Praticamente ignorato dai media, se n'è andato con la discrezione di sempre Carlo Simi, un grande scenografo e costumista prestato troppo saltuariamente al cinema dalla sua vera professione che era quella di architetto. Uno dei veri Padri Fondatori dell'immaginario dello spaghetti-western (tutte sue le scene della crema del genere, da Django a Sartana a Keoma al "mio" Cuchillo) Simi era soprattutto il grande amico-collaboratore-vittima di Sergio Leone, che oltre a commissionargli tutte le scenografie dei suoi-nostri migliori western gli aveva fatto tenere a battesimo anche il primo Verdone e addirittura l'aveva costretto a progettargli il villone di Casalpalocco. Dico anche vittima perché Sergio era capace di arrivare (e far arrivare il povero Carlo che non era certo un "early bird") sui suoi set alle cinque di mattina prima del primo attrezzista e ripassarsi minuziosamente una per una tutte le scene e tutti i costumi fino all'ultimo chiodo e fino all'ultimo bottone dell'ultima divisa di duecento soldati nordisti. Anche per questo ho sempre sospettato che la celebre sordità di Simi fosse solo un estremo espediente di difesa, dato che poi quello che gli faceva comodo ascoltare lo sentiva benissimo.