen in Captain Fantastic (guarda la video recensione). E anche per lui e i suoi fratelli iniziano a mancare i soldi: si esibisce in strada insieme agli altri. È River, il fratellino più grande, quello nato nel 1970, quello che sembra un angelo biondo, il più disinvolto, il più bravo. Iniziano i primi film per River: Stand by Me – Ricordo di un’estate, nel 1986, lo rende famoso a sedici anni. E poi la candidatura all’Oscar per Vivere in fuga, la Coppa Volpi per Belli e dannati. E la tragedia, la morte per un mix di cocaina, eroina, valium, marijuana. Era il 31 ottobre 1993, esattamente quarant’anni fa. Quel giorno, nel locale di Johnny Depp da dove River Phoenix sarebbe uscito in preda a convulsioni, per morire poco dopo, c’era anche lui. Joaquin. Fu lui a chiamare l’ambulanza, con una telefonata in cui gridava “He’s dying”.  È morto, River, lo stesso giorno in cui morì Federico Fellini, al termine di una lunga agonia, con le pagine già pronte da giorni. “E questo, dove lo mettiamo?”, pensarono in molte redazioni. 
Che cosa sarebbe diventato River Phoenix non lo possiamo sapere. Che cosa è diventato Joaquin, invece, abbiamo potuto vederlo, film dopo film. Uno dei più grandi attori del secolo, se siamo d’accordo con il “New York Times”. E siamo d’accordo, eccome. 

Joaquin Phoenix è un attore capace di fare affiorare nel suo volto le emozioni più nascoste, le più scandalose, le più abissali. Non è solo una questione di prendere o perdere peso, non è neanche una questione di pura “tecnica”. È come se riuscisse a portare alla superficie una disperazione irredimibile, o un desiderio di tenerezza invincibile. È chiaro, dentro quella faccia c’è una vita. Una vita fatta anche di eccessi, di sbandi. Nel 2005 viene ricoverato per dipendenza dall’alcol, nel 2006 cappotta da solo con l’auto, nella neve: e viene soccorso da uno che passava di lì per caso, e che poi si è dileguato prima dei convenevoli: era il regista Werner Herzog. Una vita fatta anche di coraggio, di scelte precise: vegano da quando era bambino, arrestato nel 2020 a una delle manifestazioni per il clima insieme a Jane Fonda. Un Oscar, un premio come miglior attore a Cannes, due Golden Globes. E quell’amarezza che niente sembra poter cancellare.   Senza gli attori, i personaggi sono solo un mucchio di parole nelle sceneggiature. Senza attori come lui, non avrebbero carne, sangue, dolore, grandezza e meschinità. Grazie a quelli come lui possiamo toccarli. E provare a scattare loro delle fotografie. Ecco cinque flash su alcuni dei suoi ruoli più iconici.


SCOPRI NAPOLEON
Joaquin Phoenix nei panni di Commodo ne Il gladiatore di Ridley Scott.

Nel Gladiatore di George Ridley Scott – fra poco rivedremo Phoenix e Ridley Scott insieme, in Napoleon per Apple e Paramount – Joaquin è Commodo, imperatore feroce e patetico. Una scena su tutte: quella in cui passa tutto l’arco costituzionale delle emozioni davanti al padre, l’imperatore Marco Aurelio, interpretato da Richard Harris. Il Commodo di Joaquin Phoenix è un giovane ambizioso, divorato dalla voglia di affermarsi, e più ancora dal desiderio di piacere al padre. “Una tua parola gentile sarebbe stata, per me, il sole nel cuore per mille anni”, sussurra. E poi “Massacrerei il mondo intero, se solo tu mi amassi”. Un personaggio tragico, per il campione d’incassi nel 2000, vincitore di 5 premi Oscar. Per lui, la prima candidatura alla statuetta. 


SCOPRI IL GLADIATORE

In Walk the Line Joaquin Phoenix interpreta Johnny Cash, leggenda della musica country. Canta tutte le canzoni del film, e riesce anche a cantare sguaiato, arrochito, “buttato via” quando necessario. Ha una voce profonda e dannata. Con lui, il country diventa scandaloso e non rassicurante. Scena clou, quella in cui durante un concerto si interrompe a metà, dicendo che non avrebbe continuato fino a quando la ragazza che è sul palco con lui non avesse acconsentito a sposarlo. È un braccio di ferro ad alta tensione sentimentale, con il pubblico muto testimone di una favola o di un dramma.
Per lui, seconda nomination all’Oscar, e primo Golden Globe vinto. 


SCOPRI QUANDO L'AMORE BRUCIA L'ANIMA

In The Master, che gli vale la Coppa Volpi a Venezia insieme a un monumentale Philip Seymour Hoffman, Joaquin Phoenix è Freddie, un reduce della Seconda guerra mondiale. Un uomo perduto, ossessivo, solo, incline a comportamenti violenti e sregolati. Finisce affascinato, plagiato dal leader di una setta filosofico/esoterica: “Io sono uno scrittore, un medico, un fisico nucleare, un fisico teoretico, ma soprattutto io sono un uomo: proprio come te”, gli dice il maestro. E lui ne diviene l’apostolo. In bilico, tra fede e follia. 


SCOPRI THE MASTER

La prova attoriale più delicata e difficile. In Her, Joaquin Phoenix è letteralmente solo, quasi sempre. L’unica altra presenza è la voce che lo accompagna, che nell’originale è quella di Scarlett Johansson – da noi, di Micaela Ramazzotti. Ma di quella voce non vedremo mai il corpo, perché un corpo non c’è. Siamo in un futuro distopico, molto molto simile al nostro presente. Tutti sono soli e dialogano con qualche device. E la tecnologia ha creato delle intelligenze artificiali in grado di comunicare con l’uomo, di rispondere “con sentimento”, di analizzare e comprendere anche i pensieri degli umani. L’uomo che Phoenix interpreta se ne innamora. E vive, con questa assenza – a cui, nel frattempo, ci siamo quasi tutti sempre più abituati – tutte le fasi di una storia d’amore. Innamorarsi perdutamente di un sistema operativo, di una intelligenza artificiale, di una presenza virtuale. Non ci siamo poi tanto lontani. Oscar alla sceneggiatura per Spike Jonze


SCOPRI HER

Beh, qui è facile. Ce l’abbiamo tutti davanti agli occhi, il suo Joker dannato, in una metropoli notturna, sporca e disperata, lui con la sua risata dolorosa, risata di chi soffre, con la topaia in cui vive, con la magrezza assoluta, ossessiva, spaventosa. Una via di mezzo fra Taxi Driver, Re per una notte e l’universo dei fumetti DC.
Lui, Cristo sghignazzante, pagliaccio di strada bullizzato e picchiato. La scena in cui balla sulla scalinata è iconica. Ma anche la scena nella metropolitana di New York, in cui subisce fino all’imprevedibile riscatto è da brividi. La risata del Joker, psicotica e straziante, rimarrà nella storia del cinema. 

Il film (guarda la video recensione) vince – a sorpresa – il Leone d’oro a Venezia. Phoenix vincerebbe quasi sicuramente la Coppa Volpi, ma il regolamento non permette di attribuire due premi allo stesso film. E mentre nel mondo “Joker” incassa un miliardo di dollari, Phoenix vince il primo Oscar della sua carriera. Il sequel? Ormai è questione di mesi: Joker: Folie à deux, di nuovo con la regia di Todd Phillips, con Lady Gaga nei panni di Harley Quinn, la psichiatra ossessionata dal Joker, sarà nelle sale dal 4 ottobre 2024. 
 


SCOPRI JOKER

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